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Il Fediverso a scuola: uno strumento didattico per la cittadinanza digitale



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Il Fediverso offre strumenti di web sociale interoperabili per supportare attività didattiche, simulazioni, educazione civica e competenze tecnologiche, promuovendo consapevolezza digitale e responsabilizzazione degli studenti in un ambiente di apprendimento aperto

Pubblicato il 9 mag 2025

Francesco Macchia

attivista digitale, blogger, presidente dell’associazione Pirati.io e membro del comitato promotore del Privacy Pride



Fediverso

Il Fediverso rappresenta un’opportunità straordinaria per trasformare l’approccio educativo al mondo digitale. Questo ecosistema di software interconnessi può diventare uno strumento prezioso per insegnanti e studenti, offrendo un ambiente sicuro, etico e versatile per esplorare le potenzialità del web sociale senza le problematiche tipiche delle piattaforme commerciali.

Ma, esattamente, di cosa parliamo quando parliamo di fediverso?

Cos’è il Fediverso

Il Fediverso è uno dei più interessanti fenomeni che abbiano caratterizzato il web degli ultimi anni.

Fediverso è una parola difficile e viene spesso immaginato come una sorta di un contorto groviglio tecnologico, comprensibile solo a una selezionatissima casta di litigiosi adepti diversamente giovani, caratterialmente puntigliosi e ossessionati dalla privacy. Eppure il Fediverso è molto più semplice e divertente rispetto a come viene raccontato dai suoi evangelizzatori.

In effetti “spiegare” il Fediverso è un po’ come “spiegare” un contenitore in metallo: non ha senso. I contenitori in metallo infatti hanno delle caratteristiche comuni come la conducibilità elettrica, la resistenza agli urti, al fuoco o alle alte e alle basse temperature, la riciclabilità, la lucentezza, la possibilità di essere modellati, incisi o ricostruiti; possono essere costituiti da metalli diversi o addirittura da leghe: se queste caratteristiche li rendono interessanti per gli ingegneri, non è certamente questo che li rende interessanti all’utente finale. Per l’utente finale non esiste il contenitore di metallo, ma esistono la cassaforte o la scatoletta di tonno, il proiettile o la nave, la borraccia termica o, per concludere, la bara.

Da questo punto di vista si potrebbe dire che il Fediverso non esiste: ciò che esiste sono i social network, i forum, i blog, i portali di videostreaming, i podcast. Quello che rende il Fediverso così speciale è che tutte queste realtà, che esistono nella testa degli utenti e che dagli utenti vengono usate, possono essere connesse tra loro.

Il fediverso come connettore di social

Qualcuno riesce a immaginare un utente di X-Twitter che su Reddit risponde a un post di un utente Facebook? Ebbene questo è quello che può succedere nel fediverso, quando nell’ambiente di Lemmy, un software simile a Reddit, un utente Mastodon (un software simile a X) risponde a un post di un utente Friendica (un software simile a Facebook).

Fediversdo, massima flessibilità, massima versatilità

Ma c’è di più: Lemmy, Mastodon o Friendica sono solo dei software che si installano su un server, ossia un qualsiasi computer che esegue software di rete, ma non sono “il forum” o “il social”, perché ogni utente può decidere di installarli su un proprio server e crearsi una propria “istanza”, ossia un server che esegue software del Fediverso e che è collegato ad altri server.

Inoltre, siccome questi software sono quasi tutti rilasciati sotto licenza aperta, possono essere modificati e redistribuiti con la stessa licenza: Mastodon per esempio è un celebre software di microblogging ispirato al vecchio Twitter con cui gli utenti possono scrivere messaggi non più lunghi di 500 caratteri e senza formattazione, ma è possibile prendere il codice sorgente pubblico di quel software e modificarlo come hanno fatto gli sviluppatori di Mastodon glitch-sock per scrivere testo formattato comunque leggibile dagli altri server Mastodon: in tal modo è stato possibile creare un server Mastodon come poliversity.it, dedicato all’istruzione e alla ricerca accademica, che consente di scrivere messaggi formattati e più lunghi di 500 caratteri, come attualmente consentono le versioni profumatamente pagate dagli utenti “premium” di X-Twitter.

