L'approfondimento

Criptovalute e banche centrali, un rapporto complicato: quale futuro ci attende

Il caso delle banche centrali, come la BCE e la FED statunitense, alle prese con il difficile compito di fornire la propria moneta digitale centralizzata offre lo spunto per approfondire il rapporto tra tali istituti e le criptovalute, valutando anche lo scenario futuro

Pubblicato il 14 Giu 2022

Niccolò Lasorsa Borgomaneri

Avvocato presso studio legale Marsaglia

Marco Signorelli

Director of Strategy & Operations di DCP

Startup - criptovalute - Fintech - blockchain - regolamento MiCa

Gli straordinari progressi tecnologici a cui stiamo assistendo aprono le porte ad un uso più diffuso delle valute digitali in un futuro non troppo lontano. Sono passati oltre dieci anni dalla creazione del bitcoin, ancora oggi la moneta digitale più utilizzata ed il peso delle criptovalute è cresciuto fino a raggiungere vette difficilmente immaginabili ai suoi albori.

È utile, per approfondire i cambiamenti in corso, analizzare in concreto l’impatto della diffusione dei bitcoin, ossia il fatto che abbia costretto gli Stati e gli organismi di regolamentazione, come le banche centrali (Europee e non solo) e la Federal Reserve degli Stati Uniti, a mettersi al lavoro e a intraprendere il complesso compito di fornire la propria moneta digitale centralizzata.

Criptovalute: perché non sono ancora strumenti per tutti

Il rapporto tra moneta digitale e Banche centrali

Per quale motivo ciò sta avvenendo? In fondo una banconota, in quanto credito nei confronti di una banca centrale, è la forma di denaro più sicura. Ma solo le banche commerciali hanno accesso alle riserve della banca centrale. Una moneta digitale della banca centrale (CBCD) estenderebbe questo accesso a tutti. Il pubblico potrebbe detenere conti presso la banca centrale, oppure tenere il denaro della banca centrale in portafogli emessi privatamente.

Quindi la grossa preoccupazione delle Banche centrali altro non è che quella di restare inerti e rinunciare a una “moneta elettronica” con il rischio di minare la supremazia delle Banche centrali sui mercati mondiali. Ma le sfide dietro la moneta digitale per le Banche centrali sono complesse: la sicurezza, il ruolo delle banche centrali stesse, la privacy delle transazioni e persino la sfida tecnologica che comporterebbe la messa in funzione del sistema.

Nel tentativo di sondare il terreno, l’anno scorso la Federal Reserve (Fed) statunitense ha pubblicato un rapporto sui pro e i contro di un ipotetico dollaro digitale. Allo stesso modo, la Banca Centrale Europea ha approvato “l’avvio della fase di ricerca di un progetto di euro digitale”. La data fissata da Bruxelles per la realizzazione dell’euro digitale è il 2026. La Cina è molto più avanti, avendo già iniziato a testare la propria versione elettronica dello yuan in alcune regioni e attivato diverse iniziative per incoraggiarne l’adozione, dai premi della lotteria alla creazione di un portafoglio digitale (e-CNY).

Questo però per quanto riguarda la eventuale (o per alcuni Paesi oramai concreta) creazione delle proprie valute con l’implementazione alle valute in forma digitale, mentre dall’altro lato dobbiamo anche evidenziare come le Autorità dei diversi Paesi stiano cercando reagire al diffondersi delle criptovalute nella propria economia interna.

Il caso della People’s Bank of China

L’anno scorso, ad esempio, la People’s Bank of China (PBC) ha dichiarato illegali le transazioni di criptovalute, il mining e persino la pubblicità relativa alle criptovalute. Russia e India stanno seguendo una linea simile. In Europa, le autorità hanno optato per la regolarizzazione dei criptoasset; per esempio in Spagna è di pochi giorni fa il parere vincolante dell’Agenzia delle Entrate che stabilisce come gli NFT avranno una tassazione del 21% in relazione alle attività di creazione compravendita degli stessi da parte di società o artisti.

