L’analisi

Il ruolo delle politiche pubbliche nello sviluppo dell’ecosistema startup: il “caso” Singapore

Analizzare l’ecosistema startup di Singapore richiede partire dai fattori economici, finanziari, politici e sociali che ne hanno guidato lo sviluppo negli ultimi 60 anni. Un caso studio di approccio interventista all’innovazione che stimola riflessioni sul ruolo che l’amministrazione pubblica può avere nella Startup Economy

Pubblicato il 02 Feb 2023

Giulia Geneletti

Studentessa Magistrale Affari Pubblici e Nuove Tecnologie @Sciences Po e @National University of Singapore, appassionata di politiche digitali

singapore

Studiare lo sviluppo dell’ecosistema startup[1] di Singapore significa analizzare le caratteristiche di una città Stato – da 6 milioni di abitanti, priva di risorse naturali – e le strategie di un governo che ha riconosciuto nella “knowledge-based and innovation-driven economy and society” l’obiettivo programmatico che ha reso Singapore il porto digitale, finanziario e commerciale conosciuto oggi nel mondo.

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Partiamo da qualche dato. Secondo Startup Genome[2], Singapore è il quinto eco-sistema startup in Asia, 18esimo al mondo. La città-Stato ospita oltre 4300 startup (tra cui 28 unicorni – startup la cui valorizzazione di mercato ha superato l’1 milione di dollari), oltre 200 incubatori e acceleratori e circa 500 investitori[3].

Sin dalla recessione economica del 1985, il governo singaporiano ha orientato lo sviluppo del paese nell’industria tecnologica globale, adottando una chiara strategia programmatica che ha portato la città-Stato a scalare i ranking del Private Equity e Venture Capital internazionale, diventando il principale attore di riferimento per l’innovazione tecnologica nel Sud-Est Asiatico.

Tra buzzwords, soluzionismo tecnologico e concreti “value propositions”, è di interesse analizzare (e contestualizzare) il successo dell’ecosistema startup[4] di Singapore, per interrogarsi su che ruolo l’amministrazione pubblica possa o debba avere nel supportare la spinta innovativa di un paese, e su quali altri fattori abilitanti possono favorire lo sviluppo della Startup Economy.

Gli elementi alla base del successo dell’ecosistema startup di Singapore

Due elementi possono riassumere il successo della strategia di Singapore, generalmente riconosciuti come “drivers” portanti di ogni ecosistema startup.

Talenti locali e internazionali

L’unica risorsa che abbiamo è il nostro capitale umano” – Tan See Leng, Ministro della Manodopera sin dal 2021. Parole esemplificative già proprie del padre fondatore della città-Stato, Lee Kuan Yew, che sottolineano come il capitale umano e una forza lavoro competente e competitiva abbiano rappresentato per Singapore le chiavi di volta dell’azione programmatica di governo sin dall’indipendenza del 1965. Non a caso, l’ultimo indice del capitale umano della Banca mondiale[5] (2020) attesta a Singapore il primo posto su 157 paesi analizzati.

Il sistema educativo, seppur criticato per la sua rigidità, coltiva questo capitale umano: la rete di istituti pubblici di istruzione superiore comprende sei università autonome e cinque politecnici[6], rinomate a livello globale. Le università assumono un ruolo centrale per l’ecosistema soprattutto grazie all’insieme di Centri di Ricerca, Incubatori, Acceleratori, realtà associative e iniziative studentesche ospitati, promotori di una cultura collaborativa e di contaminazione tra mondo accademico, industria e imprenditoria.

Un esempio celebre è rappresentato da Block 71, iniziativa della National University of Singapore (NUS), in collaborazione con il governo e SingTel Innov8, diventato uno degli ecosistemi più densamente popolati al mondo, con più di 800 startup e 50 VC, incubatori e acceleratori.

