Il Black Friday 2025 segna un punto di svolta nell’evoluzione delle frodi online.
Come se non bastassero le truffe vecchio stile, fatte a mano, quest’anno è più forte il supporto che l’intelligenza artificiale sta dando ai criminali.
Già: in parallelo agli sconti Black Friday che culminano il 28 novembre, aumentano esponenzialmente le segnalazioni di siti fasulli, phishing multicanale, annunci fraudolenti e pagine clone progettate per sottrarre denaro e dati personali.
Il fenomeno non è nuovo, ma la scala e la qualità degli attacchi hanno subito una trasformazione profonda: per la prima volta l’intelligenza artificiale diventa il motore centrale di truffe sofisticate e “industriali”.
Questa metamorfosi dipende (oltre che dal talento dei cybercriminali) da un cambiamento culturale e tecnologico più ampio: la normalizzazione della velocità, l’uso massivo di automatismi pubblicitari e l’amplificazione algoritmica dei comportamenti d’acquisto creano un ambiente ideale per l’inganno digitale.
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Black Friday 2025 e l’esplosione delle truffe digitali
Negli ultimi giorni, organismi di monitoraggio europei e testate internazionali specializzate in sicurezza hanno diffuso avvisi dettagliati sui rischi emergenti e confermano un’escalation. L’attuale stagione del Black Friday 2025 vede una crescita significativa di campagne di impersonificazione dei brand e una diffusione più rapida, rispetto agli anni precedenti, di malware veicolati tramite siti clone e domini registrati appositamente per approfittare del picco di traffico.
Questa evoluzione impone una riflessione: il rischio informatico legato al Black Friday è ormai un fenomeno strutturale e la responsabilità non può ricadere solo sul consumatore finale.
L’aumento delle truffe: cosa è cambiato. Le truffe del 2025 si distinguono per la loro capacità di mimetizzarsi in un ecosistema commerciale iper-affollato. A differenza degli anni precedenti, i siti fraudolenti appaiono graficamente impeccabili, replicano fedelmente il design di retailer reali e integrano funzioni che fino a poco tempo fa richiedevano tempo, competenze e risorse.
L’incremento delle registrazioni di domini similari (differenziati da un trattino, un suffisso diverso o una lettera invertita) interessa anche la stampa italiana, che dedica approfondimenti elencando regole anti-truffa. Viene segnalato come nelle settimane precedenti al Black Friday 2025 si registri sistematicamente un picco nella creazione di domini sospetti, spesso collegati a campagne fraudolente mirate ai consumatori.
Questo quadro rappresenta una complessità strutturale del commercio digitale che, unita all’aumento esponenziale delle transazioni nel mese di novembre, crea una condizione ideale per la proliferazione di attori malevoli. L’utente, immerso in un flusso continuo di notifiche, offerte e countdown, spesso rinuncia a controlli minimi come la verifica del dominio o della reputazione del venditore, mentre i marketplace faticano a isolare le attività sospette in tempo utile.
Come l’intelligenza artificiale ha industrializzato le frodi online
La trasformazione più rilevante riguarda l’uso dell’intelligenza artificiale, che consente ai criminali di progettare truffe più credibili, più veloci e più difficili da individuare. L’AI permette di creare contenuti in pochi secondi, generare centinaia di varianti personalizzate e simulare comportamenti umani che fino a ieri richiedevano competenze avanzate.
Phishing generato dall’AI e email credibili
Un primo effetto evidente è l’evoluzione del phishing. Le email fraudolente non presentano più gli errori grammaticali o le incongruenze che un tempo aiutavano l’utente a riconoscere l’inganno. Al contrario, sfruttano modelli linguistici avanzati per riprodurre lo stile delle comunicazioni ufficiali dei brand, includendo numeri d’ordine plausibili, riferimenti contestuali e layout professionali.
È una trasformazione resa possibile dall’AI generativa, che analizza grandi quantità di testi e produce contenuti coerenti, credibili e psicologicamente adeguati all’intento fraudolento.
