sanità digitale

Piattaforme liste d’attesa, vecchie inefficienze in veste nuova



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La Piattaforma Nazionale delle Liste d’Attesa mira a migliorare la trasparenza e l’efficienza nel monitoraggio dei tempi di attesa, ma la sua efficacia dipende dall’interoperabilità con le piattaforme regionali e dalla gestione delle risorse

Pubblicato il 9 giu 2025

Gandolfo Miserendino

Direttore Generale di Azienda Zero Calabria



Piattaforma liste d'attesa

Il Decreto-legge sulle liste di attesa del 7 giugno 2024 n.73, convertito nella legge 107 del 29 luglio 2024, prevede misure per aumentare l’efficienza del servizio sanitario nazionale nell’ambito delle liste d’attesa.

La piattaforma nazionale tra ambizioni e realtà

La norma introduce un sistema di monitoraggio e alcuni strumenti di controllo utili alle Regioni e al livello nazionale per vigilare sulla corretta attuazione da parte delle Aziende Sanitarie.

Con questo decreto si prevede:

  • l’istituzione di una piattaforma nazionale delle liste di attesa;
  • l’istituzione di un organismo di controllo sull’assistenza sanitaria alle dirette dipendenze del Ministero;
  • la nomina del Responsabile unico regionale dell’assistenza sanitaria – RUAS che a seguito dei monitoraggi periodici invia trimestralmente apposita relazione all’Organismo di controllo;

Inoltre:

  • vengono date disposizioni per l’adeguamento al sistema di prenotazione delle prestazioni sanitarie;
  • viene potenziata l’offerta assistenziale in relazione alle visite diagnostiche e specialistiche e alle aperture straordinarie dei centri trasfusionali;
  • viene previsto il superamento del tetto di spesa per l’assunzione del personale sanitario;
  • vengono definite le ulteriori misure per il potenziamento dell’offerta assistenziale e il rafforzamento dei Dipartimenti di salute mentale.

Linee guida ministeriali per l’interoperabilità della piattaforma

A seguito del Decreto-legge 73 del 2024 è stato emanato un altro Decreto del Ministero della Salute il 17 febbraio 2025 con oggetto: “Linee guida della Piattaforma nazionale delle liste di attesa e criteri di interoperabilità con le piattaforme regionali”.

Quest’ultimo decreto prevede due allegati:

  • Allegato A, contenente le linee guida di realizzazione, funzionamento e interoperabilità della Piattaforma Nazionale Liste di Attesa (PNGLA);
  • Allegato B, contenente il disciplinare tecnico.

Il Decreto chiarisce alcuni aspetti fondamentali legati alla titolarità della piattaforma in capo ad AGENAS e ai dati trattati che non sono dati personali.

Secondo quanto riportato nel testo, la Piattaforma si propone di garantire, a livello nazionale, il monitoraggio relativo a:

  • tempi di attesa in relazioni alle classi di priorità;
  • disponibilità di agende sia in regime SSN che ALPI.

Detta infine le tempistiche (60 gg) entro le quali le Regioni e le Province autonome devono predisporre un progetto operativo per la realizzazione dell’interoperabilità tra le piattaforme Regionali e quella Nazionale.

Questi progetti dovranno essere successivamente approvati da AGENAS.

Criticità nella gestione operativa del progetto

Il progetto richiesto se rappresentato come un documento tecnico di realizzazione dell’interoperabilità tra le piattaforme risulta essere di facile redazione ma, mi permetto di suggerire, poco utile.

Analizziamo perché.

Nei dati essenziali sicuramente dovrà riportare come sono sviluppate le piattaforme e le modalità di integrazione con quella nazionale (API Gateway, Security Layer, Integration Layer, Interoperability Layer, Terminolory Server etc.) andando a introdurre, ad esempio, strumenti che semplificano il rapporto con il cittadino mediante ricorso a sistemi di prenotazione automatici.

Requisiti per un progetto efficace di gestione liste di attesa

Il progetto, tuttavia, oltre alle modalità di integrazione tra i sistemi interessati dovrebbe descrivere anche quali sono gli obiettivi a breve termine (diciamo 6/9 mesi) e a medio termine (9/18 mesi). Questo affinché si applichi una “vera” azione di riduzione delle liste di attesa.

