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Green cloud, AI e nucleare: come cambia la strategia delle big tech



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Il green cloud è passato da tema di nicchia a leva strategica, spinto da IA, pressione normativa e costi energetici. Provider, imprese e regolatori stanno ridisegnando data center, modelli di business e standard ESG per coniugare efficienza, resilienza e decarbonizzazione reale, oltre il semplice marketing

Pubblicato il 26 nov 2025

Giuseppe Arcidiacono

Responsabile Sistema Informativo at ARCEA



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Il paradigma del Green Cloud computing ha subito una trasformazione radicale, evolvendo da una preoccupazione di nicchia a un pilastro centrale della strategia aziendale. Questa transizione è catalizzata da una convergenza di pressioni normative, incentivi economici e, soprattutto, dalle immense richieste energetiche della nuova era dell’intelligenza artificiale (IA). Analizziamo le ultime novità e le direzioni strategiche di questo settore critico, fornendo un’analisi essenziale per i decisori strategici.

Indice degli argomenti

Green Cloud e strategie dei grandi provider globali

È importante, innanzitutto, sottolineare come sia in corso una competizione aggressiva per la sostenibilità tra i principali fornitori di servizi cloud — Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure e Google Cloud Platform (GCP) — che, seppur mossi da obiettivi comuni, stanno diversificando in modo significativo le proprie strategie:

  • AWS si concentra sulla resilienza operativa e sulla diversificazione energetica, includendo l’energia nucleare.
  • Microsoft persegue l’obiettivo più ambizioso di diventare carbon negative attraverso massicci investimenti nella rimozione del carbonio e nell’economia circolare.
  • Google affronta la sfida tecnicamente più complessa di operare con energia carbon-free 24/7, un obiettivo che mira a ridefinire il concetto stesso di energia pulita.

Per comprendere il ruolo esercitato dalle innovazioni tecnologiche all’interno di questa trasformazione, basti pensare che il raffreddamento a liquido sta diventando una vera e propria necessità per gestire la densità di calcolo dei carichi di lavoro IA, mentre il portafoglio energetico dei data center si sta espandendo oltre le fonti rinnovabili intermittenti per includere opzioni di carico di base come il nucleare e il geotermico.

L’IA, inoltre, rappresenta un paradosso, in quanto da un lato costituisce lo strumento più potente per ottimizzare l’efficienza energetica, mentre dall’altro è il principale motore della sua crescita esponenziale.

Tuttavia, il settore deve affrontare sfide significative quali:

  • L’accusa di greenwashing, ovvero la pratica di fare affermazioni ambientali fuorvianti, che minaccia la credibilità del settore, specialmente per quanto riguarda l’uso di crediti di energia rinnovabile per mascherare le emissioni reali.
  • La gestione del cosiddetto effetto rebound (o effetto rimbalzo), ossia quel fenomeno complesso e spesso sottovalutato in base al quale l’introduzione di miglioramenti nell’efficienza energetica può condurre, in modo controintuitivo, a un aumento del consumo energetico complessivo, in quanto l’efficienza accresciuta rende l’utilizzo di una risorsa meno costoso (in termini energetici), incentivando un uso più frequente o più intenso della risorsa stessa.

Green Cloud e gestione olistica dell’efficienza

Per mitigare i rischi sopra esposti, è cruciale andare oltre la mera ricerca dell’efficienza, sviluppando e implementando strategie olistiche che includano:

  1. Monitoraggio e misurazione continua: raccogliere dati precisi non solo sull’efficienza delle singole componenti, ma anche sul consumo energetico totale e sull’intensità d’uso delle risorse digitali.
  2. Incentivi per l’uso responsabile: promuovere pratiche di utilizzo consapevole tra utenti e sviluppatori, incoraggiando la progettazione di applicazioni leggere e l’ottimizzazione del codice per ridurre al minimo le risorse necessarie.
  3. Politiche di consumo ottimale: implementare politiche che limitino l’espansione incontrollata dei servizi o che impongano limiti al consumo per determinate attività, bilanciando l’offerta con la domanda effettiva e necessaria.
  4. Educazione e consapevolezza: sensibilizzare tutti gli stakeholder, dai fornitori di servizi cloud agli utenti finali, sull’esistenza dell’effetto rebound e sull’importanza di un approccio integrato alla sostenibilità digitale.
  5. Innovazione sistemica: non solo efficienza hardware e software, ma anche modelli di business e architetture di sistema che favoriscano la condivisione delle risorse, la minimizzazione dei dati elaborati e archiviati e l’adozione di energie rinnovabili certificate.

In sintesi, mentre l’efficienza energetica è un pilastro della transizione verso un Green Cloud e la decarbonizzazione, essa deve essere affiancata da un’attenta gestione del consumo complessivo e da una promozione vigorosa dell’uso responsabile delle risorse digitali.

Solo così sarà possibile garantire che i benefici delle innovazioni tecnologiche non vengano erosi dall’effetto rebound, permettendo di raggiungere un’autentica sostenibilità digitale.

Green Cloud, normative UE e governance aziendale

Il panorama normativo, guidato dall’Unione Europea, sta passando da iniziative volontarie a regimi di reporting obbligatori e basati sui dati, stabilendo di fatto uno standard globale.

In questo contesto, l’adozione di pratiche di GreenOps, in sinergia con il FinOps, sta diventando fondamentale per le aziende per gestire sia i costi sia l’impronta di carbonio delle loro operazioni cloud.

La conclusione strategica è inequivocabile: il cloud computing sostenibile non è più un’opzione, ma una necessità competitiva e operativa.

La capacità di un’organizzazione di navigare in questo complesso ecosistema di tecnologia, regolamentazione e strategie dei fornitori determinerà non solo la sua performance ESG, ma anche la sua resilienza finanziaria e la sua rilevanza a lungo termine in un’economia digitale sempre più attenta all’ambiente.

Green Cloud computing: dall’IT eco-friendly alla strategia di business

Il Green Cloud computing rappresenta la pratica di progettare, produrre, utilizzare e smaltire computer, chip e altre risorse tecnologiche in modo da limitare l’impatto dannoso sull’ambiente. Questa definizione si estende oltre una semplice etichetta “eco-friendly” per abbracciare un approccio olistico che permea l’intero ciclo di vita dell’infrastruttura IT.

Le pratiche fondamentali includono:

  • l’ottimizzazione delle applicazioni per un’esecuzione efficiente
  • l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile per alimentare i data center
  • la progettazione di data center sostenibili (green data centers)
  • il consolidamento dei server
  • l’ampio uso della virtualizzazione per massimizzare l’utilizzo dell’hardware.

L’evoluzione di questo concetto riflette la maturazione del settore. Inizialmente, la semplice migrazione dei carichi di lavoro da data center privati on-premise, spesso inefficienti, a infrastrutture cloud su vasta scala era considerata una pratica intrinsecamente “verde”.

I data center dei grandi provider, grazie alle loro economie di scala, offrivano un’efficienza energetica e operativa superiore. Tuttavia, questa visione si è rivelata incompleta.

