La protezione dei sistemi informatici aziendali è diventata una questione cruciale per il successo, declinato in chiave di fattiva sostenibilità, delle imprese – in particolare delle piccole e medie imprese (PMI), che costituiscono il cuore dell’economia italiana.
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L’evoluzione della cybersecurity nelle PMI italiane
Tuttavia, malgrado la teorica attenzione rivolta a tale aspetto (ritenuto astrattamente una priorità assoluta di intervento), sarebbe opportuno prendere atto che la sicurezza informatica non può più essere trattata come un problema esclusivamente tecnico, riservato, quindi, ai reparti IT: piuttosto, tale materia dovrebbe essere integrata come parte settoriale della governance strategica delle aziende, considerata alla stregua di un fattore che impatta direttamente sulla resilienza, sulla continuità operativa e sulla competitività a lungo termine.
Le minacce informatiche, sempre più sofisticate e pervasive, richiedono infatti un approccio che vada oltre la semplice protezione delle infrastrutture digitali, attuando una gestione del rischio più ampia, che comprenda la compliance alle normative, la protezione dei dati, la salvaguardia delle risorse aziendali e la pianificazione di risposte rapide in caso di attacco.
Per tali ragioni, il concetto di cybersecurity deve evolversi in un modello olistico che integri non solo la difesa informatica, ma anche la gestione e il monitoraggio continuo del rischio, la formazione dei dipendenti e l’integrazione della sicurezza in ogni processo aziendale.
Il progetto innovativo del Campus Biomedico per la cybersecurity delle PMI
In questo contesto, la proposta del Campus Biomedico di Roma di sviluppare una piattaforma innovativa per il supporto e la difesa delle PMI italiane rappresenta una risposta concreta e necessaria per fronteggiare una simile sfida: infatti, il progetto non si limita a offrire soluzioni tecniche avanzate, ma si propone di creare un ecosistema sicuro che supporti le imprese nell’affrontare le difficoltà quotidiane legate alla protezione dei dati sensibili, alla gestione delle vulnerabilità e alla conformità alle normative europee.
Emerge, pertanto, la particolare rilevanza di tale iniziativa non solo sul piano tecnico ma anche su quello giuridico, economico e normativo per i pervasivi effetti applicativi che potrebbe generare sul piano pratico sotto il profilo socio-culturale, atteso che, tra l’altro, la piattaforma è utilizzabile anche da chi non ha forti competenze nel settore.
Il quadro normativo per la cybersecurity delle PMI italiane
La cybersecurity, infatti, non può essere considerata esclusivamente come una questione tecnica riservata agli operatori del settore, ma deve essere inserita in un framework normativo complesso che impone alle imprese di rispettare specifici obblighi legali.
In primo luogo, le PMI italiane sono chiamate a confrontarsi con la normativa europea in materia di protezione dei dati, in particolare con il Regolamento (UE) 2016/679, GDPR, che impone severe limitazioni sull’uso e sulla gestione dei dati personali. Ad esempio, il tema dell’intelligenza artificiale – che è al centro della piattaforma proposta dal Campus medico – implica una gestione massiccia di dati sensibili che può creare potenziali conflitti con la normativa sulla protezione della privacy. Al riguardo, il GDPR richiede che ogni trattamento di dati personali avvenga nel pieno rispetto dei diritti degli utenti e ogni piattaforma di cybersecurity che operi su dati aziendali o personali deve garantire la conformità al Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali, implementando misure adeguate di sicurezza, trasparenza e accountability. Di conseguenza, l’eventuale utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale deve essere strutturato in modo tale da proteggere la privacy, garantire il rispetto dei principi di minimizzazione dei dati e consentire agli utenti di esercitare pienamente i loro diritti di accesso, rettifica, cancellazione e portabilità.
Il quadro normativo che le PMI devono affrontare non si limita, tuttavia, al GDPR, ma include anche altre normative europee che si intersecano con la cybersecurity.
Un esempio importante è la Direttiva NIS2 (Network and Information Systems Directive) che impone alle imprese e alle organizzazioni di adottare misure di sicurezza robuste per proteggere le reti e i sistemi informativi. Infatti, la Direttiva NIS2 stabilisce che le PMI operanti in determinati settori (come quello delle telecomunicazioni, dei trasporti e dei servizi essenziali) devono essere equipaggiate per affrontare attacchi informatici e garantire la continuità dei servizi, ponendo particolare attenzione alla resilienza dei sistemi critici; inoltre, tale normativa ha un impatto diretto sulle PMI che forniscono servizi o beni strategici e le obbliga ad adottare un approccio sistematico e multidisciplinare alla sicurezza che può essere agevolato proprio da piattaforme intelligenti come quella proposta dal Campus Biomedico.
