data mining

Copyright, così la riforma europea affosserà gli innovatori

Senza una modifica alla riforma del copyright che consenta il data mining, le startup e gli innovatori in Europa saranno costretti a migrare o morire. Il tutto a vantaggio degli operatori già leader del mercato e dei troll del diritto d’autore, a scapito della competitività e dell’innovazione in Europa

Pubblicato il 07 Set 2018

Gianmarco Carnovale

Serial tech-entrepreneur

Lenard Koschwitz

Director Public Affairs at Allied for Startups

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Le startup possono essere il trampolino di lancio del sistema economico europeo per diventare leader nell’intelligenza artificiale (IA), ma senza una modifica dell’articolo 3 della riforma del copyright che permetta di condurre data mining su contenuti legalmente accessibili, le startup europee non riusciranno a competere a livello globale e si sprecheranno 20 miliardi di investimenti.

Potenziamento delle startup e competitività europea

Tutti sono d’accordo sul fatto che le ambizioni europee nel settore della nuova imprenditorialità non sono abbastanza audaci. La sfida da affrontare in questa fase è quella di rimanere competitivi mentre il resto del mondo si muove a ritmi sostenuti, procedendo senza lacci regolamentari alla conquista dei mercati. Il potenziamento delle startup è quindi d’obbligo: solo queste sono il punto di partenza che può permettere a numerose idee nel campo dell’Intelligenza Artificiale di diventare un prodotto, e ci sono promettenti startup europee pronte a conquistare il mondo e competere con i campioni internazionali della filiera; senza le startup, di converso, le ambizioni dell’Ue resteranno teoriche o, nel migliore dei casi, esclusivamente riservate a specifici operatori leader di mercato.

Ma le startup e le loro comunità urbane nel vecchio continente sarebbero orgogliose di sviluppare tecnologie AI in Europa prima di partire alla conquista del mondo: le innovazioni AI sono il risultato della nostra creatività individuale e collettiva, della nostra mentalità imprenditoriale, e degli ecosistemi territoriali, l’evoluzione urbana dei nostri distretti di un tempo. Le startup infatti costruiscono il futuro in collaborazione con università, aziende consolidate, investitori e, soprattutto, con i rispettivi team. Condividendo la creazione di valore. Da un lato quindi gli imprenditori hanno la responsabilità del successo o del fallimento del proprio progetto. Dall’altro lato, però, i leader politici devono necessariamente creare condizioni di contorno che aumentino le probabilità di successo e mitighino gli effetti del fallimento dei tentativi di impresa.

IA in Europa e il bug della riforma del copyright

Ma dov’è quindi il problema specifico? Facciamo un esempio: quando l’Ariane-5 dell’Agenzia Spaziale Europea è andato fuori rotta e si è autodistrutto, è stato a causa di un bug che ha causato un overflow aritmetico nel suo hardware. Molto semplicemente, i dati a 64 bit non potevano essere convertiti nel formato a 16 bit, il che ha causato l’arresto di Ariane-5. Questo è stato uno dei limiti tecnici progettuali più evidenti della storia. Oggi assistiamo a una spaventosa somiglianza con le ambizioni sull’Intelligenza Artificiale da parte dell’Ue e la riforma del copyright. Stiamo attrezzando le nostre startup AI con sistemi a 16 bit per funzionare con concorrenti a 64 bit.

Andiamo nel dettaglio: l’Intelligenza Artificiale e, più precisamente, il Machine Learning, si basano sull’avere il giusto input di dati per addestrare un algoritmo. E il data mining consente alle startup in Europa di ottenere il giusto input. Meglio è addestrato l’algoritmo a riconoscere oggetti, voci o altri pattern, e meglio si comporterà nelle applicazioni reali. E’ noto come gli algoritmi peggiori (rectius: addestrati peggio) abbiano mostrato disfunzioni come bias o interpretazioni errate. Ne consegue che, senza poter fare Text and Data Mining (TDM in acronimo), solo coloro che già possiedono dati o possono sfruttare i propri utenti esistenti per accedervi saranno in grado di addestrare algoritmi migliori. Ciò che è chiaro quindi è che senza un’efficace politica che consenta il data mining, quindi, le startup e gli innovatori in Europa saranno così limitate da migrare o morire: non è solo il nostro panorama IA che si rivelerà essere insufficiente come un sistema a 16 bit, ma allo stesso tempo il resto del mondo continuerà ad andare avanti a 64 bit.

