Negli ultimi anni la cittadinanza digitale è diventata un tema centrale nel dibattito educativo e sociale. Il mondo digitale si arricchisce di nuove opportunità ma anche di rischi emergenti, in primis legati all’intelligenza artificiale (IA).
Parallelamente, si registra un importante cambio di passo a livello istituzionale: nel 2025 l’Italia ha riconosciuto ufficialmente il 22 ottobre come Giornata Nazionale della Cittadinanza Digitale.
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Giovani e intelligenza artificiale tra entusiasmo e timori
Secondo un recente report dell’Osservatorio Scientifico sull’Educazione Digitale del Movimento Etico Digitale, quasi uno studente su due utilizza l’IA come fonte di informazione, ma soltanto il 4% si sente davvero competente in materia. Questo dato mette in luce un divario tra l’adozione spontanea di tecnologie avanzate da parte dei giovani e la loro effettiva comprensione. Inoltre, tra gli adolescenti aumentano le preoccupazioni: dal timore per la perdita della privacy all’uso malevolo dell’IA contro l’uomo, cresciuto di oltre 10 punti percentuali rispetto al 2024. I ragazzi spesso percepiscono l’IA come un amico virtuale, assistente o persino psicologo, senza però disporre ancora di strumenti critici adeguati per filtrare informazioni e interazioni. L’IA, insomma, non è più solo un mezzo da usare: rappresenta un nuovo ambiente in cui i giovani trascorrono tempo e trovano risposte, ponendo urgenti sfide educative per scuole, famiglie e società.
La cittadinanza digitale come responsabilità collettiva
La cittadinanza digitale è “il luogo” in cui si intrecciano diritti, doveri, emozioni e relazioni. Non è un’opzione, ma una responsabilità collettiva.
Gli adolescenti italiani ci dicono che vivono nel digitale con tutte le sue luci e le sue ombre. Hanno sogni e paure, cercano connessioni vere, pongono domande profonde e chiedono strumenti concreti per orientarsi.
Il compito degli adulti non è solo proteggere, ma educare alla libertà responsabile, creare alleanze e offrire occasioni di crescita condivisa.
Nasce la giornata nazionale della cittadinanza digitale
La Giornata Nazionale della Cittadinanza Digitale è nata su impulso dell’Associazione Social Warning – Movimento Etico Digitale e ha portato a una proposta di legge dedicata, presentata in Parlamento. Tale disegno di legge, dopo l’approvazione unanime in Senato, è ora in discussione alla Camera.
L’obiettivo dichiarato è promuovere in tutto il Paese una cultura digitale critica, creativa e partecipativa, soprattutto tra le nuove generazioni. La data del 22 ottobre – già scelta simbolicamente per eventi educativi sul digitale negli ultimi anni – diventa così un’occasione ufficiale per riconoscere che il digitale è una dimensione fondamentale della cittadinanza.
Come sottolinea il comunicato approvato, “la Repubblica riconosce il 22 ottobre quale giornata dedicata all’alfabetizzazione e all’educazione digitale“, una proposta ideata da Social Warning e ora sostenuta trasversalmente dalle istituzioni. Si tratta di un passo significativo: scuola, politica e società civile iniziano finalmente a fare fronte comune per preparare cittadini consapevoli nell’era digitale.
Adolescenti e intelligenza artificiale: tra uso, emozioni e solitudine digitale
Il report 2025 dell’Osservatorio – basato su quasi 2.000 questionari raccolti da circa 20.000 studenti incontrati tra gli 11 e i 18 anni in tutta Italia – offre uno spaccato chiaro di come gli adolescenti italiani vivono il rapporto con l’IA. Innanzitutto, l’intelligenza artificiale è ormai parte integrante della quotidianità digitale dei giovani: il 43% degli studenti si rivolge direttamente a chatbot e assistenti virtuali come fonti informative, un dato quasi raddoppiato rispetto al 35% dell’anno precedente. Internet in generale resta la risorsa dominante (indicata dal 91% dei ragazzi), ma l’ascesa dell’IA come “interlocutore immediato” segna un cambiamento di abitudini importante.
