Per molto tempo, l’idea di supportare le decisioni umane con mezzi computerizzati in campo militare è stata una prospettiva complessa da ipotizzare, ma di certo non controversa. La crescita tecnologica dei mezzi utilizzati in guerra è infatti sempre stata nei piani delle principali potenze mondiali. Questo è oggi realtà, e quindi non resta che interrogarsi sulle regole applicabili.
AI in campo militare, gli sviluppi
A partire dagli anni 2000 si è iniziata a percepire una crescita significativa e persistente nella ricerca, sviluppo e applicazione dell’IA. La ricerca sull’intelligenza artificiale ha iniziato ad accelerare intorno al 2001, finché i prodotti hanno iniziato a permeare il mercato in gran numero, soprattutto a partire dall’inizio degli anni 2010. Le recenti statistiche sull’intelligenza artificiale (AI) raccontano una storia sorprendente sulla sua potenza.
Gli esperti prevedono che il mercato dell’intelligenza artificiale raggiungerà quasi i 60 miliardi di dollari. Le statistiche suggeriscono inoltre che l’intelligenza artificiale aumenterà la produttività delle imprese del 40%, ed entro il 2030 il PIL globale aumenterà di 15,7 trilioni di dollari grazie ad essa. Non c’è da stupirsi quindi che la sicurezza nazionale abbia un tale interesse per l’intelligenza artificiale. Se sta cambiando il mondo, può anche rappresentare un cambiamento fondamentale per le applicazioni militari.
Le strategie e il personale della difesa militare potranno cioè ottenere gli stessi benefici che stanno ottenendo – ed otterranno – le imprese commerciali. In particolare, in tempo di guerra, la necessità di prevalere sul nemico e preservare vite innocenti rende necessario prendere decisioni rapide, adottare metodi agili e raggiungere intensi livelli di produttività.
Arrivare a tali livelli di efficienza richiede tempo, ricerca e finanziamenti; questi ultimi, in particolare, sono in aumento costante già da qualche anno, e i risultati iniziano a vedersi in maniera piuttosto chiara. Sorge il quesito inderogabile e non più rinviabile delle regole necessarie per governare l’intelligenza artificiale in campo militare. Da questo punto di vista, qualche movimento si inizia a intravedere.
L’AI in campo militare: perché è così importante
L’AI e l’apprendimento automatico sono già diventati una parte fondamentale della guerra moderna e uno dei principali punti di interesse per chi opera nel settore.Rispetto ai sistemi convenzionali, i sistemi militari basati sull’intelligenza artificiale sono in grado di gestire volumi di dati enormemente più grandi in modo più efficiente. Inoltre, l’intelligenza artificiale migliora l’autocontrollo, l’autoregolamentazione e l’auto-attuazione dei sistemi di combattimento grazie alle sue capacità informatiche e decisionali intrinseche.
Le forze di difesa di diversi Paesi in tutto il mondo stanno quindi incorporando l’intelligenza artificiale in armi e altri sistemi utilizzati su piattaforme terrestri, navali, aeree e spaziali. Questo ha consentito lo sviluppo di sistemi di guerra efficienti, meno dipendenti dall’input umano, e bisognosi al tempo stesso una minore manutenzione. Altra questione di non poco conto nella guerra moderna, è che i sistemi militari sono spesso vulnerabili agli attacchi informatici, che possono portare alla perdita di informazioni militari classificate e al danneggiamento dei sistemi.
Tuttavia, quelli dotati di intelligenza artificiale possono proteggere autonomamente reti, computer, programmi e dati da qualsiasi tipo di accesso non autorizzato. Inoltre, i sistemi di sicurezza web abilitati all’intelligenza artificiale possono registrare lo schema degli attacchi informatici e sviluppare strumenti di contrattacco per affrontarli.
Un ruolo cruciale l’AI può svolgerlo anche nella logistica e nei trasporti militari. Il trasporto efficace di merci, munizioni, armamenti e truppe è infatti una componente essenziale del successo delle operazioni militari che la tecnologia può contribuire a rafforzare con una riduzione dei costi anche in termini di capitale umano.
