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IA al servizio del bene comune grazie agli open data: Italia pioniera



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L’Italia sperimenta modelli linguistici basati su Open Government Data. Progetti come il “Modello Italia” mostrano come i dati pubblici possano alimentare sistemi di intelligenza artificiale per rendere le istituzioni più accessibili ed efficaci

Pubblicato il 15 set 2025

Federico Pilati

Università di Milano-Bicocca



Open banking che cos'è e come sta cambiando il nostro rapporto con le banche Open Government Data e Intelligenza Artificiale

La convergenza tra due fenomeni apparentemente distinti – l’apertura dei dati governativi e lo sviluppo di strumenti di intelligenza artificiale – nel contesto delle istituzioni pubbliche non rappresenta semplicemente l’incontro tra due tecnologie, ma può costituire l’emergere di una nuova alleanza che ridefinisce i rapporti tra istituzioni, cittadini e conoscenza collettiva.

La trasformazione in atto va, infatti, oltre la semplice digitalizzazione dei servizi pubblici: si tratta della formazione di quella che potremmo definire una potenziale democrazia aumentata[1], dove i modelli di intelligenza artificiale, alimentati da dati pubblici aperti, creano nuove forme di produzione collaborativa della conoscenza.

L’infrastruttura nazionale dei dati aperti

L’Italia dispone di un’infrastruttura consolidata di Open Government Data attraverso dati.gov.it, il catalogo nazionale dei dati aperti delle Pubbliche Amministrazioni italiane, creato con l’obiettivo di aggregare in un unico portale la maggior parte dei dati aperti pubblicati dalle varie amministrazioni sia locali che nazionali. Questa piattaforma rappresenta una risorsa strategica per l’addestramento di modelli di IA specializzati nella comprensione del contesto amministrativo italiano. La ricchezza di questo patrimonio informativo – che include dati economici, demografici, e amministrativi – offre un potenziale corpus di straordinario valore per lo sviluppo di applicazioni di IA orientate al servizio pubblico. La sfida consiste nel trasformare questa materia prima informativa in strumenti di intelligenza artificiale che possano effettivamente migliorare l’efficacia e l’accessibilità dei servizi pubblici.

Il “Modello Italia”: un caso pionieristico

Un esempio concreto della possibile convergenza tra OGD e IA è rappresentato dal progetto “Modello Italia”, sviluppato dalla collaborazione tra iGenius e CINECA, che ha portato alla creazione del primo Large Language Model italiano completamente open source. Il modello “Italia 9B” è un LLM con un’architettura Transformer da 9 miliardi di parametri, addestrato da zero in italiano su migliaia di miliardi di token, utilizzando il supercalcolatore Leonardo di Bologna. Questo progetto rappresenta un caso emblematico di come gli OGD possano diventare la base per lo sviluppo di modelli di IA sartoriali, capaci, ad esempio, di comprendere e processare il linguaggio amministrativo e normativo nazionale attraverso il fine-tuning con documenti resi accessibili tramite la digitalizzazione e tramite l’apertura dei dati governativi. Al di là dell’uso interno alle PA, lo stesso modello potrebbe essere utilizzato dalle aziende di settori altamente regolamentati, come i servizi finanziari, dimostrando come l’IA addestrata su documenti e dati pubblici possa rispondere a esigenze specifiche del tessuto economico.

Potenzialità di trasformazione per la PA

La combinazione tra patrimoni documentali pubblici e tecnologie di elaborazione del linguaggio naturale potrebbe aprire scenari completamente nuovi per l’interazione tra cittadini e amministrazione.

Assistenti virtuali basati su corpus normativi aperti

Immaginando di utilizzare l’intero corpus della Gazzetta Ufficiale italiana, già digitalizzato e reso disponibile come archivio, sarebbe possibile addestrare modelli linguistici specializzati capaci di interpretare e spiegare la normativa italiana in modo accessibile.