A fronte di questo utilizzo crescente, tuttavia, permane un livello di competenza percepita molto basso: appena il 4,4% dei giovani si sente pienamente capace di usare l’IA, mentre la maggioranza relativa (60,6%) dichiara di “cavarsela” e oltre il 15% ammette di saperla usare poco o per niente. Ciò indica chiaramente che la diffusione degli strumenti di IA tra i ragazzi non è stata accompagnata da un’adeguata educazione. Il rischio evidenziato dagli esperti è che l’uso automatico di queste tecnologie superi la reale comprensione di come funzionano, alimentando passività e disinformazione.
Le opinioni dei giovani sull’impatto dell’IA sono sfumate: alla domanda se “l’intelligenza artificiale possa migliorare la vita quotidiana”, circa la metà (50,3%) degli studenti risponde di sì, mentre un altro quarto (24,8%) risponde “dipende” e il restante 24,9% esprime dubbi o rifiuto. Questo equilibrio tra fiducia e incertezza suggerisce che l’IA è vista più come una possibilità che come una certezza acquisita.
Le principali preoccupazioni espresse dagli studenti riguardano: • l’uso dell’IA “contro l’uomo” (41,9%); • un utilizzo scorretto o incontrollato (39,7%); • la sicurezza dei dati personali (34,9%); • la perdita di posti di lavoro (32,3%).
Solo il 22,4% dei ragazzi dichiara di non avere alcuna paura legata all’IA, in calo rispetto al 27% dell’anno precedente. Questo indica una crescente sensibilità: l’IA non è più percepita come una tecnologia neutrale, ma come un fenomeno da interrogare e comprendere criticamente.
Sempre più adolescenti raccontano di utilizzare l’IA non solo come supporto scolastico, ma come amico o persino psicologo digitale. Il caso di Adam Raine, 16enne californiano che si è tolto la vita dopo essersi confidato con un chatbot, mostra quanto questo rischio sia concreto. Anche in Italia i formatori di Social Warning raccolgono segnalazioni da ragazzi e famiglie che raccontano lo stesso tipo di utilizzo. È un fenomeno preoccupante: l’empatia simulata dell’IA non può sostituire il sostegno educativo e le relazioni autentiche di cui i giovani hanno bisogno.
Un numero crescente di studenti riferisce di utilizzare strumenti come ChatGPT non solo per risolvere dubbi scolastici, ma come confidente, alleato emotivo o “amico psicologico.
Questo tipo di relazione racconta qualcosa di più profondo del rapporto con la tecnologia: parla di un bisogno di ascolto e di presenza. Se l’intelligenza artificiale diventa il nostro rifugio, dobbiamo chiederci cosa manca nei legami umani intorno a quei ragazzi. L’IA può essere una stampella, ma non deve diventare una protesi affettiva. Serve uno sforzo collettivo per riportare al centro l’ascolto reale, la relazione educativa e la fiducia nel confronto umano. L’empatia simulata non può sostituire quella autentica. Se vogliamo davvero prenderci cura dei giovani, dobbiamo esserci noi, prima dell’algoritmo.
Scuole e famiglie di fronte alla sfida educativa
Di fronte alla pervasività dell’IA nella vita dei più giovani, come sta reagendo il mondo educativo? Purtroppo, i dati evidenziano un ritardo da colmare. Meno del 56% degli studenti riferisce di aver ricevuto qualche forma di educazione alla cittadinanza digitale a scuola. Inoltre, tra coloro che hanno affrontato questi temi, più di uno studente su due valuta l’educazione digitale insufficiente o molto insufficiente. La quota di chi la ritiene “molto insufficiente” è passata dal 15% nel 2024 al 23% nel 2025.
