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PNRR, perché puntare sui dati per l’innovazione in Sanità

La gestione strategica dei dati permette alle aziende del settore sanitario di rendere più efficienti le scelte e spinge la trasformazione digitale dei processi: ecco come e qual è il ruolo dei fondi in arrivo con il PNRR

Pubblicato il 08 Apr 2022

Cesare Guidorzi

Country Manager InterSystems Italia

data governance sanità

Garantire ai pazienti percorsi di cura più snelli ed efficienti, grazie alla digitalizzazione: il PNRR offre occasioni importanti da cogliere per ripensare la Sanità in un’ottica di maggiore efficienza, dopo un’esperienza traumatica ed istruttiva come quella della pandemia. Un obiettivo di cui l’adeguata gestione dei dati sanitari rappresenta il nucleo, la base fondamentale da non trascurare per attuare rivoluzionari percorsi di patient journey. Oltre alla presa di coscienza dell’importanza di una Sanità data driven, la priorità da affrontare sul piano tecnologico sarà quella di aprirsi alle best practice internazionali, aggregare l’offerta in grandi partnerships per il bene del paese ed appoggiare la digitalizzazione della sanità su piattaforme tecnologiche dal respiro internazionale, solide ed efficaci, che abilitino il ridisegno dei processi organizzativi, ottimizzandoli ed allineandoli al nuovo modello portato dal PNRR.

Sanità digitale, le occasioni da cogliere con il PNRR

Ricordiamo che nell’ambito della Sanità digitale, il PNRR prevede fondi importanti per il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) 2.0, per la telemedicina e per il miglioramento delle cartelle cliniche elettroniche. Al contempo, il PNRR aumenta l’articolazione degli attori che concorrono alla nostra salute, introducendo le case della comunità, potenziando i presidi territoriali, la telemedicina e il telemonitoraggio, per una offerta di salute più diffusa e meno incentrata sull’ospedale. Si potranno avere più operatori con cui interagire, magari restando a casa o andando in strutture meno complesse rispetto al pronto soccorso. Considerando ciò, i medici devono avere la possibilità di conoscere i pregressi di pazienti nuovi come se li avessero sempre avuti in carico: per far ciò è indispensabile abilitare un’efficace interoperabilità dei dati, la possibilità delle informazioni di essere travasate dove servono, sempre rispettando la privacy.

Serve in definitiva un modello di Sanità più efficiente, che pur costando meno all’utente gli sia più vicino, evitandogli anche il disturbo di andare fisicamente in un grande ospedale per piccoli problemi. Di conseguenza, i dati saranno il fattore indispensabile per rendere il paziente conosciuto a qualsiasi operatore, in qualunque presidio.

L’aspetto organizzativo di questo scenario potrà funzionare solo se i dati saranno adeguatamente gestiti e condivisi, per coordinare i percorsi di cura in modo snello e rapido, riducendo stress e fatica in capo al paziente. Infatti, oggi questi aspetti sono portati avanti proprio dagli utenti: si pensi al caso di un paziente appena dimesso dopo un’operazione, debilitato, che magari deve provvedere a cercare da solo un posto per effettuare la riabilitazione. Con nuovi processi data driven, che si stanno definendo per esempio in Lombardia, il paziente dimesso verrà contattato dalla struttura disponibile, senza che egli debba fare telefonate, tentativi, ricerche.

