EDITORIALE

Il nuovo Governo abbracci il digitale o fallirà in tutti i campi: ecco perché

Continuità sui progetti già avviati, arrivando a maggiori impatti pratici sui cittadini. Una governance politica più forte sui temi del digitale e a un’iniezione di competenze tra i dipendenti pubblici. Dopo Forumpa 2018, si confermano questi messaggi, ribaditi da tanti. Speriamo che il nuovo Governo li faccia suoi

Pubblicato il 28 Mag 2018

Alessandro Longo

Direttore agendadigitale.eu

parlamento-italiano1

Bisogna continuare sul solco tracciato, portando a compimento i progetti di PA digitale già avviati. E finalmente offrire ai cittadini maggiori benefici concreti, dalla digitalizzazione della macchina pubblica.

Al tempo stesso, si acceleri, forti di un nuovo impegno politico: con una governance politica più forte sui temi del digitale e a un’iniezione di competenze (digitali) tra i dipendenti pubblici.

Il bilancio dopo Forumpa2018

Continuità (con ricadute pratiche visibili), il bisogno di una figura politica apicale nel digitale e competenze sono i tre messaggi ricorrenti, nelle parole di esperti e addetti ai lavori. È il bilancio che risulta da ForumPA (22-24 maggio) e ribadito dai molti autori che hanno scritto su questa testata. È la summa di quanto si può ritrovare per esempio nelle parole di Antonio Samaritani (direttore generale dell’Agid) a ForumPA, Giuliano Noci e Luca Gastaldi (Politecnico di Milano), Elio Catania (Confindustria Digitale). Dei tanti esponenti del Team Digitale di Diego Piacentini (commissario all’Agenda digitale presso la presidenza del Consiglio); di rappresentanti delle Regioni (come Laura Castellani della Toscana e Dimitri Tartari dell’Emilia-Romagna, i quali inoltre rappresentano le Regioni a livello nazionale sul digitale). Infine, sono i valori che risuonano forti nelle parole di Carlo Mochi Sismondi, presidente di Fpa, ideatore di ForumPA.

Una discontinuità che dà speranze e paura

Il contesto, che spiega l’insistenza di questi messaggi, è di forte discontinuità. Che ci lascia un sapore ambiguo di speranza e preoccupazione. Discontinuità non solo per il cambio di Governo, ma anche perché gli attuatori tecnici e pratici della trasformazione sono a scadenza. Il mandato di Samaritani scade a fine luglio (grazie a una proroga di 45 giorni scattata in automatico, rispetto alla scadenza naturale del mandato, del 15 giugno). Quello di Piacentini a settembre. Non si sa se il nuovo Governo vorrà confermare il Team Digitale (come richiesto da Piacentini, a prescindere dalla sua figura) e come vorrà rinnovare l’Agenzia.

“Evitiamo la sindrome da lavagna bianca. Sulla PA non si rifaccia tutto da capo, come ho visto nei tanti precedenti Governi”, ha detto Mochi Sismondi e Catania si è detto d’accordo.

Il bilancio di Agid

Di continuità, ma anche di visione del futuro, ha parlato Samaritani al ForumPA, in un intervento che merita di essere descritto nel dettaglio. È il bilancio di tre anni di lavoro.

Samaritani ha detto che ha lavorato per dare continuità ai progetti, come Spid, Anpr e PagoPa. Ma anche sul valore dell’autonomia: rispettando le agende digitali locali e al tempo stesso incastrandole in una coerenza di fondo complessiva, centrale. “Ma l’autonomia che abbiamo conquistato è anche quella finanziaria. Quando siamo arrivati, il programma Crescita digitale non era finanziato. Nel 2016 abbiamo realizzato la condizionalità ex ante con l’Europa, per imbullonare il programma con l’uso di risorse pubbliche. Adesso l’Italia ha impegno verso l’Unione europea per sviluppare il progetto”. Ultimo tassello, la strategia, con il piano triennale per l’informatica nella PA: “il contenitore strategico dentro cui fare le azioni”.

“Ci sono le premesse per andare avanti con maggiore velocità”. Ma ci sono anche nodi”, dice Samaritani. “Abbiamo problemi di competitività paese. Il Desi 2018 ci dà lo stesso pessimo risultato dell’anno scorso, siamo quartultimi”. Tra l’altro, Samaritani nota che “siamo stabili sull’e-gov. Abbiamo fatto un balzo avanti su open data, siamo finiti a ottavo posto”.

