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Ascesa e caduta di X: tutti gli scandali dell’era Musk



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Twitter, ora X, è al centro di molteplici controversie, dai follower falsi alle violazioni dei dati passando dalla disinformazione dilagante. L’UE ha avviato procedimenti contro X per il mancato contrasto alla manipolazione delle informazioni, evidenziando i crescenti problemi della piattaforma sotto la guida dell’eclettico Musk

Pubblicato il 27 mar 2024

Giacomo Di Giulio

The Thinking Watermill Society



musk

Le lezioni di un film come “Quarto Potere” sembrano più rilevanti che mai, eppure oggi non trattiamo di holding che detengono le azioni di diversi giornali anche antagonisti per influenzare l’opinione pubblica, bensì di quello che molti temevano da anni, cioè che Twitter (oggi X) potesse diventare un ennesimo mezzo dalla politica per la politica, soprattutto personale.

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L’arrivo di Elon Musk a Twitter

Dopo anni sul mercato pubblico sotto un consiglio di amministrazione che ancora contava il co-founder della società, Jack Dorsey, il controllo è stato ceduto con un leveraged buy out a Elon Musk, il quale, a seguito dell’acquisto, ha reso la società non più quotata. Quanto la figura di Musk fosse lontana dai valori dell’azienda fu chiaro fin da subito con la riduzione dell’80% del personale, il nuovo approccio stakanovista alla cultura del lavoro chiedendo ai dipendenti di conformarsi a regimi più lunghi di lavoro o di lasciare l’azienda e con le dimissioni di massa dei dipendenti. Di fatto l’insediamento di Musk è stato un susseguirsi di scandali che progressivamente hanno richiamato l’opinione pubblica internazionale, un personaggio già molto noto è finito sotto i riflettori, al centro delle polemiche specialmente per il numero di controversie.

La strategia vincente del “purché se ne parli”

Da un lato questa è semplicemente l’ultima strategia di marketing, essere controverso per essere discusso e ottenere quindi sempre più visibilità, come EM che fuma marijuana al Joe Rogan podcast, i nomi fantasiosi che riserva ai figli o come l’entrata di scena nella sede di X con un lavandino in mano al motto di “Let that sink in”. Ed è qui che un personaggio come M cerca di confondersi, nella figura che occupa sempre il palcoscenico così da rimanere sulla cresta dell’onda, celando l’imprenditore e i suoi interessi dietro una rumorosa e irriverente spavalderia.

Gli opinionisti lo inseguono costantemente, venendo intrappolati nell’ultima buona nuova, spesso però fallendo nel contestualizzare le controversie, ossessionati dalla novità e non dalla norma. Per quella legge naturale, qualsiasi controversia intanto viene quindi diluita, mentre rimaniamo in attesa della prossima.

Per chi vive l’ormai X, i cambiamenti alla piattaforma vanno ben oltre questi casi eclatanti come la reintroduzione o la sospensione di account politici sulla piattaforma. Fatti di per sé importanti ma la cui discussione rischia di perdersi in dibattiti prolissi sulla filosofia morale e il diritto di parola, così perdendo di vista quello che l’ultimo anno di X confessa della sua dirigenza.

I piani di Musk per la crescita della piattaforma

Già nelle fasi di negoziazione per l’acquisto di Twitter, EM annunciava i suoi piani per la crescita della piattaforma, indicando un netto taglio di quella lotta che Twitter aveva condotto contro estremisti politici e la propagazione di notizie false in risposta al dilagare di queste sul social durante il covid. Davanti ad una transazione privata vennero fatte promesse di rilevanza pubblica, indicando come l’acquisto avesse il fine di promuovere la democrazia, attraverso la difesa della libertà di parola. A questo fine venne promosso un cambiamento dell’algoritmo che gestisce la piattaforma, un ammorbidimento delle guide linea, la riattivazione di account precedentemente sospesi, una sedicente lotta contro le fake news e la riduzione dei famosi bot cioè account fittizi, il quale diventò anche una delle giustificazioni per l’introduzione dei costi d’iscrizione.

