L'ANALISI

I nomadi digitali si aggirano per l’Europa: chi sono e quali sono le mete preferite

Dopo la pandemia da Covid-19 che ha portato milioni di dipendenti a lavorare da casa, qual è la tendenza dello smartworking e quali Paesi stanno cercando di trarre vantaggio dai nomadi digitali europei? Dai rapporti Eurofound e Statista emerge una situazione molto dinamica e in crescita, che richiede una regolamentazione

Pubblicato il 24 Mar 2023

Carmelina Maurizio

Università degli Studi di Torino

comuni pnrr bonus digitale

Secondo i dati di Eurofound, nel 2021 circa 41,7 milioni di dipendenti hanno lavorato da casa nell’Ue, il doppio rispetto al 2019. Sebbene il numero sia leggermente diminuito nel 2022, la tendenza è destinata a salire ancora grazie ai progressi tecnici e alle preferenze dei datori di lavoro verso il lavoro a distanza.

Secondo il rapporto, è sempre più evidente che questo nuovo “mondo” di lavoro necessita di nuovi quadri normativi, che tengano conto della legislazione esistente e degli accordi delle parti sociali.

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La pandemia da Covid-19 ha provocato un cambiamento radicale nel modo di lavorare, con milioni di europei che sono passati a lavorare da casa e dopo la revoca delle restrizioni, molti sono stati riluttanti a tornare in ufficio. Dal momento che alcuni datori di lavoro si aspettano che i lavoratori si presentino effettivamente in ufficio, cosa è successo alla tendenza dello smartworking e quali Paesi stanno cercando di trarre vantaggio dai nomadi digitali europei?

Chi sono i “nomadi digitali”

I nomadi digitali in genere combinano lavoro a distanza e viaggi per vari motivi e per vari periodi di tempo. Appassionati di viaggi e nuove avventure, sanno come sfruttare al meglio le nuove tecnologie e hanno bisogno solo di una connessione a Internet per lavorare da qualsiasi parte del mondo. A marzo 2022 la maggior parte dei nomadi digitali proveniva dagli Stati Uniti e rappresentava oltre il 50% della comunità dei nomadi digitali.

Attualmente non esiste una legislazione a livello europeo che armonizzi gli standard sul lavoro a distanza o le tutele per i lavoratori.

Statista ha rilevato che l’Europa è al primo posto nel mondo per la concessione del numero di visti per nomadi digitali, soprattutto a cittadini di Paesi terzi come americani, britannici, russi e canadesi. Attualmente sono disponibili in tutta Europa visti provenienti da 19 Paesi. Un emendamento al Decreto “Sostegni-ter” approvato il 28 marzo 2022, ha introdotto ufficialmente in Italia la figura del nomade digitale. L’articolo 6-quinquies inserisce i nomadi digitali e lavoratori da remoto dei Paesi non europei tra le categorie di lavoratori stranieri a cui può essere rilasciato il permesso di soggiorno in modo semplificato, ossia al di fuori delle quote previste ogni anno dal decreto flussi. A beneficiare di questa corsia preferenziale sono infatti alcune tipologie di lavoratori altamente specializzati o peculiari per il loro tipo di attività. Il loro ingresso è comunque subordinato al rilascio di un nulla osta al lavoro che deve essere richiesto dal datore di lavoro ai sensi del Regolamento di attuazione del Testo unico immigrazione, Decreto Legislativo n.286/1998.

Nomadi digitali in Europa

Nel 2021, Cracovia, in Polonia, è stata classificata come una delle migliori città d’Europa per i nomadi digitali, grazie alla sua velocità di internet e ai costi di co-working contenuti. Tra le altre città presenti nella top 10 figurano Lodz, Poznan e Varsavia.

