Le telecomunicazioni italiane chiudono il 2025 come anno di profonda trasformazione strutturale, con operazioni societarie di rilievo, avanzamento dei piani pubblici per le reti ultraveloci e l’emergere dell’intelligenza artificiale come nuova frontiera competitiva.
Il bilancio del settore evidenzia un mercato in evoluzione che si prepara ad affrontare le sfide del 2026.
Indice degli argomenti
Le operazioni straordinarie che ridefiniscono il mercato
Il 2025 si è confermato come un anno di transizione per le telecomunicazioni italiane, che ha visto il consolidamento delle grandi operazioni strutturali (la separazione della rete fissa di TIM in FiberCop e la fusione Fastweb-Vodafone), la prosecuzione dei piani di copertura in fibra e un mercato sempre più legato alla dinamica delle componenti di spesa ICT.
Sullo sfondo compare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale, ma con effetti ancora relativamente marginali sui conti dei principali attori del settore.
Nulla cambia, tutto si trasforma. Gli effetti delle operazioni straordinarie annunciate nel 2024 si dispiegheranno di fatto pienamente solo nel 2026, a valle delle decisioni regolamentari che riguardano FiberCop (AGCom sui mercati rilevanti e AGCM sui rimedi al Master Service Agreement con TIM) e della piena integrazione tra Fastweb e Vodafone.
Le decisioni relative a FiberCop definiranno i nuovi gradi di libertà nella sua strategia competitiva e, in ultima analisi, le nuove regole del gioco sul mercato wholesale italiano, che è diventato un punto di riferimento in Europa. L’integrazione Fastweb-Vodafone fa nascere un operatore leader sia sul mercato fisso che mobile, con una presenza rilevante sia sul mercato B2C che B2B.
Nel corso del 2025 sono state finalizzate altre due importanti operazioni societarie che riguardano il rafforzamento di un terzo polo del mercato B2B attorno a Retelit. Retelit e il MEF (70%) hanno firmato con TIM un accordo per l’acquisizione di Sparkle per 700 milioni di euro.
D’alta parte, Retelit ha perfezionato l’acquisizione delle attività e degli asset italiani di BT Italia e nasce Retelit-X, una società posseduta e controllata da Retelit al 100%. Rimane, inoltre, elevato l’interesse per l’aggregazione di operatori minori, ma anche di operazioni che riguardano competenze nell’ambito del cloud, della cybersecurity e dell’Internet of Things.
Italia 1 Giga e 5G: i numeri dei piani PNRR
Aspettando la fatica data di giugno 2026, fissata per il completamento dei piani pubblici (6,7 miliardi di euro del PNRR per le reti ultraveloci), vale la pena di fare un punto sull’ultimo avanzamento disponibile nel 2025 (novembre).
Il piano Italia 1 Giga per la connettività a almeno a 1 Gbit/s nelle aree grigie (dove non c’erano collegamenti ad almeno 300 Mbit/s) è arrivato al 70% del target (3,4 milioni di civici), con 23,2% di civici in lavorazione.
Il piano 5G-Densificazione per realizzare siti 5G nelle aree scoperte vede il completamento del 54,5% delle aree previste a bando (1.200), con 332 siti attivati (33,8%) e 440 in lavorazione (44,8%). Nell’altro filone del piano 5G (Backhauling) si legge come sono 7.818 i siti rilegati in fibra ottica (83,6%) e ulteriori 111 sono in lavorazione (1,2%), su un totale da piano di 9.196.
Scuole, sanità e aree bianche: il completamento della connettività
Le scuole connesse (da collegare con velocità simmetriche di almeno 1 Gbit/s) sono arrivate a 7.014 (77,9% del target), mentre le strutture sanitarie connesse (collegamenti simmetrici di almeno 1 Gbit/s e fino a 10 Gbit/s) sono 7.795 (89,6 del totale), oltre alle 1.961 in lavorazione (22,5%).
E il Piano Aree Bianche, avviato nel lontano 2017? Al 30 novembre 2025 il piano realizzato da Open Fiber vede la disponibilità dei servizi (FTTH e/o FWA) in 6.859 comuni. Le unità immobiliari in vendibilità FTTH sono 5,9 milioni (su 6,3 milioni pianificate) e quelle FWA 2,3 milioni. Gli operatori che utilizzano tali servizi sono 294 e gli ordini sono arrivati a 1,2 milioni, con un tasso di KO però del 29,9% (in parte successivamente conclusi positivamente).
Il piano Isole Minori risulta, infine, completato.