Con la crescita esponenziale del cloud, il consumo energetico aggregato dei data center è diventato a sua volta una preoccupazione ambientale di primo piano, spingendo il settore verso una definizione più rigorosa e completa di sostenibilità.

La concezione moderna del Green Cloud non si limita più alle azioni del provider, ma si estende alla responsabilità del cliente.

Le aziende non possono più semplicemente “esternalizzare” la loro sostenibilità IT migrando al cloud, ma devono essere considerate quali “partecipanti attivi” nella riduzione dell’impronta di carbonio digitale.

È necessario, ad esempio, ottimizzare le applicazioni per l’ambiente cloud, riducendo l’utilizzo non necessario di risorse di calcolo, storage e rete, anche attraverso discipline come il GreenOps, che integra le metriche di sostenibilità nella gestione delle operazioni cloud e sottolinea questo cambiamento di responsabilità condivisa, con i provider che iniziano a offrire strumenti specifici per consentire ai clienti di monitorare e ridurre il proprio impatto.

Perché il Green Cloud conviene: il nuovo business case

L’adozione di pratiche di Green Cloud deve necessariamente passare attraverso l’elaborazione di un business case fondato su molteplici pilastri che vanno oltre la semplice responsabilità sociale d’impresa, quali:

  • Riduzione dei costi: esiste una correlazione diretta e innegabile tra efficienza energetica e riduzione dei costi operativi. Ottimizzare i carichi di lavoro per consumare meno risorse cloud si traduce immediatamente in bollette più basse. La migrazione verso il cloud pubblico può ridurre l’impronta di carbonio fino all’84% e tagliare il costo totale di proprietà (TCO) del 30-40% rispetto alle infrastrutture on-premise tradizionali, secondo studi di Accenture. Questo risparmio economico fornisce un potente incentivo finanziario che allinea gli obiettivi di sostenibilità con quelli di redditività.
  • Miglioramento della reputazione del marchio e attrattiva per gli investitori: la sostenibilità è diventata un fattore decisionale cruciale per consumatori, partner commerciali e investitori. Un solido profilo ESG (ambientale, sociale e di governance), supportato da pratiche di Green Cloud verificabili, può migliorare l’immagine del marchio, attrarre capitali e fidelizzare i clienti. Una ricerca di Forbes ha rilevato che l’88% dei consumatori è più fedele alle aziende che sostengono cause ambientali o sociali.
  • Conformità normativa e preparazione per il futuro: l’adozione proattiva di pratiche sostenibili consente alle aziende di anticipare e conformarsi a normative ambientali sempre più stringenti, in particolare quelle provenienti dall’Unione Europea. Questo approccio non solo evita potenziali multe e sanzioni, ma posiziona l’azienda come leader responsabile, preparandola per un futuro in cui la regolamentazione ambientale sarà ancora più pervasiva.
  • Accesso a incentivi e finanziamenti: le iniziative di IT sostenibile possono sbloccare l’accesso a incentivi pubblici, crediti d’imposta (come quelli previsti in Italia per la Transizione 5.0) e opportunità di finanziamento green dedicate alla digitalizzazione ecologica.
  • Attrazione e ritenzione dei talenti: un impegno dimostrabile verso la sostenibilità può migliorare il morale dei dipendenti e attrarre talenti che danno valore alla responsabilità aziendale, un fattore sempre più importante nel mercato del lavoro moderno.

Inizialmente, le motivazioni erano prevalentemente legate all’immagine e alla corporate social responsibility (CSR). Successivamente, il legame diretto tra efficienza energetica e risparmio (la sinergia con il FinOps) ha fornito un forte incentivo economico.

Oggi, con l’UE che rende obbligatorio il reporting di sostenibilità per i data center e gli investitori che esaminano attentamente le metriche ESG, la conformità è diventata non negoziabile. Di conseguenza, il Green Cloud non è più un elemento accessorio per il report annuale di CSR, ma una componente fondamentale della gestione del rischio, della pianificazione finanziaria e della strategia aziendale a lungo termine.

Green Cloud e impatto globale: contestualizzare l’urgenza

L’urgenza di adottare il Green Cloud computing è radicata nell’impatto ambientale significativo e crescente del settore tecnologico globale. Il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) è responsabile di una quota compresa tra l’1,8% e il 3,9% delle emissioni globali di gas a effetto serra, una cifra paragonabile e potenzialmente superiore a quella del settore aereo.

Al centro di questo impatto ci sono i data center, le fondamenta fisiche del cloud. Essi rappresentano da soli circa il 3% del consumo energetico totale annuo a livello mondiale, un dato che è raddoppiato nell’ultimo decennio.

Questa traiettoria di crescita è destinata ad accelerare ulteriormente, spinta dall’esplosione dei dati e, più recentemente, dalla domanda insaziabile di potenza di calcolo per l’addestramento e l’esecuzione di modelli di IA.

Questo contesto critico evidenzia come il Green Cloud non sia solo una best practice, ma una necessità assoluta per mitigare l’impronta ecologica di un’economia sempre più digitalizzata e per garantire che la trasformazione digitale possa procedere in modo sostenibile.

Dinamiche di mercato e traiettoria di crescita del Green Cloud

Dinamiche di mercato e traiettoria di crescita

Analisi del mercato globale: quantificare la corsa al verde

Il mercato legato alla sostenibilità nel cloud e nelle tecnologie verdi sta vivendo una fase di crescita eccezionale, spinta da una convergenza di fattori normativi, economici e tecnologici. L’analisi dei dati provenienti da diversi report di mercato fornisce un quadro chiaro della scala finanziaria e dello slancio di questo settore.

Il mercato globale della tecnologia verde e della sostenibilità è proiettato a crescere da un valore di circa 25,47 miliardi di USD nel 2025 a 73,90 miliardi di USD entro il 2030, registrando un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 23,7%. Parallelamente, il mercato specifico della sostenibilità nel cloud è previsto in espansione da 36,11 miliardi di USD nel 2025 a 175,82 miliardi di USD entro il 2034, con un CAGR del 19,23%.

Le leggere differenze nelle cifre e nelle definizioni di mercato tra i report riflettono la natura dinamica e interconnessa di questi settori, ma confermano unanimemente una traiettoria di crescita robusta e sostenuta.

L’analisi di mercato rivela tendenze significative nei suoi segmenti chiave:

  • Per componente: il software emerge come il segmento dominante e trainante. La necessità di sistemi di gestione dell’energia, piattaforme di monitoraggio dell’impronta di carbonio e strumenti di reporting ESG sta alimentando una forte domanda di soluzioni software sofisticate.
  • Per tecnologia: il cloud computing è una tecnologia fondamentale, affiancata da intelligenza artificiale/analytics e IoT. La blockchain si sta affermando come la tecnologia con la crescita più rapida, grazie al suo potenziale nel garantire trasparenza e tracciabilità nel commercio dei crediti di carbonio e nel monitoraggio delle catene di approvvigionamento sostenibili.
  • Per dimensione aziendale: le grandi imprese detengono attualmente la quota di mercato maggiore, rappresentando circa il 74% del totale. Tuttavia, il segmento delle piccole e medie imprese (PMI) è quello che cresce più rapidamente, poiché anche le aziende più piccole stanno integrando pratiche sostenibili nei loro modelli di business, spinte dalla domanda dei clienti e da una maggiore accessibilità delle soluzioni cloud.

