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Processo civile telematico Giudice di pace, il caos Cartabia



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L’avvio della digitalizzazione del processo civile dinanzi al Giudice di pace ha provocato disagi nel deposito degli atti e il sovraccarico di lavoro per gli uffici: ecco la situazione

Pubblicato il 3 ott 2023

Ione Ferranti

Studio legale Ferranti



giustizia
Photo by Tingey Injury Law Firm on Unsplash

Il 30 giugno 2023 è entrata in vigore la digitalizzazione del processo civile dinanzi al Giudice di pace, prevista dalla Riforma Cartabia. Come era facilmente prevedibile, l’estensione del processo civile telematico dinanzi al Giudice di pace ha rallentato le procedure anziché velocizzarle, gettando nel caos gli operatori del settore e, quindi, anche gli utenti.

Processo civile telematico dal giudice di pace, come funziona

Da diversi anni stiamo denunciando le carenze di organico e di risorse necessarie per il buon funzionamento del sistema giudiziario italiano. La mancanza di adeguate infrastrutture informatiche e di personale sta compromettendo la piena operatività della digitalizzazione del processo civile. Il Ministero della giustizia sta utilizzando tutti i fondi a propria disposizione ma, evidentemente, sono necessari maggiori investimenti nel settore della giustizia per poter garantire la piena operatività del processo civile telematico (p.c.t.). Emblematico è ciò che sta accadendo a seguito della completa digitalizzazione del processo civile dinanzi al Giudice di pace.

L’impatto della Riforma Cartabia

Infatti, dal 30 giugno 2023 è stato avviato il p.c.t. dinanzi ai Giudici di pace, in linea con la riforma Cartabia. Pertanto, da quella data:

  • hanno valore legale le comunicazioni e le notificazioni telematiche relative al processo civile dinanzi al Giudice di pace;
  • è disponibile la funzionalità di deposito nelle varie fasi processuali per gli attori esterni;
  • è operativo il portale web dei Giudici di pace a supporto dell’attività giudiziaria dei Magistrati onorari.

Tuttavia, il deposito telematico degli atti nel processo civile dinanzi al Giudice di pace continua a presentare numerose criticità, causate dalla inadeguatezza della infrastruttura tecnologia, con conseguente funzionamento a singhiozzo del servizio. I tempi delle udienze si sono dilatati anziché accorciarsi. Ci sono notevoli difficoltà nella redazione dei verbali delle udienze. Tali problematiche erano facilmente prevedibili dagli addetti ai lavori, tant’è che l’Organismo congressuale forense aveva lanciato l’allarme, chiedendo il rinvio dell’entrata in vigore dell’avvio del p.c.t. dinanzi al Giudice di pace. L’Organismo congressuale forense aveva evidenziato fin da subito la drammaticità della situazione in relazione alla formazione del personale, alla necessaria iscrizione dei funzionari e dei Magistrati onorari al ReGIndE (presupposto indispensabile per accedere al sistema) nonché al problema tecnico degli schemi ministeriali XSD.

Le indicazioni del Ministero della Giustizia

Con una nota del 30 giugno 2023, il Ministero della giustizia ha comunicato con riferimento all’avvio del progetto estensione del p.c.t. ai Giudici di pace di aver predisposto tutte le attività necessarie a garantire il supporto richiesto dagli Uffici per agevolare la rivoluzione copernicana della giustizia civile. Segnatamente, il Dipartimento per la transizione digitale della giustizia e la Direzione generale per i sistemi informativi automatizzati hanno:

  • approntato numerosi progetti di formazione del personale;
  • implementato la dotazione di hardware e software, sulla base delle richieste pervenute;
  • implementato gli schemi dei depositi degli atti introduttivi ed endo-processuali per gli Avvocati, consentendo adeguate tempistiche per l’aggiornamento dei gestionali da parte delle software house;
  • implementato la funzionalità di deposito ed accettazione telematica degli atti nel sistema di registro già in uso presso le Cancellerie;
  • realizzato il Portale dei Giudici di pace, dove sono stati implementati e resi disponibili gli schemi XSD “base” dei depositi degli atti del Magistrato onorario, assieme alle funzionalità di firma remota e deposito telematico, sul Portale dei Giudici di pace.

