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Fantinati: “La PA digitale vince la corruzione, così il Governo favorisce un’economia sana”

Quando l’economia è digitale e trasparente, funziona bene: non solo produce ricchezza, ma la redistribuisce e non c’è corruzione, perché senza carta, non si possono fare “carte false” Per questo il Governo punta su una pubblica amministrazione all digital

Pubblicato il 02 Apr 2019

Mattia Fantinati

Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri

domicilio-digitale

I Paesi più “digitali” sono anche quelli meno corrotti; quelli che hanno una economia forte, ma anche una più equa redistribuzione delle ricchezze.

Per questo, questo governo punta alla digitalizzazione del Paese. Per far sì che lo Stato diventi una casa di vetro per i cittadini e affinché questi ultimi possano controllare come vengono spesi i loro soldi, per sconfiggere la corruzione.

Una PA senza carta contro la corruzione

Per questo, come sottosegretario alla Pubblica amministrazione, punto su di una amministrazione all digital, perché senza carta non puoi fare “carte false”, non puoi favorire la pratica e l’appalto dei soliti noti, e tutto il procedimento amministrativo è rapido e tracciabile.

È da anni che sostengo che il digitale può essere la vera rivoluzione per la Pa italiana. È incredibile quanti problemi della burocrazia e dell’intero Paese potremmo risolvere con una decisa virata verso il digitale.

Danimarca, Svezia e Finlandia sono i Paesi più digitalizzati d’Europa, secondo il Desi, il Digital Economy and Society Index elaborato dalla Commissione europea; queste nazioni sono anche le più trasparenti e meno corrotte, secondo Transparency International. Le due classifiche sono quasi sovrapponibili, con gli altri Paesi più digitali, come Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Regno Unito, Estonia, che sono anche i meno corrotti.

Quali sono, invece, i Paesi più corrotti della Ue? Bulgaria, Romania, Grecia, Ungheria e… Italia, che sono proprio le nazioni meno digitalizzate!

Digitalizzazione e redistribuzione della ricchezza

Quando l’economia è digitale e trasparente, funziona bene: non solo produce ricchezza, ma la redistribuisce. I ricchi sono pochi, stanno tutti mediamente bene, i poveri sono pochi e aiutati da uno Stato sociale amico, che dà dignità ai più fragili e li aiuta a rimettersi in gioco. I Paesi scandinavi, infatti, sono fra quelli più ricchi e hanno tutti l’indice di Gini più basso, che misura la redistribuzione della ricchezza.

Romania, Bulgaria, Ungheria, invece, sono fra i Paesi più poveri della Ue. Per nostra fortuna, l’Italia non è povera come loro, ma condividiamo con loro un indice di Gini alto, a riprova della grande iniquità nella redistribuzione delle ricchezze che scarsa digitalizzazione e alta corruzione comportano. D’altronde, basta farsi un giro per strada, qui da noi, per verificare come la povertà conquisti sempre maggiori strati della popolazione. Un problema a cui abbiamo pensato con il reddito di cittadinanza, proprio per risalire la china dell’indice di Gini.

PA digitale per una economia sana

Ovviamente, i dati che vi ho mostrato non sono casuali. La corruzione è favorita dagli accordi sottobanco, possibile quando gli atti non sono elettronici e tracciabili; così, non vince l’azienda migliore, ma la più sporca, quella traffichina, che accumula grandi ricchezze perché è essenzialmente al riparo dalla competizione del mercato ed è, invece, foraggiata, da un capitalismo relazionale, quello degli amici degli amici, che drena risorse dei cittadini a favore di una casta parassitaria.

Ecco perché dobbiamo puntare al digitale. Per raggiungere in un colpo solo questi obiettivi: sconfiggere la casta, combattere la corruzione, aumentare l’efficienza, eliminare la burocrazia e favorire una economia sana.

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