L’evoluzione del mercato non è monolitica. Inizialmente, gli sforzi si sono concentrati sull’hardware (server efficienti, sistemi di raffreddamento). Tuttavia, la gestione e l’ottimizzazione di questi sistemi su larga scala richiedono software avanzati.

Inoltre, la conformità normativa e il reporting ESG sono impossibili senza piattaforme robuste per la raccolta e l’analisi dei dati. Di conseguenza, il futuro dell’innovazione e della creazione di valore nel Green Cloud risiede sempre più nel livello software: analisi guidate dall’IA, piattaforme di contabilità del carbonio e strumenti di GreenOps che trasformano i dati in miglioramenti concreti della sostenibilità.

Di seguito, una tabella riassuntiva che consolida le previsioni di mercato secondo quanto emerge da diverse fonti autorevoli:

MetricaReport di origineValore 2025 (USD)Valore previsto (USD) e annoCAGR (%)Segmenti chiave e approfondimenti regionali
Mercato green tech & sostenibilitàMarketsandMarkets25,47 miliardi73,90 miliardi entro il 203023,7%Segmento dominante: software (reporting ESG). Tecnologia a crescita più rapida: blockchain.
Mercato sostenibilità cloudPrecedence Research36,11 miliardi175,82 miliardi entro il 203419,23%Regione leader: Nord America (37%). Regione a crescita più rapida: Asia Pacifico (CAGR 20,53%).
Mercato Green Cloud computingFortune Business Insights(dati dal 2023)(previsione al 2032)(n.d.)Regione leader: Nord America (35%). Crescita guidata da IA generativa e strategie net-zero.

Principali motori di crescita e aree geografiche strategiche

La rapida espansione del mercato del Green Cloud è alimentata da una serie di potenti motori di crescita che operano a livello globale. I principali catalizzatori includono l’aumento dei mandati normativi, in particolare in Europa, gli impegni aziendali verso obiettivi net-zero, le crescenti richieste degli investitori per performance ESG verificabili e una chiara preferenza dei consumatori per marchi e prodotti sostenibili.

L’analisi geografica rivela un panorama dinamico e differenziato:

  • Nord America: attualmente è il leader di mercato, con una quota stimata tra il 35% e il 37%. Questa posizione dominante è il risultato diretto della presenza dei giganti tecnologici (AWS, Azure, GCP) e di ingenti investimenti aziendali in infrastrutture e tecnologie sostenibili.
  • Asia Pacifico: è proiettata a diventare la regione con la crescita più rapida, con un CAGR previsto del 20,53%. Questa accelerazione è alimentata dalla rapida industrializzazione, dall’urbanizzazione e da una crescente consapevolezza ambientale in economie chiave come Cina e India, che si trovano ad affrontare l’urgenza di gestire l’impatto ambientale della loro massiccia espansione economica.
  • Europa: rappresenta un mercato cruciale, caratterizzato da un forte quadro normativo e da iniziative governative che spingono attivamente verso la decarbonizzazione e l’efficienza energetica. Le normative europee stanno di fatto stabilendo uno standard globale, fungendo da modello per altre regioni.

Questo scenario geografico suggerisce che, sebbene il Nord America guidi in termini di dimensioni di mercato grazie al dominio dei suoi giganti tecnologici, l’Europa è leader nel pensiero normativo, definendo l’agenda globale. L’Asia Pacifico, d’altra parte, rappresenta la più grande opportunità di crescita futura.

Una strategia di Green Cloud di successo a livello globale richiede quindi un approccio sfumato e regionalizzato: sfruttare i poli di innovazione negli Stati Uniti, conformarsi agli standard rigorosi stabiliti dall’UE e prepararsi per la scala massiccia e le sfide infrastrutturali uniche dell’APAC.

Tendenze economiche e di investimento

Il contesto economico più ampio conferma la crescente importanza della sostenibilità. La capitalizzazione di mercato della green economy sta crescendo a un ritmo significativamente più veloce rispetto ai mercati azionari globali, con un CAGR a 10 anni del 13,8% contro l’8,3% del mercato più ampio.

All’interno di questo universo, il settore dell’efficienza energetica è quello con le migliori performance, a testimonianza dei solidi ritorni finanziari che questi investimenti possono generare.

Tuttavia, il mercato non è immune da fattori geopolitici. Le tensioni commerciali, come le tariffe imposte tra Stati Uniti e Cina su componenti chiave per le tecnologie verdi (veicoli elettrici, celle fotovoltaiche), possono influenzare le catene di approvvigionamento, aumentare i costi e modificare le priorità di innovazione, spingendo le aziende a cercare materiali alternativi o ecosistemi di produzione diversificati.

Questi fattori introducono un elemento di incertezza, ma allo stesso tempo possono agire da catalizzatore per l’innovazione e la resilienza del settore.

Strategie dei big del cloud e impatto dell’IA

I tre principali fornitori di servizi cloud — Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure e Google Cloud Platform (GCP) — dominano il mercato globale, controllando collettivamente oltre il 63% delle infrastrutture. In un contesto di crescente pressione normativa e di mercato, la sostenibilità è diventata un campo di battaglia competitivo cruciale.

Sebbene tutti e tre i giganti condividano obiettivi di alto livello, le loro strategie, i loro investimenti e le loro iniziative recenti rivelano approcci distinti. Un’analisi comparativa delle loro performance, basata sugli annunci più recenti del 2024 e 2025, è fondamentale per comprendere le traiettorie del settore.

Di seguito, una tabella riassuntiva che funge da “scorecard” per un confronto immediato delle loro posizioni.

CaratteristicaAmazon Web Services (AWS)Microsoft AzureGoogle Cloud Platform (GCP)
Obiettivo principaleNet-zero carbon entro il 2040Carbon negative entro il 2030Energia carbon-free 24/7 entro il 2030
Obiettivo 100% rinnovabiliRaggiunto nel 2025 (obiettivo)100% di fornitura entro il 2025Corrispondenza annuale del 100% dal 2017
Obiettivo idricoWater positive entro il 2030Water positive entro il 2030Reintegrare il 120% del consumo entro il 2030
Obiettivo rifiutiStrategia di economia circolareZero waste entro il 203084% di deviazione dei rifiuti operativi (2024)
Iniziative chiave 2024/2025Investimento in energia nucleare; espansione eolica/solare in EuropaMassicci contratti di rimozione del carbonio; operatività dei circular centersPrimo accordo aziendale per SMR nucleari; 8 GW di energia pulita acquistata
Strumenti per i clientiAWS Carbon Footprint ToolMicrosoft Cloud for Sustainability; Emissions Impact DashboardCarbon Sense Suite; Low CO₂ Region Picker

AWS: resilienza, nucleare e water positivity

La strategia di AWS è caratterizzata da un approccio pragmatico e orientato alla scala, con l’obiettivo di raggiungere le zero emissioni nette di carbonio entro il 2040 e di alimentare le proprie operazioni con il 100% di energia rinnovabile entro il 2025, con cinque anni di anticipo rispetto al piano originale.

