I RAC-CORTI

Il gioco delle tre carte

Ultimo dei quattro “Rac-corti”. Racconti dalla Corte dei conti. Racconti digitali sul digitale, seri e faceti, a cura di due noti autori – pardon burocrati, pardon esponenti di spicco – della Corte dei conti. Perché ci sono tanti modi per raccontare – e fare – innovazione. A volte, ci si può anche divertire

Pubblicato il 18 Dic 2015

Luca Attias

Commissario Straordinario per l'attuazione dell'Agenda Digitale

Michele Melchionda

Corte dei Conti

Il gioco delle tre carte

Al ministro della Guerra François Michel Le Tellier, Marchese di Louvois:

“Eccellenza Ministro della Guerra,

abbiamo opere di costruzione che trasciniamo da anni non mai terminate e che forse terminate non saranno mai. Questo succede, Eccellenza, per la confusione causata dai frequenti ribassi che si apportano nelle opere Vostre, poiché va certo che tutte le rotture di contratti, così come i mancamenti di parola ed il ripetersi degli appalti, ad altro non servono che ad attirarVi, quali Impresari, tutti i miserabili che non sanno dove batter del capo ed i bricconi e gli ignoranti, facendo al tempo medesimo fuggire da Voi quanti hanno i mezzi e la capacità per condurre un’impresa. E dirò inoltre che tali ribassi ritardano e rincarano considerevolmente i lavori, i quali ognora più scadenti diverranno.

E dirò pure che le economie realizzate con tali ribassi e sconti cotanto accanitamente ricercati, saranno immaginarie, giacché similmente avviene per un impresario che perde quanto per un individuo che si annoia: s’attacca egli a tutto ciò che può, ed attaccarsi a tutto ciò che si può, in materia di costruzioni, significa non pagare i mercanti che fornirono i materiali, compensare malamente i propri operai, imbrogliare quanta più gente si può, avere la mano d’opera più scadente, come quella che a minor prezzo si dona, adoperare i materiali peggiori, trovare cavilli in ogni cosa e leggere la vita ora di questo ora di quello.

Ecco dunque quanto basta, Eccellenza, perché vediate l’errore di questo Vostro sistema; abbandonatelo quindi in nome di Dio; ristabilite la fiducia, pagate il giusto prezzo dei lavori, non rifiutate un onesto compenso a un imprenditore che compirà il suo dovere, sarà sempre questo l’affare migliore che Voi potrete fare.

Architetto Marchese di Vauban

Parigi, il 17 luglio del 1683”

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Nel nostro Paese, la spesa pubblica è fuori controllo. Vi proponiamo alcuni numeri, come nostra consuetudine, per stimolare la vostra percezione dell’emergenza, nonché per valutarne la vera portata. Secondo la relazione della Corte dei conti sugli andamenti della finanza territoriale, inerente l’anno 2014, sono oltre 135 i miliardi di euro spesi dalla Pubblica Amministrazione per finanziare l’acquisto di beni e servizi: dalla carta alla benzina, dalle bollette dell’energia elettrica a quelle della fornitura idrica. Per la precisione si tratta di una spesa pari a 135,3 miliardi di euro, solo nel 2014, con una crescita di ben 14,3 miliardi di euro rispetto ai 121 miliardi dei tre anni precedenti, ovvero una crescita percentuale pari all’11,7 per cento. Secondo la CGIA di Mestre la nostra spesa pubblica continua ad aumentare: lo scorso anno la macchina pubblica è costata agli italiani 692,4 miliardi di euro. I numeri sono esplicativi e, al contempo, agghiaccianti. 135 miliardi di euro in un anno per l’acquisizione di beni e servizi è, comunque la si guardi, una cifra da capogiro. Soprattutto se la rapportiamo al livello dei servizi che la PA offre al cittadino, sia in termini di utilità, che in termini di qualità. Da quanto detto, riassumendo, risulta che il 20% circa del costo totale della macchina pubblica è relativo all’acquisizione di beni e servizi.

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A questo punto poniamoci alcune domande. E’ sufficiente emanare norme sempre più complesse ed aumentare a dismisura i controlli, soprattutto quelli formali, per ottenere buoni risultati ed eliminare la corruzione? Le organizzazioni pubbliche sono in grado di reggere un onere delle dimensioni sopra indicate? Le stazioni appaltanti posseggono le competenze per gestire un budget di tale ampiezza? Esiste una strategia nazionale in grado di guidare i singoli interventi verso ambiti e progetti coerentemente governati? Può una soluzione tecnologica, da sola, sopperire a mancanze strutturali della macchina pubblica? Va da sé che, la gran parte delle risposte a queste domande, è negativa.