Un’istanza può essere quindi un ambiente che ospita milioni di utenti provenienti da tutto il mondo, come lo sono mastodon.social, il server gestito dallo staff di sviluppo di Mastodon, o pixelfed.social, basato su un software che ripropone le funzionalità di Instagram; ma può anche essere un server locale, come mastodon.uno, l’istanza italiana con il maggior numero di utenti; infine alcuni utenti possono decidere di creare un’istanza personale su un proprio server con il software che preferiscono (o di svlupparsene uno tutto loro compatibile con il Fediverso) per connettersi con tutti gli altri server del mondo.

Le potenzialità del Fediverso

Le potenzialità offerte dal Fediverso attraverso il protocollo da esso utilizzato (Activitypub, un protocollo riconosciuto come standard dal W3C) sono pressoché illimitate.

Oggi, per esempio, chiunque sia in grado di amministrare il proprio blog Wordpress potrebbe trasformarlo in una vera e propria istanza federata, semplicemente installando un semplice plugin, e può decidere in tal modo di “aprire i commenti” a tutti gli utenti del Fediverso. Altri plugin wordpress consentono addirittura di trasformare lo stesso blog e i suoi “autori” in utenti social in grado di seguire altri utenti del Fediverso; o ancora di creare eventi federati, visibili cioè da software come Friendica, il Facebook del Fediverso, o da sistemi di pubblicazione di eventi, come Mobilizon o Gancio; esiste addirittura chi ha sviluppato un plugin per consentire agli utenti wordpress di pubblicare post utilizzando una qualsiasi delle numerose app gratuite sviluppate per Mastodon!

Il fediverso come palestra didattica

La flessibilità data dalla possibilità di installare liberamente software su qualsiasi server e di poterlo modificare o addirittura sviluppare ex novo, può trasformare i software del Fediverso in una vera e propria palestra del Web, dotata di tante attrezzature, ciascuna utilizzabile per sviluppare un certo tipo di muscolatura. Ecco perché i software del Fediverso, oltre a costituire un elegante strumento di socializzazione per quegli utenti che non vogliono regalare i propri dati personali e comportamentali alle grandi piattaforme extraeuropee, possono anche diventare un efficace strumento didattico sotto diversi punti di vista: possono rappresentare un supporto alle attività didattiche, trasformarsi in un ambiente di simulazione, costituire un laboratorio di educazione civica, essere un laboratorio tecnologico e diventare una pista di collaudo per sperimentare direttamente alcuni temi legati alla cittadinanza digitale o alla cittadinanza in genere.

Il supporto concreto del Fediverso alle attività didattiche

Come abbiamo visto, non esiste praticamente un solo ambito conosciuto del web che i software del fediverso non coprano: blogging, microblogging, social, forum, video streaming, podcast, etc. Questo rende possibile utilizzarlo per la distribuzione di materiali didattici in alternativa alle piattaforme proprietarie che sempre di più vengono utilizzate nella scuola mettendo a rischio, oggi più che mai, la privacy di insegnanti e soprattutto studenti.

Gli insegnanti possono caricare i propri video con PeerTube, utilizzando le risorse messe a disposizione dalle istanze italiane più grandi, come ha fatto l’associazione Programma il Futuro, o creando un’istanza dedicata secondo l’esempio inaugurato dal CNR; è anche possibile caricare le proprie lezioni audio con Castopod o con Funkwhale, sistemi dedicati ai podcast. Peertube consente oggi anche di organizzare delle dirette, con la possibilità di integrare una chat in tempo reale, anche se esiste un software come Owncast che nasce specificatamente per le dirette streaming.

Possono essere organizzati veri e propri blog con Writefreely, un sistema di scrittura molto semplice, o è possibile realizzare un giornalino di classe o di istituto con un Wordpress federato.

