Dall’Università di Ferrara è arrivato in questi giorni un messaggio forte e chiaro: il sospetto di avere usato l’Intelligenza Artificiale durante lo svolgimento di una prova di esame ha portato all’annullamento della prova per tutti gli studenti.
È successo durante un esame scritto nel corso di laurea di Scienze Motorie dell’Università di Ferrara dove l’esame di Psicobiologia e Psicologia è stato appunto annullato per tutti i 362 che lo hanno svolto.
I docenti dell’ateneo ferrarese, non potendo risalire con precisione ai responsabili, hanno scelto di non fare sconti a nessuno. I risultati troppo alti e qualche segnalazione arrivata ai professori, hanno da subito fatto nascere dei sospetti sul regolare svolgimento del test e successivamente una mail ha informato coloro che avevano sostenuto la prova che quest’ultima era stata annullata.
Questa è la cronaca di un evento che per ora in Italia non ha precedenti, che segnala un vuoto di protocolli e provvedimenti condivisi sull’uso dell’Intelligenza Artificiale (IA) nel mondo dell’istruzione e in quello accademico in particolare.
Proviamo a fare il punto sullo stato dell’arte a proposito di usi e abusi dell’IA negli atenei italiani, con uno sguardo in ambito internazionale.
IA negli atenei italiani
Al momento la normativa italiana in termini di uso dell’IA durante prove d’esame universitario o esami di Stato o prove concorsuali si affida ad una Legge emanata 100 anni fa, la Legge 475 del 1925 “Repressione della falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche. (025U0475)”.
Secondo tale normativa commette reato chi copia a un esame di Stato per il conseguimento di un titolo o abilitazione, quindi usare ChatGPT per scrivere la tesi di laurea o superare l’esame di maturità, per esempio, sono a tutti gli effetti dei reati; la norma però non punisce in alcun modo eventuali plagi avvenuti durante il percorso di studi per il conseguimento del titolo stesso. Per questo motivo non sono punibili, almeno dal punto di vista penale, le condotte eventualmente sorprese nelle fasi intermedie della formazione: così, per esempio, copiare a una verifica o a un esame universitario non è un reato. Varrebbe la pena chiedersi se l’aiuto dell’IA si configura come un atto di copiatura o se invece bisogna colmare il vuoto normativo rispetto ad altre forme di cheating.
IA, gli atenei procedono in autonomia
Cosa succede allora negli atenei italiani nel frattempo?
Sul tema ci sono stati provvedimenti che sono stati presi in autonomia dalle varie istituzioni accademiche, all’interno dei Dipartimenti e dei Consigli di Facoltà.
Il protocollo interno dell’Università di Siena
A dotarsi di protocolli interni sono per il momento solo alcuni atenei: la prima università è stata quella di Siena, che a settembre del 2023 ha pubblicato online le linee guida per l’utilizzo di ChatGPT, rivolte ai docenti, le studentesse e gli studenti sull’utilizzo delle chatbot basate su ChatGPT o altri LLM, le modalità per avvalersene e ne disciplinano l’utilizzo per quanto riguarda la pubblicazione di testi di laurea e di dottorato allo scopo di verificare l’attendibilità e l’obiettività delle fonti e l’efficacia degli strumenti di ricerca.
AI nella didattica: l’accordo UniPI-OpenAI
A ottobre del 2024 l’Università di Pisa ha reso nota ufficialmente, prima in Italia, la stretta collaborazione con OpenAI per definire quello che sarà il futuro utilizzo dell’intelligenza artificiale nella didattica, nella ricerca e nelle attività amministrative. L’Ateneo pisano ha acquisito la licenza per l’uso di ChatGPT Edu, la versione di ChatGPT per le università, già annunciata a fine marzo 2024, nata per distribuire in modo responsabile l’intelligenza artificiale a studenti, docenti, ricercatori e attività del campus.
