Il Data Hub doganale europeo traduce in infrastruttura un principio antico: senza conoscenza non c’è governo efficace. Nella riforma doganale dell’Unione, dati organizzati e condivisi diventano la base per prevenire rischi, coordinare controlli e semplificare l’operatività del commercio legittimo.
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Perché il Data Hub doganale europeo nasce dal “conoscere per governare”
“Conoscere per governare” è infatti un principio che attraversa la storia del pensiero politico europeo da Aristotele fino allo Stato amministrativo moderno. Ogni forma di regolazione pubblica, per essere effettiva, si fonda sulla capacità di comprendere la realtà che intende disciplinare. Non è un caso che Francis Bacon – pioniere del metodo scientifico induttivo, quale procedimento logico-sperimentale che parte dall’osservazione di casi particolari e concreti per arrivare alla formulazione di leggi e teorie generali e universali – abbia sintetizzato questa intuizione nella celebre espressione “ipsa scientia potestas est”: la conoscenza non come mero esercizio teorico, ma come strumento operativo, fondato sull’esperienza e sull’osservazione, capace di trasformare e orientare l’azione umana.
Data Hub doganale europeo: dalla conoscenza alla riforma
È da questa consapevolezza che prende le mosse la riforma tecnologica del sistema doganale europeo: una riforma che non si limita a ridisegnare strutture e competenze, ma che affida ai dati – organizzati, condivisi e governati – il compito di diventare la nuova infrastruttura dell’azione pubblica nell’economia globale.
Ho già avuto modo di ricordare, in altri momenti, come tutto abbia preso avvio nell’istante in cui i porti, da semplici luoghi di scambio, hanno iniziato a trasformarsi in snodi digitali. Non si è trattato di una cesura improvvisa, ma di un’evoluzione progressiva e silenziosa: un documento telematico ha sostituito la carta, un sensore ha affiancato il controllo manuale, un algoritmo ha iniziato ad anticipare le anomalie. In quel passaggio, la dogana ha cessato di essere soltanto un presidio fisico, assumendo i tratti di una piattaforma tecnologica e strategica per ogni Paese. Una trasformazione che oggi impone un ripensamento profondo delle infrastrutture, dei modelli operativi e delle politiche pubbliche.
Dai porti fisici alle piattaforme digitali: la metamorfosi della dogana
Nel terzo millennio, per comprendere appieno il senso delle riforme industriali (rectius, tecnologiche) che stanno attraversando il mondo, è utile osservare le dogane, poiché in esse si riflettono – in modo particolarmente nitido – le grandi trasformazioni economiche, tecnologiche e geopolitiche: i mutamenti dei commerci globali, l’evoluzione del ruolo dello Stato nell’economia, il rapporto tra sicurezza e libertà di scambio, nonché il crescente peso strategico dei dati come fattore di governo dei fenomeni complessi, mostrano come le frontiere economiche siano divenute, sempre più, luoghi di integrazione tra regolazione pubblica, infrastrutture digitali e dinamiche industriali globali.
EUCA e Data Hub: il nuovo modello europeo di governance doganale
In tal senso, non può non essere richiamata l’importante riforma dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che si colloca all’interno di una trasformazione più ampia dell’intero sistema doganale europeo.
L’istituzione della European Union Customs Authority (EUCA) e la realizzazione del Data Hub doganale europeo rappresentano il fulcro di questo cambiamento: non un mero adeguamento organizzativo, bensì un ripensamento profondo delle modalità attraverso cui l’Europa governa i flussi commerciali, presidia la legalità e tutela la propria dimensione economica e digitale.
Limiti del modello tradizionale e necessità della riforma
Il punto di partenza è noto. La crescita esponenziale degli scambi internazionali, l’affermarsi dell’e-commerce, la frammentazione delle catene globali del valore e l’aumento delle minacce illecite – dalla contraffazione al traffico di merci pericolose, fino all’elusione dei dazi e alle frodi fiscali – hanno messo in evidenza i limiti di un modello doganale fondato su sistemi informativi nazionali separati, su controlli prevalentemente ex post e su un utilizzo ancora parziale dei dati disponibili.
Il Data Hub come ambiente digitale unico: architettura e funzionamento
La risposta europea (fortunatamente) non è stata quella di moltiplicare i livelli di controllo o irrigidire le procedure, ma di investire sulle sinergie che possono crearsi nel sistema. In questo senso, il Data Hub non è soltanto una piattaforma tecnologica, ma è il nuovo ambiente digitale unico nel quale confluiranno – in forma strutturata e interoperabile – tutti i dati doganali rilevanti lungo l’intero ciclo di vita della merce (dalla predisposizione delle informazioni di filiera fino all’immissione in libera pratica).
L’impostazione è chiara: un solo punto di accesso per gli operatori, che trasmetteranno i dati una sola volta (once only), evitando di interagire con molteplici interfacce e sistemi nazionali; e, dall’altro lato, una base informativa comune che consentirà alle Autorità locali di analizzare, correlare e gestire il rischio in modo unitario, con controlli mirati e proporzionati.
Nel disegno europeo, il Data Hub è destinato ad arricchirsi progressivamente con le best practice dei sistemi IT doganali nazionali, diventando “il motore” del nuovo modello e abilitando semplificazioni avanzate (fino a regimi dedicati ai soggetti più affidabili, fondati su trasparenza e tracciabilità dei processi).