Inoltre è possibile organizzare un social di istituto con Friendica (che consentirebbe anche una buona capacità di segregare il social scolastico dal resto del Fediverso globale) o con Mastodon (esiste già l’istituto comprensivo Galilei di Verona che ha creato una propria istanza pubblica dedicata a insegnanti e studenti dell’istituto); ma è anche possibile utilizzare la forma più composta del “forum” utilizzando Lemmy, con la possibilità di commentare gli argomenti della lezione, notizie di attualità, gli articoli della Costituzione o qualsiasi altro tipo di argomento.

Friendica inoltre dispone anche di un calendario condiviso (anche se esistono strumenti specifici come Mobilizon per organizzare eventi e riunioni) ma è possibile anche organizzare giochi di ruolo didattici con i gruppi e le identità multiple, facendo interpretare agli studenti o a gruppi di studenti personaggi famosi per farli interagire nel contesto storico studiato in classe.

Le possibilità sono quindi piuttosto ampie ed è un peccato che finora non siano stati realizzati progetti noti di questo tipo.

Il Fediverso come ambiente di simulazione

Come abbiamo visto, una parte significativa degli strumenti del Fediverso è costituita da social network, ossia piattaforme in cui gli utenti possono seguire altri utenti. Se spesso assistiamo a progetti di “educazione social” con un’impostazione estremamente teorica, si potrebbe realizzare un piccolo server Mastodon, anche non federato (o due server Friendica, di cui il primo per insegnanti e studenti maggiorenni federato con tutto il mondo e il secondo dedicato agli studenti minorenni e federato solo con il primo), per monitorare come i ragazzi interagiscono tra loro: un esperienza pratica decisamente molto più formativa che consente di “vivere” realmente o di praticare in una sorta di “simulazione” i temi più importanti delle dinamiche della socialità digitale.

Due dei concetti più importanti che può insegnare il Fediverso sono per esempio quello della privacy e quello della reputazione.

Sappiamo infatti che gli strumenti del Fediverso (o almeno di quello libero; non certo di Threads, il social proprietario lanciato da Meta come spin-off di Instagram e più o meno compatibile con lo standard Activitypub) non tracciano gli utenti per rivendere i loro dati personali e comportamentali agli inserzionisti; tuttavia il Fediverso non è una darknet: se gli utenti scrivono nel Fediverso contenuti impostati come pubblici, allora quegli utenti sono leggibili da chiunque!

Le impostazioni di privacy costano sempre un po’ di attenzione, quindi fatica; è possibile impostare la visibilità dei propri post in modo che possa essere esposta solo ad alcuni utenti, solo a quelli che ci seguono oppure indiscriminatamente a tutti gli utenti del mondo.

Tuttavia la maggior parte dei software del Fediverso non prevedono comunicazioni crittografate e pertanto, anche il messaggio soggetto alla privacy maggiore, quello leggibile solo a certi utenti, non è davvero segreto: se l’amministratore del nostro server volesse perdere molto tempo nel leggere il database dell’applicazione, potrebbe individuare i file di testo dei messaggi e leggerli; naturalmente quando ci iscriziamo in una istanza, sappiamo che stiamo concedendo all’amministratore del nostro server una visibilità speciale (l’amministratore del proprio server potrebbe sapere da quale indirizzo ip ci siamo collegati), ma il punto è che se inviamo un messaggio riservato all’utente di un altro server, anche l’amministratore di quel server potrebbe virtualmente leggerlo.

Naturalmente la situazione è decisamente diversa da quella che riguarda certi social commerciali, dove alcuni azionisti si vantano addirittura di poter leggere i messaggi privati degli utenti.