Come spesso accade nel nostro Paese, non ci limitiamo ad utilizzare la tecnologia, piuttosto la interpretiamo. Ad esempio, le aste elettroniche traboccano di regole burocratiche, pertanto, se un fornitore commette un errore in una dichiarazione, viene tagliato fuori, quandanche risulti in regola con tutti i requisiti. Con tali premesse, il dialogo competitivo risulta pressoché inattuabile, il MEPA è trasformato in una sorta di carrello della spesa dove vengono posti oggetti acquistati a “pezzetti” e le convenzioni Consip, troppo spesso, sono simili a scaffali pieni di prodotti obsoleti, se non addirittura scaduti.

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L’e-procurement, quindi, è una “cassetta degli attrezzi”, il cui scopo è aiutare coloro i quali si occupano di approvvigionamento. Come può essere facilmente comprensibile, nel settore pubblico, il ruolo di buyer è delicato perché richiede conoscenze tecniche specifiche, nonché competenze inerenti i mercati, eterogenei e dinamici. Le difficoltà insite nel ruolo professionale e la sostanziale mancanza di processi di acquisizione non debbono, però, essere dissimulati attraverso l’utilizzo degli strumenti a disposizione: se una fornitura è in fase di progetto, non può essere limitata sulla base della soglia degli acquisti, ne risulterebbe l’ennesima occasione d’innovazione sprecata. Acquistare poco e spesso significa acquistare male. Ciò è in totale antitesi con il risparmio che si intende ottenere, come mostrano i dati elencati in precedenza. In questo ambito si innestano le relazioni, non sempre chiare, tra fornitori e responsabili dei processi di procurement. Esse fanno sì che, nel momento dell’acquisizione, non sempre si guardi all’andamento del mercato, e a ciò che questo può offrire, piuttosto si ricorre a fornitori di fiducia, oppure a consuetudini ormai consolidate.

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Esemplificativo, da questo punto di vista, appare la situazione del procurement in ambito software e applicazioni in genere. In campo pubblico vi sono delle storture evidenti, vengono, ad esempio, indette gare del valore di diversi milioni di euro, a cui si rimane vincolati per anni, per realizzare sistemi applicativi che inseriscono software di tipo custom, in adesione a requisiti spesso vaghi ed esigenze imprecisate, che porteranno, nel tempo, ad ulteriori problematiche manutentive all’interno di un patrimonio applicativo già di per sé troppo vasto e complesso. Aggiungendo, in tal modo, singolarità a singolarità preesistenti. Ha sempre senso la produzione di software “sartoriale” all’interno della PA?

La strategia di acquisizione, in tali casi, assomiglia all’espandersi di un gas in ambiente chiuso, il quale tende ad occupare tutto il volume a disposizione, nel nostro caso tutto il budget, per realizzare manufatti artigianali ed inutili. Come possiamo gestire ciò che non conosciamo e che non riusciamo neanche a misurare?

Chi ritiene che le cattedrali nel deserto siano attinenti solo ad appalti urbanistici o edilizi, sarebbe di gran lunga fuori strada. Proviamo a pensare per un attimo a quanti sistemi applicativi inutili sono stati costruiti nel corso del tempo: ogni Ente ha la propria applicazione di gestione documentale, il proprio sistema di protocollo e il sistema di posta elettronica fatto su misura, sprecando, in tal modo, risorse altrimenti destinabili alle applicazioni del proprio core-business. Esistono particolarità fittizie che sono state costruite con una strategia di procurement, molte volte, impiantata ad arte. Errori macroscopici nella visione, nella strategia e nell’impostazione. Quante gare sono esaminate nel merito, quante volte si discute l’oggetto di tali gare, quante volte ci si chiede, in termini critici, se non fosse preferibile ricercare ulteriori soluzioni, in alternativa alla gara stessa?

Secondo voi, è giudizioso risparmiare 100.000 euro sull’acquisizione di un prodotto standard, per poi spendere cento volte tanto in gare applicative senza senso e fuori controllo?

