Le neuroscienze hanno dimostrato che il benessere emotivo favorisce un sano sviluppo del cervello, indispensabile per l’apprendimento efficace. L’obiettivo del presente studio è una riflessione sulle opportunità offerte dall’applicazione dell’Intelligenza Artificiale nella didattica in relazione al raggiungimento del benessere psico-fisico degli studenti. Un assistente virtuale a scuola può contribuire a rendere gli studenti persone più felici e a migliorare l’apprendimento?
Indice degli argomenti
Il potenziamento dei sistemi di istruzione attraverso l’ibridazione tra intelligenza umana e artificiale
Nel film Blade Runner del 1982 diretto da Ridley Scott, ambientato in una Los Angeles distopica del 2019, la realizzazione attraverso la tecnologia di androidi che simulano gli esseri umani è così perfetta da renderne difficile l’identificazione. L’unica caratteristica di cui sono carenti è l’empatia. È possibile quindi distinguerli dagli esseri umani solo attraverso dei test per registrare la presenza o assenza di una risposta emotiva. In realtà i replicanti utilizzati per lavorare nelle colonie extra-terrestri a cui gli agenti speciali, blade runner, danno la caccia quando evadono, riporta al tema dell’intreccio umano – non umano che accompagna l’attuale dibattito pedagogico sull’uso dell’intelligenza artificiale, sulle sue applicazioni nei sistemi educativi (Akgun, Greenhow, 2021; Bozkurt et al., 2021; Malavasi, 2019; Panciroli et al., 2023; Panciroli, Rivoltella, 2023) e sulle sfide etiche che ne derivano (Floridi, 2022) rispetto alla questione della privacy dei dati e dei bias ed errori dei dati d’addestramento.
Le distopie sulle future trasformazioni dei sistemi d’istruzione indotte dall’uso dell’intelligenza artificiale guardano all’IA come ad un’insidia che, aumentando le distanze sociali e le disuguaglianze, crea elitè di uomini preziosi e lascia indietro gli altri, i popoli superflui.
Sullo sfondo non tanto lontano, potrebbe intravedersi una separazione castale tra i pochi individui indispensabili che possiedono un’educazione di eccellenza e controllano l‘intelligenza artificiale e i moltissimi che invece avranno minori risorse educative, limitando le opportunità e accentuando le diseguaglianze (Caligiuri, 2018, p.37).
È importante, infatti, in linea con la mission della Global Partnership on Artificial Intelligence (GPAI, 2020), guidare lo sviluppo e l’uso responsabile dell’IA in modo coerente con i diritti umani, le libertà fondamentali e i valori democratici condivisi (Panciroli& Macauda,2021, p.37-38). Nasce quindi l’esigenza di riflettere circa la direzione del cambiamento che l’ibridazione tra intelligenza umana e intelligenza artificiale può imprimere al potenziamento di sistemi di istruzione che valorizzino talenti e garantiscano il benessere psico-fisico degli studenti. In tal senso, il tutoraggio intelligente (Intelligent Tutoring Systems),[1] la personalizzazione dei percorsi di apprendimento, l’autoapprendimento degli studenti attraverso assistenti virtuali rappresentano interessanti opportunità per i sistemi di istruzione.
L’interconnessione tra apprendimento ed emozioni
Il neurologo e neuroscienziato portoghese Antonio Damasio svelando l’errore di Cartesio attraverso le analisi dei suoi casi clinici, ha dimostrato che esiste un’interconnessione tra apprendimento ed emozioni: la porta d’accesso all’apprendimento passa per la dimensione emotiva e affettiva (Monaco, 2024, p.2). Apprendere è un processo dinamico influenzato da contesti e stati d’animo, esiste infatti un’interdipendenza tra i processi neurali che accompagnano l’apprendimento e le emozioni. Alla base dei ricordi e delle decisioni ci sono sempre le emozioni (Immordino-Yang, 2015).
L’errore di Cartesio è stato quello di non capire che l’apparato della razionalità non è indipendente da quello della regolazione biologica e che le emozioni e i sentimenti spesso sono in grado di condizionare fortemente e a nostra insaputa le nostre convinzioni e le nostre scelte (Lusvardi Bontempi, 2012, p.4).
È dunque importante approfondire gli aspetti emotivi dell’apprendimento per motivare gli studenti e rendere le istituzioni educative all’altezza del loro ruolo quello, cioè, di far fiorire talenti e guidare tutte e tutti verso la piena espressione di sé nei diversi assi dell’esistenza (Di Profio, 2022, p.18).
