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Attributi digitali e wallet: così cambia l’accesso ai servizi in Europa



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Con il regolamento eIDAS2, i wallet digitali europei diventano strumenti per gestire identità, credenziali e documenti certificati. La sfida principale riguarda l’inclusione degli attributi e la partecipazione del settore privato per rendere l’ecosistema davvero efficace

Pubblicato il 16 set 2025

Giorgia Dragoni

Direttore Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano

Diletta Villa

Ricercatrice Osservatorio Digital Identity – Politecnico di Milano



identità digitale (2) (1) eudi wasllet; identità digitale svizzera

Immaginate di accedere a un prestito in pochi clic, senza dover inviare documenti. Oppure pensate di poter partecipare a un concorso pubblico certificando automaticamente il vostro titolo di studio, senza perdere tempo prezioso nel recuperare tutti i documenti necessari. O ancora, poter noleggiare un’auto mostrando un semplice QR code, che contiene le informazioni sulla validità della patente e sulla carta di credito.

Questi scenari non sono fantascienza, ma la visione che sta guidando lo sviluppo dei wallet digitali europei, gli EUDI Wallet previsti dal regolamento eIDAS2.

Si tratta di app che potrebbero rivoluzionare la nostra vita online grazie a un elemento chiave, gli attributi, che consentono di trasformare un’identità digitale statica in un passpartout dinamico e arricchito di informazioni certificate.

Gli attributi: il differenziale tra sistemi tradizionali e wallet digitali

Un attributo è una qualsiasi informazione legata a una persona (o a un’entità legale), come il nome, l’età, il Paese di cittadinanza, ma anche molto altro. Sono attributi anche il possesso della patente di guida o di un titolo di studio, il merito creditizio e lo stato di salute. Queste informazioni sono spesso già contenute in alcuni documenti, come la carta di identità, che possono quindi essere digitalizzati. Mentre altri attributi possono essere certificati da specifici attori in possesso di queste informazioni, come le università, il proprio medico o aziende private.

La presenza di attributi all’interno dei wallet digitali, infatti, è consentita dalla presenza degli issuer, un nuovo ruolo nel mercato che può essere ricoperto da attori certificati che emettono gli attributi in formati standard, perché siano condivisibili per richiedere l’accesso ai servizi. Una volta emessi dall’issuer, documenti e attributi sono memorizzabili nel wallet e gestiti autonomamente dall’utente, che è quindi in controllo completo dei propri dati.

L’utilizzo degli attributi è anche ciò che consente la condivisione selettiva di informazioni, funzionalità prevista per i wallet digitali europei. Per esempio, sarà possibile provare (tramite uno specifico attributo) di essere maggiorenni, senza presentare l’intera carta di identità e senza mostrare i dati in essa contenuti, nemmeno la data di nascita.

L’esperienza sugli attributi di SPID: un mercato mai partito

In Italia, il concetto di attributi non è completamente nuovo: su questo meccanismo, infatti, si basa una delle funzionalità previste dal sistema SPID, che avrebbe dovuto favorirne una piena valorizzazione. Nel 2022, AgID ha emanato delle linee guida[1] per consentire di associare all’identità digitale una serie di attributi, definiti come “stati, qualità personali e fatti contenuti in albi, elenchi o registri pubblici o comunque accertati da soggetti titolari di funzioni pubbliche”. Questi possono essere emessi da Attribute Authorities, ovvero gestori di attributi qualificati.

L’intento principale era trasformare SPID da semplice “chi sei” a un “cosa sei autorizzato a fare”. Questo avrebbe permesso accessi differenziati ai servizi sulla base di attributi e qualifiche verificabili, consentendo alla pubblica amministrazione e alle aziende fornitrici di servizi di progettare processi automatizzati senza richiedere documenti cartacei o file PDF caricati manualmente.

Tuttavia, al momento, nessun soggetto risulta accreditato come Attribute Authority, e le informazioni contenute nelle identità SPID sono rimaste quelle standard, perché ampliare il servizio richiede investimenti tecnologici, che non risultavano giustificati a fronte di Service Provider che non hanno adattato i propri sistemi per valorizzare questi nuovi dati. In assenza di casi d’uso concreti e incentivi economici, il mercato non si è mai sviluppato.

eIDAS2 e EUDI Wallet: la spinta della normativa europea

Come anticipato, il regolamento europeo eIDAS2 prevede la fornitura in tutti gli Stati membri di wallet digitali che permettano ai cittadini di memorizzare e gestire attributi, credenziali e documenti verificabili (es. titoli di studio, patenti, certificati professionali). È richiesto ai Paesi europei di fornire almeno un wallet ai propri cittadini entro il 2026, motivo per cui in tutta Europa stanno nascendo progetti di wallet digitali, come in Italia, dove si è fatto un primo passo con la funzione “Documenti su IO” all’interno dell’app IO, preludio del progetto IT wallet.