Questo feedback dagli studenti è un campanello d’allarme: indica che la formazione offerta finora non è percepita come adeguata alle sfide attuali. Non basta parlare occasionalmente di cyberbullismo o sicurezza online: serve un percorso continuo che tratti l’identità digitale, la gestione dei dati, il pensiero critico verso le fonti in rete e, oggi, anche la comprensione di come funzionano gli algoritmi di IA.
Iniziative come quelle di Social Warning mirano proprio a colmare il divario. L’associazione, nata nel 2018, ha già coinvolto oltre 100.000 studenti in tutta Italia attraverso workshop gratuiti su temi come cyberbullismo, fake news, reputazione online e uso consapevole dei social. Grazie a questo lavoro di sensibilizzazione, la richiesta di una Giornata nazionale della cittadinanza digitale è partita proprio dal basso, dai ragazzi e dai volontari, per poi arrivare in Parlamento.
Il 22 ottobre 2025, in occasione della prima celebrazione ufficiale della Giornata della Cittadinanza Digitale, Social Warning organizzerà una diretta speciale su Twitch (twitch.tv/socialwarning), gratuita e aperta a tutti, per coinvolgere studenti, famiglie ed educatori in un dialogo sui temi del digitale.
A seguire, il 25 ottobre 2025 a Verona, presso l’Educandato Statale Agli Angeli, si terrà un grande evento in presenza, anch’esso gratuito e aperto a tutti (informazioni e iscrizioni su giornatacittadincanzadigitale.it).
L’iniziativa proporrà workshop e interventi su temi chiave della cittadinanza digitale:
• Intelligenza artificiale e algoritmi
• Web reputation e identità digitale
• Fake news e pensiero critico
• Salute mentale e benessere digitale
Due appuntamenti pensati per favorire consapevolezza, responsabilità e partecipazione attiva nel mondo digitale.
Verso una cittadinanza digitale consapevole e inclusiva
Dai dati emersi e dalle iniziative descritte, appare chiaro che la cittadinanza digitale non è più un concetto teorico, ma una realtà quotidiana. L’intelligenza artificiale rappresenta la frontiera più attuale: affascina, incuriosisce e spesso aiuta, ma pone anche sfide inedite in termini di etica, sicurezza e comprensione. Educare alla cittadinanza digitale nell’era dell’IA significa sfruttare le opportunità ma anche sviluppare strumenti critici per mantenere autonomia e tutelare l’identità.
Il percorso di approvazione della legge sulla cittadinanza digitale e le tante attività di sensibilizzazione indicano una strada precisa: riconoscere che il digitale è uno spazio di diritti e doveri, in cui servono le stesse competenze civiche che applichiamo nel mondo fisico. Investire in educazione digitale è fondamentale per costruire una società in cui la tecnologia sia inclusiva, etica e al servizio del benessere collettivo.
Una ricerca per comprendere il rapporto tra giovani e digitale
Nel corso dell’anno scolastico 2024/2025, il Movimento Etico Digitale ha incontrato circa 20.000 studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Attraverso un questionario somministrato in forma digitale, sono stati raccolti quasi 1979 questionari validi provenienti da ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 18 anni, distribuiti in modo rappresentativo per fascia d’età e provenienza geografica.
I dati si basano quindi su un campione reale, spontaneo e diretto: le risposte sono fornite da chi ogni giorno vive il digitale, senza mediazioni. Questo approccio rende il nostro Osservatorio uno strumento prezioso non solo per comprendere le tendenze, ma anche per progettare azioni educative efficaci e mirate.
Bibliografia
• Nicholas Carr, Superbloom. Le tecnologie di connessione ci separano?, Raffaello Cortina Editore, 2024.
• Shoshana Zuboff, Il capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri, Luiss University Press, 2023 (trad. di Paolo Bassotti).
• AA.VV., Manifesto della Media Education, Erickson, 2022.
• Paolo Benanti, Le macchine sapienti. Intelligenza artificiale e il futuro dell’uomo, Marietti 1820, 2018.