Sul campo
Ancora, per quanto riguarda gli aspetti strettamente legati alla strategia sul campo, le nuove tecnologie possono contribuire in modo determinante al miglioramento della precisione nel riconoscimento del bersaglio in ambienti di combattimento complessi. Queste tecniche consentono alle forze di difesa di acquisire una comprensione approfondita delle potenziali aree operative analizzando rapporti, documenti, feed di notizie e altre forme di informazioni non strutturate.
Inoltre, l’intelligenza artificiale nei sistemi di riconoscimento dei bersagli migliora la capacità di questi sistemi di identificare la posizione dei loro bersagli, potendo al contempo evitare deviazioni tragiche andando a colpire luoghi estranei al conflitto come scuole o ospedali.Non meno importante, nelle zone di guerra l’intelligenza artificiale può essere integrata con sistemi chirurgici robotici (RSS) e piattaforme robotiche di terra (RGP) per fornire supporto chirurgico da remoto e attività di evacuazione. Gli Stati Uniti in particolare sono coinvolti nello sviluppo di RSS, RGP e vari altri sistemi per l’assistenza sanitaria sul campo di battaglia. In condizioni difficili, i sistemi dotati di intelligenza artificiale possono estrarre le cartelle cliniche dei soldati e assistere in diagnosi complesse.
Un esempio attuale: l’AI nel conflitto Russia – Ucraina
L’intelligenza artificiale sta emergendo come una risorsa significativa nel conflitto russo-ucraino in corso. Nello specifico, è diventato in primis uno strumento chiave di analisi dei dati che aiuta gli operatori e i combattenti a dare un senso al crescente volume di informazioni generate da numerosi sistemi, armi e soldati sul campo. Poiché l’uso dell’intelligenza artificiale continua ad evolversi, la sua applicazione sugli attuali e futuri campi di battaglia ucraini si tradurrà in risposte più precise e capaci alle forze, ai movimenti e alle azioni avversarie.
L’applicazione da parte dell’Ucraina di questa tecnologia in combattimento è resa possibile dagli sforzi sia del governo che del settore privato. A conti fatti, l’Ucraina sembra trarre maggiori vantaggi dall’utilizzo di questa tecnologia, anche se è troppo presto per prevedere se tale vantaggio tecnologico si tradurrà in vantaggi significativi rispetto alle radicate posizioni russe.
Finora, l’Ucraina è riuscita a mantenere un approccio incentrato sull’uomo nei confronti dell’uso dell’intelligenza artificiale, lasciando che siano gli operatori a prendere le decisioni finali. In questa guerra, l’Ucraina ha beneficiato di alleati e partner che hanno offerto le proprie tecnologie di intelligenza artificiale, utilizzate in diversi ruoli chiave, ma ha anche sviluppato – anche grazie ai know how degli alleati – nuovi strumenti di guerra già in uso all’esercito locale.
Il caso dei droni Saker Scout
Si pensi, in tal senso, ai droni Saker Scout di produzione ucraina, dotati di tecnologia di intelligenza artificiale e ottica avanzata, che promettono di migliorare l’efficacia delle truppe ucraine rilevando obiettivi nemici spesso sfuggiti all’occhio umano, anche se nascosti sotto mimetizzazione.
A inizio settembre, infatti, il Ministero della Difesa ha ufficialmente dato il via libera allo schieramento di tale avanzato sistema di droni sviluppato internamente per le forze armate ucraine al fine di ridurre i rischi associati all’errore umano. Come noto, un aspetto importante della guerra in Ucraina è l’enorme quantità di dati generati da diverse fonti, in volumi molto maggiori di quelli che gli esseri umani sono in grado di analizzare in modo rapido e accurato.
Il ruolo nell’analisi dei dati
L’intelligenza artificiale viene quindi utilizzata soprattutto per l’analisi dei dati ai fine di aiutare il processo decisionale. In questo senso – e qui si capisce l’importanza degli strumenti menzionato poc’anzi – le tecnologie oggi a disposizione dell’Ucraina consentono un agile riconoscimento dei bersagli e degli oggetti con le immagini satellitari, spingendo i commentatori occidentali a notare come il Paese abbia un vantaggio nell’intelligence geospaziale.
