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Euro digitale, una scelta ineludibile: i piani della BCE e i nodi da sciogliere

Conferire all’euro digitale lo status di moneta con corso legale è una strada ormai inevitabile, come confermato anche da Fabio Panetta della BCE. Ma sono ancora diversi i punti da chiarire: tra questi, la riservatezza delle transazioni e le possibili speculazioni

Pubblicato il 23 Set 2022

Diego Fulco

Direttore Scientifico Istituto Italiano per la privacy e la valorizzazione dei dati

euro digitale2

L’introduzione dell’euro digitale è considerata dalla Banca Centrale Europea (BCE) come un’evoluzione necessaria per preservare il ruolo della moneta pubblica quale ancora dei sistemi di pagamento al fine di assicurare in maniera ordinata la coesistenza, la convertibilità e la complementarità delle varie forme di moneta, e di rafforzare l’autonomia strategica e l’efficienza economica dell’Unione Europea.

Keynote speech by Fabio Panetta

Keynote speech by Fabio Panetta

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L’ineludibilità dell’euro digitale

La conferma, dopo un biennio di analisi sul tema, è arrivata anche da Fabio Panetta, uno dei sei membri del Comitato esecutivo della BCE, nel corso di un importante intervento sui progressi del progetto sull’euro digitale presso la Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo.

L’obiettivo dello speech di Panetta è stato proprio quello di preparare il terreno legislativo, rafforzando il convincimento dei parlamentari circa l’ineludibilità della scelta che hanno di fronte a sé: conferire all’euro digitale lo status di moneta con corso legale. Certo, nel processo legislativo dell’Unione Europea, i parlamentari sono co-legislatori, ma l’iniziativa spetta alla Commissione. Nell’aprile 2022, quest’ultima ha aperto una consultazione pubblica sull’euro digitale. Una proposta normativa organica è attesa per il 2023.

In qualsiasi forma abbia, la moneta assolve tre diverse funzioni: a) mezzo di scambio (strumento di pagamento con un valore accettato da tutti); b) unità di conto che permette di attribuire un prezzo a beni e servizi; c) riserva di valore, cioè bene che conserva il suo valore nel tempo, tenibile per un uso futuro.

Verso l’euro digitale: lo stato dell’arte, i rischi e le opportunità

Moneta fisica, moneta elettronica, moneta digitale

Nell’eurozona, oggi, sono previste solo due forme di moneta: a) una fisica, fatta di banconote e monete metalliche, stampate dalle singole Banche centrali, oggetto di scambio direttamente tra cittadini e imprese per qualsiasi pagamento; b) un’altra, usata dalle banche commerciali, costituita dalle loro riserve presso la BCE. Possiamo dire che la BCE fa da banca per le banche commerciali. A loro volta, queste ultime possono rivolgersi alla BCE per contrarre prestiti, ossia riserve presso la BCE. La novità verso cui andiamo è che ci sarà una terza forma di moneta (l’euro digitale), capace di unire in sé le caratteristiche della moneta fisica e delle riserve: digitale, come le riserve, ma disponibile per tutti per i pagamenti al dettaglio, come il contante.

Bancomat e carte di credito sono moneta elettronica; tuttavia, essi richiedono l’esistenza di un conto presso una banca commerciale. Invece, l’euro digitale sarebbe una moneta digitale emessa dalla BCE.

Cosa si aspettano i cittadini

Attraverso focus group, la BCE ha cercato di comprendere il sentiment dei cittadini dell’eurozona rispetto all’ipotesi di una moneta digitale. È emerso che i cittadini si aspettano da uno strumento come questo tre requisiti fondamentali: 1) la capacità di “pagare ovunque”; 2) effettuare pagamenti istantanei, facili e contactless, specialmente da persona a persona; 3) poter fare transazioni istantanee da persona a persona, indipendentemente dal sistema utilizzato dall’emittente e dal beneficiario del pagamento.

La moneta digitale a livello internazionale

La moneta digitale è una strada già intrapresa da altri Paesi. La Banca Centrale Cinese (PBOC) aveva annunciato il lancio di una moneta digitale sovrana (E-Yuan) nel 2020. Non abbiamo notizie aggiornatissime, ma sappiamo che l’E-Yuan è già usato nell’ambito di test-pilota dal 15% della popolazione cinese, concentrata in 12 grandi città (tra cui Pechino e Shanghai). In Cina, gli acquisti con dispositivi mobili rappresentano già il 16% del PIL, contro l’1% negli Stati Uniti e nel Regno Unito. 225 milioni di cinesi non hanno un conto in banca e vivono in zone rurali. Con lo l’E-Yuan, potrebbero essere indotti ad aumentare il consumo nazionale.