Le Università rappresentano Hub di attrazione internazionale guadagnata anche grazie a collaborazioni con Atenei di rinomata qualità e brand nel mondo. Il programma NUS Overseas Colleges (NOC), lanciato nel 2002, offre agli studenti l’opportunità di coltivare la propria formazione imprenditoriale con sedi in 12 paesi, unendo esperienze professionali in Startup e studi accademici presso Università di prestigio. Allo stesso tempo, la comunità di studenti internazionali a Singapore porta con sé competenze e idee, con numeri che solo nel 2022 hanno raggiunto le 65mila unità. Dati da valutare insieme all’alta qualità della vita e alle ottime prospettive di inserimento nel mercato del lavoro locale visto il basso tasso di disoccupazione al 2,1% (Settembre 2022).[7]

In generale, Singapore finanzia e coordina numerosi progetti e iniziative a supporto dello sviluppo delle Startup: sessioni di formazione, mentorship, networking dedicata, accesso a capitale e guida ai finanziamenti. Startup SG le raccoglie tutte in unica piattaforma.

Notoriamente centrale nella strategia di attrazione di talenti esteri sono le diverse politiche per il riconoscimento semplificato dei visti[8]. Nel settore tech, Tech@SG mira ad aiutare le aziende in rapida crescita ad accedere ai talenti critici di cui hanno bisogno. Applicato a qualsiasi settore, a gennaio 2023 è stato lanciato il nuovo Overseas Networks & Expertise Pass, un ulteriore politica di attrazione di talenti esteri (anche prima che l’immigrato abbia trovato un lavoro) per ristabilire Singapore come “global hub for talent” dopo il rallentamento vissuto a causa della pandemia.

L’importanza di questo networking e contaminazione internazionale riecheggia anche nelle numerose conferenze, forum ed eventi di rilievo globale nel campo della tecnologia, del business e dell’innovazione che si tengono con cadenza regolare a Singapore. Tutte occasioni che supportano un approccio multi-stakeholder allo sviluppo tecnologico, promuovono una cultura dell’innovazione ed offrono opportunità di tutoraggio e networking (per citarne alcuni Asia PE-VC Summit, TECHSPO e EduTECH Asia).

Capitali di rischio

Singapore è un leader regionale nelle attività di Venture Capital, sede di multinazionali e fondi di investimento che sfruttano la città-Stato e le sue condizioni business-friendly come porto di approccio ai principali paesi del Sud-Est Asiatico.

La disponibilità di capitale di rischio, ovvero le finanze necessarie ad un embrione di impresa per crescere e scalare, è senza dubbio un elemento fondante dell’ecosistema startup di Singapore.

Nel caso della città-Stato, il governo ha identificato nell’allocazione ad-hoc di risorse pubbliche e nell’attrazione mirata di capitali privati ed investimenti stranieri le priorità d’azione sin dall’acquisita indipendenza nel 1965. Startup Genome e Global Entrepreneurship Network (2020) hanno classificato Singapore all’ottavo posto nel mondo per disponibilità di finanziamenti per startup.[9]

Da un lato, si riconosce a Singapore lo status di paradiso fiscale per le condizioni finanziarie agevolate volte a favorire l’attrazione di capitale, locale e soprattutto internazionale. Il sistema tributario prevede infatti il 17% di tassa fissa sugli utili societari[10] (percentuale tra le più basse al mondo[11]), un’assenza di tassazione sulle plusvalenze e convezioni internazionali con partner selezionali per evitare le doppie imposizioni.

Tra le numerose iniziative di incentivo fiscale, specifico per le nuove startup è il Tax Exemption Scheme[12], introdotto nel 2005, il quale offre attualmente vantaggiosi schemi di esenzione dalla tassazione su reddito imponibile per i primi tre anni di attività.

Dall’altro lato, sperimentato sin dalle prime fasi di sviluppo dell’ecosistema, il modello di co-investimento di risorse pubbliche nel capitale di rischio esistente si è rivelato vincente. Tramite Startup SG Equity e SEEDS Capital (sotto Enterprise Singapore), il governo singaporiano mira a stimolare gli investimenti del settore privato in startup tecnologiche innovative con potenziale di crescita globale.

Singapore: è corretto parlare di Stato Innovatore?

Come appena illustrato, l’ecosistema Startup della città-Stato è in gran parte il risultato di una forte gestione ed un sostegno programmatico da parte del governo. Entrerprise Singapore, agenzia governativa sotto il Ministero del Commercio e dell’Industria, e SEEDS Capital, gestore dei fondi di co-investimento pubblico, sono gli organismi che meglio incarnano questo tipo di intervento.

