lotta al coronavirus e privacy

Covid-19 e sorveglianza: così i diversi Paesi controllano pandemia e cittadini

Paese che vai, soluzione tecnologica anti-covid che trovi. Una carrellata di quelle utilizzate nelle aree più colpite per tentare, con più o meno successo, di arginare il dilagare della pandemia con il relativo impatto sulla privacy e la libertà dei cittadini

Pubblicato il 29 Apr 2020

Luigi Mischitelli

Legal & Data Protection Specialist at Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza

covid app

Nel tentativo di arginare la marea della pandemia di Covid-19, almeno una trentina di Paesi al mondo hanno implementato soluzioni a tempo “indefinito” per tenere sotto controllo i propri cittadini, nonché posto in essere soluzioni limitative delle libertà personali, compresa la riservatezza degli individui.

Siamo dinanzi ad un compromesso complesso: i governi hanno bisogno di informazioni per creare strategie di contenimento e sapere dove concentrare le risorse ma, allo stesso tempo, gli stessi governi devono implementare strumenti che proteggano i propri cittadini nella fase di ripartenza, limitando proprio la sfera individuale delle persone.

Vediamo ora le misure tecnologiche adottate da alcuni Paesi.

Argentina

A livello nazionale, il Ministero della Salute di Buenos Aires ha imposto l’installazione di un’APP – che richiede l’accesso ai dati di localizzazione – per chi entra nel Paese, da tenersi installata per quattordici giorni. A livello provinciale invece, il Ministerio Público de la Acusación della provincia di Santa Fe impone a coloro che sono stati accusati di aver violato la quarantena di scaricare un’APP che traccia specificamente la loro posizione.

Australia

Secondo una nuova legge dello stato federato del Western Australia, coloro che sono stati messi in quarantena potrebbero vedersi installare dispositivi di sorveglianza governativi presso le loro abitazioni, ovvero essere costretti a indossare dispositivi di sorveglianza elettronica. A livello federale invece, il governo australiano ha scelto di non utilizzare la localizzazione tramite smartphone per contrastare la pandemia: la soluzione optata deriva dalla compilazione di alcuni questionari. Una volta che a qualcuno viene diagnosticato il virus, i funzionari statali aventi il compito di tracciare i cittadini infetti si affrettano a trovare ogni persona con cui il soggetto ha interagito nei quattordici giorni precedenti. A questi soggetti, vengono notificati degli inviti all’autoisolamento. Il governo australiano e alcuni stati federali, tra cui il New South Wales, utilizzano dati mobili aggregati e resi “anonimi” dalle società di telecomunicazioni per monitorare i movimenti dei cittadini. Questa scelta di non utilizzare tecnologie per il contact tracing cozza con il potere che il governo australiano ha di accedere legalmente ai dati dei cittadini. In base al Telecommunications Act del 1997, il governo federale e i singoli stati australiani possono richiedere l’accesso ai dati dei cittadini – compresi quelli degli smartphone – per molte ragioni, tra cui la sicurezza nazionale. Basta una dichiarazione d’emergenza per avviare un controllo massivo sui cittadini.

Austria

L’operatore di telecomunicazioni austriaco “A1” fornì volontariamente al governo dati di localizzazione anonimizzati dei suoi clienti per i primi due sabati dello scorso marzo. I dati mostrarono come i cittadini avevano ridotto notevolmente i loro contatti sociali da inizio quarantena. Dopo che i critici espressero preoccupazioni sulla privacy, l’azienda rilasciò una dichiarazione in cui affermava che i profili del movimento erano disponibili da tempo in un progetto di collaborazione con il Politecnico di Graz; non si poterono trarre conclusioni su singoli individui o piccoli gruppi perché i dati potevano essere analizzati solo in gruppi di 20; e ad ogni cellulare venne assegnato – ogni 24 ore – un numero casuale generato automaticamente per il tracciamento. Le analisi generate da “A1” vennero fornite alle agenzie governative a beneficio del grande pubblico. L’ONG “Epicenter.works” ha indagato più da vicino su come i dati vengono resi anonimi e come vengono trasmessi, mentre i partiti politici dell’opposizione hanno posto domande in parlamento sostenendo che il progetto interferirebbe con le libertà fondamentali.

Bahrain

Il Bahrain ha iniziato a utilizzare braccialetti elettronici collegati a un’APP per rintracciare casi confermati di Covid-19. Lanciati ad inizio aprile, i braccialetti – che sono compatibili con l’APP di tracciamento dei contatti chiamata “BeAware” – sono stati progettati per avvisare i funzionari preposti al controllo di qualsiasi attività sospetta. Le persone che indossano il braccialetto elettronico devono averlo sempre collegato all’APP del proprio smartphone tramite Bluetooth e GPS.

A coloro che si autoisolano viene chiesto di impostare la loro posizione, come il luogo di residenza, e di rimanere in tale posizione fino a quando non hanno il nullaosta da parte del governo. I funzionari del Ministero della Salute del Bahrain possono inviare a caso richieste di immagini a cui gli individui in isolamento devono rispondere con una foto che mostra chiaramente il loro volto e il braccialetto. Un allarme viene inviato anche ai funzionari preposti se chi lo indossa si allontana più di quindici metri dallo smartphone. Secondo l’Information & eGovernment Authority (iGA) del Bahrein, i trasgressori sono soggetti a sanzioni penali con reclusione per un periodo non inferiore a tre mesi e/o una multa tra i 2.660 e i 26.595 dollari. Anche il tentativo di rimuovere o manomettere il braccialetto viene considerato una violazione.

Belgio

Recentemente in Belgio, Dalberg Data Insights, una delle organizzazioni incaricate dal governo di Bruxelles di guidare la task force contro il Covid-19, ha analizzato i dati aggregati e anonimi messi a disposizione dai tre operatori di telecomunicazioni del paese. L’obiettivo principale è quello di comprendere le tendenze della “mobilità umana” in relazione alle misure di blocco e valutare il rischio di un aumento delle infezioni in specifiche regioni del Paese. Nel complesso in Belgio, la mobilità umana è diminuita con una media del 54%, con alcune aree del paese che hanno registrato una diminuzione ancora maggiore. Il team “anti-Covid” può fare riferimento a questa analisi quando si tratta dell’impatto delle misure imposte e indicare il rischio di epidemie di virus e di casi importati da altre regioni.

Brasile

In Brasile, si sta cercando di implementare diversi sistemi che mirano a rallentare la diffusione del Covid-19. La startup brasiliana “InLoco” ha sviluppato una tecnologia di geolocalizzazione per coinvolgere in modo sicuro gli utenti senza la necessità di condividere informazioni personali. Gli utenti vengono geolocalizzati attraverso una mappa di localizzazione che non utilizza il GPS, ma che – a detta della startup – è trenta volte più precisa. Il sindaco di Recife, mediante tale tecnologia, ha affermato di aver rintracciato almeno 700.000 smartphone con lo scopo di monitorare l’autoisolamento dei suoi concittadini. A questo si aggiungono una serie di misure, come le auto che circolano con altoparlanti (come succede in più parti d’Italia), le notifiche via smartphone e altre azioni legate alla comunicazione con il pubblico.

Cina

La Repubblica Popolare Cinese utilizza praticamente tutti i sistemi di sorveglianza presenti al mondo. Secondo la CNBC, le autorità governative di Pechino utilizzano telecamere a circuito chiuso e dotate di riconoscimento facciale installate all’interno e/o all’esterno delle abitazioni di chi si trova in quarantena, con l’obiettivo che punta sulla porta dell’appartamento affinché sia garantito che il cittadino non se ne vada. Inoltre, vengono utilizzati droni che intimano alle persone di indossare le loro mascherine. Secondo il New York Times, il governo cinese sta monitorando i cittadini di più di duecento città attraverso un’APP per smartphone che determina il loro stato di salute e assegna loro una classificazione a mo’ di semaforo verde, giallo o rosso: l’APP invia questi dati alla polizia e funziona anche come una sorta di “pass” per l’ingresso in alcuni luoghi pubblici. I viaggi nei punti caldi designati, il contatto con una persona infetta o i sintomi segnalati nell’APP possono portare a designazioni rosse e gialle, i quali limitano i movimenti di una persona. Non è chiaro come avvenga il “passaggio di colore”, né come vengano prese le decisioni relative alla classificazione. La Cina sta anche facendo pressione sulle aziende private del Paese affinché trasmettano i dati per contenere ulteriormente la pandemia.

Corea del Sud

Tra le soluzioni di contact tracing più richiamate nelle ultime settimane in Italia, quella “coreana” occupa il primo posto. La risposta della Corea del Sud alla pandemia Covid-19 è stata ampiamente considerata in tutto il mondo come un esempio da studiare. Mentre i test diffusi sono stati costantemente menzionati come una buona pratica da emulare, meno si è detto di quanto sia stata cruciale la capacità di raccogliere grandi quantità di dati identificativi che hanno condotto al successo del modello di Seul. Il Personal Information Protection Act (PIPA) sudcoreano impone rigorosi requisiti di conformità per gli enti che raccolgono qualsiasi informazione che possa essere utilizzata per identificare una persona specifica. Gli individui hanno anche il diritto alla cancellazione dei loro dati. Mentre le organizzazioni sia del settore privato che pubblico sono tenute a rispettare il PIPA, le agenzie governative che richiedono dati personali per scopi di interesse pubblico possono raccogliere e utilizzare i dati senza la necessità di ottenere il consenso. In effetti, il governo sudcoreano ha fatto ricorso a questa eccezione: la capacità di raccogliere, elaborare e divulgare ampiamente i dati personali ha permesso alle autorità sanitarie di condurre la ricerca dei contatti con precisione militare. Alla scoperta di un caso confermato di Covid-19 in Corea del Sud, le autorità sanitarie hanno condotto un’indagine epidemiologica per determinare il punto di infezione e i possibili contatti ravvicinati. Un processo che inizia con un’intervista e si arricchisce con i dati delle transazioni effettuate con carta di credito, il tracciamento del telefono cellulare e le immagini ricavate dalle telecamere a circuito chiuso, che possono essere fornite anche da privati. Il risultato è una ricostruzione dettagliata, ora per ora, della posizione dell’individuo nei giorni precedenti la conferma dell’infezione. In alcuni casi, è stato possibile persino determinare se la persona in questione indossava una mascherina in momenti specifici all’interno di determinati luoghi. I contatti ravvicinati identificati nell’indagine epidemiologica venivano poi contattati e, se necessario, sottoposti a test e messi in quarantena.

Il governo utilizza inoltre i dati relativi all’ubicazione per dispiegare squadre per disinfettare i luoghi in cui si è verificato un caso confermato, come gli uffici e persino le abitazioni private. Tutto questo avviene nel giro di poche ore. Inoltre, questi dati vengono divulgati al pubblico tramite avvisi che vengono inviati agli smartphone di ogni distretto in cui si è verificato un caso confermato. I singoli distretti pubblicano questi avvisi sui loro portali, dove sono archiviati e disponibili al pubblico a tempo indefinito. Anche l’età, il sesso e l’etnia di un caso confermato, così come il distretto in cui risiede e lavora, sono inclusi in queste notifiche pubbliche. Di conseguenza, è probabile che questi individui possano essere identificati dai membri della loro comunità. La divulgazione pubblica di questi dettagli ha aiutato la Corea del Sud a mantenere la calma e a evitare l’imposizione di blocchi che hanno limitato la libertà di movimento in altri Paesi (come l’Italia). Sono state sollevate preoccupazioni in materia di privacy, in particolare quando gli individui sono stati oggetto di molestie e di discriminazioni. Tuttavia, la percezione pubblica delle misure di risposta del governo in Corea del Sud è stata generalmente positiva.

Emirati Arabi Uniti

La polizia di Dubai utilizza l’Intelligenza Artificiale per decidere se infliggere o meno multe alle persone per essersi spostate durante la quarantena. È un sistema combinato, con l’IA utilizzata in combinazione con gli autovelox per identificare quali veicoli possiedono l’autorizzazione a muoversi (es. mezzi lavorativi) e quali no. L’Intelligenza Artificiale controlla se il numero di targa del veicolo appartiene a qualcuno che lavora in un settore essenziale dell’economia emiratina o meno. Le persone che escono per scopi essenziali devono ottenere un permesso. Tuttavia, anche se una persona non ha ottenuto un permesso ed è uscita per necessità o urgenza, il sistema può identificare il suo percorso e valutare se emettere una sanzione o meno. Tuttavia il cittadino deve conservare una prova, come una ricevuta d’acquisto, per potersi veder decadere il rischio di una sanzione. Inoltre il sistema di Intelligenza Artificiale impara a riconoscere gli spostamenti dei singoli, memorizzando il percorso casa-lavoro di ognuno.

Ecuador

In Ecuador è stato implementato un controllo satellitare degli smartphone per i cittadini che violano l’autoisolamento e la quarantena. Inoltre, è stato disposto un coprifuoco generale dalle 21 di ogni giorno, con l’eccezione degli operatori sanitari e di polizia.

