incentivi

Impresa 4.0, a che servono i 250 milioni per la formazione delle aziende

Nei prossimi anni cambierà il modo di lavorare. Alcune professioni diventeranno obsolescenti ma ci saranno anche nuove opportunità occupazionali per questa ragione la formazione è una leva fondamentale per riqualificazione e sviluppo di competenze strategiche ed è uno dei pilastri del Piano Impresa 4.0

Pubblicato il 14 Nov 2017

Enrico Martini

ministero dello Sviluppo Economico

industry_581324551

Il cambiamento portato dall’Industria 4.0 richiede una visione di medio-lungo periodo e coinvolge l’azienda in modo sistemico, dall’imprenditore, al manager, ai dipendenti.

Alcuni studi indicano che nel prossimo decennio il modo di lavorare sarà profondamente mutato, generando rischi di obsolescenza di alcune professioni, ma al tempo stesso opportunità occupazionali legate a nuove figure professionali. Le imprese italiane avranno, quindi, bisogno di allineare le competenze delle persone che ne fanno parte per incrementare la propria competitività.

La formazione è per questo motivo una leva fondamentale per la riqualificazione e lo sviluppo delle competenze strategiche di addetti e manager, e non a caso è uno dei pilastri del Piano nazionale Impresa 4.0 promosso dal Governo.

Le statistiche dell’Eurostat ci dicono che l’Italia presenta una percentuale di lavoratori che partecipano a corsi di formazione inferiore di circa 2,5 punti percentuali rispetto alla media dell’Unione Europea.

Secondo l’Istat, nel 2015 soltanto il 60% delle imprese attive in Italia ha svolto attività di formazione professionale, con una propensione all’attività formativa maggiore da parte delle imprese del Nord-est (67%) che hanno un vantaggio su quelle delle Isole di addirittura 16 punti percentuali.

Il confronto tra le classi dimensionali delle imprese formatrici mette in risalto la tendenza ad una organizzazione più rilevante della formazione nelle imprese di maggiori dimensioni. Tale impostazione riguarda la presenza di un responsabile o di un ufficio che si occupa di formazione, la redazione di un piano, la predisposizione di un budget, il coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori e di conseguenza la sottoscrizione di accordi integrativi aziendali per la formazione.

La serie storica degli indicatori di fonte INAPP degli investimenti delle imprese italiane in capitale umano mostra una progressiva, per quanto discontinua, ascesa del fenomeno, che a causa della crisi ha subito una drastica battuta di arresto, che ha riportato in pochi anni la situazione ai livelli dei primi anni Duemila.

L’impatto negativo della congiuntura economica, e delle misure di austerity adottate per farvi fronte, hanno ridimensionato, negli ultimi anni, la diffusione delle pratiche formative nelle aziende italiane, soprattutto di quelle necessarie ad aggiornare la cultura aziendale in materia di tecniche e tecnologie di produzione.

Le nuove tecnologie abilitanti l’Industria 4.0 hanno cambiato radicalmente la gestione del sistema produttivo, l’integrazione nella supply chain, la gestione del flusso dei materiali lungo la catena acquisti-produzione-distribuzione. Per questo motivo è necessario che un maggior numero di addetti (e manager) delle nostre imprese industriali, soprattutto PMI, affronti le problematiche legate alle nuove metodologie di gestione della produzione e approfondisca le logiche alla base delle soluzioni informatizzate per la programmazione della produzione, al fine di acquisire le competenze per eccellere nel percorso di miglioramento delle prestazioni produttive e logistiche.

Una recente analisi econometrica dell’INAPP[1] ha mostrato che nelle nostre imprese l’ammontare degli investimenti in capitale fisico è positivamente correlato alla spesa in formazione professionale e questo vale soprattutto per le imprese con una elevata propensione innovativa. Gli investimenti in capitale umano e in capitale fisico sono pertanto complementari.

Questo lavoro, in definitiva, ribadisce l’efficacia della strategia di politica economica del Governo (il Piano Impresa 4.0) volta alla crescita delle imprese e, in particolar modo, degli investimenti, che tiene conto della complementarietà di questi ultimi con la qualità delle competenze della forza lavoro. Nel Piano, infatti, un set di incentivi orientato a favorire l’accumulazione di capitale fisico è stato disegnato in coordinamento con analoghi strumenti tesi a stimolare le attività formative.

Al fine di stimolare le imprese ad accrescere le competenze professionali dei propri dipendenti, Il Governo ha inserito nella nuova Manovra una specifica norma che introduce per il 2018 un credito d’imposta del 40% delle spese relative al costo aziendale del personale dipendente delle imprese per le ore impegnate in corsi di formazione specifici su tecnologie Impresa 4.0 applicate in selezionati ambiti di formazione: vendita e marketing; informatica e tecniche e tecnologie di produzione.

Si tratta di un’agevolazione che è stimata valere complessivamente 250 milioni di euro.

Il credito d’imposta massimo concedibile per impresa beneficiaria è pari a 300.000 euro. Il beneficio fiscale è subordinato alla condizione che le attività di formazione siano pattuite attraverso contratti collettivi aziendali o territoriali. L’accordo tra le parti presuppone l’impegno reciproco affinché la formazione sia efficace e abbia come punto di partenza un serio bilancio delle competenze presenti in azienda, nonché un’analisi dei fabbisogni per definire gli investimenti e i corsi di formazione da organizzare.

Le attività di formazione ammissibili al credito d’imposta sono quelle svolte per acquisire o consolidare le conoscenze delle tecnologie previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0. In particolare, vengono ammesse le spese per attività di formazione svolte per acquisire o consolidare conoscenze per l’applicazione di big data e analisi dei dati, cloud e fog computing, cyber security, sistemi cyber-fisici, prototipazione rapida, sistemi di visualizzazione e realtà aumentata, robotica avanzata e collaborativa, interfaccia uomo macchina, manifattura additiva, internet delle cose e delle macchine e integrazione digitale dei processi aziendali, applicate a specifici ambiti.

Con questa misura si apre un capitolo del Piano dove sono protagonisti le competenze e il lavoro e dove spetta alla politica creare un contesto istituzionale più favorevole alla valorizzazione del capitale umano.

Ma quello che deve essere chiaro è che il contributo delle imprese è imprescindibile per accrescere l’efficienza produttiva dell’intero sistema economico.

Gli imprenditori italiani devono cogliere le sfide del cambiamento, puntando sull’innovazione, sulla capacità di partecipare attivamente alle filiere produttive globali. Alcune lo hanno già fatto, altre, soprattutto fra le PMI, ancora stentano perché sembrano continuare a prediligere tecnologie e settori che non richiedono competenze elevate.

I trend tecnologici accadranno indipendentemente da ciò che le imprese italiane faranno e i vincitori saranno coloro in grado di partecipare pienamente in un ecosistema innovation-driven, ai danni di coloro in grado di offrire soltanto beni e servizi generati da lavoro scarsamente qualificato.

[1] Formazione professionale, innovazione e investimenti in capitale fisico. Evidenze empiriche dai dati RIL, Valentina Ferri, Dario Guarascio, Andrea Ricci, INAPP, 25 luglio 2017.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Social
Analisi
Video
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati