sanità digitale

Amazon-One Medical, se la Sanità di base diventa business: i possibili impatti del modello in Italia

L’acquisto, per 3,9 miliardi di euro, della compagnia One Medical da parte di Amazon offre l’occasione di riflettere sulla possibilità di replicare un modello di Sanità basato su servizi clinici online e in presenza ventiquattr’ore su ventiquattro anche in Italia

Pubblicato il 25 Lug 2022

Sergio Pillon

Vicepresidente e responsabile relazioni istituzionali AiSDeT, Associazione italiana Sanità Digitale e Telemedicina

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Amazon ha appena acquistato per 3,9 miliardi di euro One Medical, compagnia che, forte di un proprio software di cartella clinica e di un’ampia rete di case di cura e ambulatori, offre in abbonamento prestazioni sanitarie ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette, con brevi attese di massimo una giornata per le visite che possono svolgersi dal vivo o in video. Viene da chiedersi se un tale modello possa essere replicabile anche in Italia dove, come sappiamo, l’assistenza primaria è affidata ai medici di famiglia.

“Questo modello non potrà mai fare strada in Italia”, è la frase che ho sentito dire in questi giorni. Ma io non ne sarei troppo sicuro, considerando anche lo scenario futuro con l’avvio del Fascicolo sanitario elettronico 2.0.

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Come funziona il business di One Medical

One Medical, che ha sede a San Francisco, ha iniziato nel 2007 come uno dei primi provider sanitari USA ad adottare la telemedicina e si descrive come “un’organizzazione nazionale di assistenza primaria incentrata sull’uomo e alimentata dalla tecnologia”. La compagnia è diventata pubblica nel 2020. Chi conosce gli Stati Uniti sa, infatti, che l’assistenza primaria è piuttosto carente per i non assicurati con polizze molto costose, anzi, anche per i più abbienti spesso si passa direttamente allo specialista. One Medical opera come servizio sanitario in abbonamento che offre “accesso 24 ore su 24, 7 giorni su 7 all’assistenza virtuale”. Per 199 dollari l’anno, i pazienti possono accedere a visite mediche in giornata, SMS da paziente a medico e prenotazioni di appuntamenti online. One Medical vanta il proprio software di cartella clinica che sostiene sia uno dei migliori, per i clinici e per i pazienti. Oltre a lavorare con i singoli pazienti, One Medical collabora anche con oltre 8.000 aziende per offrire piani sanitari aziendali. Non sorprende che l’azienda abbia visto un aumento della domanda durante la pandemia di Covid-19. Nel suo rapporto trimestrale più recente, One Medical ha dichiarato un totale di 767.000 iscritti, in aumento del 28% su base annua, in 188 studi medici in 25 mercati.

Un punto chiave del business di One Medical è la presenza di una vasta rete di ambulatori e piccole case di cura con molti pazienti già abbonati. Inoltre, One Medical vede circa cinque volte più pazienti virtuali che con le visite in persona e potrebbe offrire l’ambiente virtuale di cui Amazon ha bisogno per capitalizzare ulteriormente l’acquisizione. (Per non parlare dell’accesso alle cliniche fisiche e di una rete esistente di relazioni tra pagatore e sistema ospedaliero.)

L’accordo Amazon-One Medical offre anche al rivenditore online qualcosa che apprezza profondamente: i dati. Se l’azienda acquisisse il sistema di registrazione interno di One Medical, potrebbe attingere a informazioni che le consentiranno di prevedere i costi sanitari, indirizzare gli interventi e guidare lo sviluppo del trattamento per gli anni a venire.

La replicabilità del modello One Medical in Italia

Ciò di cui si è parlato meno è il fatto che si tratta di servizi che da noi definiremmo di “assistenza primaria” l’assistenza che da noi oggi è, appunto demandata ai medici di famiglia.

Sebbene in Italia l’assistenza sanitaria sia profondamente diversa rispetto agli Usa, i pazienti assicurati che vedo nel mio studio, i dati delle assicurazioni e delle mutue private più costose segnalano diversi problemi. Gli assicurati ignorano il proprio medico di medicina generale, gratuito e vanno direttamente dagli specialisti, spesso auto-prescritti ed entrano a volte in un girone dantesco in cui vengono prescritti innumerevoli esami, non sempre utili, solo per risolvere un’ansia che un “medico condotto” di una volta avrebbe risolto con un colloquio amichevole. “La prima medicina è il medico” si sente dire all’esame di clinica medica, almeno quello di una volta.

Il PNRR e i medici di base: l’assistenza di base può essere un business?