L’obiettivo del regolamento europeo è quello di creare uno “Schengen digitale”, ossia abilitare l’accesso transnazionale anche ai servizi digitali, grazie a wallet interoperabili, basati su standard comuni. Nel perseguire questo obiettivo, il wallet risponde anche ad altre necessità, come un maggiore controllo dei propri dati da parte degli utenti, aumentando la privacy e riducendo il rischio di furti di dati, grazie agli alti livelli di sicurezza garantiti.

Data la complessità tecnica e organizzativa di fornire strumenti di wallet interoperabili in tutta Europa, dal 2023 sono in corso i Large Scale Pilots, progetti pilota su larga scala per la sperimentazione delle funzionalità dei wallet. Questi progetti hanno favorito la collaborazione internazionale e la partecipazione di attori privati nell’ecosistema, inoltre hanno consentito di testare nuove forme di partecipazione nel contesto dell’identità digitale, identificando attori adatti e pronti al ruolo di issuer. A settembre 2025, sono in partenza due nuovi consorzi, WEBUILD[2] e APTITUDE, che andranno a sviluppare gli use case dei pagamenti e dei viaggi, oltre che il wallet per le aziende.

A che punto siamo e dove possiamo arrivare: il panorama internazionale dei wallet

I progetti di wallet digitali esistenti a livello internazionale, sviluppati sia nel perimetro della revisione del regolamento eIDAS sia in altri contesti, abilitano già la memorizzazione di documenti, attributi e credenziali. Secondo un censimento realizzato dall’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano, nei 149 casi di wallet sviluppati in ambito privato è possibile memorizzare la versione digitalizzata di diversi documenti, che includono certificati e permessi, come il certificato di nascita o di matrimonio o la licenza per la pesca o la caccia (in 34 wallet); diplomi, lauree o qualifiche professionali (in 25 casi), pass e badge per la gestione degli accessi (23 wallet), biglietti per eventi o viaggi (19 wallet), carte di pagamento (18 wallet) e molto altro.

Guardando invece alle soluzioni nazionali, in linea con i requisiti di eIDAS2, in Europa esistono attualmente 31 progetti noti di wallet (in partenza o già attivi). Questi coinvolgono tutti gli Stati membri, ma anche Paesi al di fuori dell’Unione europea, come Norvegia, Islanda, Svizzera e Ucraina. Tra questi, 11 wallet consentono già la memorizzazione di documenti digitalizzati, principalmente costituiti dalla patente di guida e dalla carta di identità.

Se nel settore privato è già possibile memorizzare una varietà di documenti, questi hanno tendenzialmente validità circoscritta al proprio ecosistema di attori. Al contrario, nelle soluzioni nazionali facenti riferimento a eIDAS2, i documenti memorizzabili sono emessi e fanno riferimento principalmente al settore pubblico. Per i progetti di EUDI wallet, il rischio è replicare gli errori del passato: non includere attivamente il settore privato, limitando così le potenzialità dello strumento.

Perché questo non accada servono:

  • Normativa chiare – che promuovano l’adozione del wallet da parte del settore privato, garantendo che l’utilizzo del wallet non sia in contrasto con altre normative settoriali e nazionali, e che definiscano standard e protocolli condivisi.
  • Incentivi per le aziende – che permettano di superare i costi elevati per entrare a far parte dell’ecosistema e siano basati modelli di business sostenibili nel tempo, per tutti gli attori.
  • Comunicazione esplicativa – che supporti l’adozione del wallet da parte degli utenti, educando i cittadini perché sappiano utilizzare questo strumento in tutte le sue funzionalità.

Un’opportunità da non sprecare

Gli attributi rappresentano la vera innovazione del wallet digitale, ma la loro adozione richiede uno sforzo coordinato e una visione più ampia. I legislatori devono evitare eccessiva burocrazia, le aziende investire in servizi utili e i cittadini comprendere il valore di un controllo consapevole sui propri dati.

Tuttavia, il wallet non è soltanto uno strumento per l’identità digitale: le sue applicazioni spaziano dai pagamenti alla firma digitale, con il potere di ridisegnare mercati e modelli di business, trasformando il modo in cui accediamo ai servizi. Per questo motivo, questo modello necessita di un ecosistema più partecipativo, che coinvolga attori da settori diversi, e che richiede lo sviluppo di nuove strategie di coinvolgimento attivo di aziende e utenti.

Come visto tra le soluzioni del mercato privato, gli attributi e il wallet non si limitano necessariamente a confini predefiniti, come l’attuale quadro normativo, ma aprono spazi per nuovi modelli di condivisione dei dati che abilitano opportunità di business innovative.

Guardando quindi a eIDAS2, se si riuscirà a orchestrare una collaborazione efficace con il settore privato, coinvolgendolo nei ruoli di issuer e service provider, si getteranno le basi per un’ulteriore trasformazione digitale. Ma ciò richiede una visione che abbracci un nuovo paradigma culturale basato sui dati, il loro utilizzo e il loro valore per l’intera collettività.


[1] Per maggiori informazioni: https://www.agid.gov.it/it/piattaforme/spid/gestori-attributi-qualificati

[2] Per maggiori informazioni: https://www.webuildconsortium.eu/

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