Gli annunci recenti del 2024 evidenziano una significativa diversificazione e accelerazione:

  • Diversificazione energetica: la mossa più strategica è stata la firma di quattro progetti di energia nucleare per garantire una fornitura di energia carbon-free di base, costante e affidabile, superando i limiti delle fonti rinnovabili intermittenti.
  • Espansione globale delle rinnovabili: AWS ha continuato la sua massiccia espansione, aggiungendo 46 nuovi progetti in Europa, tra cui il più grande parco eolico del Portogallo, e portando il suo portafoglio in Spagna a oltre 90 iniziative e in India a 53 progetti.
  • Gestione idrica: l’impegno per diventare water positive (restituire più acqua di quanta ne consuma) entro il 2030 ha fatto progressi significativi, raggiungendo il 53% dell’obiettivo nel 2024 (in aumento dal 41% nel 2023). L’efficienza nell’uso dell’acqua (WUE) è migliorata del 17% rispetto al 2023, raggiungendo un valore di 0,15 L/kWh.
  • Economia circolare: AWS sta rafforzando la sua strategia basata sui tre pilastri “progettare meglio, operare più a lungo, recuperare di più”, per massimizzare il ciclo di vita e il riutilizzo dei componenti hardware.

Per i clienti, AWS offre l’AWS Carbon Footprint Tool, che consente di monitorare le emissioni associate ai carichi di lavoro.

Microsoft: carbon negative, water positive, zero waste

Microsoft si distingue per l’impegno pubblico più ambizioso e olistico, puntando a diventare carbon negative, water positive e zero waste entro il 2030. Questo va oltre la neutralità, implicando la rimozione dall’atmosfera di più anidride carbonica di quanta ne emetta.

I progressi recenti, riportati per l’anno fiscale 2024/2025, dimostrano un’azione concreta:

  • Rimozione del carbonio: un pilastro della strategia carbon negative è l’investimento attivo nella rimozione del carbonio. Nell’anno fiscale 2024, Microsoft ha stipulato contratti per quasi 22 milioni di tonnellate metriche di rimozione di CO₂, posizionandosi come uno dei maggiori acquirenti mondiali di questa tecnologia emergente.
  • Energia rinnovabile: l’azienda ha contratti per 34 GW di nuova energia rinnovabile in 24 paesi e persegue l’obiettivo “100/100/0”: abbinare il 100% del suo consumo, per il 100% del tempo, con acquisti di energia a zero emissioni entro il 2030.
  • Riduzione dei rifiuti e circolarità: Microsoft ha raggiunto l’obiettivo del 2025 di riutilizzare/riciclare il 90,9% dei server e componenti con un anno di anticipo. I Microsoft Circular Centers, hub dedicati al ricondizionamento e riciclo dell’hardware dei data center, sono un elemento chiave di questa strategia e hanno già permesso di ridurre le emissioni di 145.000 tonnellate di CO₂e.
  • Innovazione idrica: l’azienda sta implementando tecnologie di raffreddamento avanzato come il raffreddamento adiabatico e a immersione liquida, che possono ridurre il consumo di acqua fino al 90% in nuovi data center, come quelli in Arizona. Inoltre, ha collaborato alla costruzione della Quincy Water Reuse Utility, che ricicla l’acqua di raffreddamento e ha ridotto l’uso di acqua potabile nella regione del 97%.

Microsoft offre ai clienti una suite completa di strumenti, tra cui la piattaforma Microsoft Cloud for Sustainability e l’Emissions Impact Dashboard per Azure e Microsoft 365.

Google Cloud: energia 24/7 carbon-free e trasparenza

Google si concentra sulla sfida tecnica più ardua: operare interamente con energia priva di emissioni di carbonio (CFE), 24 ore su 24, 7 giorni su 7, entro il 2030. Questo obiettivo va oltre la corrispondenza annuale del consumo con acquisti di energia rinnovabile, mirando a un’alimentazione pulita e costante su base oraria per ogni data center. Google ha inoltre raggiunto la neutralità carbonica per la sua intera impronta storica nel 2020.

Il report ambientale 2025 (relativo al 2024) rivela un quadro complesso e trasparente:

  • Efficienza vs emissioni totali: Google ha riportato una riduzione del 12% delle emissioni energetiche dei data center nel 2024, nonostante un aumento del 27% della domanda di elettricità, dimostrando un “disaccoppiamento” di successo tra crescita e emissioni operative. Tuttavia, le emissioni totali dell’azienda (incluse quelle della catena di fornitura, scope 3) sono aumentate dell’11%, evidenziando la sfida enorme posta dalle emissioni indirette.
  • Approvvigionamento energetico: nel 2024, Google ha acquistato un record di 8 GW di energia pulita e ha raggiunto una corrispondenza oraria con CFE del 66% (in aumento dal 64%). Ha inoltre siglato il primo accordo aziendale al mondo per l’acquisto di energia nucleare da reattori modulari piccoli (SMR).
  • Efficienza hardware: il suo chip personalizzato per l’IA, l’Ironwood TPU, è quasi 30 volte più efficiente dal punto di vista energetico rispetto alla prima versione del 2018.
  • Gestione idrica: l’obiettivo è reintegrare il 120% del consumo di acqua dolce entro il 2030. Nel 2024, ha raggiunto il 64% di reintegrazione (4,5 miliardi di galloni), un balzo notevole rispetto al 18% del 2023.

Google fornisce ai clienti la suite di strumenti Carbon Sense, che include il Google Cloud Region Picker, permettendo di scegliere le regioni con la minore intensità di carbonio per i propri carichi di lavoro.

Questa trasparenza, tuttavia, espone Google a critiche: un report del Kairos Fellowship accusa l’azienda di “greenwashing”, sostenendo che l’enfasi sulle “emissioni basate sul mercato” tramite crediti di energia rinnovabile (REC) maschera l’aumento delle emissioni fisiche reali, guidato dalla crescita esponenziale del consumo energetico per l’IA.

L’analisi comparativa rivela che i “Big Three” sono impegnati in una vera e propria corsa agli armamenti della sostenibilità, ma con filosofie strategiche che iniziano a divergere.

AWS si concentra sulla scala e sulla resilienza operativa, come dimostra la sua adozione pragmatica del nucleare.

Microsoft persegue la leadership di pensiero con l’impegno più olistico e ambizioso, puntando alla rimozione del carbonio e alla circolarità.