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Esistono concetti oggettivamente corretti, quali il riuso, ovvero la possibilità per una Pubblica Amministrazione di riutilizzare gratuitamente software o programmi informatici, sviluppati a spese di un’altra amministrazione, adattandoli alle proprie esigenze. Pena, poi, sbirciare nel “catalogo nazionale programmi riutilizzabili”, pubblicato da AgID, e scoprire che vi sono pubblicate 274 applicazioni: la metà delle quali realizzate prima del 2006, altre che hanno addirittura 15 anni. Nel 2015, solo 11 applicazioni sono state inserite in elenco, vi forniamo il relativo link e lasciamo a voi eventuali, ulteriori considerazioni:

Chiediamoci ancora, quante applicazioni simili, che, ad esempio, trattano di gestione documentale, o di protocollo, o di cartelle cliniche, sono poste nel catalogo dei programmi riutilizzabili? Non sarebbe forse il caso di sceglierne una per settore ed inserire quella come esempio di riuso per uniformare il parco applicativo? Perché pensiamo a riutilizzare un manufatto software, cioè un’applicazione, ed invece non pensiamo a riutilizzare le licenze di pacchetti o prodotti software standard, magari non utilizzati, come ad esempio i pacchetti di produttività individuale? Ancor meglio, se a tutto ciò sostituissimo un catalogo di SaaS, gestito da AgID?

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D’altro canto, c’è da rilevare che, se una PA avesse intenzione di effettuare acquisizioni di un certo rilievo, avrebbe a disposizione il solo strumento delle gare, i cui tempi burocratici sono, però, spesso non coerenti con il soddisfacimento delle esigenze, per non parlare poi dei costi. Con ciò non si vuole intendere che gli attuali strumenti di e-procurement siano errati. Gli strumenti sono solo strumenti e, in quanto tali, essi non possono essere definiti, né giusti, né sbagliati, piuttosto è sbagliato il modo di utilizzarli. Difatti, la mancanza di strategie complessive, l’assenza di obiettivi, la carenza di professionalità specifiche e, in alcuni casi, la scarsezza di senso etico, sono fattori che, da soli, o in maniera congiunta, rendono tali strumenti inefficaci.

La visione sul tema specifico dovrebbe essere quella di considerare l’e-procurement come un insieme di tecnologie, procedure, operazioni e modalità organizzative attraverso le quali effettuare la selezione e l’approvvigionamento di beni e servizi on line. Quindi, dobbiamo intervenire sulle direttrici indicate, attuando azioni omogenee. Bisogna prestare attenzione al fatto che le modalità di acquisizione, o gli strumenti di procurement, possano condizionare la fornitura effettiva in termini sostanziali, variando cioè i beni e/o i servizi scelti, o che sarebbe auspicabile acquisire. Troppo spesso, le acquisizioni finiscono per esser gestite alla stregua delle compere della brava massaia, ovvero con offerte speciali. Appena se ne presenta l’opportunità, si acquista un’ingente quantità di prodotto e lo si stipa in dispensa, cioè in magazzino, pensando di aver risparmiato un bel po’ di soldi, ma così non è, almeno non sempre.

Siamo sempre più convinti, invece, che le strutture che si occupano di acquisizioni debbano non solo occuparsi di acquisti (gare, aste on line, acquisti diretti su MEPA, convenzioni, ecc.), ma devono altresì supervisionare l’intero processo di approvvigionamento, occupandosi anche di supply chain, logistica, rapporti con i fornitori, gestione scorte e magazzini, gestione della domanda, esame delle esigenze dei destinatari finali. Bisogna che si entri nel merito delle acquisizioni, con spirito critico, verificando, ad esempio, che ci sia coerenza con le visioni in essere e con i progetti di evoluzione già avviati. Non si possono continuare ad acquistare, in maniera formalmente corretta, “minolli” e “rostocchi” senza sapere cosa essi siano e se ci torneranno utili, oppure no.

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Ciascuna fornitura di beni e/o servizi dovrebbe essere caratterizzata da una propria intrinseca catena del valore: esame delle esigenze, ricerca della soluzione, analisi del mercato, selezione, acquisizione e valorizzazione. Affinché possa essere apportatrice di risultati concreti, tale catena del valore deve avere continuità, non può essere interrotta, o degradata: strategia unitaria e condivisa, obiettivi comuni e prefissati. Lo sappiamo fin troppo bene, sovente, non è così. Gli interessi in gioco sono tanti e, nella maggior parte dei casi, risulta pressoché impossibile conciliare gli obiettivi della PA che richiede i servizi, con quelli della stazione appaltante e, infine, con quelli del fornitore.