Ariane-5 e intelligenza artificiale a 16 bit

Un po’ come avvenuto nella corsa al lancio di Ariane-5, la Commissione e molti rappresentanti del Parlamento europeo non vedono il bug: due punti devono essere risolti, secondo il vicepresidente Ansip, che però non fa menzione del legame cruciale tra data mining e intelligenza artificiale. Una direttiva sui diritti d’autore come quella che sta per uscire, che non concede la possibilità di condurre data mining su contenuti legalmente accessibili, lascerà l’Europa con una versione a 16 bit dell’intelligenza artificiale. In questa versione, solo alcuni ricercatori potranno innovare: non le startup, le PMI, i media, le biblioteche o la più ampia comunità di ricerca.

Il 9 settembre è stato dichiarato Debugging Day, in occasione di quasi 60 anni di ricerca e rimozione di bug dai nostri sistemi. Per coincidenza, questo giorno cade appena 3 giorni prima del cruciale voto sul copyright al Parlamento europeo. Gli eurodeputati correggeranno il problema del TDM?

Perché correggere il bug TDM

La correzione del bug TDM garantirà che 20 miliardi di euro di investimenti europei nell’IA non vadano sprecati. Permetterà alle startup europee di competere a livello globale. Offrirà una prospettiva ai talenti dell’IA in Europa, e garantirà un futuro per un’innovazione equa e basata sulla conoscenza.

Per questo, i deputati devono garantire che, a fianco degli articoli 11 e 13 di cui tutti hanno condiviso le logiche sbagliate, anche l’articolo 3 della direttiva copyright sia modificato.

Ecco perché:

  • Il TDM è fondamentale per lo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale: senza TDM, le startup e le PMI in Europa non avranno accesso ai dati di cui hanno bisogno. Limitare l’uso dei dati per startup e innovatori rafforzerà l’attuale ordine di mercato, con operatori scarsamente innovativi che verranno comunque aggrediti da società soggette ad altre legislazioni, e spingerà le startup europee del settore fuori dall’Europa. Oggi, tutti coloro che hanno chiesto di aprire i dati per l’innovazione beneficiano del TDM, che deve quindi restare possibile per tutti coloro che hanno accesso legale ai dati. In questo modo proteggeremo la privacy e i modelli di business esistenti, ma senza ostacolare l’innovazione.
  • L’articolo 3 nella sua forma attuale aprirà le porte ai troll dei diritti d’autore: nella forma in cui è attualmente redatto, crea ampi e vaghi “diritti” per vietare il TDM anche semplicemente quando qualcuno utilizza una qualunque tecnologia informatica per analizzare i dati. Cosa succederà con brevetti ampi e vaghi? Probabilmente, che i troll del brevetto si riapproprieranno delle loro prerogative obsolete e le utilizzeranno contro piccole e grandi aziende. L’articolo 3 condurrà a richieste e contenziosi per licenze abusive, paralizzando le società innovative che forniscono un valore reale offrendo i propri servizi. D’altra parte, è giusto che chiunque guadagni soldi attraverso le licenze oggi sia in grado di continuare a farlo domani. Il TDM, ove lasciato libero, non interferisce con l’attuale sfruttamento commerciale dei contenuti esistenti.
  • Non vogliamo mandare indietro l’Europa, quando invece il resto del mondo sta facendo passi da gigante: il Giappone ha recentemente modificato le sue leggi sul copyright per consentire l’uso commerciale e non commerciale del TDM. Gli Stati Uniti hanno beneficiato della dottrina dell’uso equo per molti anni. Canada, Singapore e Australia stanno attualmente discutendo le modifiche alle loro regole sul copyright per facilitare il TDM con l’obiettivo di supportare l’intelligenza artificiale. Quindi, perché l’Europa sta mettendo le catene a una delle sue più eccitanti e promettenti aree di innovazione, evitando così di competere con alcune delle nazioni tecnologicamente più avanzate? Vuole veramente sostenere le startup più promettenti del settore per diventare un attore di peso sulla scena internazionale dell’intelligenza artificiale, o intende ostacolarle?

Se vogliamo che le tecnologie di IA non vengano semplicemente vendute in Europa, ma siano anche sviluppate qui, è necessario esortare il Parlamento europeo a “dare il buon esempio” e tenere a mente le startup nel modificare la proposta di copyright dell’Ue. Allo stato e nella veste attuale, la direttiva finirà per danneggiare le startup europee prima e peggio di chiunque altro. La tecnologia è diventata sempre più veloce nel correggere i bug e, oggigiorno, questi sopravvivono raramente a un giorno dalla loro identificazione. La politica pubblica invece non ha la comodità di poter essere aggiornata regolarmente lungo il percorso, e i limiti tecnici incorporati in una legislazione errata possono avere effetti duraturi e disastrosi. Il 12 settembre i responsabili politici hanno l’opportunità di agire in modo strategico per consentire l’innovazione dell’IA su tutti i fronti, per startup, ricercatori e aziende. Speriamo modifichino l’articolo 3 lasciando libero il Text & Data Mining. Vediamo cosa accadrà.

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