Google, infine, affronta la sfida tecnica più difficile, quella della corrispondenza oraria 24/7, che richiede una profonda integrazione con le reti elettriche e un’IA avanzata per la gestione dell’energia.

Questa divergenza implica che la scelta di un provider cloud potrebbe presto essere influenzata non solo da prezzo e funzionalità, ma anche dall’allineamento della sua filosofia di sostenibilità con quella del cliente.

Un altro punto cruciale è il cambiamento strategico imposto dall’IA. I carichi di lavoro dell’IA, intensivi e costanti, non possono essere alimentati in modo affidabile solo da fonti rinnovabili intermittenti come il solare e l’eolico senza enormi sistemi di accumulo.

Questo sta spingendo l’intero settore verso fonti di energia carbon-free 24/7, come il nucleare e il geotermico. L’obiettivo del “100% rinnovabile” basato su acquisti annuali di REC non è più sufficiente; il nuovo punto di riferimento è l’energia carbon-free 24/7, uno standard molto più elevato che guiderà miliardi di investimenti in tecnologie energetiche di nuova generazione.

Infine, la trasparenza sta diventando un’arma a doppio taglio. Mentre i provider rilasciano report sempre più dettagliati per guadagnare la fiducia dei clienti, questa stessa trasparenza li espone a un esame più attento e a critiche, come nel caso di Google.

Ciò costringerà il settore a un dialogo più onesto e complesso su cosa significhi veramente “sostenibile” nell’era digitale.

Infrastrutture Green Cloud: raffreddamento, energia e IA

La tecnologia della sostenibilità: innovazioni nelle operazioni dei data center

La transizione verso un cloud più sostenibile non è solo una questione di policy aziendali, ma è profondamente radicata nell’innovazione tecnologica a livello di infrastruttura.

Le crescenti esigenze di calcolo, in particolare quelle guidate dall’intelligenza artificiale, stanno spingendo i limiti delle tecnologie tradizionali e accelerando l’adozione di soluzioni radicalmente nuove per il raffreddamento, l’alimentazione e la gestione operativa dei data center.

L’evoluzione del raffreddamento: dall’aria al liquido

Per decenni, il raffreddamento ad aria è stato lo standard per la gestione termica dei data center. Tuttavia, questo approccio, che si basa sulla circolazione di aria fredda tramite ventole e unità di condizionamento, sta raggiungendo i suoi limiti fisici ed economici.

Il raffreddamento può rappresentare fino al 40% del consumo energetico totale di un data center, e la sua efficacia diminuisce drasticamente con l’aumentare della densità di potenza dei server moderni, in particolare quelli equipaggiati con GPU e altri acceleratori per l’IA.

Questa sfida ha catalizzato una rivoluzione verso il raffreddamento a liquido, che sfrutta la capacità termica superiore dei liquidi per trasferire il calore in modo molto più efficiente. Le principali tecnologie emergenti sono:

  • Direct liquid cooling (DLC) / direct-to-chip: questa tecnica prevede la circolazione di un liquido refrigerante attraverso cold plate (piastre fredde) montate direttamente sui componenti più caldi del server, come CPU e GPU. Offre un raffreddamento preciso e localizzato, molto più efficiente dell’aria nel rimuovere grandi quantità di calore da aree concentrate.
  • Raffreddamento a immersione: questo è l’approccio più radicale e più efficiente. I server vengono completamente immersi in un fluido dielettrico (non conduttivo). Questa tecnica elimina la necessità di ventole sui server, riducendo il consumo energetico e il rumore e consentendo una densità di rack molto più elevata. Esistono due varianti principali: monofase, in cui il liquido rimane tale e viene fatto circolare, e bifase, in cui il liquido bolle a contatto con i componenti caldi, e il vapore viene poi condensato e reimmesso nel sistema.

La scelta tra queste tecnologie comporta un’analisi dei compromessi. Il raffreddamento a liquido ha costi iniziali più elevati e una maggiore complessità di implementazione, specialmente in data center esistenti.

Tuttavia, i risparmi energetici a lungo termine, misurati da un power usage effectiveness (PUE) significativamente più basso, e la capacità di supportare le future generazioni di hardware ad alta densità, lo rendono un investimento strategico inevitabile.

La progettazione fisica del data center sta subendo una trasformazione fondamentale: il raffreddamento a liquido non è più un lusso, ma una necessità per sostenere il futuro del calcolo ad alte prestazioni.

Questo innescherà un importante ciclo di investimenti nel settore, favorendo nuove costruzioni e creando sfide significative per l’adeguamento delle strutture più vecchie.

Confronto tra le tecnologie di raffreddamento dei data center

TecnologiaMeccanismoEfficienza energetica (impatto sul PUE)Densità di potenza supportataCosto inizialeComplessità di adeguamento
Raffreddamento ad aria tradizionaleCircolazione di aria fredda tramite ventole e unità CRACPUE più alto (meno efficiente); notevole dispendio energetico per muovere l’ariaBassa-media (<30 kW/rack)BassoBassa
Direct liquid cooling (DLC)Liquido che circola attraverso piastre fredde su CPU/GPUPUE più basso; trasferimento di calore più efficiente dell’ariaAlta (fino a 100 kW/rack)MedioMedia (richiede tubazioni ai rack)
Raffreddamento a immersioneServer completamente immersi in un fluido dielettricoPUE più basso; elimina la necessità di ventole sui serverMolto alta (>100 kW/rack)AltoAlta (richiede vasche specializzate e riprogettazione)

Alimentare il cloud: portafoglio energetico in diversificazione

L’approvvigionamento di energia pulita è un altro pilastro fondamentale della sostenibilità dei data center. La strategia si sta evolvendo da un semplice acquisto di energia rinnovabile a un approccio più complesso e resiliente.

  • Integrazione di energia rinnovabile: il meccanismo principale per l’approvvigionamento di energia pulita su larga scala sono i power purchase agreement (PPA). Attraverso questi contratti a lungo termine, gli operatori dei data center acquistano energia direttamente da produttori di energia rinnovabile, garantendo un prezzo stabile e, soprattutto, finanziando la costruzione di nuovi parchi solari ed eolici.
  • Gestione dell’intermittenza: la natura intermittente del solare e dell’eolico rappresenta una sfida per i data center, che richiedono un’alimentazione costante. Questa sfida viene affrontata con l’integrazione di battery energy storage systems (BESS), che accumulano l’energia in eccesso durante i picchi di produzione per rilasciarla quando la generazione è bassa. I BESS stanno progressivamente sostituendo i generatori diesel tradizionali come fonte di alimentazione di backup, offrendo una soluzione più pulita e flessibile.
  • Fonti di energia 24/7: come già evidenziato, la necessità di un’alimentazione carbon-free costante sta spingendo gli investimenti verso tecnologie di carico di base come il nucleare di nuova generazione (SMR) e il geotermico avanzato, in grado di fornire energia affidabile 24 ore su 24.
  • Riutilizzo del calore residuo: un approccio innovativo e circolare consiste nel catturare il calore di scarto prodotto dai server e riutilizzarlo per scopi utili, come il riscaldamento di edifici vicini o reti di teleriscaldamento urbano. Questa pratica trasforma un prodotto di scarto in una risorsa preziosa, migliorando l’efficienza energetica complessiva del sistema.