La soluzione individuata

La soluzione applicativa approntata dal Ministero della giustizia prevede due sistemi cardine:

  • SIGP: ad uso delle Cancellerie degli Uffici del Giudice di pace, ampliato funzionalmente;
  • Portale dei Giudici di pace: un portale web innovativo a supporto dell’attività dei Giudici di pace, in analogia funzionale a quanto previsto dalla già sperimentata Consolle del Magistrato per altri settori del contenzioso civile. La soluzione è implementata a livello distrettuale, quindi sui 26 Distretti dei Giudici di pace. Il Portale dei Giudici di pace consente la sottoscrizione digitale dei provvedimenti da parte dei Giudici di pace, prevista nativamente tramite la firma remota Multisign da richiedere tramite il consueto canale IR (incaricato alla registrazione) o, ove non presente, tramite la firma del Capo dell’Ufficio. Inoltre, per ampliare le possibilità di firma per chi non fosse ancora dotato di firma digitale Multisign, è prevista la firma tramite SmartCard e la firma tramite eventuale dispositivo personale di firma digitale, firma e upload dell’atto.

Una delle criticità dell’estensione del p.c.t. al Giudice di pace è dovuta proprio alla creazione ex novo del Portale dei Giudici di pace mentre sarebbe stato preferibile estendere tout court il sistema già ben collaudato Consolle del Magistrato anche i Giudice di pace.

Il nodo della formazione

Per quanto concerne la formazione, il Ministero comunica di aver attuato una molteplicità di interventi per il personale degli Uffici giudiziari e per i magistrati mediante:

  • produzione e pubblicazione di materiale informativo e video tutorial sul portale e-learning del Ministero della giustizia fin dalla fine del 2022;
  • pianificazione ed erogazione di molteplici sessioni di affiancamento con modalità di erogazione in aula virtuale, con sessioni di affiancamento e supporto training on the job erogate nel corso del mese di maggio 2023 (che hanno visto la partecipazione di 2.719 utenti);
  • la previsione di appositi canali di supporto e di comunicazione tramite le strutture territoriali dei CISIA e con la casella email gdp@giustizia.it (come canale di contatto diretto con l’Ufficio II Giurisdizione Digitale civile).

Le forniture

Per quanto riguarda le dotazioni hardware dei Giudici di pace, il Ministero evidenzia che:

  • il 03 maggio 2023 è stato stipulato un contratto per un totale di 712 pc portatili dedicato ai Magistrati onorari;
  • è stato messo a disposizione dei Magistrati onorari il form online per acquisire le richieste di assegnazione pc;
  • al momento, risultano richiesti e già assegnati n. 976 dei 6.712 PC Laptop previsti da contratto;
  • dal 2022 ad oggi risultano assegnati circa 1.033 PC Desktop.

Cresce il carico di lavoro per gli uffici del Giudice di pace

Le misure adottate dal Ministero della giustizia non sono state evidentemente sufficienti per assicurare la piena operatività del p.c.t. dinanzi al Giudice di pace. Ciò anche a causa della mancata considerazione dell’ampliamento delle competenze del Giudice di pace.

Invero, al fine di ridurre il contenzioso davanti al Tribunale, la riforma Cartabia ha modificato l’art. 7 c.p.c. incrementando i limiti della competenza per valore del Giudice di pace. Deriva che, dal primo marzo 2023, la competenza del Giudice di pace è passata da 5.000 a 10.000 euro per le liti relative a beni mobili e da 20.000 a 25.000 euro per le controversie in materia di risarcimento dei danni da circolazione di veicoli e natanti.

Ciò comporta inevitabilmente un notevole accrescimento del numero di processi che svolgono dinanzi al Giudice di pace. Tuttavia, tale incremento del contenzioso di competenza del Giudice di pace non è stato preceduto o quanto meno accompagnato dal reclutamento di ulteriori Magistrati onorari e di ulteriore personale amministrativo necessario per far fronte all’aumento del carico di lavoro.

Peraltro, la già drammatica situazione è destinata ad aggravarsi, perché il predetto incremento subirà una ulteriore modifica a partire dal 31 ottobre 2025 con il disegno di riforma della Magistratura onoraria (artt. 27-28 d.lgs n. 116/2017), la quale prevede la cognizione del Giudice di pace per le liti su beni mobili fino al valore di 30.000 euro e per i danni da circolazione fino a 50.000 euro.

Inoltre, dal 2025, verranno attribuite ex novo al Giudice di pace:

  • la competenza su una vasta area di liti riguardanti diritti reali e comunione, nonché sulle controversie condominiali;
  • l’obbligo di decidere secondo equità le liti di valore non eccedente i 2.500 euro (anziché i millecento previsti dalla normativa vigente);
  • le competenze e funzioni di Giudice dell’esecuzione nel procedimento di espropriazione di beni mobili;
  • le competenze specifiche in materia tavolare e in taluni riti camerali (quali, ad es. quelli relativi all’apposizione di sigilli).