Sarebbe opportuno che integrasse argomenti quali la descrizione del sistema di prenotazione CUP messo a disposizione dalle varie regioni / aziende sanitarie e definisse come viene gestita l’offerta quindi disponibilità delle agende di prenotazione distinguendo tra le varie tipologie (agende di prenotazione, agende autogestite, preliste (liste senza appuntamento), agende di garanzia).

Per consentire un miglior monitoraggio e analisi dei dati andrebbero descritti i front office e i canali di prenotazione utilizzati, l’eventuale modalità con il quale è stato definito il bacino di riferimento e come avviene il pagamento del ticket.

Strategie per il potenziamento dell’offerta assistenziale

Infine, dovrebbe prevedere un piano per incrementare l’offerta distinguendo tra produzione per ambito territoriale declinando l’offerta fornita dalle strutture pubbliche e da quelle private accreditate, la possibilità di prevedere prestazioni aggiuntive e la modalità con cui si intende coinvolgere i medici in formazione specialistica. Dovrebbe declinare le azioni che possono essere introdotte per potenziare l’appropriatezza prescrittiva (protocolli prescrittivi), quali il teleconsulto, la medicina convenzionata e la modalità di gestione della presa in carico.

La presa in carico come strumento di ottimizzazione

In particolare, dovrebbe essere fatto un focus sulla presa in carico così da trattarla come uno strumento utile per il cittadino consentendogli di distinguere in modo chiaro i controlli dai primi accessi.

Troppo spesso, infatti, le visite di controllo si “trasformano” in prime visite generando distorsioni nelle rilevazioni delle attività che in questo modo non consentono di misurare correttamente il fenomeno degli indicatori del PNGLA. Un’adeguata formazione del personale consente di ottenere questo risultato in modo che, in tutti gli ambiti territoriali e in tutte le strutture, la presa in carico avvenga da parte dell’unità operativa dello specialista che effettua la prima prestazione, mediante la prescrizione e la prenotazione di successivi controlli e/o indagini così che il paziente non sia più indirizzato alla prenotazione “standard” del CUP ordinario ma riceva gli appuntamenti dall’organizzazione.

I professionisti devono essere adeguatamente edotti sulle possibili tipologie di presa in carico che possono essere così riassunte:

  • approfondimento e completamento diagnostico;
  • programma terapeutico (prima visita -> Day Service ambulatoriale);
  • controlli successivi per il monitoraggio della patologia e/o valutazione del trattamento terapeutico;
  • avvio a secondi livelli per inquadramento diagnostico complesso nella stessa disciplina specialistica;
  • avvio di un PDTA;
  • controlli di pazienti cronici in carico a MMG che necessita di visite specialistiche.

Monitoraggio dell’efficienza produttiva e risorse disponibili

Sarebbe utile verificare l’efficienza produttiva e il pieno utilizzo degli spazi ambulatoriali e delle dotazioni tecnologiche a disposizione e come quest’ultime vengono monitorate.

Per mettere in atto gli argomenti del piano occorrono risorse economiche. A tal proposito la Regione Calabria ha messo in disponibilità delle Aziende Sanitarie risorse per circa 43 milioni di euro, attraverso tre Decreti (dal 2023 al 2025) del Commissario ad Acta (DCA):

  • DCA 146/2023;
  • DCA 345/2024;
  • DCA 181/2025.

Strategie integrate per l’efficienza del sistema

Possiamo affermare che ad oggi le Aziende Sanitarie della Calabria sono nella condizione economica di poter avviare piani di riduzione delle liste di attesa. Tuttavia, appare evidente che per aumentare l’efficienza devono essere avviate azioni su più fronti, ad esempio, incrementando l’attività legata all’appropriatezza rilevata sia nell’ ambito prescrittivo, che nell’ambito organizzativo ed erogativo. Iniziando dall’aderenza alle regole prescrittive per il medico prescrittore come ad esempio classe di priorità, tipologia di accesso e quesito diagnostico per arrivare poi a definire i Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) ed i Raggruppamenti di Attesa Omogenei (RAO).