Il paradosso dell’IA: ottimizzatore e acceleratore di consumo

L’intelligenza artificiale occupa una posizione unica e paradossale nel dibattito sulla sostenibilità, ponendosi contemporaneamente come uno strumento potentissimo per l’ottimizzazione ma anche come il principale motore della crescita dei consumi.

Gli algoritmi di IA e machine learning vengono impiegati per migliorare drasticamente l’efficienza dei data center. Gli usi includono:

  • Raffreddamento intelligente: l’IA analizza in tempo reale i dati di temperatura, i flussi d’aria e le prestazioni dei sistemi di raffreddamento per regolarli dinamicamente, riducendo gli sprechi energetici. Google ha ottenuto notevoli risparmi energetici grazie a questa tecnica.
  • Gestione dei carichi di lavoro: l’analisi predittiva consente di programmare i carichi di lavoro in modo più intelligente, mettendo i server in stati di basso consumo durante i periodi di scarsa domanda o spostando i calcoli verso data center dove l’energia rinnovabile è più abbondante in un dato momento (scheduling carbon-aware).
  • Ottimizzazione della rete elettrica: l’IA aiuta a prevedere la domanda di energia e a migliorare l’integrazione delle fonti rinnovabili intermittenti nella rete elettrica, aumentando la stabilità e l’efficienza del sistema energetico nel suo complesso.

D’altra parte, l’enorme potenza di calcolo richiesta per addestrare e far funzionare i grandi modelli linguistici (LLM) è la causa principale dell’impennata della domanda di energia dei data center.

L’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) stima che il consumo di elettricità dei data center abilitati all’IA potrebbe aumentare di 6 volte entro il 2030, generando una crescita esplosiva che i soli guadagni di efficienza potrebbero non essere in grado di compensare.

Questo crea un “paradosso della sostenibilità”: l’IA è sia lo strumento più efficace per ottimizzare il consumo energetico sia il principale motore della sua crescita. L’impatto ambientale netto dell’IA è una delle questioni più critiche e incerte della tecnologia moderna, ponendo un rischio significativo per aziende e investitori.

Ciò sta spingendo la ricerca verso l’“IA sostenibile”, ovvero lo sviluppo di modelli più piccoli, più efficienti e ottimizzati per ridurre il loro impatto energetico.

GreenOps e FinOps: il livello software della sostenibilità

La governance della sostenibilità nel cloud sta convergendo con la gestione finanziaria, creando una potente sinergia.

  • FinOps: è la pratica di portare la responsabilità finanziaria al modello di spesa variabile del cloud, consentendo alle aziende di comprendere, controllare e ottimizzare i loro costi.
  • GreenOps: è un’estensione del FinOps che integra le metriche di sostenibilità (come le emissioni di carbonio) nella gestione delle operazioni cloud. L’obiettivo è monitorare, gestire e ottimizzare l’utilizzo del cloud per ridurre l’impronta di carbonio e gli sprechi.

La sinergia tra i due approcci è evidente: molte pratiche FinOps, come l’eliminazione delle risorse inutilizzate, il right-sizing dei server e la programmazione dei lavori non urgenti in orari non di punta, si traducono direttamente in un minor consumo di energia e, di conseguenza, in minori emissioni.

Questo crea un incentivo economico intrinseco per l’adozione di pratiche sostenibili. Casi di studio, come quello del comune di Bodø in Norvegia, dimostrano come questa sinergia possa portare a riduzioni dei costi del 50% parallelamente a significativi tagli delle emissioni.

Normative, standard e Green Cloud: dall’UE al quadro globale

L’ecosistema normativo e degli standard

La transizione verso un Green Cloud credibile e verificabile è sempre più guidata da un ecosistema in rapida evoluzione di normative obbligatorie e standard internazionali.

Questi quadri normativi non solo definiscono le regole del gioco, ma forniscono anche un linguaggio comune per misurare, riportare e confrontare le performance di sostenibilità, spostando il settore da affermazioni di marketing a una responsabilità basata sui dati.

La leadership dell’Unione Europea: definire il passo globale

L’Unione Europea si è affermata come leader globale nella regolamentazione della sostenibilità digitale, adottando un approccio proattivo e stringente per i data center.

  • Direttiva sull’efficienza energetica (EED): a partire dal 15 settembre 2024, una normativa fondamentale dell’UE impone a tutti i data center con una domanda di potenza IT pari o superiore a 500 kW di comunicare annualmente una serie di indicatori chiave di sostenibilità. Questi includono il consumo totale di energia, il PUE, l’utilizzo dell’acqua, la quota di energia rinnovabile utilizzata e il riutilizzo del calore di scarto. Questo nuovo regime di trasparenza obbligatoria rappresenta un punto di svolta, costringendo gli operatori a una rendicontazione rigorosa.
  • Obiettivi della strategia digitale: l’UE ha fissato l’obiettivo che i data center diventino a impatto climatico zero e ad alta efficienza energetica entro il 2030. Questo obiettivo strategico guida tutte le iniziative legislative e di settore.
  • Iniziative chiave:
    • Patto per i data center a impatto climatico zero: un’iniziativa volontaria del settore, ma con impegni misurabili, che stabilisce obiettivi specifici per efficienza energetica, uso di energia carbon-free, conservazione dell’acqua ed economia circolare entro il 2030.
    • Codice di condotta UE per l’efficienza energetica nei data center: un insieme di best practice che guida gli operatori nella riduzione del consumo energetico in modo economicamente vantaggioso.

Anche a livello nazionale, l’influenza europea è evidente. In Italia, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha adottato linee guida specifiche per le procedure di valutazione di impatto ambientale (VIA) dei data center, in particolare per quelli dotati di grandi gruppi elettrogeni di emergenza, armonizzando le pratiche nazionali con gli obiettivi europei.

Il quadro normativo obbligatorio dell’UE è destinato a diventare lo standard de facto a livello globale. I grandi provider cloud e le multinazionali che operano nell’UE devono conformarsi a queste regole.

Per evitare la frammentazione e l’inefficienza dei processi di reporting, è probabile che queste aziende globali adottino gli elevati standard europei in tutte le loro operazioni mondiali.

Altre regioni, come alcuni stati degli Stati Uniti (California, Virginia, Oregon), stanno già iniziando a elaborare mandati simili.

L’era del reporting di sostenibilità volontario e guidato dal marketing sta finendo, sostituita da un modello di conformità regolamentato e incentrato sui dati.

Le aziende di tutto il mondo devono prepararsi a questo nuovo livello di controllo.