In considerazione del fatto che il mondo globalizzato attuale ha già dimostrato che la direzione del futuro in campo finanziario è, senza alcun dubbio, la diffusione dell’utilizzo della moneta digitale e, nel contempo, che questa tendenza spaventa le Autorità Finanziarie Centrali ciò che queste ultime stanno cercando di fare è la creazione di una Central Bank digital currency (CBDC), ossia una valuta digitale sostenuta da una Banca Centrale.

La sua principale differenza rispetto alle criptovalute decentralizzate, come Bitcoin, Ethereum o anche le stablecoin emerse per evitare la volatilità, è che sarebbe emessa dall’Eurosistema e offrirebbe la sicurezza di una moneta sostenuta dalla banca centrale.

L’esempio di BCE e FED

La moneta digitale, come la BCE ha ripetutamente affermato, non sostituirà il contante, ma cercherà di fornire un servizio ai cittadini nei loro acquisti elettronici quotidiani. Nel caso dell’Europa, ad esempio, uno degli obiettivi è proprio quello di mantenere il primato della moneta rispetto agli altri metodi di pagamento.

Perché fanno questo passo? Autorità come la Banca Centrale Europea e la Fed negli Stati Uniti hanno deciso di muoversi in uno scenario caratterizzato da diversi fattori. Il principale, forse, è l’aumento delle transazioni elettroniche e la perdita di peso del contante, un fenomeno in atto da anni e ora rafforzato dalla pandemia. In Europa la curva statistica sull’uso del denaro contante come mezzo di pagamento è in costante decrescita dal 2014. “La creazione di una CBDC ci proteggerebbe anche dal rischio che un mezzo di pagamento digitale pubblico o privato emesso e controllato dall’esterno dell’area dell’euro possa sostituire in larga misura i mezzi di pagamento nazionali esistenti”, sostiene la stessa BCE.

Lo scenario futuro

Come sarà il mondo del denaro tra cinque o dieci anni? Potremmo immaginare un mondo in cui molte persone possiedono portafogli digitali con un mix di denaro in conti bancari tradizionali, stablecoin gestiti da società private e forse una o più CBDC, spostandoli a seconda delle condizioni globali. D’altra parte, nessuno sa quanto le stablecoin e le CBDC potranno coesistere. Meta (ex Facebook), ad esempio, aveva in programma di lanciare la propria stablecoin. Ma il progetto è stato bloccato dalle autorità di regolamentazione statunitensi, preoccupate per gli obiettivi di Meta e per la possibilità che la stablecoin potesse essere utilizzata per finanziare transazioni illecite all’interno e all’esterno dei confini nazionali.

Con i loro CBDC i governi cercano proprio di recuperare la sovranità perduta e di combattere la minaccia al monopolio statale rappresentata dalle criptovalute o da iniziative come quella di Facebook, che nonostante il suo potenziale sembra avere i giorni contati. In tale contesto bisogna segnalare come il governo Statunitense sia molto preoccupato dalla creazione della moneta digitale cinese – lo e-yuan che possiamo far risalire al 2014 – che ha come chiaro e dichiarato obiettivo quello dell’internalizzazione dello yuan cercando di difendere la propria sovranità monetaria dalle valute dei giganti tecnologici statunitensi che faranno perno sul dollaro.

Fronti critici della moneta digitale

Tuttavia, investire nelle valute digitali presenta vantaggi e svantaggi, sia in quelle più popolari e consolidate, come il Bitcoin, sia in quelle emergenti nel 2022. È il caso di Lucky Block, uno dei più nobili del settore. Vi presentiamo pro e contro dell’investimento in valute digitali.