Social engineering visivo e video sintetici
A questa capacità di generare contenuti testuali realistici si aggiunge l’evoluzione del social engineering visivo. I truffatori utilizzano sistemi di generazione grafica per replicare loghi, banner e interfacce web che imitano alla perfezione quelli dei negozi reali.
Nei casi più sofisticati, l’AI viene impiegata per produrre video brevi che presentano offerte inesistenti con la voce o il volto di testimonial digitali creati ad hoc. Questo approccio sfrutta il potere persuasivo dell’immagine e riduce ulteriormente la capacità degli utenti di distinguere il vero dal falso.
Chatbot fraudolenti e finto customer care
Un ulteriore elemento riguarda l’uso dei chatbot. Molti siti fraudolenti includono servizi di assistenza basati su modelli linguistici, capaci di rispondere in tempo reale alle domande degli utenti, generare conferme d’ordine e simulare controlli di disponibilità o presunte rassicurazioni sulla legittimità dell’acquisto.
Un truffatore senza particolari competenze tecniche può così offrire un’esperienza di “customer care” che, per fluidità e coerenza, in molti casi arriva a superare quella fornita da operatori reali.
Targeting algoritmico e truffe su misura
Inoltre, l’AI rende più efficaci le campagne di targeting. Gli inganni, anziché essere diffusi in modo indiscriminato, sono calibrati sugli interessi dell’utente, sul suo comportamento di navigazione e sui dati ricavati dagli algoritmi pubblicitari.
Ciò significa che due persone possono ricevere due versioni differenti di una stessa truffa, ognuna progettata per massimizzare l’impatto psicologico su quello specifico profilo.
E-skimming e furto invisibile dei dati di pagamento
Infine, vengono utilizzate tecniche più invisibili come l’e-skimming, che consiste nell’iniettare un codice JavaScript malevolo nei siti reali tramite plugin obsoleti o script compromessi, intercettando numeri di carta, CVV, nomi e indirizzi prima ancora che l’utente clicchi su “Invia”.
Questa combinazione – esca visiva e furto invisibile – produce un flusso costante di dati di pagamento validi, rivendibili e rapidamente monetizzabili. Le conseguenze sono concrete: addebiti non autorizzati, conti svaligiati, account compromessi, ordini reindirizzati e persino l’apertura fraudolenta di nuovi profili a nome della vittima.
Anche quando le banche rimborsano, il costo operativo per l’utente è alto: carte bloccate, contestazioni da gestire, verifiche, reset di password e monitoraggio del credito per settimane.
Siti clone e geografia dei domini fraudolenti nel Black Friday 2025
Le truffe del Black Friday 2025 si basano oggi su un’infrastruttura molto più sofisticata rispetto al passato. Una parte significativa delle frodi nasce dalla creazione di domini quasi identici a quelli dei brand reali, progettati per apparire legittimi e confondere l’utente.
La tecnica, pur non essendo nuova, è stata perfezionata grazie all’AI, che permette di generare su larga scala interi siti web con grafica, contenuti e funzionalità integrate.
Un dominio fasullo può essere creato in pochi minuti utilizzando modelli preimpostati e strumenti di generazione automatica, replicando negozi di elettronica, moda, cosmetici o gaming con uno sforzo minimo. Il rischio è amplificato dal fatto che molti utenti utilizzano motori di ricerca per raggiungere un sito, senza digitare manualmente l’indirizzo.
In un contesto in cui le pubblicità sponsorizzate possono essere falsificate e i risultati dei motori di ricerca manipolati tramite tecniche SEO criminali, il margine di errore diventa enorme.
Le analisi tecniche citate confermano un incremento sensibile dei domini fake registrati nel mese di novembre, con pattern ricorrenti che indicano una strategia coordinata. In molti casi questi domini sono attivi solo per pochi giorni, tempo sufficiente a intercettare un numero elevato di vittime prima che vengano segnalati e oscurati.