“Pensiamo che l’assistenza sanitaria sia in cima alla lista delle esperienze che devono essere reinventate”, ha affermato Neil Lindsay, SVP di Amazon Health Services, in una nota, una frase pesante, che non può non trovare d’accordo tutti nel settore dell’assistenza. “La casa come primo luogo di cura” è un mantra che ci sentiamo ripetere da quando sentiamo parlare del PNRR, ma fino ad oggi il Medico di Medicina Generale (e anche lo specialista ambulatoriale, a dire il vero) è il grande convitato di pietra del Piano. Nel famoso DM 77, che riforma l’assistenza sanitaria alla luce del PNRR si parla a malapena del MMG, si sente dire che dovrebbe essere dipendente, anzi che è meglio che non lo sia, allora forse sarebbe meglio che lo fosse in parte. Come se il centro del problema fosse questo.

One Medical è un modello di quello che potrebbe essere, non so neppure se i MMG di One Medical siano dipendenti o no, non è per il “patrimonio” di medici che Amazon l’ha acquistata ma è per gli oltre 750.000 assistiti. L’assistenza di base può essere un business? Forse non lo era prima dell’era digitale, anche se una certa parte della politica l’ha cercata a caccia di voti, oggi, che “l’assistenza sanitaria è in cima alla lista delle esperienze che devono essere reinventate” potrebbe persino essere un business in cui vincono tutti, i clinici, i cittadini ed i pagatori.

Immagine che contiene testo Descrizione generata automaticamente

“Non siamo il solito ambulatorio medico: cure virtuali 24 ore al giorno 7 giorni su sette, appuntamenti in giornata o al massino in un giorno di attesa, in ambulatorio o in video, con una nostra APP.”

One Medical fa un confronto con l’assistenza primaria tipica americana che sembra soffrire di mali simili a quella italiana.

I mali che affliggono i medici di famiglia in Italia

Con tutto il rispetto che meritano i colleghi MMG, sommersi da un modello di lavoro nato quasi un secolo fa e solo minimamente aiutato da una digitalizzazione che sembra aver aumentato la burocrazia più che migliorato la cura, gli appuntamenti non sono sempre immediati, non sempre puntuali, non può andare dal medico che vuoi in tutt’Italia, non hai consulenza on line 24 ore su 24. Non ci sono laboratori di analisi nello studio del MMG e gli appuntamenti durano pochi minuti, non certo per colpa del medico ma del carico di lavoro a cui deve far fronte.

Quanto costa il servizio? 200 dollari all’anno, più o meno il costo di una visita specialistica. Se io fossi il FASI, l’INPGI, Unisalute e tanti altri analizzerei molto bene il modello, che si sostiene anche attraverso l’uso dei dati. Anche da noi ci sono stati e ci sono ancora tentativi di mettere in piedi un servizio simile ma, non si offenda nessuno, questi servizi stanno a One Medical come Postal Market sta ad Amazon o come Pagine Gialle sta a Google: il business è nello stesso ambito ma solo uno ha la chiave del successo.

Sanità digitale, sfruttare i dati tutelando la privacy: le raccomandazioni

Forse da noi i servizi di assistenza primaria privati debbono ancora crescere ma per ora non se ne vedono. L’alleanza con Amazon o altri big player dei dati può essere un gradissimo moltiplicatore, sappiamo che i dati sono il terreno in cui si può seminare qualcosa con cui realizzare il vero business e, come abbiamo sempre detto, l’assistenza primaria è la base dei dati sulla salute. Non necessariamente a discapito dei cittadini, l’utilizzo di una intelligenza artificiale a scopi di cura, l’uso della genomica, dei marcatori digitali a scopo di cura è un gioco in cui vince l’industria e vince il cittadino. Ernst Young (EY) ha pubblicato un report dal titolo: “Realising the value of health care data: a framework for the future” e presentato alcuni esempi di uso dei dati:

  • Comprensione più profonda della malattia
  • Efficacia e sicurezza del trattamento o farmacovigilanza
  • Aumento della qualità delle cure, come ad esempio una diagnosi più veloce e precoce
  • Osservazione degli esiti reali dei pazienti e valutazioni cliniche sull’efficienza del percorso
  • Miglioramento dell’accesso dei pazienti alle terapie
  • Prove di efficacia in termini di costi e risultati per arrivare a modelli di rimborso basati sul valore
  • Identificazione efficiente del target per nuovi trattamenti e farmaci
  • Progettazione di studi clinici per popolazioni target e malattie rare
  • time to market per nuove terapie
  • Operatività ed economicità dell’erogazione dell’assistenza sanitaria, e pianificazione della forza lavoro
  • Abilitazione della medicina personalizzata — trattamento corretto per i pazienti corretti al momento giusto

Conclusioni

Dall’entrata in vigore del Fascicolo sanitario elettronico 2.0 in poi, se va tutto bene, i nostri dati potrebbero essere usati, ma solo dopo che pian piano avranno popolato i record del fascicolo, dai nostri MMG, che rimarranno sempre gli stessi, anzi saranno di meno, sempre più sommersi dal lavoro. Posso avere un po’ di invidia per i pazienti di One Medical? Certo se si rivoluzionasse l’assistenza di base…ma per ora non se ne parla nemmeno.

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