Un altro concetto altrettanto importante è quello di anonimato o più precisamente dello pseudonimato. I server del Fediverso non pretendono l’iscrizione degli utenti con nome e cognome e comunque non richiedono agli utenti di dimostrare la veridicità della propria identità. Oltretutto l’utente @mariorossi@istanza.blu e l’utente @mariorossi@istanza.rossa (questo è l’aspetto, simile all’email, dei nickname del fediverso) possono essere persone diverse, perché esattamente come nell’email ogni server gestisce i propri nomi utente in maniera indipendente dagli altri.

Questa assenza di identità può portare ad attacchi di ingegneria sociale, in cui un utente potrebbe assumere le sembianze di un altro utente o di un personaggio famoso e rastrellare follower da contattare e cui, magari, somministrare truffe di ogni tipo, come peraltro avviene frequentemente nei social commerciali. Gli amministratori delle istanze più serie sono sempre impegnati a monitorare questo tipo di comportamenti, ma il comportamento più utile ed etico è quello di responsabilizzare i singoli utenti.

Naturalmente chi vuole “dimostrare” la propria identità può decidere di collegare espressamente il proprio account con il proprio blog o con un dominio di cui è titolare, ma il punto è che nei social del Fediverso, l’identità del proprio intrlocutore non è un valore in sé, perché il vero valore è ciò che l’utente pubblica e il modo in cui interagisce con gli altri.

Questo ci aiuta a introdurre il consetto di “reputazione”: la reputazione diventa l’unico “asset” dell’utente del Fediverso; non il suo nome e non il numero di follower, ma il suo comportamento nel tempo. Gli utenti tossici, offensivi, i troll, i disinformatori o gli spammer infatti vengono bloccati dagli altri utenti, vengono spesso ammoniti, sanzionati o addirittura espulsi dagli amministratori.

Diventa qui evidente il limite pratico che in un contesto come quello del Fediverso possono avere i concetti di libertà di parola e della cosiddetta “censura”: libertà di parola non è libertà di offendere né libertà di diffondere disinformazione, perché gli amministratori, oltre ad avere la responsabilità legale di monitorare la presenza di contenuti illegali e di rimuoverli, hanno la responsabilità sociale di creare un ambiente di discussione virtuoso, proficuo, divertente e collaborativo.

Laboratorio di cittadinanza digitale

Il Fediverso può quindi essere un modo per portare gli studenti a confrontarsi direttamente con la responsabilità personale e sociale ma può anche aiutare nello specifico a capire quanto è importante disporre di soluzioni aperte e alternative al software closed source e alle piattaforme proprietarie.

La tecnologia, infatti, non è mai neutra e, così come i social commerciali sono orientati ad aumentare il coinvolgimento degli utenti con l’unica finalità di attirare gli inserzionisti, il Fediverso è orientato alla libertà dell’utente e alla sua autodeterminazione.

La decentralizzazione, ossia la natura federata di tantissimi server indipendenti ma connessi l’uno all’altro, è un presupposto per creare la responsabilizzazione dell’utente, una responsabilizzazione  che ricorda quella dei cittadini di una democrazia.

Alla libertà di scegliere in quale istanza iscriversi o quale software usare, corrisponde una sostanziale difficoltà di scelta; alla libertà di potersi creare un proprio server, corrisponde la necessità di acquisire delle competenze informatiche di massima; al concetto di resilienza generale del sistema (anche se cade il 50% delle istanze, il sistema Fediverso continua a funzionare), corrisponde la fragilità individuale della singola istanza; ai vantaggi della portabilità, ossia la possibilità di trasferire il proprio account senza perdere i propri follower, corrisponde l’impossibilità di mantenere i contenuti prodotti in passato (che possono comunque essere salvati in un file locale); alla moderazione attenta che contraddistingue alcune istanze, può alternarsi la moderazione arbitraria o l’assenza di moderazione di altre istanze; al valore della libertà e della diversità come risorsa, fa sempre da contraltare il disorientamento tipico di chi si trova a scegliere liberamente e a confrontarsi con le diversità altrui. La libertà è un bene di cui nel Fediverso si impara il costo e il valore.