Come abbiamo già asserito, il vero cambiamento si attua cominciando col gestire correttamente la domanda di beni e servizi da parte della Pubblica Amministrazione, correlandola alle effettive necessità, attraverso un piano regolatore di approvvigionamento che prenda in considerazione anche l’ottimizzazione delle attuali risorse e ne valuti, nel modo più obiettivo, le eventuali integrazioni. Una programmazione e una visione d’insieme, ad oggi, inesistenti.

Quindi, volendo riassumere sinteticamente alcune proposte da sviluppare, indichiamo:

– Visione strategica chiara, unitaria e condivisa;

– Regolamenti attuativi specifici al fine di indirizzare le attività interne ai singoli Enti della PA;

– Adeguata comparazione tecnica, con particolare riferimento al contesto economico e strategico dell’Amministrazione che effettua l’acquisizione;

– Creazione di una specifica e consistente figura professionale (Buyer) e sua relativa formazione;

– Monitoraggio, valutazione e premialità dei dirigenti e delle strutture che adottino correttamente gli strumenti di e-procurement;

– Training del personale, specifico ed incisivo, in merito all’utilizzo pratico degli strumenti di e-procurement;

– Rescissione dei legami storici e fiduciari intercorrenti tra fornitore e PA;

– Superamento del divario attualmente esistente tra le strutture tecniche della PA e quelle del fornitore, al fine di evitare che quest’ultimo esprima pareri sulla base di evidenze soggettive, anziché oggettive;

– Superamento della ritrosia al cambiamento, sia da parte della Pubblica Amministrazione, sia da parte della sfera privata che le ruota attorno;

– Modifica culturale del nostro background, affinché si antepongano gli interessi della Collettività a quelli del singolo individuo.

Sul fronte delle proposizioni, le idee non mancano. Ad esempio, creiamo un servizio simile a “Tripadvisor” inerente i fornitori di beni e servizi, che aiuti il buyer ad indirizzare le proprie scelte sulla base della professionalità e dello spessore etico dimostrate dal fornitore stesso. Con lo stesso metro di giudizio, escludiamo i fornitori che non hanno portato a termine eventuali progetti, ovvero che non rispettano i tempi assegnati. Il ranking realizzato da INAIL ne costituisce un valente esempio.

Poniamo a fattor comune, attraverso meccanismi semplici ed efficaci, quali i social network, o i real-time collaboration, le esperienze dei vari buyer della PA. Ad esempio, pensiamo ad un automatismo, sullo stile di WhatsApp, per creare gruppi di lavoro, connessi secondo necessità, per lo scambio di idee e valutazioni.

Poniamoci come obiettivo quello di semplificare i sistemi e gli strumenti di e-procurement. Disporre di app certificate, da utilizzare quando necessario, sembrerebbe uno scenario avveniristico, ma non lo è. Ciò avviene di già, nella quotidianità della nostra vita, ma non sembriamo rendercene conto.

Utilizziamo il ranking dei fornitori come base di partenza per indire gare istantanee, gestite da specifiche app, usufruendo di meccanismi simili a quelli di instant messaging per le comunicazioni formali.

Tracciamo e diffondiamo, attraverso dirette video e on demand, l’evoluzione dei lavori delle commissioni aggiudicatrici degli appalti e delle forniture, in un clima di totale chiarezza, condivisione e trasparenza.

Creiamo un sistema in cui la PA possa provvedere all’acquisizione di beni e/o servizi dal mercato dei fornitori, ma anche da un’altra PA. In questo caso, gli Enti della PA più esperti ed attrezzati assumerebbero il ruolo di broker di prodotti e servizi per gli altri, magari quelli con organizzazioni più piccole, oppure che non posseggono le giuste competenze tecniche, o manageriali. Le conoscenze professionali e le capacità fin qui acquisite dalla PA sarebbero condivise e finalmente utili. Come ritorno immediato, si avrebbe il fatto che ciascun Ente possa concentrarsi sull’effettivo core business ed offrire al cittadino un servizio all’altezza delle sue aspettative. Davvero auspicabile!

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All’architetto Sébastien Le Prestre, Marchese di Vauban:

“Carissimo Architetto,

ho capito la lezione. Le prometto che d’ora in avanti scaccerò miserabili, bricconi ed ignoranti e farò tutto quanto nelle mie disponibilità perché tutte quelle imprese, che hanno mezzi e capacità, siano finalmente messe nelle condizioni di dimostrare il loro valore.

Semplificherò le procedure per le acquisizioni e chiederò ai miei responsabili di concentrare i loro sforzi sui progetti e sulla loro qualità, sul rispetto dei tempi di realizzazione e sulla valorizzazione delle eccellenze imprenditoriali.

Cercherò di favorire l’inclusione delle giovani forze, della loro fantasia e del loro entusiasmo. Chiederò ai miei Uffici di concentrarsi sui risparmi che possono derivare dalle buone ed utili realizzazioni, piuttosto che dedicarsi alla ricerca, spesso dannosa ed effimera, del finto risparmio.

Sono sicuro che, in tal maniera, anche le imprese torneranno a competere nel settore della progettazione, piuttosto che nelle aule dei tribunali e sono, altresì, convinto che i miei amici avvocati non me ne vorranno.

Gli imprenditori più bravi torneranno a considerare le loro capacità il vero valore che li aiuterà ad eccellere. Io sono persuaso che, in questo modo, porterò il mio Ministero a fare ottime cose.

Sono il Ministro della Guerra, ma, agendo così, ho l’illusione di lavorare per la Pace.

Ministro della Guerra Marchese di Louvois

Roma, il 18 dicembre del 2015

P.S.: Confesso che questa strategia mi è stata suggerita in sogno da tre strani orsacchiotti colorati.”

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Susanna
Susanna
9 anni fa

Ci mancherete teneri gummy bears 🙁

lilli
lilli
9 anni fa

Cosa ci proporranno Attias e Melchionda nel 2016? Oramai non possiamo farne a meno.

Emiliano Stravecchi
Emiliano Stravecchi
9 anni fa

auguro a tutti un Natale etico e di solidarietà

Nuccio
Nuccio
9 anni fa

Semplicemente bravissimi, nulla da aggiungere, se non che è un peccato vero che la serie dei rac-corti sia ormai terminata! A proposito, auguri di sereno Natale a tutti voi.

Lori
Lori
9 anni fa

I rcac-corti sono stati la cosa più eccezionale del 2015 dal punto di vista editoriale. Speriamo che gli autori acquistino uno spazio su riviste a più ampia diffusione.

Shamira DG
Shamira DG
9 anni fa

I gummy bears sono poca cosa, ne sono consapevole. Le immagini sono solo un piccolo artificio per attrarre l’attenzione del lettore. La circolarità della lettera, con la quale l’articolo inizia e si conclude, è un dettaglio di poco conto. Il testo è scritto discretamente ed è chiaro negli intenti, ma è esattamente ciò che ci si attenderebbe da uno scritto. Bene, tutto ciò è maledettamente vero, ma, se mettiamo insieme tutti questi elementi, ciò che ne scaturisce è un qualcosa di inusuale, gradevole, intelligente. Un prodotto culturalmente avanzato e ben al di sopra del livello medio di quanto il web propone! Come non notarlo?

Patrizio
Patrizio
9 anni fa

è stato un crescendo, uno più bello dell’altro, peccato che sia finita

TB
TB
9 anni fa

Condivido pienamente le riflessioni di Attias e Melchionda: dobbiamo tutti crescere come individui e cominciare seriamente a pensare che abbiamo potenzialità infinite e inesplorate. Invece di lamentarci e far polemiche, rimbocchiamoci piuttosto le maniche e rendiamoci responsabili di tutto ciò che accade intorno a noi, perché ciò che accade all’esterno si origina, prima che altrove, nelle nostre coscienze, sempre. Bravissimi davvero.

Giorgio
Giorgio
9 anni fa

Buon Natale a tutti!

