L'approfondimento

Wash trading e riciclaggio attraverso piattaforme NFT: cosa sono e quali rischi si corrono

Il contesto di anonimato relativo agli NFT su blockchain ha favorito lo sviluppo di un ambiente favorevole per attività illecite come il wash trading e il riciclaggio: vediamo di che cosa si tratta e perché questi fenomeni trovano terreno fertile

Pubblicato il 08 Feb 2023

Antonio Messina

Funzionario informatico presso Presidenza del Consiglio dei ministri, Web3/Blockchain developer

Digital,Contents,Concept.,Social,Networking,Service.,Streaming,Video.,Nft.,Non-fungible

Il relativo anonimato (o pseudo-anonimato) di cui godono gli NFT basati su tecnologia blockchain ha favorito un ambiente favorevole al riciclaggio di denaro. L’aspetto fondamentale è che gli NFT vengono scambiati utilizzando criptovalute, aggiungendo ulteriore complessità al lavoro di tracciamento delle transazioni. I collezionisti e gli investitori in generale vedono in questo mercato una grande opportunità di profitto, contribuendo inconsapevolmente ad un aumento del numero di persone operanti sul mercato non esperte di tecnologia del web3 (e dei rischi che comporta) che, in questo momento, non è alla portata di chiunque in quanto non ha raggiunto un grado di maturità soddisfacente.

È possibile individuare due forme di attività illecita per gli NFT:

  • Wash trading per aumentare (o sgonfiare) artificialmente il valore degli NFT
  • Riciclaggio di denaro attraverso l’acquisto di NFT

Vediamo di cosa si tratta.

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Wahs trading e riciclaggio, le differenze

Il wash trading, ovvero l’esecuzione di una transazione in cui il venditore (malevolo) agisce pure da compratore per tracciare un quadro fuorviante del valore e della liquidità di un bene. Il wash trading è stato storicamente una prerogativa degli exchange di criptovaluta che tentano di gonfiare i loro volumi di scambio. Nel caso del wash trading NFT, l’obiettivo sarebbe quello di far apparire il proprio NFT più prezioso di quanto non sia in realtà “vendendolo” a un nuovo portafoglio controllato anch’esso dal proprietario originale. Attualmente si tratta di un’operazione relativamente facile da effettuare con gli NFT, dal momento che molte piattaforme di trading NFT consentono agli utenti di effettuare le transazioni semplicemente collegando il proprio wallet alla piattaforma, senza necessità di identificazione.

Tale pratica può essere osservata mediante l’analisi delle transazioni sulla blockchain, tracciando le vendite di NFT a indirizzi che sono stati autofinanziati, ossia che sono stati finanziati dallo stesso indirizzo che sta vendendo o da un terzo indirizzo che ha pure finanziato l’indirizzo di vendita. Il wash trading NFT si colloca in un’area legale oscura: mentre è vietato nella finanza tradizionale, il wash trading che coinvolge gli NFT deve ancora essere oggetto di un’opportuna regolamentazione.

Il riciclaggio di denaro è stato a lungo un problema nel mondo dell’arte e del collezionismo: le opere d’arte come i dipinti sono facili da spostare, hanno prezzi relativamente soggettivi e possono offrire determinati vantaggi in termini fiscali. I criminali possono quindi acquistare opere d’arte con fondi ottenuti illegalmente, vendendoli successivamente, avendo quindi ripulito il denaro senza alcun collegamento con l’originale attività criminale.

Analogamente, assieme allo pseudo-anonimato favorito dall’utilizzo di cryptovaluta, è possibile osservare quanto gli NFT siano vulnerabili alle stesse tecniche. Ma mentre il riciclaggio di denaro nel mercato dell’arte tradizionale è difficile da quantificare, nel caso degli NFT è più facile fare stime affidabili grazie alla trasparenza intrinseca della blockchain.

Manipolazione del mercato NFT e wash trading

Si parla di manipolazione del mercato (o del prezzo di mercato) quando si assiste a qualsiasi forma di azione ingegnerizzata in modo da influenzare la domanda o l’offerta di un titolo. Il wash trading è una forma più specifica di manipolazione del mercato, nel quale un soggetto vende i propri asset a sé stesso a prezzi artificialmente gonfiati o sgonfiati. Si stima[1] che circa il 2% di tutte le negoziazioni relative a NFT riguardano operazioni di wash trading.