In definitiva, la scadenza di giugno 2026 non verrà verosimilmente rispettata per tutti i Piani, ma ci avvicineremo molto…
Data center e 5G standalone: le nuove infrastrutture strategiche
Dopo un decennio di dibattito sulle politiche per lo sviluppo delle infrastrutture a banda larga e ultra-larga oggi la sfida per la competitività infrastrutturale diventa sicuramente più complessa e coinvolge almeno altri due ambiti.
Il primo è quello dei Data Center di nuova generazione, che diventano un’infrastruttura strategica per l’evoluzione dei servizi cloud, ma anche come abilitatori della rivoluzione dell’intelligenza artificiale, con le diverse sfumature della sovranità digitale europea e nazionale. Secondo i dati del Polimi la potenza energetica installata a raggiunto i 513 MW nel 2024, con un incremento del 17% rispetto al 2023, ma sono previsti nuovi investimenti rilevanti (pari a 10 miliardi nel biennio 2025-2026) che potrebbe portare a quadruplicare la potenza entro la fine del decennio. Il passaggio finale è comunque quello degli Edge Data Center e del MEC (Multi-Access Edge Computing) per portare capacità di calcolo, storage e applicazioni vicini all’utente finale.
Il secondo ambito, passato in secondo piano, è quello legato al completamento della “promessa 5G” e della “tripla A” (Anything, Anywhere, Anytime), con il passaggio alle reti 5G SA-Standalone.
WindTre ha lanciato il servizio slicing 5G, ma non sono chiare le tempistiche dei diversi operatori per il completamento delle coperture e la definitiva disponibilità del servizio sull’intero territorio.
La crescita del fisso traina il mercato delle telecomunicazioni
I dati della Relazione Annuale AgCom hanno confermato un trend che è rimasto valido anche nel 2025. I dati di consuntivo del mercato retail del 2024 mostrano una crescita dell’1,9%, con una dinamica del +5,3% per la componente fissa e -2,3% per quella mobile, a conferma di un contesto competitivo tuttora elevato. Importante è anche stata la dinamica del mercato dei servizi intermedi, cresciuti del 9,9%, con una forte dicotomia tra fisso e mobile. Al contempo, gli investimenti sono rimasti sostenuti, con un incremento dell’8,7%, con una crescita a due cifre per la rete fissa e un calo del 3,6% per quella mobile.
Il mercato della rete fissa presenta una crescita del 7,9% per il segmento residenziale, contro il 3,3% per quello affari, ma si accentua la marginalizzazione della componente dei servizi voce a vantaggio degli accessi dati (bundle) a banda ultralarga (+8,9% per la componente >100 Mbit/s) e gli altri servizi ICT che crescono addirittura del 15,2%.
Al di là delle recenti riclassificazioni e correzioni operate dall’Autorità (in particolare nella componente solo voce e nella categoria degli “altri accessi”) che generano alcune ambiguità sulle consistenze complessive, rimane la dinamica di fondo che porterà a fine 2025 ad un’incidenza degli accessi FTTH attorno a 1/3 del totale e un ruolo sempre più significativo degli accessi FWA (attorno al 13%), a scapito degli accessi rame non a banda ultralarga.
Lo sviluppo dell’offerta FWA dei principali operatori mobili è la definitiva conferma del ruolo che potranno svolgere le tecnologie radio ad integrazione della copertura in fibra, senza dimenticare il ruolo, marginale, dei satelliti a bassa orbita, assurti agli onori della cronaca grazie a Starlink.
L’intelligenza artificiale entra nelle reti e nei servizi
Nel 2024 il mercato italiano dell’intelligenza artificiale (dal perimetro ancora magmatico) ha raggiunto 1,2 miliardi di euro, in crescita del 59% rispetto all’anno precedente (Polimi). Al di là della dimensione e della dinamica del mercato, nel quale si confronteranno tutti i protagonisti dell’ICT, inclusi gli operatori di telecomunicazione, ci troviamo di fronte ad una rivoluzione che toccherà in modo pervasivo dalla produttività individuale ai processi aziendali, fino allo sviluppo di nuovi mercati. Una rivoluzione confrontabile a quella dell’introduzione dei computer, con uno spettro di ambiti applicativi praticamente universale, di facile accesso, ma potenzialmente complessi da gestire.
Non stupisce allora che i principali operatori di telecomunicazione nel mondo e l’intero ecosistema TLC siano molto attivi, da un lato per l’utilizzo diffuso dell’intelligenza artificiale in tutti i processi aziendali e, dall’altro, per definire il proprio posizionamento di mercato per l’offerta di soluzioni ai clienti finali. In questo quadro rientrano i più recenti accordi di OpenAI con Deutsche Telekom e con O2Telefonica, nel primo caso per introdurre modelli generativi e agentici nei processi interni e nei servizi enterprise, mentre nel secondo come arricchimento dell’offerta consumer. Un razionale simile e orientato alla sovranità digitale europea è alla base dell’accordo tra Mistral AI e Orange. Nokia e NVIDIA lavoreranno per lo sviluppo di piattaforme Radio Active Network (RAN) AI Native e EY ha annunciato una suite di agenti AI basata su NVIDIA AI Enterprise (Telecom.ai).