Il presente lavoro, partendo dal rapporto tra emozioni ed apprendimento, si focalizza sul contributo che l’esperienza conversazionale mediata da algoritmi di IA può offrire al benessere emotivo degli studenti ed essere premessa per l’apprendimento efficace.
Il valore delle emozioni tra psicologia positiva e neuroscienze
Lo psicologo americano Martin Seligman, padre della psicologia positiva[2] afferma l’importanza di studiare non soltanto gli stati patologici ma anche i fenomeni che caratterizzano le emozioni positive e producono benessere per gli individui, i gruppi umani e le istituzioni (Seligman & Csikszentmihalyi, 2000).
La psicologia positiva focalizzando l’attenzione sulle condizioni di benessere delle persone distingue gli indicatori oggettivi (reddito, condizioni di salute, status sociale) da quelli soggettivi (soddisfazione, valutazione del proprio stato di salute, relazioni sociali, etc). Nell’ambito di tale prospettiva teorica lo studio della ricercatrice americana Barbara Fredrickson (1998) dimostra il ruolo delle emozioni positive nel raggiungimento del benessere e l’impatto che esso ha nella gestione delle emozioni negative e nel miglioramento della salute e delle capacità di apprendimento. Le emozioni positive sono un mezzo per raggiungere la crescita psicologica da cui deriva una condizione di benessere che, migliorando nel tempo, aiuta le persone a costruire le proprie risorse fisiche, intellettuali, sociali e psicologiche (Fredrickson, 2001).
L’esposizione di bambini ad emozioni positive li predispone a risultati soddisfacenti nei percorsi formativi e successo nelle relazioni sociali durante tutta la vita (Gray& Hackling,2009; Huppert, 2009) in quanto il benessere influenza l’apprendimento efficace e rende le persone più inclini ad avere un comportamento prosociale (Olssonn et al., 2013), una maggiore resilienza e capacità di problem solving (Lyubomirsky et al., 2005) indispensabile per affrontare stress e situazioni avverse.
Stress e sviluppo del cervello
Le condizioni di persistente stress e solitudine invece, oltre a causare il peggioramento delle condizioni di salute, possono compromettere lo sviluppo del cervello (Immordino-Yang et al., 2018). Il sistema nervoso umano si modifica, relativamente alle funzioni e alle strutture, sulla base degli stimoli ambientali che riceve e delle interazioni con il mondo: idee, esperienze e problemi vi lasciano traccia (Stiles, 2000). Vissuti di emarginazione e di discriminazione pregiudicano il benessere emotivo e psicologico di chi ne è coinvolto ed hanno un forte impatto sull’apprendimento (Graglia,2023; Bembich, 2022). Il cervello per svilupparsi in modo ottimale e favorire l’apprendimento e la memoria, richiede oltre al soddisfacimento di bisogni fisiologici come la fame e il sonno anche relazioni sociali appaganti ed emozioni positive (Immordino-Yang, 2015).
Uno studio pilota randomizzato e controllato sulla riduzione del disagio psico-sociale di giovani adulti (18-29 anni) sottoposti negli ultimi 5 anni a cure oncologiche, prova come l’uso di una chatbot[3] per 4 settimane basata sulla psicologia positiva migliori l’umore delle persone diminuendo gli stati d’ansia (Greer et al., 2019). I partecipanti hanno chattato con Vivibot, in media per 74 minuti durante ciascuna delle 12 sessioni. Gli aspetti più significativi evidenziati dai feedback ottenuti dopo la somministrazione online di un questionario, riguardano la natura non giudicante della relazione con il robot, la condivisione della propria esperienza di malattia e il sentirsi guidati nel considerare gli aspetti positivi delle proprie esperienze di vita per porsi nuovi obiettivi e traguardi da raggiungere. La chatbot fornita attraverso Facebook Messenger ha dunque ottenuto il pieno coinvolgimento dei pazienti.
Alcune ricerche (Chin et al., 2023; Greer et al., 2019) sulle potenzialità delle chatbot nel supportare il benessere emotivo delle persone pervengono a simili risultati: la condivisione di emozioni negative (tristezza e depressione) con un consulente virtuale (Lucas et al., 2014; Ta et al., 2020; Brandtzaeg et al., 2021) è ritenuta dagli utenti più facile rispetto a quella con un essere umano in quanto il primo è sempre disponibile all’ascolto.
I risultati degli studi sull’uso di chatbot per migliorare l’umore delle persone e aiutarle a combattere l’ansia e la depressione inducono a riflettere sull’applicabilità di chatbot e agenti virtuali nei contesti scolastici e sul valore da un punto di vista didattico, educativo ed emozionale di una conversazione umana simulata.