Il mercato NFT, rivelatosi essere volubile e fortemente dipendente dalla comunità e dagli influencer nella determinazione dei prezzi, è particolarmente vulnerabile alla manipolazione e all’attività di wash trading in quanto relativamente semplice l’impersonificazione, dovuta alle note carenze di implementazione di politiche KYC e AML da parte dei marketplace: i truffatori possono utilizzare più wallet apparentemente non correlati tra loro per acquistare e vendere i propri NFT, finanziando ognuno di essi da fonti diverse per mascherarne l’origine.

La manipolazione del mercato NFT può avere diverse finalità: un wash trader che effettua una vendita di propri asset a sé stesso (mediante scambio tra diversi wallet ad esso riconducibili) per importi volutamente più bassi, potrebbe voler indicare un tentativo di denunciare una perdita per fini fiscali. Se, viceversa, si effettua una sopravvalutazione degli asset, è probabile che si stia verificando un tentativo di far lievitare il valore dei loro NFT in modo da poterli rivendere a terzi a prezzi più alti. Dall’analisi di tutte le compravendite e dei relativi importi registrati sulle diverse piattaforme di scambio, gli ignari acquirenti saranno quindi portati ad interpretare erroneamente la storia, costruita “ad arte”, dell’andamento del valore di quello specifico NFT valutandolo molto più del suo reale valore.

Tipologie di wash trading

La forma più semplice di wash trading prevede che un indirizzo rivenda rapidamente un NFT a un prezzo molto più alto o più basso rispetto a quello per cui è stato acquistato. I casi più sofisticati utilizzano più indirizzi, che possono appartenere allo stesso utente o ad eventuali complici. Questi indirizzi eseguono una serie di transazioni veloci che chiudono un ciclo. Ad esempio, l’indirizzo A può vendere un NFT all’indirizzo B, che lo rivende rapidamente ad A. Oppure, A può vendere un NFT a B, che lo rivende a “C”, che chiude il ciclo rivendendolo ad A.

  • Wash trading di “immagine”: in alcuni casi, il wash trading è più orientato ad aumentare l’hype social su un progetto piuttosto che mirare direttamente ad un profitto illecito. La “vanity” di un NFT – un concetto molto apprezzato dalla comunità e spesso legato all’aumento del prezzo dell’asset – è considerato in aumento se l’asset viene spesso discusso online. Un caso esemplare è quello della pubblicità generata da acquisti di NFT da parte di personaggi famosi, mediante il quale aumenta il prestigio percepito, la domanda e di conseguenza il prezzo di mercato.
  • Wash Trading mirato alla manipolazione dei premi: numerosi progetti e market NFT utilizzano programmi di incentivi per attirare più utenti. In molti casi, questi si presentano sotto forma di token premio in occasione di offerte o scambi di NFT all’interno della loro piattaforma. Nel caso in cui questi premi siano collegati al volume degli scambi, i trader possono deliberatamente gonfiare le loro vendite NFT (aumentandone il valore e il numero, mediante altri wallet controllati) per massimizzare l’ammontare dei premi ricevuti.
  • Strategia del “sweeping the floor” per pilotare i prezzi: per alcuni progetti NFT si assiste spesso allo “sweeping the floor”, una pratica utilizzata dai proprietari delle collezioni NFT per aumentare la domanda[2]. Si tratta di un’attività controversa, poiché è vista dalla comunità NFT come una tattica manipolativa per incitare l’interesse dei bot continuamente alla ricerca di buoni affari. Dopo aver rilevato un aumento del prezzo minimo di una data collezione NFT, i bot in genere iniziano ad acquistare massivamente gli altri token NFT di valore della stessa raccolta, causando un immotivato aumento dei prezzi. In alcuni casi, tale tecnica può essere accompagnata da altre tattiche deliberatamente manipolative, come ad esempio l’uso di wallet anonimi per effettuare lo sweeping the floor” e dare l’illusione che dietro gli acquisti ci siano dei veri acquirenti, piuttosto che gli stessi sviluppatori del progetto.

Riciclaggio di denaro con NFT, come funziona

La società di ricerca Chainlink in un suo report afferma che il volume di fondi ricevuto dalle piattaforme NFT da indirizzi illeciti è cresciuto in modo significativo nell’ultima parte del 2021. Nella maggior parte dei casi i fondi provenivano da indirizzi associati a truffe che utilizzavano i market NFT per fare acquisti allo scopo di ripulire il denaro.

Diversi altri studi e report hanno analizzato e identificato i flussi di fondi illeciti che affluiscono nei più popolari market e piattaforme NFT. Si è osservato che raramente tali proventi illeciti sono inviati direttamente ad un servizio NFT, dal momento che tali movimenti possono essere facilmente rintracciati. Solitamente chi vuole effettuare tali operazioni utilizza diversi “salti” intermedi, mediante transazioni che coinvolgono wallet “intermediari”, prima di venire trasferito su piattaforme di scambio di NFT.

