La Legge di Bilancio 2026, come delineata nella bozza bollinata lo scorso 22 ottobre, introduce un ampio pacchetto di misure in materia sanitaria – dall’incremento del Fondo Sanitario Nazionale, all’adeguamento del tetto di spesa per i dispositivi medici, fino alle risorse per il personale, la prevenzione, l’aggiornamento delle tariffe e il potenziamento della “farmacia dei servizi”.
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Digital health al centro della manovra sanitaria 2026
I primi commenti alla manovra evidenziano tuttavia come le risorse stanziate rischino di non essere sufficienti ad affrontare in modo strutturale la crisi della sanità pubblica e a colmare i ritardi accumulati sul fronte dell’innovazione tecnologica e organizzativa.
Degna di attenzione, soprattutto per i possibili risvolti per il comparto Life Science e Health Tech, è la parte della manovra dedicata alla sanità digitale. L’obiettivo dichiarato è favorire la transizione verso un sistema sanitario più moderno, interoperabile e connesso, in linea con gli standard europei dello Spazio europeo dei dati sanitari (EHDS).
Vediamo quindi più da vicino le due disposizioni principali in materia di digital health: l’articolo 85, che destina fondi al potenziamento della telemedicina, e l’articolo 83, che prevede investimenti per lo scambio transfrontaliero dei dati clinici e l’interoperabilità dei sistemi informativi sanitari.
Venti milioni di euro per potenziare i servizi di telemedicina
L’articolo 85 della Legge di Bilancio assegna per il 2026 ad Agenas, Agenzia nazionale per la sanità digitale, 20 milioni di euro da destinare al potenziamento e all’efficientamento dei servizi di telemedicina. Si tratta di una parte delle risorse già stanziate nella Legge di Bilancio 2025 per gli “obiettivi sanitari di rilievo nazionale”, per sostenere interventi di innovazione e digitalizzazione in sanità. Le risorse sono destinate alla fornitura ai professionisti sanitari di dispositivi medici idonei al monitoraggio dei pazienti e a favorire un’implementazione omogenea dei modelli di teleassistenza su tutto il territorio nazionale.
La misura consolida, dunque, il ruolo di Agenas come cabina di regia nazionale per la sanità digitale, in continuità con le azioni previste dal PNRR e dal progetto del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0. Entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge, un decreto del Ministro della Salute, proposto da Agenas d’intesa con il Ministero dell’Economia e delle Finanze e la Conferenza Stato-Regioni, dovrà individuare le specifiche tipologie di dispositivi, gli operatori sanitari coinvolti e le modalità di assegnazione, determinando così l’effettiva portata della disposizione.
Le sfide strutturali della telemedicina in Italia
Ciò che è certo è che la misura prevista dall’articolo 85 mira a favorire, anche sul piano strutturale, una più ampia diffusione della telemedicina, la cui crescita in Italia è stata finora ostacolata da diversi fattori, tra cui:
- la frammentazione normativa e l’assenza di una legge quadro unitaria,
- la disomogeneità territoriale nell’offerta dei servizi e nelle infrastrutture digitali,
- il persistente divario tecnologico tra aree geografiche e fasce di popolazione, nonché
- la scarsa interoperabilità tra piattaforme regionali e sistemi ospedalieri.
Elementi questi che erano stati già in parte evidenziati nello studio della Commissione europea “Market Study on Telemedicine ” del 2018 e che ancora oggi continuano a incidere sull’effettiva integrazione dei servizi di telemedicina, un comparto che, secondo Mordor Intelligence, è destinato a crescere in Europa da 30,49 miliardi di dollari nel 2025 a 90,98 miliardi di dollari entro il 2030.
Interoperabilità e scambio dati: l’Italia verso MyHealth@EU
L’articolo 83 prevede la realizzazione di infrastrutture digitali per lo scambio transfrontaliero dei dati sanitari – ovverosia ricette elettroniche, referti, profili sanitari e documenti clinici – tramite il Sistema Tessera Sanitaria (TS).
L’intervento prevede un investimento di 985.000 euro per il 2026 e di 793.000 euro annui a decorrere dal 2027, a valere sul medesimo fondo per gli obiettivi sanitari di rilievo nazionale sopra menzionato.
La misura si inserisce in un quadro più ampio di iniziative europee volte a promuovere la condivisione sicura, interoperabile e uniforme dei dati sanitari, anche in considerazione del fatto che il Regolamento (UE) 2025/327 sullo Spazio europeo dei dati sanitari (European Health Data Space), approvato nel febbraio 2025, prevede che entro il 26 marzo 2029 tutti gli Stati membri, Italia inclusa, garantiscano la riconoscibilità e lo scambio obbligatorio delle e-prescriptions e dei principali documenti clinici attraverso l’infrastruttura MyHealth@EU.
Ad oggi, e al contrario di Paesi come Irlanda, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Lituania, Polonia e Spagna, l’Italia non ha ancora attivato la piena interoperabilità del proprio sistema con le infrastrutture europee, con la conseguenza che le cosiddette e-prescriptions emesse all’estero non possono essere elaborate automaticamente dai sistemi nazionali di prescrizione elettronica. In questo contesto, l’articolo 83 rappresenta un passaggio significativo e obbligato per l’adeguamento del sistema nazionale al modello europeo.
Prospettive e condizioni per una sanità digitale sostenibile
I primi commenti alla Legge di Bilancio 2026 evidenziano la scarsità delle risorse destinate ad affrontare in modo strutturale la crisi del sistema sanitario nazionale.
Lo stanziamento dei fondi, per quanto significativo, non costituisce infatti una garanzia di successo se non sarà accompagnato da una reale capacità di consolidare i risultati raggiunti nella fase post-PNRR, nonché da un cambiamento normativo e culturale, indispensabile per favorire un’apertura effettiva verso la telemedicina, che nel nostro Paese sconta ancora pregiudizi e resistenze.
Per rendere gli interventi realmente strutturali sarà infatti necessaria una visione strategica di lungo periodo che integri in modo coerente settore pubblico e privato, promuovendo partenariati stabili e una programmazione coordinata tra livello nazionale e regionale.
Ma, cosa più importante, per il consolidamento della sanità digitale sarà necessario un quadro regolatorio chiaro e stabile, che disciplini in modo organico tutti gli aspetti coinvolti, tra cui la protezione dei dati personali, la governance dell’intelligenza artificiale e l’uso secondario dei dati sanitari per finalità di ricerca e innovazione.
In definitiva, solo un approccio unitario, fondato su una visione strategica condivisa, sull’interoperabilità tra pubblico e privato e su un quadro normativo certo, potrà trasformare il nostro sistema sanitario, un sistema sanitario digitale, sostenibile e pienamente integrato nel contesto europeo.













