scuola digitale

La scuola in digitale: un processo a due velocità

Due nuove ricerche ci dicono che l’organizzazione scolastica si sta attrezzando con il digitale, ha però bisogno di una maggiore attenzione alla selezione del personale, alla formazione ed al mantenimento delle competenze

Pubblicato il 17 Mar 2017

Licia Cianfriglia

responsabile Partnership e Relazioni istituzionali ANP

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Lo sviluppo tecnologico continuo e le trasformazioni sociali che si susseguono in tempi sempre più rapidi modificano il sapere e le forme in cui è disponibile, determinando l’esigenza di un diverso approccio alla conoscenza. Cambiano le modalità di soluzione e le tipologie di problemi risolubili grazie al trattamento dei dati, si prospettano nuove frontiere della conoscenza grazie all’Intelligenza Artificiale. In questo scenario la scuola può rispondere al suo mandato, quello di formare cittadini attivi e responsabili e di dar loro competenze per la prosecuzione degli studi o per il lavoro, solo se sa stare dentro questa transizione. A dire il vero sarebbe auspicabile che scuola e università insieme fossero in grado di fare da traino, costruendo e rafforzando i processi culturali nel cambiamento, ma allo stato attuale una tale visione è senza dubbio ancora troppo ambiziosa. Stare almeno al passo vuole dire allora essere in grado di offrire ai ragazzi esperienze di apprendimento aggiornate in ambienti ricchi di stimoli significativi e in ciò le tecnologie sono sicuramente un fondamentale supporto.

A tutti è ormai chiaro che la scuola e i suoi operatori non possono più rimanere indifferente alla realtà, chiudendosi e arroccandosi nel “si è sempre fatto così”. E infatti, prima in modo spontaneo ed estemporaneo, poi sotto la spinta di norme sempre più stringenti, la trasformazione è stata avviata. Ma a che punto siamo? Esistono dati che possano consentire una lettura della realtà? A questa domanda hanno cercato di dare una prima risposta, facendo il punto sulla diffusione della digitalizzazione nella scuola italiana, due indagini realizzate con l’ANP- associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola dall’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano e da Link Campus University, presentate a Roma il 9 marzo scorso alla presenza della Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli.

Alla luce della prima delle due rilevazioni, se intendiamo la scuola come ambiente organizzativo, oggi in modo documentato possiamo dire che l’organizzazione si sta attrezzando, ha però bisogno di una maggiore attenzione alla selezione del personale, alla formazione ed al mantenimento delle competenze. La fotografia realizzata con il contributo delle 630 scuole di ogni ordine e grado che hanno compilato interamente il questionario di indagine nel periodo tra il 16 gennaio e il 2 marzo ha consentito di individuare tre tipologie di realtà. Solo il 4% delle scuole italiane è poco o per nulla digitalizzata (“Non digital”), con una bassa diffusione dei software a supporto dei processi e in media oltre il 70% degli stessi gestito attraverso l’uso del cartaceo. Il 21% delle scuole è a livello “Beginners”: ha iniziato un processo di digitalizzazione, con software in circa metà dei processi e una prevalente digitalizzazione nei processi di supporto. Il 36% delle scuole è a livello “Digital Belivers”, con un buon livello di digitalizzazione soprattutto nei processi di supporto, ma è presente un software anche nel 70% dei processi primari. Il 39% delle scuole è “Fully Digital”, completamente digitalizzato: il 100% dei processi primari digitalizzati e almeno il 95% di quelli di supporto, adottando un software in quasi tutti i processi. La regione dove si evidenzia la maggior diffusione di scuole totalmente digitalizzate è la Sicilia, mentre quelle in cui sono meno diffuse sono Friuli Venezia Giulia (14%) e Sardegna (17%).

Sul fronte della didattica la situazione è meno rosea e dunque è ancora necessario un forte investimento di energie. Ci sono buone pratiche, ma non sufficientemente diffuse e la vera sfida è fare innovazione di sistema. Lanciare germi e attendere che prolifichino richiederebbe un tempo troppo lungo che non possiamo permetterci, va quindi sostenuto un processo organico, intenzionale, continuo di innovazione a partire da una conoscenza accurata del dato di realtà e differenziando corrispondentemente gli interventi.

Oggi, grazie all’indagine esplorativa realizzata tra gennaio e marzo 2016 su oltre 1000 docenti, da Link Campus University in collaborazione con ANP e con il supporto dell’Università degli Studi Roma Tre, abbiamo a disposizione una gran mole di informazioni che si prestano ad analisi approfondite, che sono in già corso. La prime elaborazioni dei dati raccolti presentano una scuola in cui le strumentazioni tecnologiche disponibili quotidianamente sono solo quelle di configurazione minima. Per lo svolgimento delle attività didattiche, infatti, si rileva una buona diffusione della connessione Internet in classe (83%), della LIM (70%), del personal computer/Tablet personali forniti dalla scuola (57%). Le risorse digitali maggiormente utilizzate nell’ambito dell’attività didattica e professionale risultano essere: Internet per la ricerca di informazioni (oltre l’80%), il ricorso alla posta elettronica (84%), la videoscrittura (60%) e la realizzazione di presentazioni (55%). I docenti fanno uso degli strumenti tecnologici soprattutto in modo individuale: quasi il 90% ricorre al WEB per la ‘crescita professionale’, il 46% per progetti collaborativi e il 36% per accedere alla ‘formazione a distanza’. Le metodologie didattiche innovative utilizzate consistono in cooperative learning (81%), prove di valutazione autentica (38%) e flipped classroom (circa il 33%). Secondo gli insegnanti però i principali fattori che frenano l’innovazione a scuola sono una certa resistenza al cambiamento da parte del corpo docente (20%), l’assenza di personale interno competente e formato (18%) e l’assenza di misure di accompagnamento specifiche (circa 15%).

Da entrambe le ricerche emerge la consapevolezza della resistenza interna al cambiamento e l’esigenza di personale interno qualificato che possa essere di supporto. Appare chiaro, insomma, che un lavoro efficace sul tema dell’innovazione, tecnologica ma anche e soprattutto organizzativa e metodologica a scuola, richiede un costante sostegno dei professionisti – dirigenti e docenti – attraverso la formazione continua, che è leva strategica per il miglioramento e per la gestione della trasformazione. Entrambi i lavori di indagine (i report sintetici sono scaricabili qui) costituiscono un contributo significativo, dato da ANP insieme ad autorevoli partner universitari, alla comprensione e alla migliore realizzazione di un processo di cambiamento ineludibile per la scuola. C’è da augurarsi che possano rappresentare un primo passo per la costruzione di un monitoraggio strutturale di accompagnamento dell’innovazione. Quanto ora disponibile, se costantemente aggiornato ed esteso, sarà senza dubbio utile anche per elaborare ulteriori scelte operative da parte del decisore politico ed eventuali correzioni di rotta delle azioni avviate.

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