Riciclaggio direttamente da fonti illecite

La maggior parte dei fondi illeciti che affluiscono nei servizi NFT provengono da furti, truffe, phishing o attività riconducibili a schema Ponzi. È probabile che in prima battuta siano legati proprio a tentativi di riciclaggio legato a furti di NFT per recuperarne il relativo valore.

Altra fonte di ingenti quantità di denaro individuata sono provenienti da schema Ponzi; in questo scenario è probabile che i trader di criptovalute, alla continua ricerca di opportunità di investimento e diversificazione del proprio portafogli, si trovano ad investire in NFT che facciano parte di uno schema Ponzi: si tratta comunque di un’attività non propriamente di riciclaggio, in quanto tali fondi probabilmente provengono da investitori ignari e/o sprovveduti. Infine, si è notato che i fondi provenienti da altre attività illecite, come malware, servizi del dark web e organizzazioni criminali costituiscono una minima parte del totale osservato.

Riciclaggio da fonti occultate/non rintracciabili

In realtà, i soggetti che effettuano riciclaggio raramente trasferiscono fondi ad una piattaforma o ad un mercato centralizzato/semicentralizzato senza prima offuscare i loro proventi illeciti. I servizi di offuscamento più utilizzati oggi vanno dai mixer, come Tornado Cash (oggi nell’occhio del ciclone e bannato nell’agosto del 2022 dal Dipartimento del Tesoro negli USA proprio perché accusato di essere “una minaccia significativa per la sicurezza nazionale”), a servizi di exchange senza identificazione (KYC), bancomat di criptovalute o servizi di gioco d’azzardo.

Tali servizi consentono ai criminali di disaccoppiare la fonte (illecita) originaria dei loro profitti dal denaro “pulito” che può essere utilizzato per nuove attività ed investimenti, dal momento che risulta difficoltoso ricostruire a ritroso il percorso del denaro. Di conseguenza, com’è ovvio aspettarsi, l’esposizione di questi servizi alle piattaforme e ai mercati NFT è relativamente più alta rispetto al denaro tracciabile direttamente da attività illecite, in quanto il loro utilizzo abbassa considerevolmente i rischi per i criminali.

D’altra parte, l’uso di tali servizi non implica automaticamente l’intenzione di nascondere attività illecite, come ad esempio gli usi legittimi nel caso di protezione della privacy o al gioco d’azzardo online. Di conseguenza, parte dei flussi provenienti da questi sistemi possono riflettere un’attività legale.

NFT e Trade-Based Money Laundering

Gli NFT sono un meccanismo attraente per il riciclaggio di denaro a causa dei prezzi facilmente manipolabili: in presenza di una forte community in aggiunta ad un’elevata domanda, si è assistito a vendite di alcune collezioni NFT per milioni di dollari. Sebbene la rarità, la popolarità online e i casi d’uso influenzino il prezzo, l’effetto di questi fattori non è però scontato, soprattutto per gli NFT nuovi e meno conosciuti. In definitiva, fino a qualche mese fa un NFT poteva essere venduto tranquillamente per 20 o 200.000 dollari senza destare alcun sospetto in entrambi i casi.

Questa natura manipolabile del prezzo rende gli NFT una risorsa interessante per condurre attività di TBML (Trade-Based Money Laundering), ossia “attività e operazioni dirette a occultare e trasferire i proventi di reato attraverso operazioni commerciali, nel tentativo di dare una parvenza di legittimità agli stessi, attraverso la falsa rappresentazione dei prezzi, della quantità e della qualità dei beni importati o esportati”. In un tipico schema TBML, due società costituite illegalmente avviano un commercio fraudolento, sovrastimando o sottovalutando esageratamente il prezzo, la quantità o la qualità degli asset scambiati. Sono infine emesse fatture false e/o gonfiate, consentendo al destinatario della merce di pagare più o meno del dovuto a seconda della necessità, in modo di avere come risultato il trasferimento di fondi illeciti attraverso una compravendita regolarmente registrata.

L’attività di TBML funziona bene con risorse facilmente manipolabili in termini di prezzo o quantità, come articoli di lusso e, in teoria, NFT. Le piattaforme di analisi delle blockchain e NFT, tuttavia, forniscono ai compratori più attenti diversi indicatori, come i prezzi minimi e medi per ogni collezione, aiutandoli quindi in qualche modo a determinare dei valori di mercato più precisi. Tali piattaforme sono meno efficaci nel caso di singoli NFT (non appartenenti a collezioni) o a collezioni che presentano diversi “red flag” a cui prestare attenzione.

