Tra meno di un anno è prevista la fine del PNRR ed è ora di tracciare un bilancio sulla digitalizzazione della PA. Cosa è stato fatto finora? Quanto è stato speso? Con quali risultati? E cosa succederà dopo?
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Il bilancio del PNRR tra contratti e spesa effettiva
Gli anni passano velocemente per tutti, anche per il PNRR, visto che siamo a meno di un anno dalla sua conclusione ufficiale, prevista per giugno 2026. Si tratta della fine di un’era, quella dai fondi eccezionali stanziati nel post pandemia con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ma ne inizia un’altra: la spesa dei strutturali Fondi di Coesione europei 2021-27, che però saranno inseriti in un contesto totalmente diverso rispetto a quello pre-Covid, visto quanto accaduto in questi anni.
Sul tema della transizione digitale della Pubblica Amministrazione, per esempio, l’impatto del PNRR è stato rilevante, anche se non uniforme. Un affresco dettagliato della situazione arriva da una approfondita ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano, svolto in collaborazione con le società di consulenza, tra cui PA Advice, che ha analizzato in dettaglio l’uso delle risorse PNRR per la PA digitale, il loro stato di attuazione e le prospettive da qui al 2027. Un quadro, una anamnesi che ci permette di capire cosa ha funzionato e cosa no, quale sia la diagnosi e, soprattutto, quale è la terapia necessaria per il futuro.
I numeri della digitalizzazione: investimenti e priorità
Il PNRR aveva inizialmente destinato 48,1 miliardi di euro alla digitalizzazione, dei quali 13,38 miliardi direttamente alla PA. In particolare, per la Missione 1 Componente 1 (digitalizzazione, innovazione e sicurezza della PA) sono destinati 9,7 miliardi, di cui 6,14 mld alla digitalizzazione vera e propria della PA. Gli investimenti si sono concentrati su cinque assi fondamentali:
- Migrazione al cloud
- Sicurezza informatica
- Piattaforme abilitanti (SPID, CIE, PagoPA, IO)
- Digitalizzazione dei servizi pubblici. Un esercizio di “transizione digitale a sportello” che ha coinvolto oltre 22.000 enti pubblici, con una logica bottom-up di grande impatto, seppur con limiti strutturali.
- Competenze digitali
Secondo i dati aggiornati al primo semestre 2025 oltre l’80% dei fondi assegnati è stato contrattualizzato. Ma attenzione: solo circa il 45% è stato effettivamente speso. Ciò significa che siamo ancora nel pieno del ciclo di implementazione. Quello che è più rilevante è che finora il PNRR non ha aumentato significativamente la spesa in digitale della PA. Se questo può essere visto come un handicap dello strumento, se letto da altra prospettiva può significare anche che, prima ancora che di investimenti, la PA ha bisogno di progetti.
Stringendo l’inquadratura emerge che i Comuni gestiscono 3,01 mld (tramite PA digitale) che dividono tra servizi ICT e migrazione al cloud (39% della spesa) e servizi digitali e cittadinanza digitale (61% della spesa).
Leggendo in controluce emerge che la partecipazione degli enti locali ai bandi per la digitalizzazione (3 miliardi) è stata ampia e omogenea, ma ora che i progetti finanziati entrano nel vivo i Comuni stanno andando in difficoltà (un Comune su due ha chiesto aiuto).
In particolare, gli indicatori mostrano un’adozione disomogenea. Le competenze digitali rappresentano l’anello più debole, con meno del 20% dei fondi utilizzati.

Dal PNRR ai fondi strutturali: la continuità necessaria
È passato poco più di un anno da quando, con la ridefinizione degli obiettivi e il taglio a circa 15,9 miliardi del capitolo digitalizzazione nel PNRR, l’Italia ha iniziato il suo “ritorno all’ovile”: un passaggio inevitabile.
D’altra parte, bisogna considerare che il PNRR non ha ‘cancellato’ quanto c’era prima. Dal 2021 al 2027 le Regioni italiane hanno programmato di investire circa 2 miliardi in digitalizzazione, il 4% delle risorse a loro disposizione su FSI. Come nota dolente, meno dell’1% delle risorse FSC 21-27 sono state destinate dalle Regioni a iniziative di digitalizzazione.
Oltre il 2027: costruire valore pubblico e fare sistema
In sintesi, vediamo che il PNRR ha funzionato sotto alcuni aspetti, producendo una notevole accelerazione, anche se questa spinta non è opera (solo) dei maggiori finanziamenti. Anzi, si può dire che il PNRR ha avuto il merito storico di rompere l’inerzia della PA digitale italiana. Ma ora inizia la parte più difficile: fare sistema, dare continuità, costruire valore pubblico.
La logica suggerisce dunque di far tesoro e replicare le iniziative che hanno funzionato, magari utilizzando, fondi strutturali e Horizon Europe in modo complementare alle risorse del PNRR, guardando però a quello che dovrà accadere quando saremo oltre le colonne d’Ercole del 2027.
Tra l’altro, bisogna tenere in considerazione alcuni elementi fondamentali.
- La spesa in ICT aumenta meno di quanto aumenta la spesa in servizi. Ma è la spesa in ICT che “cambia” alla radice il modo di funzionare della PA.
- Il PNRR ha trascurato alcuni ambiti di digitalizzazione chiave per il Paese (IA, Big Data, Blockchain, E-procurement, High performing computing)
Le priorità future: risorse, competenze e turnover
Sul piano delle risorse è fondamentale accelerare la spesa dei fondi del PNRR, da complementare (e sostituire in futuro) con tutte le altre risorse europee e nazionali tramite cui sostenere la trasformazione digitale del Paese, magari anche ripensando ad una diversa allocazione con un maggior peso per il digitale.
C’è sicuramente necessità di programmare da parte dell’amministrazione pubblico, sia in termini di risorse che di obiettivi, ma è ancora più importante un’altra cosa: il turnover è stato sbloccato. Si deve usare la Consulenza per affiancare, non sostituire, le persone. Bisogna trasferire le competenze delle nuove persone, i nuovi assunti. Servono competenze per gestire i servizi digitali. Non vuole fare sostituzione ma vuole fare e progetti di innovazione”.