Assistenti virtuali nei contesti didattico-educativi
Ora ci viene chiesto di partecipare a un nuovo tipo di conversazione, che promette addirittura delle connessioni “empatiche”. Benché le macchine non provino alcun sentimento empatico, in noi persiste il desiderio di avere compagnia e perfino entrare in comunione con un oggetto inanimato. Ma questa empatia simulata può proporsi sufficientemente come empatia? […] Che cosa dimentichiamo quando parliamo ad una macchina e che cosa possiamo ricordare? (Turkle, 2016, p.400)
L’IA e le sue applicazioni offrono interessanti opportunità ai sistemi scolastici per migliorarne l’inclusività con particolare riferimento agli studenti con disabilità e con bisogni educativi speciali (Fiorucci & Bevilacqua,2024).
Chatbot e apprendimento delle persone diversamente abili
Una chatbot può adattarsi alle specifiche esigenze degli studenti diversamente abili superando barriere linguistiche, cognitive o sensoriali che possono influenzare il loro apprendimento […] può favorire, quindi, l’autonomia degli studenti con disabilità, consentendo loro di accedere autonomamente ai materiali didattici e di ricevere supporto nelle attività di apprendimento. Questo può contribuire a promuovere un senso di empowerment e di autostima migliorando, così, il benessere emotivo e il loro coinvolgimento nell’apprendimento (Mancini & Sebastiani, 2024, p.64).
Le analisi predittive[4], la valutazione automatizzata e la personalizzazione dei percorsi di apprendimento rendono l’IA un valido supporto al lavoro degli insegnanti e all’apprendimento degli studenti (De Sale et al., 2020) poiché possono adattarsi facilmente ai diversi stili di apprendimento e fornire un feedback immediato che aiuta questi ultimi a superare difficoltà e lacune.
I principali limiti, trattandosi di macchine non senzienti, riguardano, tuttavia, la mancanza di creatività e la mancanza di comprensione delle situazioni (Santoianni, 2024, p. I).
Affective computing e sentiment analysis: questioni etiche e di privacy
Il fattore umano rappresenta infatti una sfida aperta rispetto alle capacità dialogiche di chatbot e assistenti virtuali. L’idea, inoltre, che per mezzo dell’affective computing[5] (Ruggiu, 2021) e della sentiment analysis[6] gli algoritmi siano in grado di penetrare l’animo umano attraverso l’analisi di espressioni facciali, gestualità, postura, tono della voce e scelte linguistiche, non sostituisce, tuttavia, la capacità di provare tali emozioni e accende importanti questioni etiche e relative alla privacy dei dati che coinvolgono rispettivamente chi istruisce algoritmi che simulano emozioni umane e chi decide di mettere a nudo le proprie vulnerabilità davanti ad una macchina che non può condividere sentimenti o provare empatia ma rischia di creare dipendenza (Zhou & Zhang, 2024).
Simone Natale nel volume Macchine Ingannevoli (2022) fa riferimento ai limiti degli assistenti vocali, programmati per ingannare gli utenti che simulano un’umanità ed un’autonomia di comportamento autonomo che non hanno.
Secondo Sherry Turkle (2016, p.7) le nuove tecnologie rischiano di cancellare l’abitudine alla conversazione visa-vis, l’attività più umana e che ci rende più umani. Pienamente presenti al nostro interlocutore, impariamo ad ascoltare e sviluppare le nostre capacità empatiche. È il momento in cui sperimentiamo la gioia di essere ascoltati e capiti. La conversazione, inoltre, è un preludio all’introspezione, al dialogo con noi stessi.
La sociologa e psicologa americana ritiene paradossale tornare a un’essenza pienamente umana attraverso app che si propongono di stimolare l’empatia e il dialogo interiore e agenti conversazionali progettati a scopo terapeutico per dare consigli su di una vita che non hanno mai vissuto (Iannella, 2021, p.255-256).
Conversare con un software basato sull’IA (Holmes et al.,2019) non sostituisce il dialogo educativo tra insegnante e studente ma apre nuovi orizzonti alle pratiche didattiche attraverso l’implementazione di attività impensabili in un passato recente.
L’interazione degli studenti con un agent conversazionale
L’interazione con un agent conversazionale per l’esperienza attiva, interattiva e personalizzata che crea, si sintonizza maggiormente sugli interessi dei discenti rispetto alla tradizionale lezione frontale.