Come i dati in Sanità spingono l’innovazione

Del resto, è importante ricordare che non appena il Covid ha iniziato a diffondersi non ci si rendeva conto della vastità del problema. Cominciavano ad apparire polmoniti anomale, i medici si parlavano tra di loro, prima dentro lo stesso ospedale poi tra strutture diverse, ma solo dopo mesi ci si è accorti che si trattava di uno stesso virus e che era in procinto di scoppiare una pandemia. Mancava la data governance necessaria per gestire con efficienza la situazione, non esisteva una base dati comune: con il PNRR si vuole concretizzare un ecosistema comune dei dati, sia a livello nazionale che regionale. Un ambiente, quindi, in cui vengono raccolti i dati clinici per scopo di governo, ricerca e cura. Al di là dell’emergenza però, strumenti così servono anche a livello di prevenzione, utilizzando i dati in modo intelligente per intercettare i fenomeni nella loro fase di sviluppo: questa attuazione rappresenterebbe oltretutto un efficace metodo di risparmio, perché curare un paziente con una patologia agli esordi è meno costoso che prenderlo in carico successivamente. Per non parlare della ricerca e sperimentazione ospedaliera e farmaceutica, rispetto alla quale il nostro paese ha sinora “sottoperformato” rispetto ad altre geografie per la mancanza di dati (e in realtà anche per un’applicazione molto restrittiva dei principi del GDPR).

Inoltre, le storie cliniche dei pazienti, una volta anonimizzate, possono essere utilizzate per estrarne intelligenza attraverso il machine learning, affidando cioè all’algoritmo l’individuazione dell’insieme delle variabili rilevanti per formulare la diagnosi giusta, o per indicare il miglior percorso di cura in modo personalizzato. La capacità dell’algoritmo può essere un supporto decisionale valido per aiutare il medico a prendere decisioni corrette, estraendo insights e mettendoli a disposizione dei professionisti.

È quindi evidente come i dati consentano l’innovazione organizzativa, ma la realizzazione della visione di una sanità incentrata sui dati sarà possibile solo con il contributo e la collaborazione delle regioni, delle aziende sanitarie e dei privati e perché ciò avvenga serve una comunanza di strumenti tra tutti gli attori.

Il caso di InterSystems

Questa visione di rinnovamento della Sanità italiana è allineata alle best practice che InterSystems, nell’ambito della propria attività come multinazionale, ha visto adottare già da anni in altre parti del mondo. In Germania, per esempio, esiste il consorzio Smith che riprende il concetto dell’ecosistema informativo: vengono infatti messi a fattor comune i dati dei pazienti per fini clinici. Negli USA invece si utilizzano piattaforme di Healthcare Information Exchange (HIE) per l’interoperabilità dei dati, la cui condivisione e travasamento in ambienti differenti viene gestita in modo molto fluido. Le piattaforme di HIE oggi offrono servizi a valore aggiunto proprio grazie alla capacità di gestire dati strutturati ed estrarne insights. Ad esempio, possono predire il rischio di riammissione di un paziente che viene dimesso. In Italia, è interessante il caso della Regione Veneto, dove da anni viene utilizzata in modo performante la piattaforma del FSE proprio nell’ottica di gestione di dati strutturati sempre più ricchi e completi, anticipando il recente disegno del FSE 2.0 promosso dal Ministero dell’Innovazione.

Il mandato di InterSystems è proprio quello di fornire grandi piattaforme per la governance dei dati: è importante far cogliere al mercato che soluzioni simili sono già state realizzate altrove con risultati rilevanti e positivi sul piano economico e sociale. È importante aprirsi alle esperienze estere per cogliere il valore dei diversi progetti. Sicuramente, lavorare con fornitori internazionali come InterSystems permette di sfruttare un know how appreso in anni di lavoro con realtà differenti, arricchendo le proprie proposte operative. Ovviamente il modello non è e non può essere di lock-in ad un unico fornitore. Le piattaforme devono essere aperte e configurabili dai system integrator e dai clienti stessi, e questo è anche l’approccio di InterSystems, che collabora con tutti i principali player di mercato.

Proprio per raggiungere l’obiettivo di formalizzare le possibilità del PNRR, InterSystems si pone nell’ottica di utilizzare per quanto possibile le soluzioni già disponibili e focalizzare le risorse sulla dimensione organizzativa del settore sanitario. Ciò si traduce nell’impiantare, su un substrato tecnologico rappresentato da una piattaforma performante, specifici percorsi gestionali per semplificare e ridisegnare i processi organizzativi, che attualmente sono molto complessi.

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