La moda sta vivendo una trasformazione profonda, spinta dalla necessità di coniugare crescita e sostenibilità. Se fino a pochi anni fa l’attenzione era rivolta soprattutto al design e alla velocità di produzione, oggi il focus si è spostato sulle materie prime, che incidono per circa il 30% sul costo del venduto e per oltre il 90% sulle emissioni della filiera.
Per questo motivo, innovare i materiali non è più solo una scelta strategica, ma una necessità per garantire competitività in un mercato sempre più regolamentato e attento agli impatti ambientali.
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Moda sostenibile: questione di materie prime
Secondo il report Scaling next-gen materials in fashion: an executive guide, realizzato da Bcg in collaborazione con Fashion for Good, entro il 2030 i materiali di nuova generazione potrebbero coprire l’8% del mercato globale delle fibre, pari a circa 13 milioni di tonnellate.
Tuttavia, affinché questa crescita si traduca in un reale cambiamento per il settore, sarà fondamentale superare le barriere che ancora ne limitano l’adozione su larga scala.
Scalabilità, costi e integrazione nei processi produttivi saranno le vere sfide che le aziende dovranno affrontare per trasformare la sostenibilità in un vantaggio competitivo.
Il futuro dei materiali sostenibili non si ferma al riciclo
Negli ultimi anni, soluzioni come il poliestere riciclato da bottiglie e il cotone rigenerativo hanno permesso di ridurre l’impatto ambientale della moda, ma non senza limiti.
Il poliestere riciclato da bottiglie, per esempio, contribuisce a diminuire l’uso di plastica vergine, ma non risolve il problema delle microplastiche rilasciate nei lavaggi né quello della riciclabilità a fine vita.
Inoltre, la crescente domanda di PET riciclato da parte dell’industria del packaging sta sottraendo risorse preziose al settore tessile, alimentando una competizione tra settori.
Per superare questi ostacoli, il comparto sta puntando su alternative più avanzate, come il poliestere riciclato da tessuti, che permette di chiudere il ciclo produttivo e ridurre ulteriormente la dipendenza dalle materie prime vergini.
Tuttavia, il solo utilizzo di materiali più sostenibili non basta: per far sì che queste innovazioni, ancora in fase di sviluppo o prima commercializzazione, diventino lo standard, è necessario garantire qualità, durata e scalabilità industriale.
La vera sfida, quindi, non è solo trovare soluzioni innovative, ma renderle economicamente e produttivamente sostenibili.
Materiali bio-based, dalla sperimentazione alla realtà industriale
In parallelo, i materiali bio-based stanno emergendo come una delle soluzioni più promettenti, in grado di coniugare sostenibilità, performance e scalabilità. Oggi funghi, alghe e scarti agricoli non sono più solo oggetto di ricerca sperimentale, ma stanno entrando sempre più nella produzione industriale.
Un abito, realizzato con fibre derivate dai funghi, può sembrare un concetto futuristico, eppure la tecnologia per produrlo esiste già.
Allo stesso modo, anche il riciclo tessile, soprattutto per le fibre cellulosiche artificiali, naturali e sintetiche, sta assumendo un ruolo strategico, contribuendo all’incremento degli investimenti in tecnologie dedicate e all’evoluzione delle normative, sempre più orientate alla gestione circolare dei rifiuti.
Per far sì che queste innovazioni diventino una realtà consolidata, però, è fondamentale che l’industria sia in grado di integrarle senza stravolgere i processi produttivi.
In questo senso, normative come quelle introdotte in Francia e Paesi Bassi, che puntano a garantire almeno il 5% di tessuti riciclati nei prodotti entro il 2027, indicano la direzione che altri Paesi potrebbero seguire, incentivando la transizione e garantendo che le soluzioni più sostenibili diventino accessibili a una scala più ampia.
Scalabilità: il vero nodo da sciogliere
Se da un lato il potenziale di questi materiali è evidente, dall’altro la loro diffusione su larga scala presenta ancora delle criticità.
In primo luogo, è necessario stabilizzare la domanda: i produttori devono avere la certezza che il mercato assorbirà questi materiali nel lungo periodo, così da giustificare gli investimenti necessari.
In secondo luogo, ridurre i costi di produzione è un passaggio essenziale, e questo è possibile solo attraverso l’adozione di tecnologie più efficienti e l’ottimizzazione della filiera.
Infine, un altro aspetto chiave riguarda l’accesso ai capitali. Senza investimenti mirati e strategie finanziarie adeguate, il rischio è che queste innovazioni restino confinate a una nicchia di mercato.
Dunque, è indispensabile che brand, fornitori e investitori collaborino in un’ottica di lungo termine. Solo con un impegno condiviso sarà possibile trasformare i materiali Next-Gen da opzione sperimentale a pilastro della moda sostenibile del futuro.
Sostenibilità e vantaggio economico, un binomio inscindibile
Anche dal punto di vista economico, i materiali Next-Gen rappresentano un’opportunità economica concreta, al punto che, secondo Bcg, la loro diffusione potrebbe portare a una riduzione pari al 4% del costo del venduto nei prossimi cinque anni.
Ciò sarà possibile grazie a una maggiore scalabilità produttiva, a una minore dipendenza da materie prime esposte a volatilità (come dimostrano i recenti aumenti di prezzo del cashmere in Mongolia e del cotone statunitense) e, infine, a una supply chain più efficiente, capace di ridurre sprechi e costi imprevisti.
Le aziende che sapranno anticipare questo cambiamento potranno non solo rafforzare la propria competitività, ma anche rispondere con maggiore agilità alle nuove normative e alle richieste di un mercato sempre più esigente, mitigando il rischio di incorrere in sanzioni.
La sostenibilità, infatti, non è più solo una necessità etica, ma un asset strategico che sta ridefinendo il concetto stesso di valore per il settore.
La moda verso una nuova era sostenibile: chi guiderà il cambiamento
Il cambiamento è già iniziato e, chi saprà muoversi con visione strategica, potrà guidare questa transizione verso un nuovo paradigma.
La sostenibilità non è più un’opzione, ma un elemento chiave per rimanere competitivi, quindi, le aziende che investiranno in materiali innovativi e collaboreranno con l’intera filiera per superare le barriere all’adozione, saranno le protagoniste della prossima era della moda.
Guardando avanti, la vera sfida non sarà solo quella di ridurre l’impatto ambientale, ma si tratterà di ripensare l’intero sistema produttivo per renderlo più efficiente, flessibile e sostenibile.
Chi saprà anticipare questa trasformazione non solo contribuirà a ridefinire l’industria della moda, ma si posizionerà come leader in un mercato che premia l’innovazione, la qualità e la responsabilità.