Il turismo rappresenta una leva importante per l’economia, ma è anche fonte crescente di squilibri. Se, da un lato, contribuisce alla crescita del territorio, dall’altro, l’overtourism può mettere a rischio gli equilibri naturali e sociali dei luoghi più iconici nel mondo.
Un esempio è rappresentato da Venezia, dove il turismo circolare può diventare risposta al fenomeno dell’overtourism.
Indice degli argomenti
La risposta di Venezia all’overtourism
Con i suoi 25 milioni di visitatori l’anno, Venezia diventa il caso emblematico di questa ambivalenza. L’incanto della laguna rischia infatti di pagare il prezzo del proprio successo e a rimetterci sono soprattutto le infrastrutture, l’ecosistema lagunare e la qualità della vita dei residenti, che oggi sono quasi dimezzati rispetto al 1977.
A partire da questo contesto, l’analisi di Boston Consulting Group (Bcg) “Beyond the Crowds: Embracing Circular Economy to Address Overtourism” propone una lettura alternativa: trasformare l’impatto del turismo in un’opportunità di rigenerazione delle risorse locali, adottando un modello basato sui principi dell’economia circolare. Ecco cosa significa, nella pratica, sostenere un simile impatto quotidiano.
Le emissioni del turismo a livello globale
Il centro storico di Venezia presenta elementi strutturali che lo rendono particolarmente vulnerabile, ma si inserisce in una tendenza più ampia che riguarda il turismo a livello globale.
Le proiezioni, infatti, indicano che, se non verranno adottate contromisure, le emissioni globali, legate alla sola mobilità turistica, potrebbero aumentare del 25% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2016. Si arriverà dunque a sfiorare due miliardi di tonnellate di CO2 all’anno.
Nel tessuto urbano, questa intensità si traduce in una trasformazione progressiva delle funzioni e degli equilibri che definiscono la città. Per esempio, l’elevata incidenza di soggiorni brevi, con oltre il 70% dei turisti che resta in città solo poche ore, ha contribuito a ridefinire i ritmi e le priorità dell’offerta locale.
Si stima che fino al 30% degli immobili nel centro urbano sia stato riconvertito in affitti brevi tramite piattaforme digitali, con un impatto significativo sulla disponibilità di alloggi stabili e accessibili per i veneziani.
A tutto ciò si aggiunge la questione ambientale. Nelle zone più frequentate, infatti, la gestione dei rifiuti richiede interventi frequenti per far fronte a un volume crescente di scarti, dove a dominare sono i materiali monouso.
Eppure, questo scenario non è irreversibile e l’analisi condotta da Bcg invita proprio a ripensare profondamente il modello turistico urbano.
Turismo circolare a Venezia: una sperimentazione possibile
Per le sue caratteristiche uniche, Venezia rappresenta un contesto significativo in cui sperimentare questa transizione: un modello capace non solo di ridurre la pressione esercitata dai flussi turistici, ma anche di rigenerare risorse, valorizzare il tessuto locale e migliorare la vivibilità complessiva.
La trasformazione si basa su un’integrazione coerente di politiche pubbliche, infrastrutture sostenibili, innovazione tecnologica e partecipazione attiva dei cittadini. In questa prospettiva, il turismo diventa un possibile strumento di riequilibrio e sviluppo urbano.
Le linee guida per cambiare rotta: dall’overtourism al turismo circolare
L’introduzione di sistemi di accesso controllato permetterebbe una distribuzione più omogenea dei visitatori nel tempo e nello spazio, riducendo i picchi di affollamento e generando al contempo entrate utili alla gestione cittadina. Affiancare a questo un quadro regolatorio, che limiti gli affitti brevi e introduca logiche di zoning commerciale, permetterebbe di incentivare il ripopolamento del centro storico e tutelare l’identità economica e culturale della città.
Parallelamente, si manifesta l’esigenza di ripensare le infrastrutture e i servizi, per esempio tramite l’adozione di sistemi avanzati per la gestione dei rifiuti urbani.
Gestione dei rifiuti e valorizzazione delle aree meno centrali
In quest’ambito, un ruolo importante lo assume la riduzione della plastica monouso, che può essere favorita attraverso la promozione dei punti di distribuzione di acqua potabile e con il ricorso a bottiglie riutilizzabili. Secondo le stime, ciò consentirebbe di ridurre il consumo di plastica fino al 36%.
A completare questa visione infrastrutturale orientata alla sostenibilità si aggiunge la necessità di riequilibrare la distribuzione dei servizi urbani, ispirata al modello della “Città a 15 minuti”, che punta alla decentralizzazione dei servizi e alla valorizzazione delle aree meno centrali per migliorare la qualità della vita dei residenti e ridurre la pressione sulle aree più congestionate.
AI e IoT a supporto del turismo circolare
Sul fronte tecnologico, entrano in gioco soluzioni digitali oggi essenziali per gestire fenomeni complessi come l’overtourism. Strumenti digitali basati su intelligenza artificiale e reti IoT possono monitorare in tempo reale i movimenti dei visitatori e suggerire itinerari alternativi, contribuendo a decongestionare le aree più critiche.
Anche altre tecnologie – come la blockchain – possono essere impiegate per certificare scelte di consumo più sostenibili, mentre la realtà aumentata offre la possibilità di vivere esperienze immersive nei siti storici più delicati (come la Basilica di San Marco o il Ponte di Rialto) senza comprometterne la conservazione.
Questi strumenti non sostituiscono la presenza fisica, ma la modulano, creando forme nuove e meno invasive di relazione tra persone e luoghi.
Il rafforzamento delle economie locali
Perché questa visione possa realizzarsi, serve un approccio integrato che coinvolga tutti gli attori della città, richiedendo coerenza tra politiche pubbliche, servizi, tecnologie e comportamenti individuali.
Il cambiamento passa anche dal rafforzamento delle economie locali, oggi marginalizzate da un modello orientato al consumo rapido: le attività artigiane e le produzioni territoriali, se sostenute da strumenti adeguati, possono contribuire a rendere il turismo parte di un sistema economico più equilibrato.
Turismo circolare, una logica per la rigenerazione locale
In questo quadro, Venezia si configura come contesto di sperimentazione per politiche replicabili a livello globale, data la sua notorietà e la complessità delle sue dinamiche.
Non si tratta di limitare l’accoglienza, ma di ridisegnarne le condizioni in funzione della sostenibilità urbana.
L’economia circolare – in questo scenario – non è solo un insieme di pratiche tecniche, ma una logica che promuove la rigenerazione delle risorse invece
del loro puro consumo.
Non elimina il turismo, ma lo integra in un equilibrio più duraturo tra qualità della vita e attrattività.
La questione di fondo, dunque, non è se ridurre il turismo, ma come trasformarlo in una risorsa per la rigenerazione locale e la risposta non sta in singole misure, ma nella capacità di attuare strategie coordinate e lungimiranti.
Venezia ha l’opportunità di contribuire a ridefinire il rapporto tra città e visitatori, ponendosi come riferimento operativo per un modello più sostenibile.