Un sistema di questo tipo potrebbe essere alimentato non solo dalle pubblicazioni ufficiali, ma anche da banche dati strutturate come quelle dell’Agenzia delle Entrate, dell’INPS, o dei registri camerali. L’integrazione di questi dataset permetterebbe di creare assistenti virtuali in grado di fornire risposte precise su questioni fiscali, previdenziali o relative alle pratiche d’impresa, utilizzando sempre e solo informazioni ufficiali e aggiornate.

La peculiarità di questo approccio risiederebbe nella capacità di processare simultaneamente norme primarie, decreti attuativi, circolari interpretative e giurisprudenza amministrativa, offrendo al cittadino una visione completa e coerente del quadro normativo. Un cittadino che deve aprire una partita IVA, ad esempio, potrebbe ricevere non solo l’elenco dei documenti necessari, ma anche spiegazioni sulle implicazioni fiscali, sui vincoli normativi del settore di attività, e sui possibili benefici o agevolazioni applicabili al suo caso specifico.

L’utilizzo di open data e documenti digitali pubblici garantirebbe inoltre la tracciabilità delle fonti: ogni risposta fornita dall’assistente virtuale potrebbe essere corredata dai riferimenti normativi precisi, permettendo al cittadino di verificare autonomamente l’informazione ricevuta. Questo approccio potrebbe ridurre significativamente il carico di lavoro degli sportelli pubblici, concentrando l’intervento umano sui casi più complessi che richiedono valutazioni discrezionali.

Monitoraggio automatizzato della spesa pubblica e dell’azione amministrativa

La disponibilità di dati aperti sulla spesa pubblica, combinata con tecniche di elaborazione automatica, potrebbe rivoluzionare i meccanismi di controllo democratico e accountability. Utilizzando i dati del Sistema Informativo delle Operazioni degli Enti Pubblici (SIOPE), delle centrali di committenza, e dei registri dei contratti pubblici, sarebbe possibile sviluppare sistemi di monitoraggio continuo che identificano automaticamente anomalie, ritardi, o inefficienze nella gestione delle risorse pubbliche.

Un sistema di questo tipo potrebbe analizzare in tempo reale tutti gli appalti pubblici pubblicati sui portali regionali e nazionali, identificando pattern sospetti come concentrazioni anomale di aggiudicazioni verso specifici operatori economici, scostamenti significativi tra importi a base d’asta e importi di aggiudicazione, o ricorrenze temporali che suggeriscono possibili frazionamenti degli affidamenti.

L’integrazione con dati aperti sui bilanci degli enti pubblici permetterebbe inoltre di tracciare automaticamente il ciclo completo della spesa: dall’impegno iniziale, attraverso la liquidazione, fino al pagamento effettivo. Algoritmi di natural language processing potrebbero analizzare migliaia di delibere e determine, identificando temi ricorrenti, misurando la complessità linguistica dei documenti, e segnalando possibili discrepanze tra obiettivi dichiarati e azioni concrete. Questo approccio potrebbe rendere visibili ritardi cronici nei pagamenti della pubblica amministrazione, identificare enti con comportamenti virtuosi o problematici, e fornire ai cittadini strumenti di controllo prima impensabili.

Partecipazione democratica aumentata dai dati

L’utilizzo combinato di open data e intelligenza artificiale potrebbe anche potenziare significativamente gli strumenti di partecipazione democratica. Piattaforme di e-democracy alimentate da dati pubblici potrebbero offrire ai cittadini simulazioni interattive dell’impatto delle proposte politiche, permettendo una partecipazione più informata ai processi decisionali.

Utilizzando dati aperti sui bilanci comunali, sulle caratteristiche socio-demografiche del territorio, e sui servizi erogati, una piattaforma di bilancio partecipativo potrebbe mostrare ai cittadini le conseguenze concrete delle diverse opzioni di spesa. Un cittadino potrebbe visualizzare come la destinazione di fondi aggiuntivi all’istruzione si tradurrebbe in termini di riduzione del numero di alunni per classe nelle scuole del quartiere, o come investimenti in trasporto pubblico potrebbero ridurre i tempi di percorrenza verso il centro città.

