Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia per mezzo del Grande Ictus Mnemonico. “Per salvare uomini e umanidi dalla noia assoluta” perché le memorie connesse fanno conoscere, fin dalla nascita, la vita futura di ciascuno, in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, con la base operativa su un ricostruito antico bus rosso a due piani, è incaricata di rintracciare le pochissime memorie connesse che riescono ancora a funzionare. Non è ancora chiaro se poi devono distruggerle o, al contrario, utilizzarle per ricostruire tutte quelle che sono state annientate, se devono cioè completare il lavoro del dottor Mabiis o, al contrario, riportare la galassia a “come era prima”.
Teneva le palpebre chiuse. Muoveva gli occhi. Levigava la spalla. Incideva il marmo sotto la mascella. Col pensiero scolpiva i fianchi leggeri e le cosce. Il calcare docile si sagomava. Le vene delle mani e del collo.
Shriina Cosic era sdraiata nella sua chaise longue di lavoro preferita. Lasciata dai suoi avi, agli inizi del XX secolo. Da lì scolpiva tutte le mattine. Metodica e instancabile. Chiudeva gli occhi e scolpiva.
La vetrata si arrossava. Il prato si brillantava. I gabbiani dall’inquieto mare. I corvi a contendere le grida del mattino. Shriina apriva gli occhi di nuovo. Per riposarli dallo scolpire. Per inseguire le ali distese. Per avido desiderio di sole. Ad ogni alba. Cercava i pensieri. Da modellare. Chiudeva gli occhi per scolpire di nuovo.
Ora una pioggetta cadente. Ora un sole sorgente. Una civetta ululante. Ora un marmo sognante.
“Agenti, attività di memorie connesse a trenta minuti di bus da qui.” La comandante Akila Khaspros usuava il rapporto mattutino.
“Sono in azione memorie connesse a un cervello creativo di prima classe. Scolpisce volumi. Anche da blocchi granitici. Se preleviamo queste memorie abbiamo recuperato un bottino di altissimo livello, se posso dire…” gongolava l’agente Sama Hargo, analista del linguaggio e delle memorie.
Il bus lisciava le erbe alte. Bagnate. Il bus rosso nel rosso del cielo. Scivolava la collina lieve. Curvava il declivio assonnato. Sobbalzava il pianoro silente. Le mattine sono padrone di ogni razza di risveglio. Anche delle razze ribelli.
Il bus rosso nel rosso della vetrata si ferma accanto. Precipitano gli agenti. Corrono al prato antistante. Dove statue saltano. Inchinano. Piroettano. Inseguono. Schernano. Sincrònicano. Altezzano.
“Formidabile comandante! Qui ci sono tonnellate di memorie connesse!” becera l’agente Sama Hargo. “Afferrate le statue e bloccate la scultrice!…” sibilsenzia. “È sdraiata là, dietro la vetrata, sulla chaise longue… occhi chiusi… il momento è perfetto!…” bisbigliacca.
Gli agenti agguantano. Bloccano. Chiudono. Piegano. Stringono. Sbreccano.
“Impossibile comandante! Neppure una memoria connessa!… non sono immagini… questo è marmo vero!”
Shriina Cosic spalanca gli occhi.
Il sole spalanca la vetrata.
Le statue si inchinano davanti a tanta arte.
(107 – continua la serie. Episodio “chiuso”)