Marco
Marco
9 anni fa

Le direttive europee si muovono verso una maggiore discrezionalità delle stazioni appaltanti e verso una maggiore responsabilità nella scelta, da parte dei dirigenti, limitando gli automatismi che derivano dalle logiche del massimo ribasso. In Italia, tanto per cambiare, siamo in totale controtendenza…

Giada
Giada
9 anni fa

Le procedure di procurement pubblico “innovativo” sono già disponibili grazie all’attuale normativa, ma sono scarsamente utilizzate dalla Pubblica Amministrazione italiana. Dal 2012, in Italia, sono state eseguite, infatti, solo 84 procedure di dialogo competitivo su un totale europeo di 6765. Oltre il 65% di tali procedure è stata effettuata in due soli paesi: Francia (2506) e Regno Unito (1893). Il restante 35% è frazionato tra il resto dei paesi europei: Polonia (333), Germania (262), Finlandia (258) e Paesi Bassi (244). Questi numeri parlano da sé.

bric-à-brac
bric-à-brac
9 anni fa

Oltre all’aspetto normativo, la corruzione è innanzitutto un fenomeno sociale. Senza una consapevole e responsabile azione riformatrice, la promulgazione di ulteriori nuove leggi non porta a granché. L’effettività dello sforzo
dipende dalle singole istituzioni, dalla loro interazione e dalla capacità di coinvolgere tutti i soggetti che partecipano alla vita sociale e politica.

Adele P
Adele P
9 anni fa

I commenti finali dei 4 autori sono una chicca da non sottovalutare!

Genny Paradisi
Genny Paradisi
9 anni fa

La diffusione della cultura della legalità e dell’integrità, nonché la capacità di adottare iniziative attive di prevenzione del rischio, sono passaggi indispensabili ed obbligati, non solo per migliorare l’immagine del nostro Paese a livello internazionale, ma anche per ridare fiducia ai cittadini nei confronti delle istituzioni pubbliche, migliorando parimenti la qualità della democrazia.

Marika Rossi
Marika Rossi
9 anni fa

La trasparenza piena e totale delle amministrazioni è il primo obiettivo da perseguire, attraverso l’apertura dei dati pubblici e l’accessibilità alle informazioni, che devono permettere un reale e diffuso controllo delle azioni della pubblica amministrazione da parte della società civile. Solo così possiamo sperare di debellare l’annoso fenomeno.

Paolo Mi
Paolo Mi
9 anni fa

Analisi lucida che non troverete da nessun altra parte.

Gennaro
Gennaro
9 anni fa

Persone così non dovrebbero essere confinate ad operare in una singola Amministrazione, per quanto importante, ma dovrebbero fare un lavoro trasversale utile a tutti.

Giovanna Greco
Giovanna Greco
9 anni fa

La corruzione è uno dei fattori che condiziona maggiormente lo sviluppo economico e sociale dell’Italia. Questa pesa fortemente sulla crescita e sulla competitività del sistema paese ed incide negativamente nell’attrarre nuovi investimenti, in particolare quelli derivanti da capitali esteri.

Dori
Dori
9 anni fa

Una lettura lunga ma mai noiosa e comunque innovativa, con la perla finale dei commenti.

Luca
Luca
9 anni fa

Il mercato italiano evidenzia, ormai da tempo, una domanda consistente di professionalità adeguate nell’area del procurement, con competenze specifiche, sia nelle moderne strutture organizzative, che nei sistemi tecnologici di supporto.

Natale Maffei
Natale Maffei
9 anni fa

Inutile far tante chiacchiere inutili, finché non ci sarà una visione strategica, che sia chiara, unitaria e condivisa, non andremo mai da nessuna parte… Buon Natale a tutti i lettori di Agenda Digitale!

Tony
Tony
9 anni fa

… e, se la saga di Attias e Melchioda fosse davvero terminata, addio Agenda Digitale, chiudete pure i battenti, che altro volete raccontare…?!?

Mauro
Mauro
9 anni fa

Il numero crescente di commenti volgari e di insulti mi da la netta percezione che Luca Attias e Michele Melchionda stiano facendo proprio un bel lavoro e che piano piano, questo lavoro stia culturalmente penetrando dentro le Amministrazioni. E’ inevitabile che di ciò qualcuno si preoccupi.

Il coraggio della verità
Il coraggio della verità
9 anni fa

Il coraggio della verità

Rosati P.
Rosati P.
9 anni fa

Qualcuno di voi mi dica in quale altra rivista ha trovato prodotti simili per qualite e contenuti ai rac-corti della premiata ditta Attias-Melchionda.

Giulio
Giulio
9 anni fa

Sono d’accordo con ciò che scrive Miriam. Consip deve diventare strumento di lotta alla corruzione ma deve anche essere messa nelle condizioni di poterlo essere.