Germania

Il 7 marzo scorso in Germania è stata lanciata un’APP per smartwatch, in collaborazione con la startup Healthtech Thryve, per aiutare a monitorare la diffusione di Covid-19 e analizzare se le misure per contenere la nuova pandemia stessero funzionando. L’APP in questione – Corona-Datenspende (Corona Data Donation) – raccoglie i segni vitali dei volontari che indossano uno smartwatch o un fitness tracker – tra cui pulsazioni, temperatura e qualità del sonno – per analizzare la possibilità di presenza di situazioni simil-influenzali. Con un campione abbastanza grande da catturare un numero sufficiente di pazienti sintomatici, sarebbe possibile trarre conclusioni su come le infezioni si stanno diffondendo e se le misure di contenimento stanno funzionando. Le autorità tedesche sono state più caute di alcuni paesi asiatici nell’utilizzare tecnologie invasive per combattere il Covid-19, limitate sia dal GDPR che dal generale scetticismo dell’opinione pubblica nei confronti di qualsiasi sorveglianza che possa ricordare il dominio nazista (Terzo Reich) o sovietico (Germania Est). Ma un approccio simile è stato utilizzato anche in questo caso per modellare la diffusione della pandemia. L’APP Corona Data Donation, è volontaria e i dati verrebbero elaborati in forma anonima. Per registrarsi, gli utenti devono inserire il loro codice postale, l’età, il sesso, l’altezza e il peso. I dati condivisi dai dispositivi collegati verrebbero monitorati costantemente, con determinate letture, come ad esempio un’alta temperatura o un sonno disturbato, che indicherebbero se un individuo possa essere interessato o meno da Covid-19. L’APP Corona Data Donation è stata sviluppata in quattro settimane in collaborazione con la startup berlinese Thryve, una startup data-driven “wearable health” che all’inizio di quest’anno si è resa conto che il suo approccio poteva essere adattato per rilevare il Covid-19.

Hong Kong

Ad un livello tra la Cina continentale e il Bahrain si colloca Hong Kong. Per garantire che le persone in quarantena domiciliare obbligatoria non si allontanino dai loro appartamenti, il governo di Hong Kong ha lanciato dei braccialetti elettronici che registrano tutti i tentativi di “evasione”. In base a un provvedimento in vigore da fine marzo, tutti gli arrivi a Hong Kong da oltreoceano devono essere sottoposti a una quarantena domiciliare obbligatoria e controllata di quattordici giorni. All’aeroporto, a tutti gli arrivi viene dato un braccialetto, ognuno con un QR Code unico. L’utente scaricherà quindi un’APP chiamata StayHomeSafe sul proprio telefono e scansionerà il QR Code per abbinare il braccialetto con l’APP. Una volta a casa, è necessario camminare attorno all’appartamento per calibrare il braccialetto. Il braccialetto e l’APP utilizzano quella che viene chiamata tecnologia Geofencing, che è diversa dal GPS. Camminando per casa, l’algoritmo dell’APP campiona i diversi punti dell’appartamento. Ogni casa ha una serie unica di segnali di comunicazione, tra cui la propria rete WiFi, il WiFi dei vicini di casa, il Bluetooth e la rete degli smartphone. Mentre l’utente cammina per l’appartamento, l’APP crea una sorta di “firma composita della casa”. Se qualcuno tenta di violare la quarantena lasciando la propria abitazione, l’APP attiva un avviso e avverte le autorità preposte al controllo. Chiunque violi la quarantena rischia fino a sei mesi di carcere e una multa fino a 3.200 dollari. Il governo ha sostenuto che il braccialetto non pone problemi di privacy perché non tiene traccia della propria posizione esatta e si limita a guardare i segnali dell’abitazione per dedurre se qualcuno si trova all’interno o all’esterno di casa.

India

Le persone sospettate di avere il Covid-19 in India si sono viste apporre timbri sulla mano e sono state rintracciate usando i loro smartphone, sollevando preoccupazioni in materia di privacy e sorveglianza di massa. A fine marzo, gli stati indiani del Maharashtra e del Karnataka hanno iniziato ad utilizzare dei timbri ad inchiostro indelebile per i viaggiatori in arrivo presso i loro aeroporti. I timbri includono anche la data prevista per il termine dell’autoisolamento in casa. In più parti dell’India, i funzionari governativi stanno utilizzando anche i dati estrapolati dalle prenotazioni delle compagnie aeree e delle ferrovie per rintracciare infezioni sospette. Nello stato del Kerala, le autorità hanno utilizzato i registri delle chiamate telefoniche, i filmati delle telecamere a circuito chiuso e i sistemi GPS dei telefoni cellulari per rintracciare i contatti primari e secondari dei pazienti affetti da Covid-19. I funzionari hanno anche pubblicato mappe dettagliate di data e ora del movimento delle persone che sono risultate positive.

Indonesia

L’Indonesia ha sviluppato un’APP che consente agli utenti di compilare i dati relativi alla diffusione di Covid-19 nelle loro comunità e contribuisce a rafforzare gli sforzi del governo per rintracciare e tracciare i casi confermati, nonché i pazienti sospetti in tutto il paese. L’APP, per il momento soprannominata “PeduliLindungi”, fa riferimento incrociato ai dati memorizzati sui dispositivi mobili dei suoi utenti attraverso la connessione Bluetooth. Quando un utente si trova nelle vicinanze di un altro utente i cui dati sono stati caricati su “PeduliLindungi”, l’APP consente uno “scambio di identità anonimo”. Se un utente si trova nelle immediate vicinanze di casi sospetti confermati e sotto sorveglianza, l’APP lo identifica. Questa funzione dovrebbe aiutare a riempire gli spazi “grigi” i relativi alla cronologia dei viaggi e ai contatti ravvicinati che sono vitali per il tracciamento dei contatti e il tracciamento dei casi. Secondo note ufficiali, “PeduliLindungi” rispetta la privacy, i dati sono criptati e non sono divulgati a terzi. Inoltre, i dati sono consultati solo se è probabile che il cittadino sia stato infettato da Covid-19 e che abbia bisogno di cure mediche immediate.

Iran

All’inizio di marzo, gli smartphone di decine di milioni di cittadini iraniani ricevettero tutti il medesimo messaggio, che pressappoco suonava così: “Cari compatrioti, prima di andare in ospedale, installate e utilizzate questo software per determinare se voi o i vostri cari siete stati infettati dal Covid-19”. Un messaggio che includeva un link per scaricare l’APP dall’APP Store iraniano “Cafe Bazaar”. Naturalmente, l’APP non poteva dire ai cittadini se avevano il Covid-19. Ma quello che fece fu di raccogliere enormi quantità di dati, tra cui nomi, indirizzi, date di nascita, e persino tracciare la posizione delle persone in tempo reale. L’APP made in Iran si chiama “AC19” e sostiene di essere in grado di rilevare se le persone sono infette o meno. Una volta scaricata l’APP chiede agli utenti di verificare il loro numero di telefono – anche se il governo ha accesso a tutti i numeri di telefono attraverso il controllo dei gestori di telefonia mobile del paese. Successivamente, gli utenti sono invitati a dare all’APP il permesso di inviare dati precisi sulla posizione ai server del governo. Secondo Vice, il problema è che il prompt – che fa parte del sistema Android – viene visualizzato in inglese, non in farsi (l’idioma iraniano), il che significa che la stragrande maggioranza degli utenti non sa cosa gli viene chiesto. AC19 dichiara di essere in grado di rilevare se un utente ha contratto o meno il Covid-19. Per fare questo, pone una serie di domande agli utenti. Una volta ottenuta la risposta, gli utenti cliccano su “Invia” per trasmettere i propri dati al governo per una valutazione. Ma invece di dover aspettare ore o giorni per un risultato, l’APP dichiara di essere in grado di fare una diagnosi in un secondo momento, dicendo se è più o meno probabile che l’utente abbia contratto la malattia e se dovrebbe andare o meno in ospedale.

Israele

Israele ha approvato una legge che permette l’utilizzo dei dati dei telefoni cellulari per rintracciare le persone infette da Covid-19, anche per identificare e mettere in quarantena le altre persone con cui sono venute a contatto e con cui potrebbero essere state infettate. Verso la metà di marzo scorso, il premier Benjamin Netanyahu affermò di volere aumentare drasticamente la capacità di localizzare e mettere in quarantena coloro che sono stati infettati, informando queste persone di rimanere in quarantena per quattordici giorni. I dettagli su come funzionerà esattamente il tracciamento non sono stati resi noti ma, secondo la BBC, i dati di localizzazione dei dispositivi mobili saranno raccolti dai colossi delle telecomunicazioni da parte dell’agenzia di sicurezza nazionale israeliana, e condivisi con i funzionari sanitari. Gli smartphone dei cittadini non sono potenzialmente solo uno strumento di sorveglianza di massa, ma anche un canale per il contenimento mirato della pandemia, e sollevano interrogativi sull’impatto che tali misure intrusive potrebbero avere sulla disponibilità delle persone a portare dispositivi mobili ovunque vadano, anche durante una pandemia.

Norvegia

La Norvegia sta lanciando un’APP – denominata “Smittestop” o “Stop Infection” – sviluppata per fornire alle autorità sanitarie un quadro migliore circa la diffusione di Covid-19 e per comunicare agli utenti se sono stati in contatto con persone infette. L’uso dell’APP è volontario e gratuito. Gli utenti saranno informati se si trovano nelle immediate vicinanze (meno di due metri) di un soggetto positivo per più di 15 minuti. I movimenti dell’utente saranno registrati con la geolocalizzazione per consentire alle autorità di valutare l’efficacia dell’allentamento delle restrizioni e, in ultima analisi, se sono necessarie nuove misure. La raccolta dei dati è stata centralizzata; gli utenti rimarranno “non identificabili” e le loro informazioni verranno distrutte automaticamente dopo 30 giorni. Inoltre, il Ministero della Salute di Oslo ha dichiarato che l’APP è conforme al GDPR.