L’ agent alter ego di un autore rende l’incontro degli studenti con la letteratura un’esperienza coinvolgente e li aiuta a stabilire una relazione con il passato connotata da inaspettati risvolti empatici (Iannella, 2019, p.81). Il fattore che influenza maggiormente l’interazione fra utente e agente conversazionale riguarda la personalità di quest’ultimo che investe gli aspetti linguistici (il lessico e la morfosintassi delle risposte), sociolinguistici (il registro, lo stile), paralinguistici (il tono, l’intonazione, le pause, la velocità) ed extralinguistici (l’icona e la grafica dell’ambiente comunicativo o i gesti e la mimica di un avatar), a loro volta influenzati dai caratteri che contribuiscono a costruire l’identità (il nome, l’età, il genere, i gusti…) (Ivi, p.85).
Secondo Umberto Eco chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro (Eco, 2000, p.231).
Una conversazione in forma scritta o orale, ad esempio con l’alter ego di Renzo o di Lucia potrebbe però motivare gli studenti alla lettura e all’analisi critica del romanzo potenziandone le capacità empatiche attraverso il decentramento dal proprio punto di vista e stimolando lo sviluppo del pensiero riflessivo.
L’assistente trasforma la storia della letteratura in un racconto narrato in prima persona da chi quella storia l’ha vissuta, facendo emergere emozioni, sfaccettature e prospettive che normalmente si perdono nella trasmissione “aedica” tipica della lezione frontale (Iannella,2019, p.90).
Il progetto La poetessa Saffo
Nel progetto La poetessa Saffo,[7] gli studenti interrogano l’agent conversazionale sulla vita[8], le opere e il pensiero della poetessa greca. Le risposte ottenute li guidano nella co-costruzione della conoscenza che avviene in classe attraverso il dialogo fra studenti e docente. Durante la prima fase l’insegnante assegna ad ogni studente un tema specifico su cui egli dovrà interagire con l’agent. L’obiettivo dell’attività è l’attivazione dell’apprendimento per scoperta (Bruner, 1960) che implica da parte dello studente la riflessione e la personalizzazione delle conoscenze acquisite, oggetto di condivisione e confronto con il gruppo classe.
Si costruisce così l’apprendimento che, secondo la teoria connettivista (Siemens 2005; Downes 2010) è una rete i cui nodi sono le conoscenze che ciascuno studente ha sviluppato nell’interazione con l’agent, le connessioni, i contributi che essi offrono alla conversazione collettiva. L’apprendimento si basa dunque sulle differenze di opinione e nasce dalle connessioni tra i nodi.
Il ruolo dell’insegnante nella co-costruzione della conoscenza
L’insegnante ha un ruolo fondamentale nella co-costruzione della conoscenza poiché guida e orienta la conversazione che si sviluppa fra gli studenti colmando eventuali imprecisioni o omissioni. Il processo da cui trae origine l’apprendimento inizia dunque come scoperta individuale guidata dalla tecnologia per poi trasformarsi dopo un processo di rielaborazione e riflessione individuale, in un confronto a più voci in cui gli studenti, superando le proprie insicurezze, prendono la parola.
La lezione di letteratura greca cessa così di essere verticale e, in linea con le logiche della teoria connettivista, si trasforma nella costruzione progressiva di una rete di conoscenza determinata dall’interazione dialogica tra il docente e gli studenti […] Saffo si propone di dar forza alla conversazione. Con le sue parole trasforma l’aula didattica in un ambiente di condivisione nel quale riflessione e discussione non sono più avvertiti come beni di lusso (Iannella, 2021, p.259).
L’interazione con l’agente virtuale non sostituisce, dunque, il dialogo tra studenti e docente ma lo stimola se, come in un processo di scaffolding è messa da parte al momento giusto (Iannella, 2021, p.255) per lasciare spazio al dialogo umano ed al confronto tra opinioni diverse.
L’efficacia delle chatbot nell’affinare le capacità comunicative degli studenti
Alcuni studi dimostrano (Chang et al., 2022; Alwazzan, 2024) l’efficacia delle chatbot nell’affinare le capacità comunicative degli studenti con importanti ricadute positive sul profitto scolastico e sul superamento della paura e dell’imbarazzo di parlare in pubblico (Patel, 2023; Patel et al., 2023). L’interazione con la chatbot, inoltre, migliorerebbe nei discenti le capacità di ascolto, di persuasione di tolleranza verso opinioni diverse dalla propria favorendo lo sviluppo del pensiero critico (Alwazzan, 2024).