Standard globali e quadri di riferimento per il reporting

Per garantire che il reporting sulla sostenibilità sia credibile, comparabile e trasparente, il settore si affida a una serie di standard internazionali ampiamente riconosciuti:

  • ISO 14064: questa norma internazionale fornisce un quadro per la quantificazione e la rendicontazione delle emissioni e delle rimozioni di gas a effetto serra (GHG). È la base per lo sviluppo di inventari GHG affidabili a livello organizzativo.
  • GHG Protocol: è lo standard di contabilità dei GHG più utilizzato al mondo. Stabilisce i concetti fondamentali di emissioni di scope 1 (dirette), scope 2 (indirette da energia acquistata) e scope 3 (tutte le altre emissioni indirette nella catena del valore), che sono essenziali per una contabilità completa del carbonio.
  • Global Reporting Initiative (GRI) standards: forniscono un quadro modulare e completo per la creazione di report di sostenibilità che coprono gli impatti di un’organizzazione sull’economia, sull’ambiente e sulle persone. Gli standard GRI sono considerati una best practice globale per il reporting ESG e, nel giugno 2025, sono stati lanciati nuovi standard specifici per il cambiamento climatico e l’energia per promuovere una rendicontazione più accessibile e utile.
  • Power usage effectiveness (PUE): sviluppato da The Green Grid, il PUE è la metrica standard del settore per misurare l’efficienza energetica di un data center. Si calcola dividendo l’energia totale della struttura per l’energia consumata dalle apparecchiature IT. Un valore di PUE più vicino a 1,0 indica una maggiore efficienza. È importante notare, tuttavia, che il PUE potrebbe non essere una metrica pienamente efficace per valutare i sistemi di raffreddamento a liquido, che influenzano sia il numeratore sia il denominatore dell’equazione.

L’evoluzione degli standard riflette un passaggio da metriche di efficienza semplici, come il PUE, a quadri di riferimento più olistici.

Le nuove normative dell’UE, ad esempio, richiedono esplicitamente di rendicontare il consumo di acqua, il riutilizzo del calore di scarto e la quota di energia rinnovabile, andando ben oltre il solo PUE.

Allo stesso modo, iniziative come il Patto per i data center a impatto climatico zero includono pilastri per la conservazione dell’acqua e l’economia circolare.

Di conseguenza, un PUE basso non è più sufficiente per definire un data center “verde”.

Gli operatori e i loro clienti devono ora gestire e rendicontare un più ampio spettro di impatti ambientali, il che richiede sistemi di monitoraggio più sofisticati e un approccio integrato alla sostenibilità.

Green Cloud, greenwashing ed effetto rebound: le sfide critiche

Sfide e prospettive critiche

Nonostante lo slancio positivo, il percorso verso un cloud veramente sostenibile è disseminato di sfide significative, tra cui il rischio di affermazioni di marketing ingannevoli, le complesse dinamiche economiche e gli ostacoli pratici all’implementazione.

Un’analisi critica di questi venti contrari è essenziale per una valutazione realistica dello stato del settore.

Oltre il marketing: lo spettro del greenwashing

Il greenwashing, definito come la pratica di fare affermazioni false, fuorvianti o incomplete sull’impatto ambientale di un prodotto, servizio o organizzazione, rappresenta una minaccia pervasiva per la credibilità del movimento Green Cloud.

Immagine generata con IA

  • Tattiche comuni: le strategie di greenwashing includono:
    • l’uso di un linguaggio vago e non quantificabile (“eco-friendly”, “green”)
    • la promozione di un singolo attributo positivo ignorando impatti negativi più ampi (ad esempio, vantare l’efficienza energetica ignorando l’elevato consumo di acqua)
    • un eccessivo affidamento sui crediti di carbonio o sui certificati di energia rinnovabile (REC) per dichiarare la “neutralità carbonica” senza aver prima implementato significative riduzioni delle emissioni operative.

Il dibattito sulle pratiche di Google è un esempio emblematico: mentre l’azienda acquista abbastanza energia rinnovabile su base annua per eguagliare il suo consumo, i critici sostengono che questo meccanismo contabile maschera il fatto che i data center, in molte ore del giorno e della notte, attingono ancora a reti elettriche alimentate da combustibili fossili.

  • Rischi associati: le conseguenze del greenwashing sono gravi e possono includere una perdita di fiducia da parte dei consumatori, danni alla reputazione del marchio, sanzioni normative e la perdita di investitori che richiedono trasparenza e autenticità.

La più grande minaccia alla credibilità del movimento Green Cloud risiede proprio in questo divario tra la contabilità “basata sul mercato” (che utilizza strumenti finanziari come i REC) e la realtà fisica “basata sulla localizzazione”.

Un’azienda può dichiararsi “100% rinnovabile” su base annua, ma questo non significa che un server specifico, in un dato momento, sia alimentato fisicamente da energia solare o eolica.

Poiché questa discrepanza è al centro delle critiche più sofisticate di greenwashing, il settore si sta muovendo verso uno standard più rigoroso di corrispondenza oraria 24/7 dell’energia carbon-free, che costringerà a passare dalla compensazione finanziaria alla decarbonizzazione reale della rete elettrica, stabilendo un nuovo punto di riferimento per una leadership climatica credibile.

L’effetto rebound: quando l’efficienza genera consumo

L’effetto rebound è un fenomeno economico controintuitivo ma fondamentale che sfida la narrazione secondo cui la sola efficienza tecnologica può risolvere la crisi climatica.

Si verifica quando i guadagni di efficienza, che riducono il costo o aumentano la facilità d’uso di un servizio, portano a un aumento del consumo di quel servizio, annullando in parte o del tutto i benefici ambientali iniziali.

Nel contesto del cloud computing, man mano che i servizi cloud diventano più efficienti e meno costosi, aziende e consumatori sono incentivati a utilizzarli in modo più intensivo.

Ad esempio, lo streaming video a risoluzioni sempre più alte, l’archiviazione di quantità crescenti di dati e l’esecuzione di query di IA sempre più complesse portano a un aumento della domanda energetica complessiva, anche se l’energia richiesta per singola unità di calcolo diminuisce.

L’esplosione dell’uso dell’IA è un caso da manuale: anche se i singoli chip per l’IA diventano più efficienti, la domanda complessiva di calcolo sta crescendo a un ritmo tale da far impennare il consumo energetico totale.

L’effetto rebound rappresenta un potenziale rischio sistemico per gli obiettivi di decarbonizzazione a lungo termine.

Suggerisce che l’efficienza tecnologica, da sola, non è sufficiente. Deve essere affiancata da politiche o pratiche che gestiscano la domanda.

Un futuro digitale veramente sostenibile potrebbe richiedere non solo di rendere il calcolo più efficiente, ma anche di essere più intenzionali su come e quanto calcoliamo.

Questo potrebbe portare a nuovi modelli di prezzo che tengano conto dell’intensità di carbonio o a best practice architetturali che scoraggino la progettazione di applicazioni dispendiose.