Promesse mancate e uso distorto della piattaforma

Nonostante le promesse da paladino della libertà, il passaggio di proprietà seguito dal rebranding in “X” si è subito fatto notare con la reintroduzione dell’account di Donald Trump, come dei profili di altri figuri coinvolti nell’assedio alle istituzioni democratiche americane del 6 gennaio 2021, insieme anche a molti estremisti solitamente vicini alle destre come diversi suprematisti bianchi invocanti la sostituzione etnica, account avversi alle libertà di orientamento sessuale, prominenti no vax, difensori dell’ ”operazione speciale” russa e critici dell’occidente. Curiosamente, questa attuazione della libertà di parola è stata seguita anche dai blocchi e le sospensioni di profili su X. Come quelli che hanno coinvolto gli account di giornalisti del New York Times, CNN e The Washington Post tra altri, solitamente vicini ai democratici americani ma soprattutto prominenti critici di Musk e le sue aziende. In questi anni Musk è stato più volte contestato per il suo uso del social, specialmente in quanto suo padrone, come quando accumunò il primo ministro canadese Justin Tredau ad Hitler, o per le manipolazioni di mercato attraverso il suo profilo X con “dodge coin” per la quale intervenne la SEC, assieme alle sue posizioni ambigue sul conflitto in Ucraina specialmente dopo che alcuni commentatori avessero evidenziato come uno dei principali esportatori di alluminio per Tesla sia l’azienda Rusal fondata dall’oligarca sanzionato Oleg Deripaska. Altri profili bloccati o sospesi hanno incluso anche oppositori politici in India, azioni sospettate di essere avvenute sotto indicazione del governo indiano stesso, accompagnate dal blocco e la sospensione di account avversi a regimi totalitari, come la recente sospensione del profilo di Yulia Navalnaya, a pochi giorni dalla morte del marito in carcere mentre post falsi e ingiuriosi contro la stessa circolavano sulla piattaforma a piede libero.

L’introduzione delle community notes

Sulla scia di una nota positiva anche se solo parzialmente, un passo avanti soprattutto per quanto riguarda la lotta alle fake news è stata l’introduzione delle community notes, attraverso le quali gli utenti possono aggiungere contesto o informazioni relative ad un post in un processo chiamato “crowd-sourcing fact checking”. Questo si è dimostrato strumentale soprattutto nella lotta ai deep fake come alle foto montate o ai post che riportano informazioni erronee. Ciononostante, queste notes hanno i loro limiti visto che per essere integrate al post in questione richiedono di essere votate dall’utenza generale, la quale spesso è la stessa utenza a essere sviata.

Il problema di Bot e troll farm

AI contempo il numero di bot presenti su X sembra essere aumentato significativamente, una situazione lamentata dagli utenti ma riportata anche da watchdog imparziali. Ironicamente questi ultimi hanno anche dimostrato come una considerevole porzione dei follower di Musk consista in bot. L’alta presenza di questi è preoccupante non solo perché con l’aumentare di essi aumentano anche i casi di spam come le truffe online, ma specialmente visto il fenomeno crescente delle troll farm che ambiscono a inondare gli utenti reali con informazioni false e volte a manipolare l’opinione pubblica. Una situazione analoga al ruolo di Cambridge Analytica durante le elezioni Americane del 2016 e il referendum della Brexit dello stesso anno tra molte altre.

Non a caso ormai questo fenomeno viene riconosciuto come un pericolo serio alla democrazia e all’indipendenza da molti stati. Una curiosità è che tra quell’80% della forza lavoro allontanata dall’azienda rientravano anche i dipartimenti responsabili per il contrasto delle troll farm coordinate da stati come la Russia, la Cina e l’Arabia Saudita.