A livello nazionale, è opportuno segnalare il Decreto Legge 105/2019 che, recependo la Direttiva NIS2 nel nostro ordinamento, fornisce ulteriori dettagli su come le PMI debbano strutturarsi per rispettare gli obblighi in materia di cybersecurity.
In particolare, la menzionata disciplina stabilisce che le PMI devono implementare misure di sicurezza che possano difendere i dati da attacchi e garantire l’integrità dei sistemi informatici, anche attraverso soluzioni innovative, come l’intelligenza artificiale.
Sfide pratiche nell’implementazione della cybersecurity nelle PMI
Tuttavia, malgrado le prescrizioni positivizzate a livello normativo, sul piano pratico, la difficoltà principale per le PMI italiane risiede, spesso, proprio nella capacità di adottare e implementare tecnologie avanzate, come quelle proposte dal Campus Biomedico. Tali soluzioni richiedono infatti non solo un significativo investimento economico, ma anche un costante aggiornamento delle competenze interne, che spesso risulta difficile per le piccole imprese con risorse limitate.
Le soluzioni proposte, dunque, non possono prescindere da un’analisi approfondita delle risorse economiche e delle capacità tecniche che le aziende possono mettere in campo: emblematico il crescente utilizzo dell’intelligenza artificiale che, come sistema centrale per l’attività di difesa dalle minacce informatiche, implica un’elevata competenza in termini di gestione dei dati e di tecniche di machine learning: la formazione del personale diventa quindi un aspetto cruciale per il successo dell’integrazione di tali tecnologie, richiedendo interventi formativi specifici che preparino le risorse umane a interagire con strumenti complessi e a gestire situazioni di crisi.
Cybersecurity e competitività delle PMI italiane nel contesto europeo
Sotto un altro profilo, l’adozione di soluzioni avanzate di cybersecurity, nel contesto europeo, si collega anche al tema della competitività delle PMI italiane rispetto alle imprese di altri Stati membri.
L’Italia, ad esempio, pur rappresentando un attore importante nell’ambito della cybersecurity, deve fare i conti con un gap tecnologico che la separa da altri Paesi europei più avanzati in termini di infrastrutture digitali e di capacità di innovazione. Le imprese italiane, infatti, pur avendo dimostrato una notevole resilienza durante la pandemia, devono affrontare la sfida di restare competitive in un mercato globale sempre più interconnesso e vulnerabile a minacce informatiche di dimensioni globali: in tale contesto, il progetto del Campus Biomedico si configura sicuramente come una proposta innovativa che potrebbe permettere di colmare parte di questo divario, favorendo un allineamento con le normative e le migliori pratiche europee in materia di cybersecurity.
Prospettive future della cybersecurity delle PMI in Italia
In conclusione, il progetto del Campus Biomedico offre un’opportunità significativa per rispondere alle crescenti esigenze di sicurezza informatica delle PMI italiane, proponendo una piattaforma innovativa che può facilitare l’adozione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e i sistemi di protezione integrati. Tuttavia, per garantirne un’efficace implementazione, è necessario non solo focalizzarsi sugli aspetti tecnologici, ma anche intraprendere un’analisi approfondita delle implicazioni giuridiche e normative che ne derivano.
Le PMI devono essere messe nelle condizioni di adottare soluzioni che non solo soddisfino i requisiti tecnologici, ma che siano anche pienamente conformi alle normative nazionali ed europee, evitando il rischio di sanzioni e, ancor più importante, assicurando una protezione adeguata delle informazioni sensibili.
Il panorama normativo in continua evoluzione, con discipline recentemente entrate in vigore, come la Direttiva NIS2, il Digital Services Act e il GDPR, impongono, infatti, non solo di implementare misure di sicurezza avanzate, ma di integrare queste soluzioni in una gestione del rischio olistica che tenga conto anche delle implicazioni legali e strategiche legate alla protezione dei dati e alla continuità del business.
Pertanto, in un contesto europeo caratterizzato da una rapida evoluzione tecnologica, l’Italia si trova di fronte a un’opportunità unica: quella di consolidare il proprio ruolo nel settore della cybersecurity, favorendo l’adozione di soluzioni intelligenti che possano non solo garantire la sicurezza, ma anche migliorare la privacy e la competitività delle PMI.
Tuttavia, si pone l’interrogativo di come equilibrare la necessità di innovazione tecnologica con la gestione delle risorse, spesso limitate.
Un ulteriore problema è quello di stabilire se e entro quali limiti prevedere un supporto concreto dello Stato e delle istituzioni europee attraverso incentivi o misure di accompagnamento, senza gravare ulteriormente sulle imprese.
Se le PMI non sono in grado di affrontare questi cambiamenti in modo efficace, quale futuro avrà l’economia digitale italiana?
Si tratta di questioni cruciali da cui dipende la crescita sostenibile delle PMI italiane in linea con la strategia europea per la sicurezza digitale.