In Russia, la moneta digitale non c’è ancora, ma c’è un programma che sta avendo un’accelerazione forte. Sembra che il progetto “pilota” partirà ad aprile 2023, con una sperimentazione su pagamenti reali.

Ciò che accade in Cina, in Russia e in altri Paesi è guardato con attenzione dalla BCE. Panetta ha detto che a livello internazionale, le banche centrali delle grandi economie potrebbero emettere valute digitali (central bank digital currency, CBDC). Tali CBDC offrirebbero benefici in termini di scalabilità dell’efficienza, liquidità e sicurezza, favorendone l’attrattiva a livello internazionale, e avrebbero inoltre il potenziale di facilitare i pagamenti transfrontalieri, accrescendone il ruolo quale unità di pagamento globale. In uno scenario simile, non emettere un euro digitale potrebbe minare il ruolo dell’euro e creare rischi per la nostra sovranità.

Secondo la BCE, bisogna anche considerare l’eventualità che soluzioni di pagamento digitali non europee e tecnologie gestite da operatori esteri possano assumere un ruolo dominante nel nostro mercato dei pagamenti, al pari di quanto già avviene in alcuni segmenti come le carte e i pagamenti online. Questo rischio sarebbe esacerbato dalla diffusione dei mezzi di pagamento offerti dalle big tech (come la moneta digitale di Facebook), che potrebbero trarre vantaggio dal grandissimo numero di clienti di cui dispongono.

Il potenziale impatto dell’euro digitale sul sistema finanziario

Detto ciò, il cuore dello speech ha riguardato il potenziale impatto dell’euro digitale sul sistema finanziario.

Nella definizione della Banca d’Italia, il sistema finanziario è quella infrastruttura complessa che consente alle famiglie, alle imprese, alle amministrazioni pubbliche e agli altri operatori economici di effettuare pagamenti, trasferire risorse e gestire rischi. È un’infrastruttura soggetta a continue sollecitazioni provenienti dall’evoluzione dell’economia, dall’innovazione tecnologica e dall’introduzione di nuovi strumenti finanziari.

Come evitare speculazioni

Se – una volta introdotto – l’euro digitale divenisse oggetto di accaparramento in una logica speculativa, sarebbe sicuramente messa a repentaglio la stabilità finanziaria dell’eurozona. Nell’analisi della BCE, ci sono due strumenti efficaci che, se correttamente implementati, impediranno che l’euro digitale venga utilizzato come forma di investimento anziché soltanto come mezzo di pagamento: 1) limiti alla quantità di euro digitale detenibile su base individuale; 2) remunerazione differenziata, cioè una remunerazione penalizzante al di sopra di una determinata soglia, che implicherebbe tassi meno convenienti su importi più elevati.

Panetta ha chiarito che l’adozione dell’euro digitale da parte dei cittadini sarebbe graduale; ci vorrebbero probabilmente diversi anni prima che la maggioranza ne sia in possesso e li usi. Dunque, potrebbe essere saggio calibrare questi due strumenti (limiti e remunerazione differenziata) con molta prudenza, per poi effettuare aggiustamenti sulla base dell’esperienza e della diffusione dell’euro digitale nel tempo.

Resta il fatto che ad aprire un conto presso la BCE potranno essere i cittadini e le imprese, e non più solo le banche commerciali. Questo preoccupa il sistema creditizio, perché potrebbe avere un impatto sul ruolo delle banche. Con la nascita di una moneta digitale utilizzabile per i pagamenti, potrebbero perdere utilità i bancomat e le carte di credito. Perché avere un conto corrente quando è possibile fare tutto in autonomia?

Sul punto, Panetta ha precisato: “stiamo esaminando con molta attenzione i rischi per la trasmissione della politica monetaria e per la stabilità finanziaria che potrebbero essere associati alla conversione in euro digitali di ampie quote di depositi bancari dell’area dell’euro” e “faremo sì che questa nuova forma di moneta sfrutti l’esperienza degli intermediari finanziari nel campo dei servizi a contatto con il pubblico, non spiazzi i mezzi di pagamento privati e preservi la stabilità finanziaria”.

Moneta digitale e tracciamento dei pagamenti

C’è un altro tema connesso all’euro digitale – affrontato incidentalmente nello speech – che ci appassiona. Un sistema di pagamento digitale comporta la possibilità di tracciare tutti i pagamenti, anche minimi.