La riforma Cartabia, oltre a modificare la competenza, ha previsto delle modifiche procedurali, modellate sulla base del procedimento semplificato di cui agli art. 281 decies ss. c.p.c. In sintesi:

  • l’atto introduttivo non è più un atto di citazione ma un ricorso, il quale deve contenere l’indicazione del giudice, delle parti e il suo oggetto. Può essere formulato oralmente davanti al Giudice di pace, il quale ne cura la verbalizzazione;
  • il giudice designato per la trattazione entro 5 giorni deve emettere decreto di fissazione di udienza e indicare i termini di costituzione del convenuto (che dovrà intervenire non oltre 10 giorni prima dell’udienza);
  • il ricorrente deve notificare al convenuto il ricorso e il decreto di fissazione di udienza con almeno 40 (o 60 se all’estero) giorni liberi di anticipo rispetto la data di udienza e depositare il ricorso e il decreto notificati ai fini della costituzione in giudizio;
  • la costituzione del convenuto avviene tramite deposito della comparsa di costituzione e risposta entro il termine di 10 giorni prima dell’udienza;
  • la trattazione e istruzione della causa – che potrà essere effettuata solo a seguito di tentativo di conciliazione non riuscito – segue il procedimento di cui all’art. 281 duodecies commi 2, 3 e 4 c.p.c. (non è però ammesso il passaggio da rito semplificato a rito ordinario);
  • a fase decisoria segue quanto previsto dall’art. 281 sexies c.p.c.; il Giudice di pace fatte precisare le conclusioni, invita le parti a discutere oralmente la causa nella stessa udienza e può pronunciare, immediatamente, la sentenza dando lettura del dispositivo e delle concise ragioni in fatto e diritto a sostegno della decisione, oppure può riservarsi di depositarla entro il termine di 15 giorni.

Le carenze di organico e di infrastrutture adeguate

Attualmente, mancano circa 1.600 magistrati (secondo i dati elaborati dal CSM) e circa 9.700 amministrativi (secondo i dati elaborati dal Ministero della giustizia). Sono dati allarmanti.

Sull’entrata in funzione del p.c.t negli uffici del Giudice di pace interviene l’Organismo congressuale forense per ribadire che non è sufficiente ciò che stato fatto finora, perché non riesce a incastrarsi con la realtà della formazione dei cancellieri, della consolle dei Giudici di pace, dei computer utilizzati nei Tribunali. Nelle cancellerie le attrezzature in dotazione, a partire proprio dai computer, non sono certo di ultima generazione. A questo contesto si aggiungano i problemi delle inefficienze a livello complessivo. La notizia che circola, seppur ancora in maniera informale, riguarda il Giudice di pace del Tribunale di Napoli Nord: da settembre 2023 non dovrebbe più trattare nuove cause.

Il Ministero della giustizia comunica che sono pronti a partire i nuovi uffici periferici del Ministero, non appena saranno completate le procedure di assunzione del personale. 333 le unità di personale da assegnare alle sette sedi istituite a Torino, Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli (già operativo) e Palermo, articolazioni della Direzione generale delle risorse materiali e delle tecnologie: avranno competenza interdistrettuale di supporto agli uffici giudiziari. Le nuove strutture provvederanno, fra l’altro, all’analisi dei bisogni degli Uffici sul territorio e all’acquisizione di beni e servizi, svolgendo anche funzioni ausiliarie per le Conferenze permanenti, programmazione, valorizzazione e gestione del patrimonio immobiliare destinato all’attività giudiziaria e coordinamento con gli organi periferici del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e dell’Agenzia del demanio.

Al momento, la sede di Napoli è già operativa, avvalendosi della sede e del personale precedentemente assegnato alla Direzione generale per la gestione e la manutenzione degli uffici giudiziari cittadini.

Conclusione

Va ribadita non solo la necessità di maggiori investimenti nel settore della giustizia ma anche che le risorse (peraltro sempre scarse) vanno adeguatamente impiegate. Non si comprende quale esigenza sta alla base della creazione di un nuovo portale web per il Giudice di pace mentre sarebbe stato molto meglio estendere la già collaudata Consolle del Magistrato. La Presidente di Unagipa, Maria Flora Di Giovanni, conferma che la scelta del Ministero della giustizia di prevedere un portale web per il giudice di pace sta al momento creando problemi, perché tutto dipende dalla qualità della connessione e non è infrequente che, saltando la connessione, si perde il lavoro fatto (per esempio, il verbale dell’udienza con conseguente grave dilatazione dei tempi dell’udienza). Deriva che si registrano disservizi ovunque e un rallentamento dei processi.

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