Qualità percepita e riorganizzazione del processo

Il tempo dell’attesa per poter eseguire una prestazione e anch’esso un elemento rilevante, infatti incide sulla qualità percepita dagli assistiti e ne condiziona in modo importante il rapporto tra le Aziende Sanitarie e i propri assistiti.

La prima azione che viene naturale implementare è quella di incrementare l’offerta così da consentire un recupero del maggior numero di richieste non ancora evase. È però ormai consolidato che un incremento dell’offerta ingenera anche un incremento della domanda nello stesso ambito.

Diventa abbastanza evidente che per affrontare questo tema bisogna pensare ad un’azione che veda interessato tutto il processo riorganizzandolo ed efficientandolo.

Analisi delle fasi del processo assistenziale

Andiamo ad analizzare le varie fasi del processo sintetizzandole in tre principali:

  • prescrizione da parte del medico (data di prescrizione);
  • contatto dell’assistito con i sistemi di prenotazione per individuare la data/ora della prestazione (data di prenotazione);
  • erogazione e refertazione della prestazione (data di erogazione).

Se consideriamo queste tre semplici fasi possiamo dire che non dovrebbe essere complesso analizzare questi dati e valutarne i risultati soprattutto considerando la distanza tra le date delle fasi sopra riportate (ad esempio Tempo lordo di attesa = data di erogazione – data di prescrizione).

Anche l’analisi sui volumi di produzione delle offerte degli erogatori riveste una sua importanza così da valutare anche eventuali impatti sulle capacità di produzione delle singole strutture.

Questo, a mio avviso, dovrebbe essere il primo passo per raggiungere un equilibrio con il fabbisogno di prestazioni andando ad utilizzare le risorse straordinarie messe a disposizione con i finanziamenti ad hoc su citati.

Criticità dell’utilizzo di dati non personali

Sicuramente la scelta “nazionale” di utilizzare dati non personali seppur semplificata, per quello che riguarda gli ambiti legati alla privacy, creerà qualche problema nelle fasi di monitoraggio più “di dettaglio” che necessitano di avere a disposizione quantomeno il Codice Univoco Nazionale dell’Assistito (CUNA) così da permetterne un’analisi più accurata e completa.

Mi risulta difficile, infatti, comprendere come mai non si faccia ricorso all’utilizzo di dati “pseudonimizzati” così come inserito nel regolamento approvato con decreto del 7 dicembre 2016 n. 262 “decreto interconnessione”.

È ormai evidente quanto interconnettere a livello nazionale i sistemi informativi su base individuale del Servizio sanitario nazionale sia fondamentale per un’analisi più dettagliata.

Ricordo che il Decreto interconnessione autorizza l’integrazione dei flussi sanitari provenienti dalle Regioni e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e legittima il Ministero della Salute a ricostruire a livello nazionale il percorso dell’assistito tra i diversi setting assistenziali, per effettuare analisi dalla prospettiva “paziente-centrica”, mediante il CUNA. Il decreto stabilisce che i flussi sanitari interconnessi possano essere utilizzati per le seguenti finalità: valutazione degli esiti delle prestazioni assistenziali e delle procedure medico-chirurgiche nell’ambito del Servizio sanitario nazionale; monitoraggio dei livelli essenziali e uniformi di assistenza e valutazione della qualità e dell’efficacia dei percorsi di cura.

Prospettive future e aspetti non ancora affrontati

In conclusione, mi auguro che i successivi Decreti che dovranno essere emanati possano tenere in considerazione gli aspetti oggi ancora non valutati e descritti nell’articolo che ritengo siano necessari per l’ambizioso progetto di monitoraggio delle liste di attesa definito a livello nazionale.

Non da ultimo un aspetto che mi risulta non affrontato a livello nazionale e cioè capire come affrontare anche il tema della riorganizzazione dell’accesso chirurgico ambulatoriale e la conseguente gestione delle piattaforme ad esso connesse (si veda ad esempio le piattaforme di sala operatoria).

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