Anche in Italia Fastweb ha annunciato una suite di servizi basati sull’AI generativa (Fastweb AI Suite), oltre a importanti investimenti infrastrutturali e TIM ha siglato un accordo con Perplexity per offrire l’accesso ai servizi di AI generativa. Iliad utilizza i servizi di Mistral AI per arricchire l’esperienza utente.
In definitiva, nell’intelligenza artificiale gli operatori cercano non solo nuove fonti di ricavi, ma anche strumenti per l’ottimizzazione delle reti, il miglioramento della customer experience e il contenimento dei costi.
L’agenda 2026: frequenze, gare pubbliche e riforme europee
Guardando al 2026 si può cercare di definire un’agenda di massima per l’anno che verrà:
- Oltre Italia connessa. Giugno 2026 è la data fatidica per il completamento dei piani pubblici che hanno indirizzato miliardi di euro. Andranno gestiti i probabili ritardi, ma anche sviluppata la nuova strategia per lo sviluppo del settore. In particolare, l’orientamento per il rinnovo delle frequenze in scadenza nel 2029 è fondamentale per dare ossigeno al comparto e definire un modello di crescita sostenibile che possa conciliare innovazione, investimenti e concorrenza, rinunciando (almeno in parte) al modello di semplice generazione di cassa per lo Stato. Allo stesso tempo, è auspicabile che si affronti in modo strutturato il tema dello switch-off della rete in rame;
- Gara Pubblica Amministrazione SPC3. Dopo continui rinvii, il 2026 vedrà finalmente l’aggiudicazione della nuova gara da 3 miliardi di euro per l’acquisizione di servizi di connettività, telefonia fissa, sicurezza e servizi professionali della Pubblica Amministrazione nell’ambito del Sistema Pubblico di Connettività (SPC3). Tra favoriti e outsider si giocherà la partita per la conquista di una fetta rilevante del mercato B2B per la seconda parte del decennio.
- Digital Network Act. Gli USA investono, l’UE regola. Al di là di questo mantra, con il Digital Network Act l’Unione Europea sta cercando di abbandonare il modello di iper-regolazione per favorire la sostenibilità del settore e gli investimenti, rinunciando probabilmente a un po’ di concorrenza di prezzo, ma quest’ultimo punto non è ancora politically correct … La riforma si declina lungo diversi assi, che vanno dalla creazione di un mercato unico delle reti, con una minore frammentazione regolatoria, agli incentivi agli investimenti nelle reti gigabit (fisse e mobili), al ribilanciamento del potere dei diversi attori lungo la catena del valore digitale (OTT vs Telco), fino alla semplificazione regolatoria e la riduzione degli interventi ex ante, nonché il coordinamento sulle infrastrutture critiche e la sicurezza delle reti (sovranità digitale).
- Consolidamento. Dopo un decennio di dibattiti sulla separazione della rete fissa di Telecom Italia, incombe un nuovo tormentone che è quello della rete unica in fibra e della possibile fusione tra FiberCop e Open Fiber. Anche se è vero che rimane lo stimolo dell’earn-out legato all’eventuale operazione non bisogna dimenticare due aspetti rilevanti. Da un lato la rete unica in fibra è già una realtà nella maggior parte del Paese: le aree “grigie” in corso di realizzazione separatamente da parte dei due attori (e di alcuni operatori minori) e quelle “bianche” oggetto della concessione di Open Fiber. Dall’altro, gli sviluppi dell’FWA 5G, e la futura evoluzione verso il 6G, offrono una soluzione sempre più interessante non solo in termini complementari.
- Crescita sostenibile. Il 2026 confermerà le tendenze in atto sul mercato di riferimento, ma l’auspicio è che si riduca la forbice tra le dinamiche del segmento fisso e quelle della componente mobile. L’integrazione tra Fastweb e Vodafone sarà sicuramente un ulteriore stimolo all’innovazione nella convergenza fisso-mobile, anche sul piano di un rinnovato interesse per lo sviluppo delle soluzioni FWA. Take-up della fibra e monetizzazione dell’intelligenza artificiale saranno due ulteriori leitmotiv per il nuovo anno.
Benvenuti nel 2026.
