Simona
Simona
9 anni fa

Depositate il brevetto dei commenti finali!

Silvio - V.
Silvio - V.
9 anni fa

L’armonioso equilibrio tra testo ed immagini dà al tutto un valore intrinseco molto elevato, rendendo la lettura proficua in termini assoluti, indipendentemente dagli argomenti tecnici toccati, che sono, comunque, abbondantemente trattati ed in modo molto puntuale e professionale.

Alessio A
Alessio A
9 anni fa

Così come successo con gli altri articoli della stessa saga, “Il gioco delle tre carte” necessita di una profonda rilettura, dopo la prima, al fine di cogliere le mille, interessanti sfaccettature di cui si compone. Le immagini ne sono un esempio lampante, ma anche la circolarità creata dalla missiva tra l’architetto ed il ministro della guerra, nonché le proposizioni degli autori per un procurement pubblico innovativo ed efficiente. In sintesi, un articolo davvero ben fatto, come pochi se ne leggono in giro. Un piccolo capolavoro.

F. B.
F. B.
9 anni fa
Miriam
Miriam
9 anni fa

Credo che siano soprattutto i vertici di Consip a dover ringraziare Attias e Melchionda per questo splendido articolo, ammesso che lo capiscano.

Lello
Lello
9 anni fa

Ad integrazione di quanto detto prima rilevo che in particolare l’ultima immagine, molto divertente, risulta non leggibile se non ci si clicca sopra.

Lello
Lello
9 anni fa

segnalo a tutti che se si clicca sulle immagini queste diventano molto più grandi e conseguentemente più fruibili

Federico Iannelli
Federico Iannelli
9 anni fa

Investire in tecnologia è da considerarsi essenziale per la riduzione degli sprechi. La vera sfida è la raccolta dei dati in un formato leggibile anche per una macchina, permettendo una gestione della spesa, sia a livello di policy, sia a livello di procurer.

Giangy
Giangy
9 anni fa

Fondamentale intraprendere un’azione contro i cartelli. Corruzione e cartelli si sostengono a vicenda. È essenziale fornire risorse e poteri alle authority anti-trust.

Giada Vaccaro
Giada Vaccaro
9 anni fa

In ambito procurement, è necessario un piano d’azione nazionale, unitario e condiviso, per incrementare la performance. Un piano che premi la competenza dei professionisti, che renda il ruolo del “buyer” pubblico simile a quello di un “diplomatico”, in cui siano definiti obiettivi chiari e con un orizzonte temporale a medio termine.

Carlo D
Carlo D
9 anni fa

Focus sulle competenze professionali degli addetti al procurement pubblico. Gli ingenti e vergognosi sprechi, che oggi si evidenziano, derivano dalla corruzione e dall’incompetenza, e quest’ultima pare essere responsabile per una fetta pari all’83% dello spreco totale. Secondo uno studio di Bandiera, Pratt e Valletti, questi sprechi rappresenterebbero il 2% del PIL. In questo ambito, è molto importante il ruolo della Commissione Europea, che deve saper creare standard professionali e di conoscenza, in modo da spingere in modo deciso verso la competenza.

O. Baldoni
O. Baldoni
9 anni fa

Fulvia ha evidenziato un aspetto importante. Attias e Melchionda hanno promesso un prodotto e lo hanno realizzato, quanti altri in Italia hanno questo comportamento?

Michele Ratti
Michele Ratti
9 anni fa

Innanzitutto, con una spesa pubblica che ammonta al 20% del PIL nazionale, è evidente, che il procurement pubblico ha bisogno di un coordinamento forte ed incisivo. Forse, avrebbe bisogno di un vero e proprio Ministero per il public procurement, ove, tra i suoi compiti, dovrebbero esserci innanzitutto la definizione degli obiettivi a livello nazionale. Tale Ministero dovrebbe anche poter controllare i dati in tempo reale degli acquisti effettuati, in modo da intervenire e monitorare l’efficienza a brevissimo termine. E naturalmente, dovrebbe effettuare proposte di riforma per una strategia a lungo termine.

Fulvia
Fulvia
9 anni fa

Progetto portato a termine nei tempi convenuti e con risultati brillanti! Davvero bravi!