Pakistan

Il National Emergency Operation Centre (NEOC) assiste il Paese nella lotta al Covid-19. La sorveglianza è strutturata in modo tale che tutte le strutture sanitarie pakistane con pazienti sintomatici si rivolgano al NEOC. Tra i casi segnalati, quelli che hanno bisogno di essere analizzati vengono sottoposti a test. Il NEOC effettua contact tracing per identificare le persone che sono venute a contatto con un paziente infetto. Le squadre NEOC già attive per combattere la poliomielite – malattia ancora diffusa nel paese asiatico – supportano il governo a rintracciare i casi sospetti. Una fase ancora non pienamente operativa ha preso il nome di “Find and Trace”, ossia “trovare e rintracciare”; in questo caso vengono utilizzati i numeri di telefono dei pazienti confermati e vengono analizzate le loro chiamate effettuate nelle precedenti due settimane. Il NEOC si rivolge a quelle persone, supponendo che ci sia stato un qualche contatto fisico con il paziente.

Polonia

A metà marzo scorso il governo polacco ha sviluppato l’APP “Home Quarantine”, che permette alla polizia di controllare gli individui sottoposti a quarantena obbligatoria. Chi viola la quarantena può essere multato fino all’equivalente di 1103,65€. Una volta che l’utente in quarantena obbligatoria attiva l’APP, inserendo un numero di telefono e un codice inviato via SMS, invia una sua foto. Ad intervalli di tempo diversi l’APP invia una richiesta di invio di una nuova foto, richiesta che deve essere esperita entro venti minuti. Il sistema controlla sia la persona (utilizzando il riconoscimento facciale) sia la posizione, replicando essenzialmente quella che altrimenti sarebbe una visita da parte di un agente di polizia. L’APP è riservata alle sole persone in quarantena obbligatoria. L’APP dà anche accesso a determinate informazioni sanitarie e fornisce una linea diretta con un centro di supporto.

Regno Unito

A metà aprile il Regno Unito ha confermato i piani per l’implementazione di un’APP – al momento volontaria – che avvisa gli utenti se sono stati recentemente in prossimità di qualcuno sospettato di positività al Covid-19. L’idea è che le persone che si sono autodiagnosticate il Covid-19 potranno dichiarare il loro status nell’APP. Il software invierà quindi l’equivalente di un “allarme giallo” a tutti gli altri utenti a cui sono stati vicini di recente per un lungo periodo di tempo. Se un test medico conferma che l’utente originale è effettivamente infetto, verrà inviato un avviso più incisivo – di fatto un “allarme rosso” – che segnala agli altri utenti di mettersi in quarantena volontaria. Per segnalare il test positivo, l’utente dovrebbe inserire un codice di verifica, che avrebbe ricevuto insieme al suo stato di Covid-19. L’APP invierà poi un avviso in forma anonima agli altri utenti con cui sia stato in contatto negli ultimi giorni, anche prima di avere i sintomi, in modo che si possa agire di conseguenza. Il Governo di Sua Maestà ha dichiarato che tutti i dati saranno trattati secondo i più elevati standard etici e di sicurezza, e saranno utilizzati solo per l’assistenza e la ricerca del Servizio Sanitario Nazionale (NHS) per il tempo strettamente necessario. Secondo la BBC vi è un riferimento a un legame con aziende come Apple e Google. Il sistema dell’APP del NHS terrà traccia degli smartphone che si sono avvicinati l’uno all’altro registrando quando hanno rilevato i rispettivi segnali Bluetooth. L’APP del NHS non dovrà ricorrere a soluzioni per monitorare i segnali anche quando l’applicazione non è attiva. Tuttavia, vi sono alcuni dubbi circa l’uso del Bluetooth, dato che i suoi segnali possono passare attraverso pareti sottili, il che significa che potrebbero esserci dei “false flag”; oppure problemi circa la presenza di “troll” che si dichiarino infetti senza alcuna verifica.