Intelligenza artificiale e analisi predittiva al servizio della legalità
Dal punto di vista funzionale, il Data Hub costituirà il punto di convergenza dei dati oggi dispersi e frammentati tra dichiarazioni doganali, sistemi di sicurezza, informazioni fiscali, dati logistici e documentazione commerciale nei diversi Paesi dell’Unione. Attraverso strumenti avanzati di analisi dei dati e di intelligenza artificiale condivisa, il sistema sarà in grado di individuare pattern anomali, correlazioni nascoste e segnali deboli che sfuggono ai controlli tradizionali.
Ne deriva un significativo rafforzamento della capacità di intercettare traffici illeciti, senza introdurre oneri non giustificati per il commercio legittimo. È su questa sfida che si concentra il lavoro congiunto dei nostri esperti in ambito tecnologico e del partner tecnologico di Stato, Sogei S.p.A.
Sovranità digitale e politica pubblica dei dati
Il Data Hub va però letto anche in una chiave più profonda, filosofica e politica. In gioco non vi è soltanto l’efficienza amministrativa, bensì il rapporto tra Stato, mercato e tecnologia. La scelta di costruire un’infrastruttura pubblica europea dei dati doganali afferma un principio di sovranità digitale: i dati strategici che descrivono i flussi economici dell’Unione non sono lasciati alla sola iniziativa privata né frammentati in silos nazionali, ma governati da un’istituzione pubblica secondo finalità di interesse generale.
In questo senso, il Data Hub diventa uno strumento di politica pubblica. Attraverso di esso, l’Unione europea si dota di una capacità conoscitiva autonoma sui propri scambi, rafforzando la propria posizione nei confronti dei grandi attori globali. La disponibilità di dati affidabili, tempestivi e integrati consente di supportare decisioni informate in materia di politica commerciale, sicurezza economica e tutela dei consumatori.
L’Italia e la candidatura per ospitare l’EUCA a Roma
L’evoluzione organizzativa e digitale dell’Agenzia maturata in questi anni si colloca pienamente in questa visione. La riforma che interessa l’ADM non è fine a sé stessa, ma risponde all’esigenza di assumere un nuovo ruolo internazionale: quello di nodo avanzato di una rete europea integrata, capace di dialogare in modo strutturato con il Data Hub e di contribuire attivamente sia alla sua alimentazione sia al suo utilizzo operativo.
Tale prospettiva richiede un ripensamento profondo dei processi, delle competenze e delle responsabilità, accompagnato da un investimento mirato – che l’Agenzia sta assicurando attraverso i propri centri tecnologici – sulla qualità del dato, sulla formazione del personale e su forme stabili di collaborazione con gli operatori economici. In questo contesto, si inserisce la candidatura dell’Italia a ospitare a Roma la sede della European Union Customs Authority (EUCA), una scelta che valorizza il ruolo strategico del Paese nei traffici internazionali e riconosce all’Amministrazione doganale italiana una maturità istituzionale e tecnologica coerente con la funzione di presidio avanzato della legalità, della sicurezza economica e della dimensione digitale europea.
Benefici attesi: dalla lotta alle frodi alla competitività economica
I benefici attesi sono molteplici. Sul fronte della lotta all’illegalità, la disponibilità di una base dati comune e di strumenti analitici condivisi riduce gli spazi di arbitraggio normativo e informativo oggi sfruttati dalle organizzazioni criminali. Le frodi doganali, spesso fondate su una lettura parziale e disomogenea delle informazioni tra Stati Membri, diventano più difficili da realizzare in un contesto di trasparenza e cooperazione rafforzata.
In un contesto globale segnato da incertezza e tensioni geopolitiche, la capacità dell’Unione europea di offrire un ambiente doganale unico (affidabile e moderno) diventa un vantaggio strategico per attrarre investimenti e rafforzare le filiere produttive.
Cambio culturale: verso una pubblica amministrazione data-driven
Non va trascurata, infine, la dimensione culturale del cambiamento. Il passaggio a un modello data-driven implica una diversa concezione dell’azione amministrativa: non più ancorata prevalentemente a una logica di adempimenti formali, così come storicamente intesi, ma orientata alla comprensione dei fenomeni e alla prevenzione dei rischi. In questo quadro, l’intelligenza artificiale può costituire uno dei supporti più rilevanti, ma non rappresenta la soluzione in sé: non è chiamata, infatti, a sostituire il ruolo umano, bensì ad affiancarlo e a rafforzarlo, ampliando la capacità di analisi dell’intelletto umano e consentendo agli operatori doganali di concentrarsi sulle decisioni a più elevato valore aggiunto.
Sfide e prospettive: governance, sicurezza e integrazione europea
La sfida è complessa. La costruzione del Data Hub richiede scelte attente in materia di protezione dei dati, sicurezza informatica e responsabilità degli algoritmi, oltre a una governance chiara che definisca ruoli, competenze e modalità di cooperazione tra livello europeo e nazionale.
La riforma in atto indica, tuttavia, una direzione precisa. L’Europa sceglie di investire in un modello di dogana fondato sui dati e sulla cooperazione. In questo scenario, il Data Hub non è soltanto uno strumento operativo, ma una pietra fondativa di una nuova fase dell’integrazione europea, attorno alla quale si ridefiniscono le modalità di governo dei flussi, il presidio della legalità e le prospettive di sviluppo delle nuove tecnologie.
















