l'audizione

Big tech e nuovi monopoli, stato del dibattito in Italia

In un momento in cui le economie globali hanno registrato drammatiche perdite conseguenti alla pandemia da Covid-19, non può sfuggire come invece le big tech abbiano visto incrementare guadagni e potere, muovendosi senza dovere rispondere a regole diverse da quelle dell’espansione. Ecco i rischi e le sfide che ciò comporta

Pubblicato il 28 Set 2020

Luciano Daffarra

C-Lex Studio Legale

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Nella fase di crisi economica aperta dall’emergenza sanitaria legata al covid 19, le grandi aziende del digitale si muovono senza dovere rispondere a regole diverse da quelle dell’espansione, orientata in maniera crescente verso segmenti di mercato che, attraverso l’alibi dell’innovazione, si presentano come complementari o, talvolta, come semplicemente supplementari rispetto ad essi.

Il rischio di nuovi monopoli si annida in tutti i settori dell’economia, dall’informazione alla finanza, passando dalla pubblicità.

Sui grandi temi della libertà di espressione e di informazione, sulle cosiddette fake news e sugli algoritmi di censura degli utenti si è tenuta lo scorso 16 settembre 2020 alla Commissione Vigilanza sul pluralismo dell’informazione della Regione Lazio,  l’audizione dei delegati di Google Italia e di Facebook Italia.

Le problematiche emerse sono molteplici, così come le sfide che i legislatori dovranno affrontare nel futuro prossimo per evitare nuove distorsioni legate al rafforzarsi dei monopoli digitali. Delineiamo lo scenario che ci attende.

Gestione delle informazioni e potere

Apple, Amazon, Netlix, Facebook e Google, sono le cinque Big Tech per eccellenza, nonché, i colossi che dominano il mercato economico attuale e si apprestano a controllare lo scenario globale futuro sia nelle aree di business che esse occupano attualmente, sia sfidando gli equilibri tradizionali della finanza e dell’imprenditoria in cui impattano massicciamente, dato che dispongono di una capitalizzazione che, oggi, supera i 5.000 miliardi di dollari: di fatto, esse stesse, generando un oceano di denaro senza precedenti e senza uguali, creano il mercato.

Dalle posizioni dominanti di GAFA (Google, Apple, Facebook, Amazon) sorgono forti perplessità legate alla gestione delle informazioni (i dati personali o le notizie false o tendenziose o, ancora la loro capacità di influenzare le masse anche a livello politico) e sull’uso degli algoritmi di censura degli utenti.

Temi che sarebbe quantomeno auspicabile fossero portati all’attenzione, spesso distratta, dei leader mondiali: si pone oggi, infatti, come primaria, la questione del possesso dei cosiddetti big data e quella del controllo degli strumenti che sviluppano e fanno funzionare l’Intelligenza Artificiale. Accanto a questi argomenti di centrale importanza vanno poi definite le dinamiche e stabiliti i limiti della raccolta delle risorse del mercato pubblicitario e della loro distribuzione sul mercato anche online.

I possibili effetti distorsivi dello strapotere delle big tech

Le modalità con cui le Big Tech si muovono nel settore bancario e l’enorme quantità di dati nelle loro mani, sono forieri di produrre effetti distorsivi sul mercato globale delle nuove banche digitali, sia in termini di benefici che di rischi, a partire dalla creazione di una maggiore inclusione finanziaria, all’amministrazione dei patrimoni dei singoli, fino alla concessione del credito, fenomeno che andrà a integrare, se non a sostituire, il sistema finanziario tradizionale. La grande disponibilità di informazioni privilegiate sui bisogni e sulle abitudini dei singoli e il costante monitoraggio delle linee di tendenza dei settori economici, favorisce le superstar digitali nell’orientare il mercato verso il Nasdaq, piuttosto che verso il Dow Jones con un rischio evidente di creare posizioni monopolistiche prettamente digitali.

In un momento in cui le economie del globo hanno registrato drammatiche perdite conseguenti alla pandemia da Covid-19, costringendo le imprese al di fuori dei settori tecnologici a modificare strutturalmente il proprio modello di business, in gran parte destinato a soccombere a causa del mutamento degli atteggiamenti dei consumatori e della loro inclinazione a determinati stili di vita (si pensi, ad esempio, al settore della ristorazione e alberghiero, a quello del traffico aereo, al patrimonio immobiliare e agli stessi sistemi di apprendimento e di insegnamento),  non può sfuggire al lettore che non sono poche le piccole o medie imprese dell’economia tradizionale che, spontaneamente, cedono alle allettanti offerte di acquisto del controllo da parte dei detentori delle grandi risorse economiche e degli strumenti della tecnologia che comandano l’intera economia globale.

Se, poi, come è logico pensare, sempre più gli scenari della ricerca e della tecnica si svilupperanno attraverso il perfezionamento del cosiddetto “machine learning”, cioè dell’Intelligenza Artificiale, attraverso cui i computer acquisiscono e dispongono delle informazioni raccolte ed elaborate con provenienza dai big data, non vi sono esitazioni nell’indicare le Big Tech come i soggetti che sono posti nelle condizioni più favorevoli per la gestione e il possesso dei mezzi necessari per trarre a proprio tornaconto qualunque settore economico.

Conclusioni

Queste brevi notazioni ci portano a pensare che ci troviamo di fronte a un network di diversi operatori in posizione monopolistica, titani nel proprio ambito, in grado di condizionare un numero crescente e incredibilmente elevato di soggetti e di imperare nell’economia on line. Risulta dunque improcrastinabile stabilire condizioni normative valevoli a livello globale affinché le Big Tech agiscano con uguale trasparenza in ogni area in cui operano, essendo assoggettati a un equo prelievo fiscale dei ricavi. Ma appare ancora più importante che si introducano rafforzamenti legislativi affinché le superstar digitali siano tenute a precisi obblighi non discriminatori, assumendo esse il ruolo di fornitori di servizi indispensabili e non rinunciabili, nei confronti di ciascun soggetto in ogni Paese del mondo.

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