Le imprese europee stanno puntando con sempre più decisione su tecnologie di nuova generazione – come Intelligenza Artificiale, robotica, realtà virtuale e aumentata, fino al quantum computing – che promettono di cambiare radicalmente i processi attuali.
Mentre l’innovazione corre, però, cresce anche un divario con la società: molte persone guardano a questi strumenti con curiosità, sì, ma anche con dubbi e perplessità. In altre parole, il mondo dell’impresa accelera, mentre l’opinione pubblica fatica a tenere il passo e a fidarsi davvero.
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Innovazione: le imprese accelerano, il pubblico resta indietro
Infatti, sebbene le ambizioni in materia di innovazione non mostrino segni di rallentamento, i segnali di uno scollamento strategico rispetto all’opinione pubblica stanno diventando sempre più distinguibili. È quanto emerge dal Frontier Tech Confidence Tracker[1], un nuovo indice che rivela i risultati di uno studio condotto tra 8.000 cittadini e 750 decisori europei, considerando sia il grande pubblico sia i leader aziendali di cinque mercati europei, Italia compresa. La ricerca fa luce sull’esperienza delle persone con 15 tecnologie all’avanguardia e sul loro grado di positività verso di esse.
L‘entusiasmo dei decisori per le tecnologie avanzate
Che si tratti di intelligenza artificiale generativa, cloud computing, biotecnologie o informatica quantistica, i leader aziendali stanno mostrando grande entusiasmo. Infatti, i decisori europei mostrano un forte ottimismo – con un punteggio medio di fiducia pari a 77 su 100 rispetto alle 15 tecnologie prese in esame.
Tali tecnologie sono percepite dalle aziende come un’importante leva di trasformazione, competitività e performance. Per questo investire nelle tecnologie emergenti è diventata per loro un’azione strategica, sia per anticipare le evoluzioni del mercato, sia per rispondere all’accelerazione negli utilizzi.
Il divario di fiducia tra aziende e cittadini
Al tempo stesso, questa dinamica si scontra con una realtà con la quale fare i conti: la società pare non seguire il ritmo delle imprese. Dai dati, infatti, emerge che le aziende rischiano di trovarsi in difficoltà se innovano troppo e troppo velocemente, senza il consenso o la comprensione del grande pubblico. Nello specifico, il pubblico è in media 13 punti meno ottimista rispetto ai leader aziendali nei confronti delle tecnologie all’avanguardia. Per alcune tecnologie, la differenza di percezione tra il pubblico e i dirigenti è molto ampia (fino a 30 punti di differenza). Lo stesso vale per le tecnologie più visibili e/o accessibili alle persone, come l’IA, la realtà virtuale e IoT device: la comprensione, l’uso e la fiducia rimangono bassi (53% vs il 13% della realtà virtuale, ad esempio).
Oltre alla mancanza di informazioni, si sta tralasciando la spiegazione per arrivare alla comprensione dei motivi e degli impieghi per i quali certe innovazioni vengono sviluppate. In Europa solo il 36% del pubblico (37% in Italia) si fida delle aziende che utilizzano tecnologie all’avanguardia senza spiegare come e perché le adottano, rispetto al 67% dei leader aziendali (74% in Italia). Inoltre, le persone esprimono forti preoccupazioni su vari fronti: segnalano timori riguardanti la perdita di posti di lavoro e circa la possibile violazione della privacy. Inoltre, emerge la paura che i profitti si concentrino in poche mani, uno scenario che aumenterebbe le disuguaglianze economiche. Si tratta di ostacoli culturali e psicologici all’accettazione delle tecnologie, troppo spesso sottovalutati.
Quando l’innovazione senza dialogo diventa rischio
Tale discrepanza non è priva di conseguenze. Un’azienda che adotta un’innovazione senza spiegarne motivazioni e contesto può incappare in rischi di immagine, ma anche in difficoltà in termini di efficacia. Questo perché gli stessi cittadini sono anche collaboratori e consumatori. Dunque, la loro percezione influenza la capacità di un’impresa di innovare, assumere, convincere e crescere.
Lo stesso studio mostra che solo il 34% del grande pubblico si fida delle organizzazioni che utilizzano tecnologie dirompenti senza spiegarle. Eppure, il 79% dei dirigenti ritiene che le persone guardino con favore alle imprese specializzate in tecnologia. Tale disallineamento sul percepito evidenzia una possibile miopia di alcune aziende nei confronti del contesto sociale nel quale sono inserite.
Un nuovo patto tra tecnologia e società
La soluzione non è solo una maggiore comunicazione, ma anche un cambiamento di passo, per arrivare a un approccio nuovo.
Le aziende sono chiamate fin da ora a integrare il grande pubblico nei propri progressi tecnologici. Ciò comporta:
- Maggiore trasparenza, spiegando le finalità delle tecnologie adottate
- Più inclusività, coinvolgendo i dipendenti nelle fasi di sperimentazione e implementazione
- Più consapevolezza, riconoscendo limiti, incertezze e possibili rischi
Inoltre, è fondamentale ridare voce a figure credibili dell’ecosistema tech, ovvero garantendo spazio a scienziati, ricercatori e ingegneri, che godono della fiducia del grande pubblico. È il momento di adattare lo storytelling dell’innovazione alle aspettative di una società sempre più consapevole ed esigente.
Responsabilità e ambizione per competere globalmente
L’Europa ha anche un ruolo strategico da svolgere nella competizione tecnologica globale. Ma per avere successo le sue imprese devono saper coniugare ambizione e responsabilità.
Il vero vantaggio competitivo non risiederà solo nella tecnologia in sé, ma nell’abilità di farla accettare, adottare e padroneggiare a lungo termine dall’intero ecosistema, dai dipendenti, agli stakeholder fino ai cittadini.
In conclusione, a giocare un ruolo fondamentale sarà la comunicazione in quanto chiave di volta per supportare i leader aziendali nello sviluppo di strategie efficaci per ottenere il sostegno di molteplici pubblici di riferimento. Sarà la convergenza tra performance tecnologiche e sostegno sociale a fare la differenza negli anni a venire. In quest’ottica risulteranno fondamentali gli approcci basati sulla trasparenza per nutrire un rapporto di fiducia con i diversi stakeholder.





































