Russia

A fine marzo il primo ministro russo Mikhail Mishustin ha ordinato lo sviluppo di un sistema, da costruire sull’analisi dei dati di geolocalizzazione di specifici individui da parte di società di telecomunicazioni, in grado di rintracciare le persone che sono entrate in contatto con chi è risultato positivo al Covid-19. L’intenzione è di trasmettere i dati alle task force regionali che combattono la diffusione del virus, le quali hanno anche il compito di trovare un modo per avvisare coloro che potrebbero essere venuti a contatto con altri infetti. Parallelamente e nello stesso periodo, a Mosca una rete di centinaia di migliaia telecamere a riconoscimento facciale viene utilizzata per garantire che chiunque venga messo in quarantena rimanga lontano dalle strade. Le telecamere sono controllate da un centro di controllo appositamente costituito. Le immagini e i dati personali delle persone in quarantena sono inseriti in un database in modo che possano essere riconosciuti dalle telecamere. Il centro può anche essere utilizzato per monitorare i social media alla ricerca di fake news sul Covid-19, nonché tracciare gli arrivi internazionali. Infine, ad inizio aprile la regione russa (Oblast’) di Nižnij Novgorod ha lanciato un sistema di QR Code Pass per consentire ai suoi tre milioni di residenti di lasciare le loro case durante il lockdown. I residenti possono lasciare le loro case solo per fare la spesa, per comprare medicine, per portare a spasso gli animali domestici o per buttare la spazzatura. I residenti possono richiedere i QR Code dopo essersi registrati sul portale ufficiale dell’Oblast’. Al QR Code è associata un’APP alla quale possono avere accesso le forze di polizia, richiedendo di provare “la prossimità” presso il proprio domicilio.

Singapore

Salito alla ribalta negli ultimi giorni per il generale flop della sua APP di Contact Tracing, Singapore è stato tra i primi paesi al mondo ad implementare soluzioni tecnologiche anti Covid-19. Ma come funziona l’APP della città-stato asiatica? L’APP – denominata TraceTogether – sfrutta il Bluetooth per rilevare altri utenti con l’APP TraceTogether “attiva”. Secondo la task force di Singapore, l’APP serve ad aiutare le persone a “rinfrescare” la memoria durante il ragionamento a ritroso per ricostruire la storia dei contatti. L’APP è in grado di identificare le persone che si sono trovate nelle immediate vicinanze – entro 2 metri per almeno 30 minuti – di pazienti affetti da Covid-19. L’APP utilizza la tecnologia Bluetooth, ed è particolarmente utile nei casi in cui le persone infette non conoscono personalmente tutti coloro con cui sono state nelle immediate vicinanze per un periodo prolungato. Gli unici dati che vengono raccolti dal governo attraverso questa APP sono il numero di cellulare dell’utente, che viene registrato in modo che il Ministero della Salute possa contattare rapidamente le persone se si trovano nelle immediate vicinanze di un caso infetto. Inoltre l’APP non raccoglie né utilizza i dati di localizzazione degli utenti, ma registra solo le persone che potrebbero essere state vicine.

Stati Uniti

Secondo un rapporto del Wall Street Journal, per aiutare a tracciare i movimenti dei cittadini USA, le società pubblicitarie del comparto mobile stanno attualmente fornendo dati alle organizzazioni locali, statali e federali sulla localizzazione degli individui. I dati sono abbastanza “granulari” da poter vedere se le persone stanno rispettando le indicazioni concernenti il domicilio obbligatorio. La maggior parte dei dati utilizzati proviene da APP che hanno il permesso di registrare la posizione degli utenti, posizione che viene poi “ceduta” a terzi. L’obiettivo di questi sforzi è quello di creare un portale che possa tracciare i movimenti dei cittadini in un massimo di 500 città statunitensi. Google sta anche contribuendo con una serie di dati sui movimenti, che raccoglie grazie a Google Maps. In West Virginia, secondo l’Associated Press, coloro che risultano positivi al virus – ma rifiutano di mettersi in quarantena – vengono dotati di dispositivi per caviglie GPS. Apple e Google hanno recentemente annunciato una nuova serie di strumenti digitali per rilevare se gli individui sono venuti a stretto contatto con coloro a cui è stata diagnosticata la malattia. Il software frutto dell’accordo sarà integrato nei telefoni Android e Apple, rendendo il tracciamento generalizzato. La polizia del New Jersey e del Connecticut sta usando droni con sensori della temperatura e altri apparati per rilevare le persone che all’interno di spazi pubblici possano essere positive. I droni, prodotti da una società chiamata Draganfly, possono rilevare febbre, starnuti, frequenza respiratoria e se le persone si trovano o meno a una distanza adeguata l’una dall’altra. Onfido, una startup britannica che cerca di legare la documentazione governativa alla propria identità digitale, è in trattative preliminari con gli Stati Uniti e i paesi europei per sviluppare un “passaporto” che dimostrerebbe l’immunità del cittadino al Covid-19.