Il grado di riservatezza dipende dalla soluzione tecnica che sarà prescelta. I due poli opposti sono:

  • la soluzione account based, cioè su struttura centralizzata, con uno o più server su cui sono salvati i dati
  • la soluzione token based, con una struttura decentralizzata.

La soluzione account based è ritenuta la meno adattabile a esigenze di riservatezza, quella token based più rassicurante, a patto che si scelga di escludere qualsiasi collegamento tra il portafoglio digitale dedicato (wallet) e le persone che lo usano, e a patto che si offra a ciascuno la possibilità creare una pluralità di wallet. Esiste però una soluzione intermedia.

La soluzione scelta dalla Cina

La People Bank of China (PBOC) ha scelto per l’E-Yuan una via di mezzo tra un modello token based ed uno account based. Per ricevere e dare E-Yuan, gli utenti sono obbligati ad usare un portafoglio digitale dedicato (wallet). Tuttavia, quando ricevono o quando danno per importi modesti, non devono passare per un sistema di identificazione forte. Per piccole transazioni in E-Yuan, basta il numero di telefono. Transazioni per importi elevati sono ammesse solo attraverso l’attivazione di un ccosiddetto “account premium”, con identificazione forte dell’utente e tracciabilità delle transazioni superiori ad una certa soglia. L’anonimato totale non è comunque garantito nemmeno per le piccole transazioni. Per queste, infatti, c’è un semplice “oscuramento” delle informazioni nei confronti di soggetti terzi rispetto all’autorità (banche commerciali, altri utenti, amministrazioni locali). La PBOC mantiene però la possibilità di accedere alle transazioni in caso di richiesta della pubblica amministrazione. Secondo il direttore generale dell’Istituto di ricerca sulle monete digitali della Banca centrale cinese l’anonimato limitato è una caratteristica chiave dello E-Yuan, utile a prevenire, accertare e reprimere attività illegali come il riciclaggio del denaro, il finanziamento del terrorismo e l’evasione fiscale, attenendosi alla primaria esigenza di sicurezza finanziaria.

Le proposte della Banca d’Italia

Anche la Banca d’Italia ha proposto per l’euro digitale di integrare l’approccio account based e l’approccio token based, con combinazioni diverse utilizzabili in modo flessibile in base alle situazioni.

Riservatezza e protezione dei dati personali con le monete digitali: i paletti EDPB

Le tematiche della riservatezza e della protezione dei dati personali connesse all’euro digitale sono state affrontate dal Comitato Europeo (EDPB) in una sessione plenaria del 18 giugno 2021. In una lettera ai futuri co-legislatori in tema di euro digitale, l’EDPB ha ricordato che la progettazione dell’euro digitale dovrà rispettare i principi di privacy by design e by default e gli altri principi fondamentali (minimizzazione, limitazione delle finalità del trattamento), dovrà optare in modo consapevole per una scelta a favore dell’anonimato o della pseudonimizzazione. Sul piano tecnico, l’EDPB ha suggerito soluzioni precise, come l’archiviare i token localmente su un dispositivo dell’utente finale o su un portafoglio digitale (come uno smartphone o una carta per raggiungere tutti i tipi di pubblico e per soddisfare le esigenze di data security).

L’EDPB ha anche partecipato alla consultazione della Commissione Europea, rispondendo (il 14 giugno 2022) al suo questionario. Con l’occasione, ha ribadito che se il legislatore europeo opterà per escludere l’anonimato, per mitigare i rischi per i diritti e le libertà degli interessati bisognerà per lo meno garantire un elevato livello di pseudonimizzazione, con accesso ai dati in chiaro solo in casi eccezionali, dietro richiesta delle autorità competenti nei casi previsti dalla legge. Inoltre, l’EDPB ha insistito per permettere transazioni off-line non tracciabili, almeno per le transazioni che rientrano in una certa soglia, e per l’ammettere una pluralità di dispositivi per i pagamenti (non solo smartphone, ma anche carte o altri dispositivi).

Conclusioni

Pur nella consapevolezza della necessità vitale di tracciare i flussi finanziari e di impedire l’evasione fiscale e il riciclaggio, pensiamo che il contante rimanga – nei limiti permessi – un baluardo di libertà. Tracciare il genitore che dà la paghetta al figlio o il cliente che dà la mancia al cameriere comporterebbe un peggioramento della qualità della vita almeno pari alla semplificazione che viene dal digitale. L’augurio è che i suggerimenti dell’EDPB trovino adeguata risposta nell’architettura che sarà messa a punto.

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