Ostacoli all’implementazione: il percorso non è sempre agevole

L’adozione di pratiche di Green Cloud su larga scala si scontra con una serie di ostacoli pratici e finanziari:

  • Alti costi iniziali: l’implementazione di tecnologie avanzate come il raffreddamento a liquido, i sistemi di accumulo a batteria o la generazione di energia rinnovabile in loco può richiedere investimenti di capitale significativi. Sebbene il ritorno sull’investimento a lungo termine sia spesso positivo, la barriera iniziale può essere proibitiva per alcune organizzazioni.
  • Complessità tecnica: tecniche come la virtualizzazione avanzata, il consolidamento dei server e la ri-architettura delle applicazioni per l’efficienza richiedono competenze specializzate che potrebbero non essere immediatamente disponibili all’interno di un’organizzazione.
  • Mancanza di standardizzazione: nonostante i progressi, il settore soffre ancora della mancanza di metodi universalmente standardizzati per misurare e confrontare in modo trasparente la sostenibilità ambientale dei diversi servizi cloud. Questo rende difficile per i clienti prendere decisioni pienamente informate e confrontare le offerte dei vari provider in modo equo.

Green Cloud al 2030: tendenze future e raccomandazioni strategiche

Prospettive strategiche e raccomandazioni

Mentre il settore del Green Cloud matura, diverse tendenze chiave stanno emergendo e definiranno la sua traiettoria verso il 2030.

Comprendere queste dinamiche future e agire di conseguenza è fondamentale per tutti gli stakeholder, dalle aziende che utilizzano i servizi cloud agli investitori che li finanziano e ai responsabili politici che li regolamentano.

Tendenze future: l’evoluzione del Green Cloud verso il 2030

Le prospettive future del Green Cloud computing saranno modellate da una combinazione di innovazione tecnologica, standardizzazione e una maggiore integrazione della sostenibilità nelle architetture IT.

  • Efficienza guidata dall’IA: l’intelligenza artificiale diventerà uno standard per l’ottimizzazione in tempo reale del consumo energetico, non solo all’interno dei data center ma anche attraverso le reti elettriche intelligenti. Gli algoritmi predittivi gestiranno dinamicamente il raffreddamento, l’allocazione delle risorse e la domanda di energia, massimizzando l’efficienza.
  • Standard verdi globali: si prevede l’emergere di standard e certificazioni riconosciuti a livello globale per i servizi cloud sostenibili. Questo andrà oltre le normative regionali attuali, creando un quadro unificato che faciliterà trasparenza e comparabilità tra i provider.
  • Infrastruttura decentralizzata (edge computing): la tendenza a elaborare i dati più vicino all’utente, nota come edge computing, continuerà a crescere. Si stima che entro il 2025 l’80% di tutti i dati sarà elaborato all’edge. L’UE prevede di implementare 10.000 nodi edge a impatto climatico zero entro il 2030, creando nuove sfide e opportunità per il calcolo sostenibile distribuito.
  • Calcolo “carbon-aware”: le applicazioni diventeranno sempre più “consapevoli del carbonio”. Saranno in grado di spostare dinamicamente i carichi di lavoro non critici verso regioni o orari con una minore intensità di carbonio sulla rete elettrica, sfruttando gli strumenti e i dati forniti dai provider cloud.
  • IA sostenibile: in risposta all’enorme impronta energetica degli attuali modelli di IA, ci sarà una crescente attenzione allo sviluppo di modelli più piccoli ed efficienti (small language models), hardware specializzato a basso consumo e tecniche di addestramento ottimizzate per ridurre l’impatto ambientale dell’IA.

Raccomandazioni pratiche per gli stakeholder

Per navigare con successo in questo panorama in evoluzione, i diversi attori dell’ecosistema devono adottare approcci strategici mirati.

Per le aziende (CTO/CSO):

  1. Esaminare i fornitori con rigore: andare oltre le affermazioni di marketing. Richiedere dati granulari e specifici per regione su PUE, WUE e, soprattutto, sulla percentuale di corrispondenza oraria con energia carbon-free 24/7. La conformità alle nuove normative UE può essere un buon indicatore di trasparenza.
  2. Adottare il GreenOps: integrare le metriche di sostenibilità nelle pratiche di gestione del cloud e FinOps. Utilizzare gli strumenti forniti dai provider per monitorare, analizzare e ridurre attivamente l’impronta di carbonio delle proprie applicazioni.
  3. Progettare per la sostenibilità: l’efficienza deve essere un principio guida nella progettazione delle applicazioni. Adottare architetture serverless e containerizzate per minimizzare le risorse inattive. Implementare lo scheduling dei carichi di lavoro carbon-aware per i processi non urgenti, eseguendoli quando l’energia è più pulita e meno costosa.

Per gli investitori:

  1. Guardare oltre i titoli: analizzare i dettagli dietro le dichiarazioni di sostenibilità. Un obiettivo net-zero è supportato da riduzioni reali o principalmente da compensazioni? Un “100% rinnovabile” si basa su una corrispondenza annuale o su un più rigoroso obiettivo orario 24/7?
  2. Valutare il rischio fisico: esaminare i portafogli di data center per i rischi legati allo stress idrico in regioni soggette a siccità e all’instabilità delle reti elettriche locali. Questi fattori possono avere un impatto diretto sulla continuità operativa.
  3. Premiare la trasparenza: privilegiare le aziende che forniscono un reporting di sostenibilità chiaro, verificato da terze parti e completo, basato su standard globali come GRI e GHG Protocol.

Per i responsabili politici:

  1. Standardizzare il reporting: lavorare per un’armonizzazione globale dei requisiti di reporting sulla sostenibilità dei data center, utilizzando il modello dell’UE come punto di partenza per creare un campo di gioco equo e trasparente.
  2. Incentivare l’innovazione: creare incentivi non solo per l’adozione di energia rinnovabile, ma anche per la ricerca e sviluppo in aree strategiche come l’IA sostenibile, il raffreddamento avanzato e le soluzioni di economia circolare per l’hardware IT.
  3. Affrontare l’effetto rebound: esplorare meccanismi politici che incoraggino un consumo consapevole delle risorse digitali, affiancando le misure volte a migliorare l’efficienza della produzione.

Conclusioni: verso un Green Cloud autenticamente sostenibile

La transizione verso il Green Cloud è un processo complesso e continuo, ricco di sfide ma anche di immense opportunità.

Non si tratta semplicemente di un cambiamento tecnologico, ma di una trasformazione fondamentale nel modo in cui progettiamo, alimentiamo e consumiamo i servizi digitali.

Il futuro del cloud non sarà definito solo dalla sua velocità o dalla sua scala, ma anche e soprattutto dalla sua sostenibilità.

Raggiungere un futuro digitale veramente verde richiede uno sforzo concertato da parte di fornitori, clienti, investitori e regolatori.

È necessario promuovere l’innovazione tecnologica, esigere una trasparenza radicale e basata sui dati e coltivare una cultura di responsabilità ambientale che permei l’intero ecosistema digitale.

Solo attraverso questa collaborazione sarà possibile garantire che la spina dorsale della nostra economia moderna possa supportare la crescita e il progresso senza compromettere il benessere del pianeta.

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