Stabilità politica, regolamentazione pro-business, posizione geografica, azione programmatica e capacità diplomatiche: queste le fondamenta che riassumono il ruolo e la responsabilità della struttura di governo a supporto dello sviluppo economico, della spinta innovativa del paese e dell’attrattività internazionale dell’intero sistema.

Stabilità politica e strategia diplomatica

Seppur controverso nella gestione delle libertà fondamentali e dei diritti civili, Singapore rappresenta un sistema indubbiamente stabile a livello politico, con bassi livelli di corruzione, solidi bilanci pubblici e istituzioni credibili a livello internazionale. Tali livelli di efficienza e stabilità[13] governmentale a livello macro generano condizioni favorevoli agli investimenti e all’attrazione di capitali esteri, sotto il supporto dell’Economic Development Board.

In questa considerazione rientrano anche gli accordi internazionali di commercio e collaborazione, specialmente per iniziative R&D, elemento su cui Singapore ha lavorato molto per accreditarsi un ruolo nello scacchiere internazionale e per supportare lo sviluppo del proprio ecosistema startup. Ne è un esempio il recente EU-Singapore Digital Partnership Agreement[14].

Anche per la sua forte dipendenza dal commercio e dell’import, il governo ha inoltre da sempre sfruttato la posizione geografica strategica di porto tra Oriente e Occidente quale elemento di vantaggio competitivo nell’economia globale, ricoprendo un ruolo di rilievo all’interno dell’ASEAN e dell’ONU, ma soprattutto rimanendo un partner strategico sia per gli Stati Uniti, sia per la Cina.

Certezza del diritto e regolamentazione “business-friendly”

Così come l’impronta politica, la stabilità e solidità del contesto giuridico, burocratico e normativo giocano un ruolo fondamentale nell’instillare fiducia negli investitori e assicurare uno svolgimento liscio e ordinato del business.

Singapore è seconda nella classifica globale Ease of Doing Business della Banca Mondiale[15], e in particolare per l’enforcement dei contratti, per le condizioni di avvio di un’impresa, per l’ottenimento dei permessi di costruzione, per la risoluzione dei fallimenti e per la registrazione delle proprietà.

Tuttavia, in tema di regolamentazione digitale, come spesso capita, Singapore manifesta un inseguimento normativo delle problematiche di tipo sociale e legale portate dalle nuove tecnologie. Il fulcro nevralgico del discorso sta quindi nell’ambivalenza tra policy appropriate per rispondere alle esigenze dettate dai prodotti, processi e servizi delle startup e rischi di una legislazione che possa porre ostacoli allo sviluppo di queste realtà innovative.

Per far sì che la normativa provi ad evolvere al passo dell’innovazione, Singapore, così come altre legislazioni nel mondo, ha nel tempo sperimentato l’approccio della “sandbox” normativa. Strumento che consente alle startup di operare liberamente dalla regolamentazione esistente ma in osservazione e collaborazione con gli enti regolatori, i quali raccogliendo posizioni e feedback concreti possono definire le priorità di policy più in linea con le realtà innovative destinatarie. Un esempio è il Licensing Experimentation and Adaptation Programme.

A contribuire all’ecosistema business-friendly per le nuove realtà innovative è anche la normativa in vigore per la protezione dei brevetti e della proprietà intellettuale[16], per le cui predisposizioni favorevoli Singapore si è aggiudicata il secondo posto al mondo e il primo in Asia del World Economic Forum’s Global Competitiveness Report 2019[17].

E l’Italia?

L’Italia ha chiuso il 2022 con un progresso notevole: secondo i dati dell’Osservatorio Startup Hi-Tech del Politecnico di Milano, l’ecosistema startup italiano nell’ultimo anno ha chiuso con 2,1 miliardi di investimenti in capitale di rischio – provenienti principalmente da investitori internazionali. Così, non solo è interessante guardare a quegli ecosistemi maturi che da anni generano a ciclo continuo imprese tecnologiche a vocazione globale, ma diviene responsabilità dei decisori pubblici guidare la discussione e cavalcare questo dato positivo.

Conclusioni

Fino a questo punto, è stato evidenziato il numero cospicuo di attori pubblici che prendono direttamente parte alla definizione e allo sviluppo dell’ecosistema startup di Singapore.

Nonostante il ruolo molto pronunciato dello Stato sull’economia, la città-Stato comunque viene definita dal WTO[18] come una delle economie di mercato più aperte al mondo.

Il paradigma dell’ecosistema startup di successo premia lo sviluppo di una cultura dell’innovazione diffusa come condizione necessaria, seppur, come abbiam visto, non sufficiente. Un tale approccio di accettazione al rischio, sviluppo del pensiero critico e insegnamento dato dal fallimento, si scontra facilmente con la mentalità di sopravvivenza (applicata sia a livello collettivo sia individuale) basata sull’iper-competitività, sul rispetto diligente delle regole e sull’efficienza che ha da sempre guidato l’approccio di policy della città-Stato.

Significativo in questo dualismo è il riferimento alla No U-Turn Syndrome, un concetto ideato dall’imprenditore Sim Wong Hoo che racchiude la cautela e il rispetto ferreo dell’autorità tipico della cultura singaporiana, il quale può appunto rappresentare un freno alla creatività e all’avversione al rischio necessari per un ecosistema startup di sucesso.

Un ulteriore limite e criticità al sistema riguarda la troppa dipendenza dal pubblico.

Un protagonismo accentuato dello Stato, così come un eccesso di risorse pubbliche, potrebbe ottenere l’effetto opposto a quello desiderato, ovvero disincentivare lo spirito innovativo del settore privato e sociale. E a Singapore il governo è il più grande datore di lavoro.

L’analisi avanzata sottolinea l’importanza di una leadership pragmatica e agile. Lezioni imparate anche dai vicini europei, per cui il contributo di uno Stato nell’innovazione è quello da abilitatore del terreno di gioco tramite investimenti a lungo termine su fattori abilitanti. Il governo, in collaborazione con gli stakeholder di rilievo, deve porsi nella condizione di meglio conoscere quali settori possono trainare lo sviluppo del Paese (specialmente per un mercato dalla domanda così ridotta), e dunque raccogliere sforzi per costruire capacity e orientare le risorse dove più strategicamente necessario. Una definizione di grado di intervento pubblico per nulla scontata e fortemente dipendente dalle caratteristiche socio, economico, politiche del paese analizzato.

Note

  1. Le startup, normalmente identificate come “temporary organizations in search for repeatable and scalable business models” (Blank 2013: 64), sono una parte fondante di tutte le economie moderne e una fonte di innovazione che porta dinamismo e lavoro. Vengono normalmente identificate come “disruptive”, buzzword che nella sua concretezza si riferisce al “value proposition” creato dalla startup, la cui idea fondante e attuabile può contribuire al cambiamento di un settore, di un modello di prezzo, allo sviluppo di un prodotto o di una soluzione ad un problema sentito a livello sociale o economico.
  2. Fonte: Startup Genome – The Global Startup Ecosystem Report 2022.
  3. Fonte: Startup SG.
  4. Con ecosistema startup si intendono le condizioni create da stakeholders, istituzioni, mercato a supporto della creazione e crescita delle startup. Questo ecosistema include programmi, politiche e regolamenti governativi, investitori come venture capitalist (VC), incubatori e acceleratori, hackathon e gare di lancio, istituzioni educative che producono talenti e infrastrutture digitali.
  5. Fonte: Human Capital Country Brief World Bank.
  6. Università: National University of Singapore (NUS), Nanyang Technological University (NTU), Singapore Management University (SMU), Singapore University of Technology and Design (SUTD), Singapore Institute of Technology (SIT), Singapore University of Social Sciences (SUSS). Politecnici: Singapore Polytechnic, Nanyang Polytechnic, Ngee Ann Polytechnic, Republic Polytechnic, Temasek Polytechnic.
  7. Fonte: Ministry of Manpower.
  8. Fonte: Startup SG Talent.
  9. Fonte: Global Startup Ecosystem Report (GSER) 2022.
  10. Fonte: PwC.
  11. Fonte: Tax Foundation.
  12. Fonte: Inland Revenue Authority Singapore.
  13. A Singapore è stato conferito il terzo posto, dietro a Finlandia e Svizzera, nell’ultimo Chandler Good Government Index. Fonte: Chandler Good Goverment Index.
  14. Fonte: Commissione Europea.
  15. Fonte: World Bank.
  16. Fonte: Intellectual Property Office of Singapore.
  17. Fonte: Intellectual Property Office of Singapore.
  18. Fonte: World Trade Organization.

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