Il nuovo algoritmo

Di rilevanza sono anche i cambiamenti all’algoritmo che gestisce la piattaforma. A differenza di Twitter il cui algoritmo raccomandava post e profili allineati con gli interessi dell’utente, X ha introdotto una categoria chiamata “per te” direttamente nella home dell’app. In questa sezione l’algoritmo presenta all’utente profili e post che non segue o diversi dai suoi interessi, questi infatti sono spesso molto lontani ideologicamente dall’utente stesso. Questa è una mossa per aumentare l’interazione con la piattaforma e assicurare un modello capace di attrarre più inserzionisti. Un fatto di per sé curioso visto l’inevitabile alienazione a cui l’utente è costretto, che diventa invece allarmante quando si considera che nell’aprile 2023 X ha apportato dei cambiamenti sulle ”government affiliation rules”, rimuovendo dai profili etichette che informavano l‘utenza qualora un account fosse controllato direttamente da entità governative o affiliate ad esse, così aumentando la visibilità di questi profili di propaganda. Basti pensare che Margarita Simonya, l’editrice capo della testata giornalistica russa RT riconduciubile al Cremlino, ha personalmente ringraziato Musk attraverso un post su X per questo cambiamento.

Il diritto di parola: tra principio di libertà e aggressione

Infine, nella sua battaglia per il diritto di parola, Musk ha deciso di ridurre le guide comunitarie della piattaforma sul controllo dei contenuti pubblicabili ai minimi storici, per escludere solamente post di per sé contro legge. Nonostante questo cambiamento sia promosso come fondamentale per garantire il diritto di parola, diversi opinionisti collegano questa decisione alla propagazione di post da parte delle frange estremiste che si trovano online, come le adulanti community vicine ai repubblicani di Trump o quello vicine a certi signori che siedono nel Cremlino, gruppi con visioni spesso comuni tra loro.

Sta di fatto che su X sembra sia aumentato significativamente il numero di contenuti falsi e ingannevoli, ma anche quelli la cui pubblicazione è contro legge. Questo sembra aver raggiunto un apice dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 quando post falsi, ingannevoli, incitanti all’odio e molto spesso cruenti dilagavano su X, con la sua gestione incapace di contrastarne la circolazione. Basti pensare che in riposta a questi fatti la Commissione Europea ha lanciato un’indagine su X per sospette infrazioni della normativa europea sui servizi digitali (Regolamento UE 2022/20659), che disciplina proprio le piattaforme online operanti nell’Unione.

Questo esploit di teorie del complotto e post incitanti all’odio etnico, religioso e politico appare sostenuto da Musk stesso, che più volte si è contraddistinto per aver promosso narrative estremiste indirettamente, interagendo con post ben oltre il discutibile, o direttamente attraverso sue affermazioni. Un esempio recente del novembre scorso vide Musk condividere il pensiero che la comunità ebraica sia caratterizzata da un odio sistematico contro i “bianchi”. Infine, la pubblicazione di post questa volta non meramente controversi, anzi decisamente impropri, assieme a una sempre crescente dilagare di contenuti violenti e discriminatori, hanno portato molti adverstiser come Disney, Apple, Netflix e altri grossi inserzionisti a lasciare la piattaforma.

Conclusioni

Il quadro che ne emerge è quello di un paladino per marketing, il quale fa presto ad ergersi in difesa della libertà di parola anche quando essa danneggia singoli o intere comunità, e il quale con la stessa rapidità oscura e tace informazioni scomode, in una lotta continua che sembra promuovere le cause di una voce sola e unilaterale. Aspetteremo il prossimo scandalo per discutere di questioni deontologiche, e per l’ennesima volta ignorare quei fatti che pezzo per pezzo costruiscono un quadro assai inquietante per noi tutti e purtroppo sempre meno in evidenza. Un quadro dipinto non solo da un periodo inflazionistico come da conflitti in Europa e Medio Oriente, ma da elezioni politiche, come quella del Regno Unito, di molti stati Africani, le prossime presidenziali degli Stati Uniti e le imminenti elezioni al Parlamento Europeo.


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