L’emergere delle elevate potenzialità derivanti dall’integrazioni delle chatbot nei sistemi scolastici non deve tuttavia indurre a sottovalutare la necessità di un’adeguata formazione degli insegnanti (Al-Shanqeeti, 2022; Mazzini, 2024; Fedeli et al.,2024) e le difficoltà ad essa legate (Patrizi et al., 2025). Innovare la didattica non può limitarsi all’adozione di nuovi strumenti ma deve partire da un diverso approccio didattico. Sperimentare nuove modalità di insegnamento che utilizzino gli agenti conversazionali può infatti segnare il superamento della scuola auditorium a condizione che tali modalità promuovano l’empowerment e la riscoperta da parte degli studenti della capacità di dialogare spezzando così dipendenze tecnologiche di vite che non sanno immaginarsi e definirsi se non onlife.
Nell’epoca delle passioni tristi (Benasayag, & Schmit, 2004) riappropriarsi della forza di dialogare con gli altri e con se stessi riaccende la speranza di trovare un senso e di creare una scuola inclusiva e non competitiva che sappia accogliere e ascoltare le unicità e specificità di tutti e di tutte, cioè un luogo di benessere (Ferrantino & Tiso, 2023).
Conclusioni
Successi e insuccessi scolastici subiscono l’influenza del contesto educativo e del benessere che esso riesce a trasmette a chi lo abita. Il clima d’aula ha infatti un forte impatto sull’apprendimento e sulle prestazioni di studenti e studentesse intralciandoli se negativo o stimolandoli se positivo, i rapporti tra emozione e cognizione dipendono da quelli tra corteccia cerebrale e il sistema limbico, associati tra loro da numerose connessioni nervose (Panettieri, 2023, p.70). Facendo propria la lezione delle neuroscienze è importante promuovere il benessere a scuola attraverso la sperimentazione di pratiche di insegnamento motivanti che puntano sugli aspetti sia cognitivi che emotivi dell’apprendimento-insegnamento.
Seguendo la strada tracciata dalle pedagogie del dialogo, l’educazione si compie attraverso un processo relazionale intersoggettivo […] nessuno può costruire sapere in solitudine. […] dunque è necessario strutturare ambienti di apprendimento che favoriscano relazioni face to face, così da facilitare una comunicazione autentica tra soggetti, poiché è nell’esperienza della reciprocità favorita dal dialogo che si può rinnovare la conoscenza facendola propria (Ferrero,2021 p.92).
In una società in fuga dal dialogo che si rifugia dietro gli schermi ed è sempre meno abituata a sostenere una conversazione nel mondo imprevedibile degli umani (Turkle,2015), integrare l’esperienza educativa con chatbot e agenti conversazionali rappresenta per i sistemi formativi un’opportunità per ridefinire le metodologie di insegnamento e aprire nuovi spazi dialogici.
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Zanellati, A., Zingaro, S. P., Del Bonifro, F., Gabbrielli, M., Levrini, O., & Panciroli, C. (2021). Informing predictive models against Students Dropout. In Atti Convegno Nazionale DIDAMATiCA 2021 (pp. 18-25).
Zhou, T., & Zhang, C. (2024). Examining generative AI user addiction from a CAC perspective. Technology in Society, 78, 102653.
[1] Gli Intelligent tutoring systems sono strumenti informatici in grado di guidare lo studente verso gli obiettivi di apprendimento presentando i contenuti, valutando il grado di apprendimento raggiunto e aiutandolo in caso di difficoltà.
[2] La psicologia positiva nasce ufficialmente nel 1998, anno in cui è eletto presidente dell’American Psychological Association e pronuncia il suo discorso. (Seligman, 1999).
[3] Holmes et al. (2019) definiscono le Chatbot come software di intelligenza artificiale in grado di conversare con gli utenti in un linguaggio naturale attraverso forme di audio e di testo.
[4] Il data mining, ad esempio, consente di tracciare il comportamento degli studenti sulla base dei dati relativi alla frequenza delle lezioni e alla consegna degli elaborati per individuare studenti in difficoltà e predisporre interventi in tal senso (Zanellati et al., 2021).
[5] L’affective computing serve appunto a studiare, analizzare e sviluppare strumenti di calcolo basati su algoritmi per riconoscere, esprimere e generare emozioni normalmente attribuite all’uomo.
[6] La sentiment analysis […] è quel ramo dell’intelligenza artificiale che impiega l’elaborazione del linguaggio naturale, l’analisi testuale e la linguistica computazionale per rilevare, estrarre, quantificare e studiare in maniera sistematica la soggettività del linguaggio. Gli algoritmi, dotati di capacità di apprendimento (machine learning), comprendono il signifi cato di un testo e sono in grado di riconoscere le opinioni, i sentimenti, le attitudini e le emozioni dell’utente che lo ha prodotto (Iannella, 2018, p.323).
[7] La poetessa Saffo
[8] Le 500 risposte del programma software contengono testi, mappe geografiche, registrazioni di versi e rappresentazioni artistiche.