Ma c’è di più, l’intelligenza artificiale viene utilizzata, oltre che per geolocalizzare, anche per analizzare dati open source come i contenuti dei social media per identificare soldati, armi, sistemi, unità russe o i loro movimenti. Vediamo quindi come l’uso dell’AI sui campi di battaglia sia oramai un qualcosa di pienamente attuale, e non ci sono dubbi sul fatto che questo sarà non solo il presente, ma anche e soprattutto il futuro dei conflitti.
La necessità di regole sull’uso dell’AI in guerra
“La guerra ha regole, la lotta nel fango ha regole, la politica non ha regole”, sosteneva l’imprenditore e politico statunitense Henry Ross Perot. Al contempo non c’è dubbio che tocchi alla politica trovare regole anche alla guerra e a tutte le sue molteplici sfaccettature. In questo senso, i conflitti combattuti anche con l’uso dell’AI, benché già attuali, sono comunque una nuova forma di belligeranza che ancora oggi non trova un vero e proprio corpus organico di regole.
Le norme internazionali giuridicamente vincolanti sull’intelligenza artificiale nei sistemi d’arma rimangono un obiettivo lontano. È degno di nota, tuttavia, che la legislazione nazionale e regionale difficilmente affronta le applicazioni militari dell’IA. Solo pochi Stati, tra cui USA e Regno Unito, hanno adottato linee guida non vincolanti. Il progetto di legge sull’IA dell’Unione Europea, che propone un quadro normativo completo per le applicazioni dell’IA, esclude esplicitamente il settore militare.
Il ruolo di UE e USA
Questa esclusione è sorprendente, dato che l’UE investe sempre più nello sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale per scopi militari o a duplice uso, ad esempio stanziando finanziamenti attraverso il Fondo europeo per la difesa (FES). Il FES ha stanziato 8 miliardi di euro per progetti di sviluppo e ricerca dal 2021 al 2027. Pertanto, l’UE cerca contemporaneamente di regolamentare e promuovere le tecnologie di intelligenza artificiale che potrebbero essere utilizzate per scopi militari.
La posizione dell’UE come regolatore esitante dell’intelligenza artificiale militare si traduce in due conseguenze significative, entrambe a favore di un tipo specifico di competenza tecnica e aziendale. In primo luogo, i modesti tentativi dell’UE di stabilire regole sull’IA militare attraggono esperti tecnici e aziendali che contribuiscono con la loro competenza come parte dei comitati consultivi. In secondo luogo, l’UE si ritrova a dover imporre regole, poiché i suoi stati membri utilizzano applicazioni militari dell’intelligenza artificiale che incorporano le scelte progettuali fatte da questi esperti tecnici e aziendali.
Discorso diverso riguarda invece gli Stati Uniti. Questi ultimi, infatti, come annunciato dalla sottosegretaria agli armamenti e alla sicurezza internazionale del Dipartimento di Stato Bonnie Jenkins, avrebbero intenzione di presentare alle Nazioni Unite una bozza di risoluzione per l’adozione di norme internazionali sulle potenziali applicazioni belliche dell’intelligenza artificiale. La proposta dovrebbe essere presentata entro l’inverno all’assemblea della Prima commissione dell’Onu, che si occupa delle questioni inerenti al disarmo e la sicurezza internazionale. La proposta nasce soprattutto dalla volontà – dichiarata dalla sottosegretaria Jenkins – di provare a sviluppare alcune norme applicabili ad un tema per il quale, ad oggi, non esiste nulla.
Effettivamente, è qui che risiede il grosso e sorprendente problema dell’uso militare dell’AI: già oggi viene utilizzata su armi e strumenti di guerra, ma senza che sia alcuna regola effettiva. Non sono molti gli esempi di realtà fattuali prive di una qualsiasi regolamentazione, ed è difficile comprendere come lo sia una tematica così delicata.