Anche la Bulgaria sta cercando di attirare i nomadi digitali, ma per il momento non sono previsti visti o incentivi specifici. Non si sa nemmeno quanti vivano nel Paese, ma c’è un’organizzazione di lavoratori a distanza nella località sciistica di Bansko, sui Monti Pirin. Ma i nomadi digitali si riversano anche in altre zone della Bulgaria, tra cui Sofia, Plovdiv e Burgas, attratti dai prezzi bassi, dalla splendida natura e da un’aliquota fiscale di appena il 10%.

Il Comune di Atene ha una propria campagna, “This is Athens”, per attirare i nomadi digitali e promuovere la città. Inoltre, il governo ha semplificato la registrazione con visto per i nomadi digitali, così come avviare una società online e occuparsi della contabilità, anche se sul campo restano alcuni problemi di sistema.

A Malta, il permesso di soggiorno per nomadi, lanciato nel 2001, consente ai titolari di lavorare per un’azienda straniera mentre risiedono legalmente nel Paese. È aperto ai cittadini di paesi terzi per un periodo rinnovabile di un anno.

In Spagna, a partire dalla fine del 2022, i nomadi digitali potranno vivere nel Paese per un anno, prorogabile per due, godendo di un’aliquota fiscale del 15% anziché del tipico 24%. Il governo prevede che la nuova legge consentirà alla Spagna di crescere e progredire in campo tecnologico e, allo stesso tempo, di evolvere e aumentare il numero di spazi di co-working e co-living.

Altri Paesi che offrono programmi di residenza simili sono la Repubblica Ceca, l’Estonia, la Finlandia, la Grecia, l’Ungheria, il Portogallo e la Romania.

L’Italia risulta una destinazione attraente agli occhi dei remote worker e i nomadi digitali: il 43% degli intervistati sceglierebbe il Sud Italia e le Isole come destinazione privilegiata, il 14% una destinazione del Centro Italia e solo il 10% il Nord Italia.

Ogni programma ha requisiti diversi, ma in genere richiede un reddito compreso tra i 2.000 e i 5.000 euro al mese, un’assicurazione sanitaria completa e una prova di residenza, come un contratto di affitto.

Sebbene i Paesi dell’Ue siano desiderosi di capitalizzare l’afflusso di nomadi digitali stranieri, Eurofound è convinta che sia necessaria una regolamentazione a livello europeo per garantire la protezione dei lavoratori e condizioni di parità, dato che il numero complessivo continuerà ad aumentare.

Nomadi digitali nel mondo

A marzo 2022 gli Stati Uniti sono stati il Paese più visitato dai nomadi digitali. La Thailandia e la Spagna si sono piazzate al secondo posto, con il 5% di questa comunità di viaggiatori che vi ha già soggiornato. Per quanto riguarda le città più visitate dai nomadi digitali, le prime tre sono Londra, Bangkok e New York nel 2022.

Se da un lato si tratta di una buona notizia per i governi, desiderosi di far affluire più denaro nelle loro economie, in particolare grazie a professionisti stranieri ben pagati, dall’altro chi opera sul campo ha delle preoccupazioni riguardo ad altri impatti. Molti sperano che qualsiasi legislazione futura a livello europeo o nazionale non protegga solo i lavoratori a distanza, ma anche le comunità di cui fanno parte.

I nomadi digitali scelgono il luogo di viaggio in base a fattori specifici, come la sicurezza, il prezzo dell’alloggio, la velocità di internet o gli spazi di co-working offerti. Un sondaggio globale online ha rilevato che i fattori principali nella scelta di una destinazione per i nomadi digitali nel 2022 sono il costo della vita e una connessione internet veloce e accessibile per lavorare nelle migliori condizioni. La sicurezza è stata indicata come la componente più importante nel processo decisionale di circa il 15% dei nomadi digitali nella ricerca di una destinazione. Inoltre, 15% delle donne nomadi digitali ha fondato una startup. La maggioranza dei nomadi digitali nel 2022 di sesso maschile lavorava nel settore digitale, con oltre il 30% di sviluppatori di software.

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