Che il web e gli altri modi di utilizzare internet siano oggi strumenti di sorveglianza collettiva è fatto noto agli “addetti ai lavori”, non ancora al pubblico più ampio degli utilizzatori.
Per questo c’è chi desidera comunicare questi argomenti a una platea più vasta: lo scopo è diffondere consapevolezza, ma c’è un problema di fondo: quale strumento usare per raggiungere un pubblico più grande possibile in maniera coinvolgente e non noiosa?
Proprio per questo Leah Elliott, una fumettista e attivista per la difesa dei diritti digitali ha scritto un fumetto online. Il titolo è esplicito: Contra Chrome; la trama è il racconto di come nel corso degli anni il browser di Google si sia trasformato da un’applicazione veloce, leggera e innocente in un mezzo di sorveglianza di massa, ingranaggio del sistema di sorveglianza ancora più ampio governato da Google.
Sorveglianza di massa: dai droni ai social, così ci controllano
Cos’è Contra Chrome
Contra Chrome è anche una divertente e raffinata parodia: si tratta infatti di un remix di un fumetto che nel 2008 Google commissionò a Scott McCloud (affermato autore del settore) per presentare al pubblico il proprio browser. Questo fumetto si intitolava Google Chrome e venne pubblicato qualche giorno prima dell’introduzione del browser per spiegarne le novità e il funzionamento; poiché era l’unica fonte di informazione sul tema ha avuto un successo gigantesco.
Il remix di Leah Elliott si presenta come un aggiornamento dell’originale di Scott McCloud, quindi ne riprende lo stile, la grafica, i colori, i personaggi, ma – annunciandosi come un update – presenta le novità e il funzionamento di Chrome oggi, dodici anni dopo. E ci racconta una storia completamente differente di quella di Google/McCloud, descrivendo il funzionamento di un browser il cui compito è controllare la vita degli utenti in ogni momento, a loro insaputa e senza il loro consenso.

Contra Chrome annuncia la propria posizione già dal sottotitolo, che è “Come il browser di Google è diventato una minaccia per la privacy e la democrazia”. Fatta questa dichiarazione, nelle 30 pagine del fumetto l’affermazione viene argomentata nel dettaglio.
Il tono è umoristico, ma i contenuti molto meno: apprendiamo infatti che Chrome tiene traccia di ciò che scriviamo nella barra di ricerca anche prima di avere schiacciato il pulsante invio così come la funzionalità audio, veniamo a conoscenza del modello di business di Google basato sulla vendita dei profili identitari e comportamentali degli utenti, ci viene descritto che siamo di fronte a uno specchio semitrasparente come quello delle sale degli interrogatori, in cui noi crediamo di osservare mentre in realtà siamo osservati.
Privacy Google, un percorso a ostacoli
Ma il fumetto non si limita a descrivere il modo in cui Chrome e l’ecosistema di Google acquisiscono informazioni su di noi, a nostra insaputa e senza il nostro consenso, come se fossimo sempre monitorati da un obiettivo onnipresente. Ci mostra invece che questo processo rappresenta solo la fase di raccolta di materia prima, cioè i nostri dati, a cui seguono altre attività di fatto ancora più preoccupanti.
Per esempio, che Google ha intenzionalmente costruito un labirinto che dovrebbe essere una privacy policy ma che in realtà è un percorso a ostacoli che impedisce di fatto di difendere la propria riservatezza anche agli utenti meglio intenzionati e più preparati.

Oppure che l’interazione tra i diversi servizi di Google (Gmail, Google maps, Calendar, YouTube…) è in realtà l’integrazione di un sistema complesso ed estremamente efficace il cui scopo è monetizzare le nostre vite.
L’efficacia del sistema consiste in primo luogo nella sua opacità e impenetrabilità per l’utente, a cui fa seguito l’ipocrisia da parte di Google nel fare delle concessioni agli utenti quando quest’architettura viene scrutinata e messa in discussione, per poi fare letteralmente retromarcia appena possibile e continuare con le proprie worst practice, mascherate da una cascata di affermazioni rassicuranti equivalenti a un bla bla bla che si è trasformato in un marchio di fabbrica.
Raccolta massiva di dati e manipolazione
Dopo avere spiegato le dinamiche di funzionamento di Chrome e Google, Leah ci sbatte in faccia un’altra realtà ancora più preoccupante: la raccolta dei dati, la costruzione di profili individuali dettagliati, la sorveglianza continuativa non servono solo a servirci pubblicità personalizzate, ma vengono utilizzate anche per influenzare i processi collettivi fondanti delle democrazie, come le elezioni politiche. Le manipolazioni elettorali nelle elezioni statunitensi e nel referendum sulla Brexit ne sono un esempio: quello che può accadere in futuro, soprattutto per gli individui più deboli e meno protetti, è ignoto.

Il quadro che viene dipinto è cupo, ma ancora meno rasserenante è l’accuratezza con cui Leah Elliott supporta i propri argomenti: ogni aspetto rappresentato, dai sistemi di sicurezza dei data center di Google all’invio di dati da parte dei dispositivi Android anche in assenza di interazioni con l’utente, è infatti sempre supportato da un riferimento esplicito a ricerche, articoli di stampa, fonti verificate (ci sono due pagine di note).
Questo approccio fa di Contra Chrome un’opera particolare: si fa leggere con la piacevolezza di un fumetto, spesso ci fa sorridere, ma ci racconta una storia estremamente seria e sicuramente preoccupante. Del resto, il senso di alcuna buona comicità non è farci riflettere sulle cose serie? Ecco, allora Contra Chrome è letteralmente un comic.
Conclusioni
Abbiamo detto che l’autrice è un’attivista per la difesa dei diritti digitali. Per questo nella sua parte conclusiva Contra Chrome cambia tenore. Dopo averci illustrato il lato oscuro della manipolazione della nostra vita digitale, si arriva nelle pagine finali a un’altra considerazione: tutto questo non è un destino, non è inevitabile. Le alternative ci sono e ci vengono presentate. Si possono utilizzare browser e software alternativi, ci si può trasformare in parte attiva nell’ecosistema digitale così come possiamo trasformarci in parte attiva della difesa dell’ecosistema naturale.
Così come nel nostro appartenere a una natura in pericolo, noi apparteniamo a un’infosfera intossicata, ma nell’uno come nell’altro caso tocca a noi decidere cosa fare: accettare, soccombere o cambiare.
Per questo il fumetto si conclude con una sola grande tavola, in cui coralmente ci viene chiesto: “Tu, cosa intendi fare”?

Contra Chrome è stato tradotto in italiano dall’Associazione Copernicani.
Rilasciato con licenza Creative Commons CC-BY-NC-SA 4.0 è liberamente scaricabile e distribuibile