Il Fediverso come laboratorio tecnologico

Quello di “educazione civica” non è l’unico laboratorio possibile: infatti non bisogna dimenticare, soprattutto per quelle scuole nelle quali viene insegnata informatica, che il Fediverso è soprattutto una sfida tecnologica: realizzare un’istanza consente di mettere alla prova le proprie competenze sistemistiche sulle reti, sulla configurazione di server web, di database. Ma anche di esercitare la propria capacità di leggere il codice sorgente degli applicativi (che sono scritti nei più disparati linguaggi) o dei singoli script, dei fogli di stile che servono a rappresentare l’interfaccia web di questi software, o quello delle app per Android o iOS i cui sorgenti sono quasi sempre esposti presso i repository più famosi come GitHub o di quelli meno inflazionati, come Codeberg o come (l’anch’esso federato con Activitypub) Gitea!

Inoltre, molti software del Fediverso consentono di scrivere post creando a mano la formattazione attraverso linguaggi di marcatura come il Markdown, il glorioso BBCode o lo stesso HTML.

Infine è sempre possibile lavorare a progetti di “localizzazione” contribuendo alle traduzioni in crowdsourcing.

Meno legato alla componente informatica e più a quella del design, può essere anche utile analizzare le diverse piattaforme distinguendole per funzionalità: i social come Mastodon, Friendica, Pleroma, Pixelfed; i forum come Lemmy, Mbin, Piefed, BBCode; i blogging come Writefreely, Wordpress, Plume, Ghost; i sistemi multimedia come Peertube, Owncast, Castopod, Funkwhale.

Il Fediverso come standard e comprensione dei dati digitali

Infine bisogna ricordarsi che Activitypub è uno standard internazionale approvato dal W3C e anche solo studiare come è fatto e documentato uno standard internazionale può rivelarsi un esercizio utile: capire che seguire un utente o iscriversi a un “gruppo”, pubblicare un post o una risposta, aggiungere un like, ricondividere un post, allegare un’immagine sono azioni svolte da “attori” definiti da uno standard, significa acquisire una consapevolezza non banale nel momento in cui l’immersione nei social sembra naturale come l’aria.

Il Fediverso ci mostra inoltre quali sono i dati minimi, le tracce digitali, che dobbiamo lasciare ogni volta che ci iscriviamo a un social: il nome (che però può essere inventato), il nickname univoco, l’email (quasi sempre necessaria per la registrazione), l’indirizzo ip che lasciamo ogni volta che ci colleghiamo dalla nostra postazione (usare TOR aiuta a mascherarlo), il tempo di connessione e, ovviamente, i contenuti prodotti, le nostre interazioni e i nostri collegamenti. Questi dati potrebbero essere in grado individuarci con precisione, ma è molto meno impattante lasciarli in mano a un piccolo server che non li raccoglie per rivenderli e che non può confrontarli con altri miliardi di utenti, ma solo con le decine, massimo migliaia della propria istanza.

Il valore formativo che il Fediverso può avere nella scuola è in piena sintonia con un paragrafo presente a pag. 49 del Piano Nazionale Scuola Digitale: “è in questo contesto [l’alfabetizzazione informativa e digitale] che va collocata’l’introduzione al pensiero logico e computazionale e la familiarizzazione con gli aspetti operativi delle tecnologie informatiche. In questo paradigma, gli studenti devono essere utenti consapevoli di ambienti e strumenti digitali, ma anche produttori, creatori, progettisti”.

Leggere i temi di attualità attraverso il Fediverso: il concetto di sostenibilità legale

Anche se DSA e DMA non impattano direttamente sul Fediverso a causa dell’esiguità della base utenti e per la non onerosità del servizio, le istanze sono comunque soggette al GDPR e anche se gestite a scopo ludico/amatoriale possono essere equiparate alle piattaforme di messaggistica. Le istanze raramente dispongono di un DPO professionista e si trovano di fronte alla necessità di gestire iscrizioni di utenti anonimi che potrebbero essere minorenni o -ancor peggio- under 14, e dal momento che l’ambiente culturale del Fediverso aborrisce il controllo dell’identità, gli amministratori non hanno strumenti per impedire l’iscrizione degli under 14, se non quello di bannare chi “sembra”  un under 14.

