Tra i fondi del PNRR e la voglia di riscatto degli enti locali, il mezzogiorno resta un importante sfida per il Paese con l’obiettivo di rilanciare lo sviluppo di un territorio ricco di opportunità e talenti, spesso inespressi e non ascoltati.
L’impegno profuso nell’ultimo periodo che ha portato a una serie di investimenti nel sud Italia, specialmente sulle fonti rinnovabili all’insegna del digitale e della sostenibilità, pone basi interessanti per il proseguo di un cammino che ci si augura possa portare presto nuovi benefici per la comunità, le imprese e i giovani.
Tuttavia, occorre evidenziare come la pandemia, l’impatto della guerra in Ucraina e i rischi di instabilità politica, si sommano alle storiche fragilità strutturali delle regioni meridionali acuendo ulteriormente il divario fra Nord e Sud. Se una spinta all’innovazione tecnologica è arrivata dal mondo delle startup del territorio, non abbastanza risulta essere ancora fatto sotto il profilo dei servizi della pubblica amministrazione ancora eccessivamente burocratizzata e di servizi per le imprese profondamente colpite anche dal caro bollette per via della speculazione energetica.
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Dati di sviluppo: luci e ombre sul futuro del Mezzogiorno
Secondo le stime, infatti, nel 2023, il Pil dovrebbe segnare un incremento dell’1,7% nelle regioni centrosettentrionali, e dello 0,9% in quelle del Sud. Nel 2024 il gap a sfavore del Sud sarebbe di circa 6 decimi di punto: +1,9% al nord contro il +1,3% del Sud. Un quadro allarmante che fotografa un Paese a due velocità. Nel 2022, inoltre, l’incremento dell’inflazione potrebbe colpire in maniera più marcata il Mezzogiorno, con +8,4% contro il +7,8% del Centro-Nord, minacciando i consumi delle famiglie. Per quanto riguarda il lavoro, il recupero dell’occupazione nel 2021 al Sud è però interamente dovuto a una crescita dell’occupazione precaria. È fondamentale, pertanto, investire sulle politiche attive del lavoro e sugli investimenti infrastrutturali impiegando le risorse stanziate dal Pnrr per rilanciare lo sviluppo del Mezzogiorno e rafforzare la coesione nazionale.
Tuttavia, i dati portano anche buone prospettive. Il 49% delle aziende del Sud ha dichiarato di aver investito nel triennio 2019-2021. Un dato che si confronta con il 41% in Italia. Il 43% delle imprese meridionali ha impegnato in tal senso oltre il 30% del fatturato nell’ultimo triennio, contro il 28% a livello nazionale. E cresce dal 60 al 63% anche chi ha investito più del 20% del fatturato. Guardando ai prossimi tre anni, invece, il 41% prevede di incrementare i propri investimenti nel digitale di almeno il 15% mentre il 34% farebbe lo stesso nella ricerca in collaborazione. Non manca infine chi inizia a percepire le potenzialità del Piano nazionale di ripresa e resilienza: il 57% delle aziende del Mezzogiorno si dichiara “abbastanza o molto informato” su questo tema, 12 punti percentuali in più rispetto all’indagine 2021.
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Casi di eccellenza d’impresa dal mondo delle startup: Dimitra e le altre
Nonostante le difficoltà, non mancano casi di eccellenza di imprese nel mezzogiorno, come il caso di Dimitra. Una startup innovativa creata da sette giovani professionisti con l’obiettivo di fare un’agricoltura sostenibile puntando su una coltura d’eccellenza, come il kiwi a polpa gialla. Nasce così questa società agricola situata tra Bernalda e Grumento Nova. Dimitra utilizza tecnologie innovative di “precision farming” per l’ottimizzazione dei processi produttivi e la riduzione dei costi e degli impatti ambientali. Con l’utilizzo dei fondi del Psr Basilicata 2014-2021 l’azienda ha realizzato un impianto di circa 10 ettari di kiwi a polpa gialla, rinomato per l’alto valore nutritivo in termini di vitamina a, c e potassio.
Ma molte altre sono in crescita con anche esperienza di posizionamento a livello internazionale. Come Deagle, che opera nel settore delle energie rinnovabili rivoluzionandone la fruibilità; Exporium che mette in contatto acquirenti B2B del mondo gourmet in tutto il mondo e produttori delle eccellenze nostrane; Foto Virtuali che con pochi click permette di creare foto interattive a metà tra l’ologramma e la realtà virtuale; Badil che ha creato una piattaforma che crea una sorta di volantino delle offerte digitale e smart; Materica Lab, che offre servizi basati sulla diagnostica nel campo dell’ingegneria, dell’ambiente e dei beni culturali grazie all’analisi di precisione; Enismaro con la sua soluzione di tracciamento della filiera alimentare rafforzata dalle tecnologie Blockchain e da sensori IOT; Farzati Tech S.r.l. che sfrutta un mix di Chimica, Intelligenza Artificiale e Blockchain per l’agricoltura. MinervaS, uno spin-off universitario che propone soluzioni innovative in ambito energetico e automotive finalizzate alla riduzione delle emissioni di CO2 ed alla gestione energetica a bordo; AI Tech che progetta e produce soluzioni di Intelligenza Artificiale nel campo dell’analisi video intelligente.
Conclusioni
Infine, a Napoli e Palermo poi due dei cinque nuovi centri di ricerca per lo sviluppo dell’Italia che puntano alla Missione “Istruzione e Ricerca” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza tesi a coinvolgere ben 144 entità tra università, enti di ricerca e imprese in tutta Italia per un totale di 1,6 miliardi di euro. Tali reti di ricerca sono dedicate a cinque aree individuate come strategiche per lo sviluppo del nostro Paese e, nella specie: simulazioni, calcolo e analisi dei dati ad alte prestazioni; agritech; sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a RNA; mobilità sostenibile; biodiversità. Saranno 144 gli attori coinvolti. Tra questi, 55 università italiane e le Scuole Superiori coinvolte, 24 enti pubblici di ricerca e altri organismi di ricerca pubblici o privati nonché 65 imprese.