Norme per l’uso dell’IA: i progetti dell’università di Torino
L’Università degli studi di Torino è da diversi anni in prima linea per la definizione di norme e regole all’interno dei dipartimenti sull’uso dell’IA, anche attivando percorsi di studio e progetti ducativi che includono un uso sapiente e fruttuoso dei sistemi LLM. Citiamo tra i tanti il progetto di ricerca del Dipartimento di Giurisprudenza fuoricorso online. Intanto, proprio in questi giorni, stanno partendo dai vari dipartimenti, rivolte ai docenti dell’ateneo piemontese, richieste di controllo e monitoraggio sull’uso della piattaforma Moodle, che ciascuno studente può utilizzare dal proprio dispositivo per lo svolgimento di prove d’esame, e che pertanto nasconde il potenziale rischio di connettersi a terzi e/o sistemi di IA.
L’IA come strumento di innovazione: l’iniziativa UniCatt
E se da un lato stigma e timori sono palpabili all’interno del mondo accademico, sono in aumento i corsi all’interno dei vari percorsi di laurea implementati dall’introduzione dell’IA, come strumento di innovazione e avvicinamento alle richieste del mondo del lavoro. Citiamo tra i tanti l’Unicatt, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che per l’anno accademico 2024-25 ha introdotto due nuovi corsi di laurea dedicati agli studenti delle lauree triennali e magistrali: “ChatGPT per l’Analisi dei Dati in Ambito Aziendale” e “Mastering ChatGPT for Business Applications”.
I sondaggi internazionali
A livello internazionale il dibattito sull’uso ed eventuale abuso dell’IA in ambito accademico è accesso e ricco di spunti di riflessione. Saranno qui di seguito presentati in sintesi i risultati di una ricerca condotta tra campioni di studenti universitari sull’utilizzo di sistemi di IA, cogliendo principalmente il punto di vista dei discenti.
In un recente sondaggio del Digital Education Council, un’alleanza globale di università e rappresentanti dell’industria focalizzata sull’innovazione nel settore dell’istruzione, la maggioranza degli studenti (86%) ha dichiarato di utilizzare l’intelligenza artificiale nei propri studi, ammettendo di usarla regolarmente al momento del sondaggio.
Il Digital Education Council ha raccolto 3.839 risposte da studenti di laurea, master e dottorato in 16 paesi.
In media, gli studenti intervistati utilizzano strumenti AI per i loro corsi: tra i più utilizzati c’è ChatGPT, citato dal 66% degli intervistati, seguito da Grammarly e Microsoft Copilot (25% ciascuno).
Nel sondaggio sono emersi gli usi che gli universitari ne fanno, a partire da ricerca di informazioni (69%), per controllare la grammatica (42%), per riassumere i documenti (33%), per parafrasare un documento (28%) e per creare una prima bozza (24%) di tesi e/o saggi.
Nonostante il loro ampio uso di strumenti IA, gli studenti non si sono dichiarati sicuri del loro livello di alfabetizzazione sull’IA: è il 58% degli studenti a dichiarare di non avere sufficienti conoscenze e competenze in materia, e il 48% si è sentito inadeguatamente preparato per una forza lavoro basato sull’IA. In particolare, l’80% degli studenti intervistati ha dichiarato che l’integrazione di strumenti AI (sia essa integrazione nell’insegnamento e apprendimento, nella formazione di studenti e docenti, nei temi dei corsi o in altri settori) non soddisfa pienamente le loro aspettative.
Secondo gli intervistati le università dovrebbero fornire formazione sia agli insegnanti che agli studenti sull’uso efficace degli strumenti del l’IA (citati rispettivamente dal 73% e dal 72% degli intervistati). Inoltre, le università dovrebbero offrire più corsi di alfabetizzazione in materia di IA (72%) e coinvolgere gli studenti nel processo decisionale in merito a quali strumenti IA sono da implementare (71%). Infine, secondo gli intervistati le università dovrebbero aumentare l’uso del l’IA nel l’insegnamento e nel l’apprendimento (59%).