Costituisce sicuramente un insegnamento etico interessante quello di comprendere quanto sia complicato conciliare le convinzioni ideologiche in favore dell’anonimato con il rispetto della legge!

Il Fediverso e la sostenibilità delle risorse

Immergersi nel Fediverso è quindi un’occasione per spiegare concetti come privacy, reputazione, open source, software libero, reverse engineering, mercato dei dati personali, ma è anche un modo per affrontare temi fortemente legati alla consapevolezza sociale come il consumo di risorse e la sosteniblità economica di un progetto.

I server, le ore uomo dei sistemisti e dei moderatori comportano un dispendio quantificabile di risorse energetiche ed economiche. Creare un server federato significa autofinanziarlo facendosi al massimo aiutare dalle donazioni degli utenti; se i social commerciali devono aumentare le iscrizioni degli utenti e il loro coinvolgimento (il famoso engagement) anche attraverso la tossicità e la radicalizzazione delle discussioni, gli amministratori del Fediverso devono innanzitutto disincentivare questi comportamenti tossici, perché questo aumenterebbe solo il volume di traffico e l’impegno dei moderatori, senza nessun vantaggio economico; se i social commerciali trasmettono all’utente il concetto di spazio illimitato (perché ogni contenuto fotografico o video aumenta la visibilità) il Fediverso insiste sul conctto decisamente più educativo di “risorse finite”; se i social commerciali cercano di non far uscire i propri utenti dal loro giardino recintato (molti di loro a volte hanno addirittura bloccato i link verso le più grandi istanze Mastodon!), gli amministratori del Fediverso sono di fatto costretti ad aprirsi il più possibile al mondo dei server federati e a federare le proprie istanze con tutte le altre istanze che garantiscono un adeguato livello di moderazione, perché essere connessi è il vero valore del Fediverso.

Il Ffediverso e la sostenibilità energetica

Inoltre, il modello stesso del Fediverso ci porta ad analizzare da vicino alcuni aspetti legati alla sosteniblità energetica. Pur rappresentando un modello interessante di resilienza, il sistema delle istanze federate presenta criticità legate alla proliferazione di server e alla ridondanza dei dati.

Sebbene molti software del Fediverso facciano sempre più attenzione a limitare il dispendio di risorse e altri come come Writefreely, Pleroma o SNAC, hanno realizzato una fortissima minimizzazione dell’impatto energetico e delle risorse di calcolo, il problema del Fediverso è che ogni contenuto prodotto da un utente viene ridondato in tutte le istanze in cui c’è almeno un follower di quell’utente!

Inoltre è chiaro che se i milioni di utenti presenti in tutto il Fediverso si trovassero in un solo server, il consumo energetico sarebbe più ridotto. Anche in questo caso, è evidente che per scegliere tra l’impatto della decentralizzazione e l’anelito al risparmio energetico è necessaria una valutazione mirata dei benefici sui costi!

Sostenibilità architetturale e concentrazione delle risorse

Oltre alla sostenibilità energetica, la ridondanza delle istanze apre anche a due dei temi più importanti che riguardano tecnologia e società, ossia quello della sostenibilità architetturale e quello della concentrazione delle risorse.

Oltre al problema della sostenibilità energetica infatti è le tenuta architetturale del Fediverso che presenta alcuni interrogativi. Quando un paio di anni fa si è avuto un incremento rapidissimo del Fediverso che ha riguardato soprattutto l’istanza mastodon.social, la più grande del Fediverso, sebbene quell’istanza abbia avuto problemi di sovraccarico brillantemente risolti grazie alla capacità di fare fundraising su decine di migliaia di donatori, i problemi più gravi sono stati subiti dalle istanze più piccole: infatti i contenuti numerosi delle istanze grandi hanno saturato i database delle istanze più piccole che però non sono cresciute in termini di utenti.