L’integrazione intelligente di dataset pubblici potrebbe inoltre aprire la strada alla personalizzazione dei servizi pubblici, mantenendo però sempre il controllo del cittadino sui propri dati e garantendo la trasparenza degli algoritmi utilizzati. Utilizzando dati anonimi e aggregati su comportamenti e preferenze degli utenti dei servizi pubblici digitali, sarebbe possibile sviluppare sistemi di raccomandazione che suggeriscono proattivamente servizi, benefici, o opportunità di cui il cittadino potrebbe non essere a conoscenza.

Un cittadino che accede al portale comunale per il rinnovo della carta d’identità potrebbe ricevere automaticamente informazioni su altri servizi potenzialmente rilevanti per il suo profilo: iscrizioni scolastiche se ha figli in età appropriata, informazioni sui servizi per anziani se ha familiari che potrebbero averne bisogno, o aggiornamenti su bandi e opportunità di finanziamento se risulta iscritto al registro delle imprese.

Sfide e opportunità della convergenza tra OGD-IA

Il tema della sovranità tecnologica è centrale per l’Italia e l’Europa nel contesto dello sviluppo di modelli di IA basati su dati pubblici. La dipendenza da modelli sviluppati da aziende straniere utilizzando dati non europei rischia di creare vulnerabilità strategiche e di limitare la capacità dei governi di controllare gli strumenti che utilizzano per erogare servizi ai cittadini.

Il progetto “Modello Italia” rappresenta un tentativo di risposta a questa sfida, dimostrando la fattibilità di sviluppare modelli linguistici sovrani utilizzando infrastrutture e competenze nazionali. Attualmente sono almeno tre i modelli italiani di intelligenza artificiale in sviluppo presso il centro di supercalcolo, suggerendo un impegno sistemico verso l’autonomia tecnologica nazionale.

Bias algoritmici e rappresentatività

L’utilizzo di dati pubblici per l’addestramento di modelli di IA solleva questioni critiche sulla rappresentatività e sui bias algoritmici. I dataset governativi, pur essendo più inclusivi rispetto a quelli commerciali, possono comunque riflettere disparità sociali esistenti o sottorappresentare specifiche categorie di cittadini.

È fondamentale sviluppare metodologie per identificare e mitigare questi bias, assicurando che i modelli di IA pubblica non amplifichino disuguaglianze esistenti. Questo richiede un approccio interdisciplinare che combini competenze tecniche, sociologiche e giuridiche per garantire equità e inclusività nei sistemi algoritmici pubblici.

Governance e controllo democratico

Il crescente utilizzo dell’IA nei processi governativi richiede nuovi framework di governance democratica. I cittadini devono poter comprendere e influenzare lo sviluppo e l’utilizzo di sistemi algoritmici che influenzano le loro vite, attraverso meccanismi di consultazione pubblica, controllo parlamentare e accountability trasparente. L’approccio open source adottato per il “Modello Italia” rappresenta un passo importante verso la trasparenza algoritmica, permettendo a ricercatori indipendenti e alla società civile di verificare e auditare il funzionamento dei modelli utilizzati dalle istituzioni pubbliche. Per realizzare appieno il potenziale democratico dell’integrazione tra OGD e IA, è necessario infatti stabilire principi chiari, come:

  • Trasparenza algoritmica: i modelli utilizzati dalle istituzioni pubbliche devono essere aperti all’ispezione e alla verifica indipendente. L’approccio open source del “Modello Italia” offre un esempio concreto di come questo principio possa essere implementato.
  • Controllo democratico: lo sviluppo di sistemi di IA pubblica deve coinvolgere attivamente i cittadini attraverso processi partecipativi che vadano oltre la mera consultazione tecnica.
  • Equità e inclusività: i modelli devono essere progettati e addestrati in modo da servire equamente tutti i cittadini, prestando particolare attenzione alle categorie vulnerabili o sottorappresentate.
  • Accountability distribuita: deve sempre esistere una catena di responsabilità umana chiara per le decisioni algoritmiche che influenzano la vita dei cittadini.

