Negli ultimi anni, il Servizio Sanitario Nazionale italiano ha dovuto affrontare sfide significative, rese più evidenti dalla pandemia di COVID-19.
Esaminiamo di seguito i nuovi modelli aggregativi proposti per i Medici di Medicina Generale (MMG), evidenziando i benefici potenziali in termini di accessibilità, continuità assistenziale e gestione delle patologie croniche.
Il COVID-19 ha anche creato una straordinaria opportunità per accelerare la trasformazione digitale delle cure primarie, mettendo alla prova modelli che, dal basso, sono stati sperimentati ed utilizzati nell’emergenza.
Indice degli argomenti
Evoluzione dei modelli organizzativi dei medici di famiglia
Oggi il nostro SSN si trova ad affrontare una crescente domanda di servizi sanitari, in particolare nell’ambito della medicina generale. La pandemia ha accelerato la consapevolezza della necessità di riformare la medicina territoriale, introducendo modelli più efficienti e integrati.
A livello nazionale, storicamente, i primi tentativi di superamento della medicina generale individuale si sono concretizzati in forme aggregative disomogenee denominate “Gruppo/Rete”. Queste prevedevano la collaborazione tra Medici di Medicina Generale (MMG), pur mantenendo una forte autonomia organizzativa e gestionale. L’unico elemento strutturato era l’ampliamento dell’orario di assistenza rispetto agli ambulatori individuali, generalmente esteso a due fasce orarie: 10:00–13:00 e 16:00–19:00, tecnicamente si condividevano, attraverso gli applicativi gestionali, i dati dei pazienti.
Aggregazioni Funzionali Territoriali per i medici di famiglia
Una ulteriore evoluzione sono le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) rappresentano una formalizzazione nazionale di aggregazioni funzionali mono-professionali. Sono composte esclusivamente da MMG in un unico ruolo (Assistenza Primaria e Continuità Assistenziale). Offrono orari estesi con copertura giornaliera su 7 giorni, strumenti diagnostici di primo livello e percorsi di presa in carico del paziente cronico attraverso Piani Assistenziali Individualizzati (PAI). Come appare evidente nell’uso del digitale “spinto”, gli strumenti diagnostici di primo livello possono prevedere la telerefertazione, il PAI può essere creato e monitorato nell’esecuzione con strumenti digitali.
Unità di cure primarie: il ruolo regionale dei medici di famiglia
Infine un modello di livello regionale, è rappresentato dalle Unità di Cure Primarie (UCP); sono aggregazioni omogenee nella gestione logistica e amministrativa, ma non nelle funzioni cliniche. Offrono un’estensione oraria significativa (10:00–19:00), ma restano limitate nella piena integrazione dei servizi, con scarsa progettazione del supporto digitale e nessuna integrazione, almeno al momento per la maggior parte delle regioni con i servizi di telemedicina e quanto previsto dal DM 77, il modello avviato dal PNRR.
Unità complesse hub & spoke per i medici di medicina generale
Il modello più avanzato potrebbe essere rappresentato dalle Unità Complesse strutturate in rete CdC Hub & Spoke. Qui MMG e specialisti opererebbero insieme, coprendo orari estesi (8:00–24:00), offrendo diagnostica di secondo livello e garantendo la presa in carico del paziente cronico complesso.

Figura 1 – Estensione oraria giornaliera dei modelli aggregativi. I modelli più recenti (AFT e CdC Hub & Spoke) mostrano una significativa estensione dell’orario di attività rispetto ai modelli tradizionali. Fonte: Elaborazione propria.
Questo avverrebbe inevitabilmente tramite piattaforme digitali interconnesse con le Case della Comunità, anche con sistemi di prenotazione diretta (ove non si intenda l’accesso alle agende del centro di prenotazione ma la condivisione dei criteri di accesso al secondo livello e la segnalazione al PUA -Punto Unico di Accesso– per la presa in carico del paziente complesso). Non più isolati ma integrati, in una rete dove dati e modelli digitali sostengo un modello di cura con il cittadino al centro

Esperienze internazionali: spunti per i medici di base italiani
Come spesso accade a guardarsi intorno e copiare le migliori esperienze, o prendere la parte positiva delle esperienze di altri paesi non si fa peccato e si evitano possibili errori. L’adozione di modelli aggregativi avanzati nella medicina generale italiana si inserisce in un contesto internazionale dove diversi paesi hanno già sperimentato approcci simili con risultati eterogenei.
Un esempio è rappresentato dal Regno Unito, con il sistema delle Primary Care Networks (PCN), introdotto nel 2019 all’interno del NHS. Le PCN riuniscono gruppi di General Practitioners e altri professionisti sanitari per coprire una popolazione di circa 30.000–50.000 persone. Il modello ha favorito la multidisciplinarietà e la condivisione delle risorse, ma ha anche mostrato criticità legate alla mancanza di interoperabilità tra sistemi informativi e alla resistenza al cambiamento da parte di alcuni professionisti. [Fonte: NHS England, 2019]
In Canada, le Family Health Teams (FHTs) dell’Ontario rappresentano un altro esempio virtuoso. Le FHTs integrano MMG, infermieri, farmacisti e assistenti sociali in un unico team multidisciplinare, focalizzandosi su prevenzione, gestione della cronicità e partecipazione attiva del paziente. Il modello ha migliorato l’accesso alle cure e ridotto i ricoveri evitabili, ma è risultato costoso e difficile da espandere in aree rurali. [Fonte: Glazier et al., 2015, Health Affairs]
La Spagna, attraverso le Unidades de Atención Primaria (UAP), ha implementato un sistema integrato nel quale medici, pediatri, infermieri e amministrativi operano in team coordinati, con forte enfasi sulla salute pubblica e la prevenzione. I risultati sono positivi in termini di coordinamento e presa in carico, ma il modello risente di carenze strutturali e di finanziamento in alcune regioni. [Fonte: European Observatory on Health Systems, 2018]
Questi esempi dimostrano come l’integrazione, la digitalizzazione e l’interprofessionalità siano elementi chiave per un’assistenza primaria efficace. Tuttavia, la loro implementazione deve essere adattata ai contesti locali, tenendo conto delle risorse disponibili, della cultura professionale e delle caratteristiche demografiche della popolazione.
Sfide e opportunità per il futuro dei medici di famiglia
La transizione verso modelli organizzativi aggregati e integrati funzionalmente attraverso piattaforme digitali interconnesse nella medicina generale e tra la medicina generale e le altre componenti sanitare sia del territorio che ospedaliere, può rappresentare una risposta sostenibile ed efficace ai bisogni emergenti del SSN. Tuttavia, la reale attuazione dipenderà dalla capacità di superare ostacoli organizzativi, burocratici, tecnologici e finanziari.
La vera sfida sarà la capacità di guidare l’implementazione di questo modelli, la tecnologia è l’ultimo dei problemi, la capacità di management della trasformazione digitale, la digital leadership dei decisori del SSN è l’elemento chiave.
Bibliografia
– Ministero della Salute. (2020). Rapporto sulle Cure Primarie.
– Regione Lazio. (2018). Linee guida per le UCP.
– Donatini, A. (2021). Primary care in Italy: from fragmentation to integration? Health Policy, 125(5), 602–608.
– Starfield, B. (2011). Primary care: balancing health needs, services, and technology. Oxford University Press.
– Tinetti, M.E., et al. (2012). A new approach to guideline development for the care of patients with multiple chronic diseases. JAMA, 307(7), 745-751.
– WHO. (2020). Global strategy on digital health 2020–2025.