Sudafrica

A fine marzo le compagnie telefoniche sudafricane hanno accettato di dare al governo di Pretoria i dati di localizzazione dei cellulari per aiutare a combattere il Covid-19. L’idea era di poter utilizzare servizi basati sulla localizzazione per trovare facilmente i contatti recenti dei pazienti affetti da Covid-19 nel tentativo di controllare la diffusione della malattia. A inizio aprile, il governo sudafricano ha voluto chiarire alcuni aspetti, dopo che vi erano state proteste contro le limitazioni alla riservatezza. Il Dipartimento della Sanità del Sudafrica gestisce un database nazionale per consentire di rintracciare le persone che sono note o ragionevolmente sospettate di essere entrate in contatto con chiunque abbia contratto il Covid-19. Tuttavia, la possibilità di accedere all’ubicazione delle persone e ad altre informazioni personali potrebbe potenzialmente costituire una violazione del diritto costituzionale alla privacy di un cittadino in Sudafrica. Le autorità locali hanno utilizzato la geolocalizzazione per trovare uno dei primi casi di Covid-19 in Sudafrica il mese scorso ad Alexandra, una delle baraccopoli che circondano Johannesburg. Il paziente era stato messo in isolamento, ma ha viaggiato per trecento chilometri per andare dalla sua famiglia. Sebbene possa aver già trasmesso la malattia ad altri passeggeri durante il tragitto, il Dipartimento della Sanità è stato in grado di rintracciare almeno cinque persone con le quali era entrato in stretto contatto. Queste persone, insieme ai suoi familiari, sono state sottoposte a test e messe in isolamento.

Svizzera

A livello confederale, la soluzione elvetica non è molto distante “dall’esperimento austriaco”. La principale società di telecomunicazioni, Swisscom, da fine marzo utilizza i dati di geolocalizzazione per comunicare alle autorità confederali quando vengono rilevati più di 20 telefoni in un’area di 100 metri quadrati. I dati raccolti da Swisscom dovrebbero teoricamente provenire solo da aree pubbliche e non da edifici privati. Questi dati vengono resi anonimi e aggregati prima di essere trasmessi alle autorità sanitarie nelle 24 ore successive. Secondo Swisscom, questa condivisione dei dati non ha lo scopo di rintracciare o identificare le persone, ma piuttosto di monitorare i raduni. Swisscom ha inoltre dichiarato che i dati non possono essere utilizzati per altri scopi.

Taiwan

Taiwan, che si è guadagnata l’elogio globale per la sua efficace azione contro il Covid-19, sta lanciando una “recinzione elettronica” basata sull’utilizzo della localizzazione dello smartphone per assicurarsi che le persone in quarantena obbligatoria rimangano nelle loro case. Si ritiene che il sistema di Taiwan sia il primo a utilizzare il tracciamento dei telefoni cellulari per questo scopo. Il sistema monitora i segnali telefonici per avvertire la polizia e i funzionari locali preposti se i soggetti in quarantena obbligatoria si allontanano dal loro indirizzo o spengono il telefono. In tal caso, le autorità contattano o si presentano al domicilio di coloro che fanno scattare l’allarme entro 15 minuti. I funzionari chiamano anche due volte al giorno per assicurarsi che le persone non evitino di uscire di casa lasciando gli smartphone a casa.

Thailandia

In Thailandia, per il contact tracing è utilizzata una SIM card abbinata all’APP “AoT Airports”, che traccia la posizione degli utenti per 14 giorni, al fine di verificare che rimangano in quarantena obbligatoria. L’APP segue la posizione del telefono per 14 giorni e avvisa le autorità se si lascia l’area designata. Trascorsi i 14 giorni, l’APP smette di tracciare la posizione e il sistema cancella immediatamente i dati. L’APP è obbligatoria per tutti coloro che giungono dall’estero in questo periodo.

Turchia

La Turchia ha lanciato un progetto per ridurre la diffusione del Covid-19 utilizzando i dati di localizzazione dei dispositivi mobili dei pazienti. Il Ministero della Salute ha sviluppato un progetto di monitoraggio dell’isolamento pandemico per arginare la diffusione del Covid-19, seguendo i pazienti con diagnosi di malattia e assicurando che aderiscano alla procedura di quarantena imposta dal governo. Un messaggio di avvertimento viene inviato ai telefoni cellulari dei pazienti in caso di violazione della quarantena, violazione che potrebbe essere sanzionata amministrativamente. Il governo turco ha affermato che tali misure sono in linea con la normativa turca in materia di protezione dei dati personali.

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