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Wallet digitale europeo: lezioni dall’Italia e prospettive per il futuro



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L’identità digitale è centrale nel futuro dell’Europa. Un wallet digitale europeo richiede collaborazione tra governi e privati per garantire sicurezza e interoperabilità, creando opportunità di mercato e rafforzando l’autonomia strategica del continente

Pubblicato il 17 gen 2025

Matteo Panfilo

Product Strategy Director Namirial



it wallet portafoglio digitale

L’identità digitale si conferma uno dei pilastri fondamentali per il futuro del mercato unico europeo, con il wallet digitale europeo al centro del dibattito. Adottare approcci collaborativi tra governi e attori privati per garantire interoperabilità, sicurezza e opportunità di mercato per gli operatori continentali, è la chiave del successo di questa iniziativa.

La creazione di un ecosistema digitale inclusivo e affidabile richiede standard comuni, investimenti tecnologici e un quadro normativo chiaro che promuova la fiducia dei cittadini e delle imprese. Solo attraverso una sinergia tra innovazione tecnologica e governance condivisa sarà possibile realizzare una trasformazione digitale che supporti la competitività europea e rafforzi l’autonomia strategica del continente.

Diversità dei modelli di wallet in Europa

I modelli di wallet digitali sviluppati dai governi europei presentano significative differenze, con approcci diversi sia nella collaborazione con attori privati che nella creazione di opportunità di mercato per operatori europei. In un contesto geopolitico in continua evoluzione, diventa cruciale evitare frammentazioni ed eccessiva regolamentazione, come sottolineato nei report Draghi (competitiveness) e Letta (EU single market). Il futuro dell’Unione si gioca sulla capacità di creare realtà industriali solide e integrate.

Il wallet europeo: una visione da costruire

L’architettura del wallet europeo è sostanzialmente costruita su tre pilastri fondamentali:

  • Identità digitale: per garantire identificazioni e autenticazioni sicure a individui e imprese.
  • Scambio di dati: per facilitare la condivisione sicura di informazioni e attributi verificati tra mercati e Paesi.
  • Pagamenti digitali: per supportare transazioni semplici e sicure, con un focus sul Digital Euro.

Questa visione, che non si limita solo all’identità ma che include anche attributi e pagamenti, rappresenta un passo avanti verso una maggiore interoperabilità e sicurezza per il mercato digitale europeo.

Identità digitali: un panorama variegato

Il panorama europeo delle identità digitali è ancora molto frammentato, sia per tipologia di utenti che per utilizzi da parte degli stessi. Mentre Paesi come Francia e Italia sono tra i leader, Germania e Spagna non figurano ancora nella top 10 per diffusione.

Inserimento dell'immagine in corso...Fonte: Politecnico di Milano / Dipartimento di ingegneria gestionale

Se si guarda la situazione a livello globale, attualmente sono attivi 149 wallet in Europa e nel resto del mondo (31 governativi, 4 privati in ambito pubblico e 114 privati) e questo sottolinea l’importanza di identità digitali e servizi fiduciari come pilastri della vita moderna e dei diritti nelle società contemporanee.

Inserimento dell'immagine in corso...Fonte: Politecnico di Milano / Dipartimento di ingegneria gestionale

L’Italia e lo stato dell’arte sull’identità digitale

In Italia, le proiezioni sull’adozione della CIEid, considerata la vera identità digitale legata alla Carta d’Identità Elettronica, evidenziano un ritardo di circa cinque anni rispetto agli obiettivi, qualora il tasso di crescita restasse invariato. SPID, invece, si conferma il fulcro dell’identità digitale italiana, rappresentando uno dei casi di maggior successo in Europa per numero di utilizzi. Va sottolineato, però, che lo SPID opera prevalentemente a un livello sostanziale di affidabilità (Level of Assurance o LoA Substantial) ed è gestito da operatori privati. Dal 2017, questi ultimi hanno facilitato l’ampia adozione dello SPID, investendo significativamente in distribuzione, assistenza e miglioramenti continui per incentivare i cittadini all’utilizzo.

Se si guardano i dati, risulta evidente che lo SPID è preferito dal 91% degli utenti per le autenticazioni rispetto alla CIE, nonostante quest’ultima offra un livello di affidabilità elevato (LoA High). Tuttavia, la crescita della CIE segue una curva più lenta, con un ritardo stimato di 4-5 anni rispetto allo SPID, sollevando dubbi sulla possibilità di rispettare i target e le scadenze normative. Questo ritardo è ulteriormente complicato dai requisiti imposti dal regolamento eIDAS 2, che richiede un livello di affidabilità elevato per molti servizi fiduciari, rappresentando una sfida significativa per l’Italia.

Inserimento dell'immagine in corso...Fonte: Politecnico di Milano / Dipartimento di ingegneria gestionale

Il recente Decreto-Legge 2 marzo 2024, n. 19, apre nuove opportunità per l’Italia, consentendo di integrare competenze pubbliche e private nella costruzione dell’IT-wallet. Questo strumento rappresenta un’evoluzione strategica per migliorare l’esperienza degli utenti e consolidare la posizione italiana nel panorama europeo.

Prospettive per il futuro dell’identità digitale europea

L’esperienza dell’Italia offre un insegnamento prezioso per il futuro dell’Europa: i tempi di adozione degli schemi di identità digitale variano significativamente e dipendono principalmente dalla convenienza percepita dagli utenti finali, intesa sia in termini di semplicità che di vantaggi concreti, oltre che dagli incentivi per i diversi attori dell’ecosistema a partecipare. Questo è uno dei principali ostacoli da affrontare per il successo del wallet digitale, influenzando le decisioni e il grado di coinvolgimento di tutti i soggetti interessati.

Per superare questa sfida, è fondamentale definire chiaramente gli incentivi per ciascun partecipante e promuovere un effetto volano capace di stimolare un’adozione volontaria da parte di utenti, fornitori di attributi, operatori di servizi fiduciari e di pagamento, e aziende che potrebbero beneficiare del sistema.

Il futuro del wallet digitale europeo dipenderà quindi dalla capacità di costruire un ecosistema collaborativo in cui tutti gli attori siano motivati a contribuire e in cui gli utenti finali possano percepire vantaggi reali e immediati.

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