Perché gli utenti cadono nelle truffe del Black Friday 2025
La maggior parte delle persone è convinta di sapersi proteggere online. Eppure, proprio nelle settimane del Black Friday, si verifica un aumento dei casi di frode che coinvolgono utenti esperti, professionisti IT e persone abituate a navigare con attenzione.
Questo apparente paradosso ha precise radici psicologiche, dal momento che il Black Friday, oltre a essere un periodo di sconti, è un ambiente progettato per accelerare le decisioni d’acquisto.
La pressione temporale generata da offerte a tempo, timer regressivi e messaggi sul rischio di perdere l’occasione spinge l’utente a ridurre il livello di vigilanza. A ciò si aggiunge la saturazione informativa: durante il Black Friday l’utente è esposto a una quantità enorme di annunci, email promozionali, notifiche e comunicazioni, che abbassano ulteriormente la soglia di attenzione.
La truffa si inserisce esattamente in questo contesto, sfruttando un momento di vulnerabilità momentanea, ma prevedibile. La ricerca psicologica mostra che la percezione di scarsità e urgenza compromette la capacità di valutare le informazioni in modo critico.
È lo stesso meccanismo che porta le persone a cliccare su un link senza controllare il dominio o a fornire dati sensibili senza interrogarsi sulla veridicità della richiesta. L’AI amplifica il problema, rendendo gli inganni credibili e personalizzati: l’utente non riceve più una truffa generica, bensì una truffa “per lui”, costruita su misura sul suo profilo.
Marketplace, istituzioni e limiti della risposta alle truffe digitali
Il Black Friday 2025 mette a nudo i limiti dei marketplace e degli organismi di tutela. Le piattaforme digitali, pur consapevoli della gravità del fenomeno, faticano a gestire in tempo reale l’enorme flusso di nuovi venditori e prodotti che compaiono e scompaiono in poche ore.
Le segnalazioni non vengono elaborate con la necessaria rapidità e le recensioni manipolate continuano a rappresentare un problema significativo, soprattutto nei settori dell’elettronica e della moda.
Anche le istituzioni, nonostante gli sforzi, non dispongono ancora di strumenti adeguati per affrontare una truffa basata su tecniche automatizzate e scalabili. Le campagne informative sono utili, ma non sufficienti a contrastare attacchi che mutano con la stessa velocità con cui cambiano le offerte commerciali.
Lo stesso vale per le normative esistenti, che non considerano ancora l’intelligenza artificiale come elemento chiave nella progettazione delle frodi.
Black Friday 2025 e il futuro della sicurezza digitale basata sull’AI
Autodifesa digitale dell’utente
In un contesto in cui le truffe si moltiplicano e l’AI rende tutto più credibile, l’utente può comunque adottare alcune misure di autodifesa digitale e, in particolare, accorgimenti efficaci: verificare sempre il dominio del sito, evitare link ricevuti via email o SMS, preferire metodi di pagamento con protezione antifrode e attivare l’autenticazione a due fattori.
Queste strategie rappresentano una barriera iniziale, ma non possono essere considerate una soluzione definitiva. Il rischio sistemico richiede un approccio multilivello che coinvolga piattaforme, venditori e istituzioni. L’utente può limitare la vulnerabilità personale, ma non può compensare i limiti strutturali di un ecosistema commerciale che, per convenienza o inerzia, non ha ancora integrato la sicurezza nell’architettura.
L’AI come strumento di difesa contro le truffe
Se l’intelligenza artificiale sta amplificando la portata e la sofisticazione delle truffe digitali, è altrettanto vero che proprio l’AI potrebbe diventare lo strumento più efficace per contrastarle. Le tecniche tradizionali di individuazione del phishing o dei siti fraudolenti non sono più sufficienti: si basano su firme statiche, liste nere e modelli predittivi costruiti su dati storici, mentre le truffe del 2025 evolvono in tempo reale grazie a sistemi generativi che variano contenuti, grafiche e testi con una velocità mai vista.
