La Risoluzione delle Commissioni VII e XI, promossa dalla deputata Virginia Villani (M5S), ha introdotto la figura dell’Assistente Tecnico Informatico anche per gli Istituti Comprensivi e per le Direzioni Didattiche.
Attendavamo da tempo una figura che possedesse le necessarie competenze per supportare la digitalizzazione della scuola del Primo ciclo.
I compiti dell’assistente tecnico informatico
I compiti dell’Assistente Tecnico Informatico, secondo il vigente contratto collettivo nazionale della scuola, dovrebbero essere:
- conduzione tecnica di laboratori, officine e reparti di lavorazione, garantendone l’efficienza e la funzionalità;
- supporto tecnico allo svolgimento delle attività didattiche e servizi esterni connessi al proprio lavoro.
Considerando i notevoli cambiamenti in atto nella scuola dell’obbligo da alcuni anni, a partire dal Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD- a.s. 2015-2016) per arrivare fino al periodo attuale di didattica a distanza, che stanno rivoluzionando il mondo della scuola dell’obbligo, il nuovo ruolo dell’assistente tecnico informatico assume un’importanza strategica, affiancandosi alla figura dell’animatore digitale e al team dell’innovazione digitale di renziana memoria.
Le persone, chiave di volta dell’innovazione della scuola
La scuola è da mesi sotto la lente dell’intero Paese che, nel suo complesso, ha compreso la portata del servizio essenziale svolto dalle istituzioni scolastiche. Il Ministero ha assegnato a ciascun istituto scolastico fondi di provenienza UE, e non solo, per sostenere l’innovazione didattica, anche con supporti tecnologici. La chiave per il corretto utilizzo di questi (benedetti!) investimenti sulla scuola, è la capacità di utilizzarli al meglio, di ottimizzare la spesa per ricavarne il massimo vantaggio. Le persone sono la chiave di volta. Occorre formazione adeguata, qualificata, certificata e obbligatoria, per saper scegliere le soluzioni tecnologiche adatte ai diversi contesti. Non tutte le scuole posseggono risorse umane formate opportunamente per rivestire un ruolo strategico nell’innovazione e nella digitalizzazione. Servirebbero laureati in informatica, in ingegneria elettronica e affini. Le scuole del primo ciclo ne sono sprovviste, perlopiù. Per questo, nutriamo qualche speranza di miglioramento dell’organizzazione scolastica, grazie all’avvento del tanto sospirato Assistente Tecnico Informatico.
Aspettative vs realtà
Luci ed ombre caratterizzano l’esperienza delle scuole a seguito dell’introduzione di questo nuovo ruolo. Abbiamo scorso graduatorie di terza fascia, così come ci era stato indicato, per individuare una persona che gestisse i bisogni di una rete di scuole, opportunamente costituita per condividere il servizio reso dall’assistente tecnico. Molte scuole, con animatori digitali preparati e motivati, affiancati da teams dell’innovazione digitale con molteplici e diversificate competenze di innovazione didattica, non hanno avuto bisogno dell’intervento dell’assistente tecnico. Altre, meno fortunate, hanno scoperto che il tecnico, molto spesso, non aveva più competenze di un alunno di 11 anni alle prese con un pc od un tablet. La dura realtà è che, in quella terza fascia delle graduatorie, bacino di potenziali assistenti tecnici, chi ha davvero competenze da spendere non ce n’è, o ce ne sono molto pochi, esauriti in poche ore.
Il personale qualificato dov’é? Chi, in raccordo con i docenti che collaborano alla realizzazione dei progetti, fornisce un indispensabile supporto tecnico e apporta quelle basi teoriche e pratiche che servono per sviluppare la digitalizzazione della scuola? La selezione per merito, per il personale scolastico, non esiste più? E’ mai esistita?
Nella risoluzione siglata nelle Commissioni VII e XI, si legge: “Questa figura professionale è fondamentale per il buon funzionamento della scuola, sia nella didattica laboratoriale, sia nel supporto agli uffici amministrativi, in quanto non si occupa solo dei laboratori che gli sono assegnati, ma risulta essere una figura chiave all’interno delle scuole. Questo tecnico, con una disponibilità finanziaria della scuola sempre più ridotta, è l’unico a poter riparare e rendere utilizzabili strumentazioni consunte che andrebbero sostituite. Inoltre, si districa contemporaneamente in più laboratori, diventando utile supporto, poiché molte volte le lezioni laboratoriali si svolgono con il solo insegnante, il quale, se pur perfettamente in grado di svolgere la lezione e di utilizzare le attrezzature, non può garantire la piena sicurezza degli allievi che utilizzano apparecchiature elettroniche, sempre più sofisticate”.
Hanno descritto il “Campione” degli assistenti tecnici informatici. La realtà è ben diversa. Possiamo sperare, se non nel Campione, almeno in una persona che abbia avvicinato il settore informatico e tecnologico almeno negli ultimi cinque anni? Che abbia un titolo di studio specifico, magari ottenuto nel terzo millennio?
Conclusioni
Questo desiderio legittimo, per tutte le scuole, di poter lavorare al meglio delle competenze messe in campo, non sarà mai esaudito. E’ per questo che “I dirigenti scolastici delle istituzioni scolastiche di primo grado sono costretti a rivolgersi a ditte o operatori esterni per garantire il buon funzionamento dei laboratori didattici o degli uffici con ulteriori spese per le casse dello Stato e con notevole dilatazione dei tempi nel ripristino di macchine guaste e non solo”, secondo Virginia Villani.
Questa non è ottimizzazione delle risorse: è togliere alla scuola la possibilità di spendere denaro pubblico per il piano di miglioramento che ha pubblicato in Scuola in chiaro, ad esempio.
“Per tali motivi abbiamo impegnato il Governo ad adottare le iniziative di competenza per prevedere all’interno del nuovo contratto collettivo nazionale scuola, in fase di discussione, la figura dell’assistente tecnico anche all’interno degli istituti comprensivi e direzioni didattiche“.
Grazie per la buona volontà, Onorevole Villani: la strada da percorrere è quella che ha ipotizzato, ma, per favore, metteteci nella condizione di muoverci su quel tracciato anche solo con una bicicletta, ma che abbia le ruote a forma di circonferenza.