Se le persone fisiche fossero autorizzate o addirittura spinte a gestire i conti delle criptovalute presso le Banche centrali o se venissero distribuiti token CBDC per la gestione quotidiana delle operazioni economiche senza l’intermediazione delle banche convenzionali il rischio sarebbe che le persone che oggi hanno depositi presso le banche li ritirino per convertirli in CBDC con la conseguenza che le banche convenzionali sarebbero prosciugate della loro liquidità indebolendo la loro capacità di concedere prestiti e investimenti alterando il loro ruolo istituzionalizzato.

Privacy delle transazioni

Ci sono altre sfide altrettanto insidiose. Il tema forse più dibattuto è quello della privacy delle transazioni. Una delle grandi attrattive delle criptovalute è proprio la loro natura decentralizzata o il fatto che possono passare sotto il “radar” della tassazione, il che spiega, ad esempio, il loro veto in Cina. Raggiungere lo stesso livello di anonimato delle transazioni in contanti sembra difficile, ma la BCE ha già lavorato per trovare un equilibrio tra riservatezza e verificabilità. Una massima che deve essere resa compatibile anche con lo sforzo tecnologico che il sistema richiederà e un livello di sicurezza che lo metta al riparo da attacchi informatici.

Investimenti volatili dovuti alla speculazione

Sebbene il prezzo di una criptovaluta possa raggiungere livelli record, con i conseguenti vantaggi per gli investitori, può anche crollare altrettanto rapidamente. Pertanto, se siete alla ricerca di un rendimento stabile, le criptovalute potrebbero non essere la vostra scelta migliore.

I mercati delle criptovalute si basano fortemente sulla speculazione e le loro dimensioni relativamente ridotte li rendono più vulnerabili alle fluttuazioni dei prezzi. Questo può anche creare scompiglio nel valore delle valute, uno dei principali svantaggi delle criptovalute.

Criptovalute, le prestazioni a lungo termine non sono dimostrate

Sebbene le criptovalute siano ampiamente conosciute e in forte espansione, sono in circolazione da poco più di un decennio. I mercati azionari, invece, esistono da oltre 150 anni. Tra l’altro, l’oro ha dimostrato di essere un vettore di valore per millenni e le borse non si accorgono che le valute digitali stanno emergendo come concorrenza. D’altra parte, nessuno sa cosa accadrà alle criptovalute in futuro.

I vantaggi delle monete virtuali

Analizziamo invece alcuni degli importanti vantaggi che vengono offerte dalla moneta digitale. Ad esempio, facilita la tracciabilità delle transazioni e fornisce maggiori strumenti nella lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo. Un altro vantaggio è che abbassa i costi di produzione del contante e riduce il rischio che una manciata di aziende possa concentrare i servizi di pagamento elettronico, finendo per danneggiare la concorrenza e gli stessi consumatori. Questi non sono gli unici punti di forza, ovviamente. Il ruolo delle stesse banche centrali potrebbe acquisire maggiore influenza stabilendo un rapporto diretto con i cittadini o rafforzando la loro capacità di influenzare l’inflazione o la crescita.

La possibilità di ottenere grandi profitti

Esistono migliaia di criptovalute sul mercato, ognuna con le proprie caratteristiche e peculiarità. Tuttavia, tutte le valute digitali hanno una cosa in comune: hanno la tendenza a subire improvvisi picchi e bruschi cali di valore. Questo perché i prezzi dipendono dall’offerta di monete sulla blockchain e dalla domanda degli acquirenti.

Questa dinamica di domanda e offerta può generare profitti significativi. Il prezzo di Ethereum, ad esempio, è quasi raddoppiato da luglio a dicembre 2021, date fortunate per chi ha investito al momento giusto.

L’infrastruttura digitale alla base delle criptovalute è la blockchain, un registro decentralizzato di archiviazione dei dati che tiene traccia di tutte le transazioni che avvengono su di essa: una volta inserita, la voce non può più essere cancellata. Poiché la blockchain è memorizzata in modo decentralizzato su diversi computer, gli hacker non hanno la possibilità di accedere all’intera catena in una sola volta, quindi le informazioni registrate sono al sicuro.

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