Questo squilibrio può essere colmato solo da strumenti di difesa altrettanto dinamici, ed è qui che l’AI rivela un potenziale ancora largamente inespresso.
L’intelligenza artificiale può identificare schemi anomali che sfuggono all’occhio umano e ai software tradizionali: i modelli di machine learning, addestrati su comportamenti sospetti anziché su firme note, possono rilevare domini che mostrano pattern di registrazione tipici delle campagne fraudolente, come la creazione massiva in brevi lassi di tempo, la durata operativa di pochi giorni o l’utilizzo di server e TLD associati ad attività malevole.
Alcuni ricercatori, che analizzano infrastrutture di domini abusivi, dimostrano come la correlazione tra dati DNS, reti IP e tempistiche di attivazione permetta di intercettare cluster coordinati prima ancora che inizino a colpire.
In particolare, sul fronte del phishing, l’AI può analizzare contenuti linguistici e strutture sintattiche delle email per rilevare micro-indicatori che sfuggono all’utente, come anomalie nei metadati, pattern ricorrenti nei link o incoerenze stilistiche rispetto ai veri messaggi di un brand.
Strumenti avanzati utilizzati da grandi aziende (come Google o Proofpoint) integrano questi segnali per costruire modelli di rilevamento adattivi capaci di bloccare le email malevole prima che raggiungano la casella dell’utente.
L’AI generativa può inoltre essere impiegata per creare “anti-frode” automatici. Modelli specializzati possono simulare migliaia di variazioni di possibili attacchi generati da criminali, stressando i sistemi di sicurezza e prevenendo vulnerabilità prima che vengano sfruttate.
Si tratta dello stesso principio applicato nella sicurezza offensiva, ma orientato alla protezione dei consumatori: un’AI che imita il comportamento dell’attaccante per addestrare le difese a riconoscere le minacce più avanzate.
La frontiera più promettente riguarda l’uso dell’AI per il monitoraggio del comportamento dell’utente, non nel senso di sorveglianza, ma di “profilazione difensiva”: il sistema apprende come l’utente normalmente acquista, clicca o interagisce e segnala automaticamente azioni inconsuete, come il tentativo di pagamento su un dominio mai visitato prima o la digitazione di credenziali su un sito che non dovrebbe richiederle.
Tecniche di questo tipo sono già implementate da servizi antifrode bancari basati sul comportamento transazionale.
Black Friday 2025 come momento di verità per la sicurezza
Il Black Friday 2025 segna un momento di verità per il commercio digitale. L’AI ha trasformato la truffa online da attività episodica a fenomeno industriale, capace di replicarsi rapidamente, di adattarsi alle difese e di confondersi tra milioni di transazioni legittime.
Le tecniche adottate dai criminali sono tecnicamente avanzate perché ormai in grado di sfruttare in modo sistematico le vulnerabilità cognitive delle persone e i limiti strutturali delle piattaforme.
In questo scenario, oltre ai continui richiami alla prudenza, serve un cambiamento più profondo nella progettazione dei sistemi commerciali, un investimento in sistemi di rilevamento basati sull’AI e una strategia coerente di cooperazione tra settore pubblico e privato.
L’AI può diventare quindi la risposta, se le piattaforme investiranno in modelli di difesa avanzati almeno quanto i criminali investono in modelli di attacco e se le istituzioni aggiorneranno le normative per includere requisiti di sorveglianza automatizzata dei domini sospetti e sistemi di rilevamento predittivo.
Il settore privato, da parte sua, dovrà integrare l’AI nei sistemi di verifica, nei gateway di pagamento e nella protezione dei consumatori come prassi, non come eccezione. La battaglia contro le truffe basate sull’AI richiede una difesa che apprenda, simuli, anticipi e si adatti alla stessa velocità dell’inganno.