Questo ha fatto si’ che piattaforme con poche decine di utenti, per sopravvivere hanno avuto la necessità di aumentare la banda, la memoria e lo spazio disco.

È interessante osservare che a subire l’impatto maggiore non sono state tutte le istanze, ma solo quelli con software social perché, avendo utenti che possono seguire gli altri utenti, questi hanno portato dentro la loro istanza tutti i contenuti dei nuovi utenti seguiti!

Quello della saturazione delle strutture e delle infrastrutture è un argomento molto astratto quando si studia nelle discipline quali la geografia o l’economia, ma in questo caso si mostra assai concretamente nell’ambito del Fediverso.

Una lettura sociologica del Fediverso

Il punto è che il Fediverso è criticamente esposto a uno sbilanciamento: Mastodon per esempio la fa da padrone rispetto a tutti gli altri software e, come se non bastasse, ci sono tantissime istanze Mastodon, ma più del 90% degli utenti Mastodon si trova sul 5% dei server e più dell’80% si trova sull’1% dei server più grandi! Una sperequazione che ricorda molto i dati sulla distribuzione mondiale della ricchezza e che fa capire come alcune tendenze sociali, se non vengono mitigate da interventi di riequilibrio, tendono ad acuirsi e ad arrivare a punti di non ritorno.

Quel momento di saturazione ha portato in passato a una pressione ambientale che ha contribuito ad agevolare l’evoluzione darwiniana di alcune delle piattaforme del fediverso; del resto i suoi software sono tanti, sono scritti con software libero e sono sottoposti a continua selezione “naturale” determinata dalla pressione architetturale, legale, economica ed energetica.

Proprio tale flessibilità del Fediverso, dovuta alla sua naturale interoperabilità e alla sua architettura “open source” è stata uno dei motivi che hanno spinto la Commissione Europea a finanziare il Fediverso e i suoi software attraverso il fondo Next Generation Internet. Come leggiamo in una delle pagine del grande progetto europeo di finanziamento: “Nell’ambito della Next Generation Internet Initiative, abbiamo lavorato verso futuri alternativi di Internet per creare un’Internet resiliente, affidabile e sostenibile. Questi futuri alternativi hanno una cosa in comune: si basano su tecnologie comuni: standard aperti, software e hardware libero & open-source e dati aperti. Questi sono ingredienti ideali per ripristinare la salute di Internet perché consentono ai singoli utenti e alla comunità di gestire i propri servizi Internet piuttosto che elevare una singola entità aziendale in una sovrapposizione dominante”

Anche in questi ultimi frangenti abbiamo potuto osservare quanto il Fediverso possa essere un modello che illustra questioni sociali importanti (redistribuzione della ricchezza, pressione evolutiva, ritorno dell’ivestimento nella tecnologia aperta) sotto angolazioni insolite.

Conclusioni

Il web sociale aperto, nella sua specifica “incarnazione” del Fediverso non è perciò solo una “tecnologia” ma è anche un luogo per favorire la collaborazione e l’apprendimento interculturale; inoltre, essendo un progetto che è anche promosso dall’Unione Europea, questo potrebbe portare facilmente a instaurare programmi di collaborazione internazionale che aiutano gli studenti e gli insegnanti a connettersi con i colleghi di altri paesi europei.

Naturalmente i professionisti che lavorano nella scuola sono già sommersi dall’impegno della didattica ordinaria, alle incombenze burocratiche che ormai assillano il personale docente e alle problematiche di carattere organizzativo e logistico che affliggono l’istruzione pubblica e non è affatto facile per loro provare ad arricchire la didattica con le tematiche del Fediverso; tuttavia, se anche non è possibile concretizzare nell’attività didattica tutti i suggerimenti qui suggeriti, sarà comunque importante averli raccolti insieme per fare in modo che almeno alcuni di essi possano diventare un piacevole spunto per tutti gli insegnanti interessati.

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