Dall’altra parte, paradossalmente, la natura manipolabile dei prezzi degli NFT potrebbe venire in aiuto dei criminali per giustificare i loro proventi illeciti alle autorità fiscali, affermando ad esempio che sono stati effettuati attraverso legittime compravendite di NFT: senza la capacità di valutare il prezzo oggettivo degli NFT del sospettato, le autorità fiscali potrebbero avere difficoltà nel determinare se la loro giustificazione sia legittima o meno.

A quanto detto va comunque aggiunto che gli NFT hanno anche caratteristiche che li rendono particolarmente poco attraenti ai professionisti del riciclaggio, una tra tutte la trasparenza di tali asset e delle relative transazioni su blockchain. La grande maggioranza degli NFT ha una sua pagina su un marketplace (OpenSea o Rarible ad esempio) e un qualsiasi blockchain explorer (Etherscan et similia) può fornire una cronologia completa delle vendite, dei trasferimenti, offerte e qualsiasi altra azione relativa a ciascuno di essi. Infine, diverse società di analisi e soluzioni di monitoraggio su blockchain forniscono tool e soluzioni che consentono facilmente di collegare tra loro transazioni apparentemente non correlate, i wallet degli acquirenti/venditori e tutta una serie di ulteriori informazioni meno “immediate” che possono ricostruire la (vera) storia di una compravendita. Tale trasparenza – che in molti casi rende il tracciamento relativamente facile per gli investigatori – è una caratteristica assolutamente non desiderabile per i gruppi criminali che del riciclaggio fanno un business e per i quali l’anonimato è fondamentale. Il loro obiettivo è quello di uno sforzo minimo associato al più basso rischio possibile: senza incentivi o vantaggi reali ed immediati, eviteranno di passare a nuove tecniche dai risultati incerti, a differenza di quanto ad esempio si è assistito nel caso del riciclaggio di criptovalute tramite mixer.

Conclusioni

L’interesse per gli NFT è aumentato negli ultimi due anni e continua a crescere con lo sviluppo dei contenuti orientati all’utilizzo nel metaverso. Si tratta di una tecnologia che deve ancora raggiungere un adeguato livello di maturità ma che ha già dimostrato grandi potenzialità. Tuttavia, all’aumentare dell’interesse, del numero di applicazioni e del loro utilizzo, si assisterà ad una proporzionale crescita degli attacchi che cercheranno di sfruttarne le relative vulnerabilità.

Come per altre tipologie di reati, la percezione che si verifichino illeciti che sfruttano gli NFT è più alta di quanto registrato in realtà: l’hype che ha investito questo campo si riflette ed è evidente anche sul livello di paranoia, cautela e paura nei confronti della comunità NFT.

Ciononostante si tratta di un mondo che è ancora acerbo, non completamente normato ed in continua evoluzione dove è naturale ci sia spazio per i criminali e per nuove e sempre più fantasiose tipologie di truffe e metodi per investire/riciclare il denaro in maniera illecita. Proprio come evidenziato da un report del FAFT (Financial Action Task Force), avente come oggetto l’implementazione degli standard FATF sul mondo crypto, sono necessarie regole più puntuali e personalizzate, coerentemente ai rischi che esso presenta. Pertanto, poiché gli NFT non rientrano nell’ambito di applicazione del recente Regolamento MiCA orientato proprio alle cripto-attività, e non rientrano nemmeno tra gli strumenti finanziari disciplinati dalle regole MiFID II, l’orientamento attuale è quello di trattarli come beni simili alle opere d’arte, il che aprirebbe la porta a una regolamentazione efficace ampliando l’ambito delle istituzioni soggette agli obblighi AML/CTF, allo scopo di includere proprio le piattaforme di scambio NFT, così come la segnalazione di attività sospette e l’implementazione di processi KYC.

___

Note

  1. V. von Wachter, J.Jensen, F.Regner, O.Ross. “NFT Wash Trading: Quantifying suspicious behaviour in NFT markets”, 2021
  2. Il “floor price” di una collezione NFT è il prezzo minimo disponibile a cui si è disposti a vendere un NFT. Lo “Sweeping the Floor” può essere praticato sia dai proprietari del progetto che dagli acquirenti. Se i proprietari del progetto effettuano lo sweeping the floor (“spazzare il pavimento”), significa che acquistano tutti i loro NFT al loro prezzo minimo. D’altra parte, gli acquirenti che “spazzano il pavimento” acquistano tutti i token disponibili o un gran numero di NFT del progetto, spinti ad esempio da un improvviso rialzo del prezzo dei token.

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