Verso una società pienamente algoritmica

L’integrazione tra Open Government Data e Intelligenza Artificiale rappresenta un’opportunità per rafforzare la democrazia e migliorare l’efficacia delle istituzioni pubbliche. Tuttavia, realizzare questo potenziale richiede un impegno collettivo che vada oltre l’innovazione tecnologica per abbracciare una visione più ampia di cittadinanza digitale e partecipazione democratica. La sfida non è solo tecnica, ma profondamente politica: si tratta di assicurare che l’intelligenza artificiale amplifichi la voce dei cittadini invece di sostituirla, che aumenti la trasparenza invece di creare nuove opacità, che riduca le disuguaglianze invece di perpetuarle. Solo attraverso un approccio consapevole e partecipativo sarà possibile costruire un’ecologia dell’IA pubblica che sia veramente al servizio del bene comune, trasformando i dati aperti da semplici dataset in strumenti per una democrazia più inclusiva, trasparente e partecipativa.

La convergenza tra patrimoni informativi pubblici e modelli di intelligenza artificiale apre scenari inediti per la ridefinizione dei rapporti tra istituzioni e cittadini. Gli assistenti virtuali alimentati da corpus normativi aperti, i sistemi di monitoraggio automatizzato della spesa pubblica e le piattaforme di partecipazione democratica aumentata dai dati non rappresentano soltanto innovazioni nei servizi pubblici, ma strumenti potenziali per la costruzione di una democrazia più informata, trasparente e partecipativa.

L’utilizzo di dati aperti come base per l’addestramento di modelli specializzati non solo garantisce la trasparenza e la verificabilità degli algoritmi potenzialmente utilizzati dalle istituzioni, ma crea anche le condizioni per lo sviluppo di una conoscenza pubblica aumentata, dove l’intelligenza artificiale amplifica la capacità collettiva di comprensione e controllo dei processi governativi.

La visione emergente è quella di una società dove l’intelligenza artificiale non sostituisce i processi decisionali umani ma li potenzia, fornendo ai cittadini e alle istituzioni strumenti più efficaci per la comprensione della complessità sociale ed economica, per il monitoraggio dell’azione pubblica e per la partecipazione ai processi decisionali. In questo scenario, l’apertura dei dati governativi non rappresenta soltanto un principio di trasparenza, ma diventa il fondamento per la costruzione di una conoscenza pubblica condivisa, dove l’intelligenza artificiale opera come amplificatore della capacità collettiva di analisi e comprensione.

La transizione verso questo paradigma richiede un impegno sistemico che coinvolga non solo le istituzioni pubbliche e la comunità tecnologica, ma anche la società civile, il mondo accademico e i cittadini stessi. Solo attraverso un approccio collaborativo e partecipativo sarà possibile assicurare che l’evoluzione dell’IA pubblica rimanga ancorata ai principi democratici e orientata al servizio del bene comune.

L’opportunità storica che si presenta è quella di utilizzare l’integrazione tra Open Government Data e intelligenza artificiale per costruire istituzioni pubbliche più efficaci, trasparenti e responsive, capaci di rispondere alle sfide della complessità contemporanea senza sacrificare i principi di democrazia, equità e inclusività. Il successo di questa transizione dipenderà dalla capacità di mantenere l’equilibrio tra innovazione tecnologica e controllo democratico, trasformando i dati aperti da semplici repository informativi in strumenti per una cittadinanza più consapevole e partecipativa.

Bibliografia

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[1] Progetto d’Eccellenza-Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Milano-Bicocca, “Open Government Data. Conoscere la società attraverso i dati della Pubblica Amministrazione”, finanziamento MUR 2023-2027, nota 15659 del 28/12/2022.

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