Topo Giovanni
Topo Giovanni
9 anni fa

procurate di farla finita di fregarvi i soldi dei contribuenti
procurate di mettere finalmente in galera i delinquenti e i corrotti
procurate di scegliere delle persone adeguate (come quelle che hanno scritto questo articolo) a governare il Paese e non i soliti incapaci
procurate …………

Quo vadis
Quo vadis
9 anni fa

Avere il senso dello Stato significa avere il senso di valori, di interessi, di idee che non sono quelli di una parte esclusiva: classe, regione, confessione, sesso, colore e fazione, bensì quelli dell’insieme della collettività civile. Significa, inoltre, mantenersi immuni dai possibili germi distruttivi e sovversivi della democrazia, dei socialismi, dell’anarchismo, della tirannia e di altre eventuali ideologie. Com’è possibile, e su quali basi, poter ripensare e rigenerare un senso dello Stato, e delle relative Istituzioni, che, nel contesto di una società che tutti percepiamo profondamente frammentata e destrutturata, di una politica incapace di reinventarsi e rinnovarsi, ci renda tutti cittadini più responsabili di fronte alle complesse e, a volte, inedite sfide che si prospettano per il futuro del nostro Paese?

† Satyricon †
† Satyricon †
9 anni fa

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

In Cina, la corruzione e l’abuso di potere sono reati puniti con la pena di morte

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Anonimo
Anonimo
9 anni fa

Ecco
la musica è finita
gli amici se ne vanno
che inutile serata amore mio
ho aspettato tanto per vederti
ma non è servito a niente.
Niente
nemmeno una parola
l’accenno di un saluto
ti dico arrivederci amore mio
nascondendo la malinconia
sotto l’ombra di un sorriso.
Cosa non darei
per stringerti a me
cosa non farei
perché questo amore
diventi per me
più forte che mai.
Ecco
la musica è finita
gli amici se ne vanno
e tu mi lasci sola più di prima
un minuto è lungo da morire
se non è vissuto insieme a te
non buttiamo via così
la speranza di una vita d’amore
un minuto è lungo da morire
se non è vissuto insieme a te
non buttiamo via così
la speranza di una vita d’amore

Mimmo Garrese
Mimmo Garrese
9 anni fa

I tre grandi concorrenti “nemici/amici” statunitensi:

1. Commodore 64
2. Atari 800
3. Apple II

Comunque vadano le cose, i “Gummy Bears” non possono e non devono morire, perché rappresentano ormai la voce dell’etica e della moralità. Per molti di noi, una speranza futura!

Rocco_N.
Rocco_N.
9 anni fa

In occasione delle prossime festività, mi piacerebbe giocare a carte con amici e parenti utilizzando il mazzo cogli orsacchiotti colorati. caspita, idea geniale, mettetelo subito in vendita!

Fernanda Perri
Fernanda Perri
9 anni fa

Uno studio sulla propensione allo sforzo dei dipendenti pubblici fa luce su quanto sia importante un comportamento virtuoso ed onesto per aumentare la produttività delle pubbliche amministrazioni. Secondo uno studio americano del 2010 (Fernandez, Cho, Perry), infatti, i dirigenti pubblici possono migliorare le performance dei propri collaboratori adottando, tipicamente, cinque tipi di comportamento: insistendo sulla necessità di raggiungere gli obiettivi stabiliti, prestando attenzione allo sviluppo delle competenze e delle relazioni con i propri collaboratori, incentivando la creatività e la generazione di nuove idee, valorizzando le diversità, promuovendo la parità di genere e avendo a cuore i tratti particolari del singolo individuo, richiamando, infine, l’esigenza di onestà e correttezza nello svolgere il proprio lavoro.

Anonimo
Anonimo
9 anni fa

I signori Attias e Melchionda farebbero bene, invece di fare il “gioco dei tre gummy bears”, di pensare a tutti coloro che hanno fatto la storia del nostro paese; gli usi e le consuetudini (di cui tanto sparlano!) sono le stesse che gli hanno consentito di entrare in pubblica amministrazione… ed ora, mordono la mano che li nutre?!?!

giovenca pazza
giovenca pazza
9 anni fa

L’onestà è la migliore politica!

anonimo.anonimo.anonimo@
anonimo.anonimo.anonimo@
9 anni fa

Alessandro, se sei un Direttore davvero responsabile, non ti lasciar scappare né Attias, né Melchionda (ma nemmeno i gummy bears!), che un tripudio di commenti così, quando cazzo li rivedi…

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