Secondo Samaritani, di contro, “la PA ha cominciato a essere abilitante di un cambio culturale, come ci si attendeva. Spid sta avendo questo ruolo, i numeri principali li facciamo con Inps, dichiarazione dei redditi, servizi del Comune di Milano. Gli utenti cominciano a fidelizzarsi”.

“Va bene PagoPA: in tre anni siamo passati da 300 a 16 mila PA attive, da 22mila a 9,4mln di transazioni”. Idem le linee guida design: “150 siti, 25 milioni di persone la popolazione coperta. Nel 2015 c’era solo governo.it e qualche sito pilota.

“C’è un percorso che si vede poco ma che si vede da cittadini quando le PA locali completano le proprie transizioni”. La questione è centrale: molti esperti (come anche Gianluigi Cogo, di Regione Veneto e dell’università Ca’ Foscari di Venezia ed Elio Catania) hanno denunciato questo come uno dei problemi più gravi della PA digitale italiana. I cittadini non stanno ancora toccando con mano, per davvero, il cambiamento. Nonostante il caso positivo di PagoPa e (secondo Samaritani, ma molti non concordano) Spid.

Team Digitale e app IO

È proprio per colmare questa lacuna di effetto pratico sui cittadini che il Team Digitale lancerà in estate – in beta – l’app IO.

Sull’app ogni utente potrà chiedere e conservare documenti e certificati della PA, accettare ed effettuare pagamenti, ricevere comunicazioni, messaggi e promemoria.

“L’app permetterà di ridurre drasticamente i tempi degli adempimenti del cittadino verso la pubblica amministrazione – ha detto Piacentini a Forumpa – Con un sistema di notifiche, pagamenti e scadenze, in pochi minuti si potranno svolgere operazioni che prima richiedevano molto più tempo.”

Ma per utilizzarla appieno bisognerà essere in uno dei Comuni passati a Anpr (ora solo 173; in arrivo 1.200). E avere Spid (attivazione che molti utenti trovano ancora troppo laboriosa).

Il futuro della PA digitale

Per il futuro, interessante l’ultima parte del discorso di Samaritani.

“Che c’è da fare: armonizzazione, accompagnamento, accelerazione. Creare asset da lasciare alle amministrazioni e iniezioni di competenze. Abbiamo punte di eccellenze mondiali e di disastro mondiale, c’è grande varianza in Italia”.

“Governance e coesione: siamo partiti a febbraio con la conferenza stato-regioni, ora stiamo firmando accordi con singole regioni. Prendiamo le singole agende e capiamo come Agid può accelerarle con competenze, program management. Questo stesso approccio lo stiamo per replicare con città metropolitane e grandi Comuni”.

“Tutto questo è l’impalcatura. E ancora non basta. Il libro bianco sull’intelligenza artificiale è uno stimolo al nuovo governo su questo tema. A fianco della strategia e del piano triennale bisogna acquisire una visione tecnologica nuova. Cominciare a capire come cambiare alcune componenti dei progetti implementati oggi. Se no quando avremo finito avremo progetti vecchi.

Se non guardiamo alle nuove tecnologie, avremo i cassetti vuoti per la nuova programmazione europea. Sarà bene che cominciamo a pensare cosa portare sui tavoli dell’Europa, per evitare l’errore fatto nell’attuale programmazione, dove siamo stati costretti a rincorrere le scadenze”.

Come ha detto Mochi Sismondi, a ForumPA: “servono due cose. Una forte guida politica e un rinnovamento anagrafico dei dipendenti pubblici, che hanno in media 55 anni in Italia. Impossibile cambiare la PA in queste condizioni”.

La priorità per il nuovo Governo

Il primo tema rinvia al bisogno di avere una figura politica apicale a guida del digitale: un ministro del digitale (invocato da Catania) o una figura trasversale alla Presidenza (preferita da Noci). Comunque una persona con un forte peso su tutto il Governo.

Il secondo tema è in fondo la questione delle competenze digitali della PA, su cui il precedente Governo ha fallito il compito (cassando la legge di Paolo Coppola, PD, che stabiliva risorse per inserire figure esperte di digitale nella PA).

C’è solo da sperare che il prossimo Governo mostri maggiore consapevolezza. Maggiore aderenza al presente. E faccia suo il principio, ormai assodato, che il digitale non è un settore a parte nella società e nell’economia. Da trattare a fianco (o magari in subordine, com’è avvenuto finora) di altri ambiti. Come il lavoro, l’immigrazione, la Sanità.

Digitale è ormai il modo evoluto di fare tutte le cose e l’Italia è in ritardo nel riuscirci. Il prossimo Governo ce l’abbia come priorità o fallirà su tutti i campi dove intende impegnarsi.

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