Mutazioni socio-tecnologiche

Cosa resterà di questa pandemia: l’impatto su individui, gruppi e società

L’ingresso del Covid nella nostra quotidianità ha portato a una radicale riorganizzazione dei contatti sociali e la radicalizzazione dei processi digitali. Cosa resterà di questi cambiamenti quando la tempesta sarà passata e torneremo alla nostra “nuova” normalità?

Pubblicato il 17 Mar 2021

Davide Bennato

professore di Sociologia dei media digitali all’Università di Catania

Photo by Tore F on Unsplash

È ormai passato un anno da quando il Covid19 è entrato nelle nostre vite, stravolgendo abitudini sedimentate e modi di vita radicati. Sono stati innumerevoli i cambiamenti che la pandemia ha portato con sé, ma per amor di semplificazione possiamo ridurre a due traiettorie principali: la riorganizzazione dei contatti sociali e la radicalizzazione dei processi digitali.

Il forzato distanziamento fisico associato alle opportunità digitale ha creato uno spazio ibrido socio-tecnologico in cui le necessità sociali si sono avvalse di piattaforme digitali per dar luogo a forme relazionali sicuramente nuove e interessanti.

L’anno uno della pandemia è caratterizzato da ricostruzione economica, riflessione ecologica e campagna vaccinale. Ma è possibile delineare uno scenario per capire cosa resterà delle mutazioni improvvise che la pandemia ci ha posto davanti?

Per semplificare il discorso, dividerò il mio ragionamento in tre parti a seconda della dimensione sociale di riferimento: l’impatto microsociale, l’impatto mesosociale, l’impatto macrosociale.

L’impatto microsociale

Per impatto microsociale faccio riferimento a tutto quanto riguarda la vita delle persone intese come singoli individui. In questo caso l’impatto della pandemia è stato quello di rendere le tecnologie digitali strumenti abilitanti, ovvero dispositivi mettono le persone nelle condizioni di poter fare qualcosa, di svolgere un’attività. Il processo non è nuovo, avvisaglie erano già presenti nelle diverse forme delle culture digitali, ma la pandemia ha sicuramente estremizzato queste situazioni. Solo un anno fa era assolutamente inimmaginabile usare le tecnologie digitali per “incontrare le persone”, mentre adesso la riduzione della distanza fisica tramite il rinforzo della presenza sociale è diventata una strategia non solo tipica dei giovani, ma anche degli adulti. Pensiamo ad esempio al boom dei videogiochi che consentono di parlare o chattare in tempo reale come Roblox o Fortnite.

Prima erano appannaggio dei ragazzi e delle ragazze gamer, ovvero appassionati di tecnologie videoludiche, adesso invece sono diventati sostituti dei campetti gioco, dei parchi e dei cortili di quartiere. Per avere consapevolezza di questa situazione, basta andare sui principali marketplace digitali e vedere le innumerevoli offerte su strumenti come microfoni e cuffie per il gaming per capire come il videogioco inteso come sostituto – più o meno temporaneo – del gioco in presenza sia diventato la norma e non più l’eccezione.

Simmetrica e differente la situazione per gli adulti: usare le piattaforme digitali come sostituto della presenza fisica. Lunghe chiacchierate in videochat da Skype a Whatsapp, passando fino a Google Meet per i più tecnologici. Anche in questo caso i processi commerciali dei marketplace sono sintomatici: il prodotto più venduto e con maggiore presenza di offerte sono le cuffie: in ear, over ear, a cancellazione di rumore, ognuna di esse svolge un preciso ruolo nella digitalizzazione della vita quotidiana. Le cuffie in-ear sono pensate per la mobilità e per lo sport, le cuffie over-ear per il lavoro sedentario e stabile, le cuffie a cancellazione di rumore sono scelte per immergersi nei propri consumi culturali prevalentemente audiovisivi. Si potrebbe dire: dimmi che cuffia hai comprato negli ultimi tre mesi e ti dirò che socialità digitale esprimi. Non è una novità. Il walkman degli anni ’80 è stato sintomatico di una nuova forma di consumo culturale come ci ricordano alcuni classici studi di sociologia della comunicazione (Du Gay et al. 1997): il XXI secolo non ha fatto altro che costruire un’autostrada dove prima c’era un sentiero.

L’impatto mesosociale

L’impatto mesosociale sono le conseguenze socio-tecnologiche che hanno riguardato i piccoli gruppi sociali: famiglie, amici, colleghi, scuole, università e quant’altro. In questo caso, la pandemia ha reso le tecnologie digitali infrastrutture sociali vere e proprie, ovvero tecnologie che erogano servizi che rendono possibile la collaborazione sociale (Bennato 2013). Gli esempi sono molteplici.

La didattica a distanza

Prendiamo alcuni casi. La digitalizzazione della scuola e le forme della didattica a distanza. È davvero difficile pensare che un servizio pubblico come l’istruzione si sarebbe potuto svolgere senza l’universo dei tool digitali che vanno da Google Meet a Microsoft Teams. Queste tecnologie nel loro essere supporto principale non hanno reso possibile l’esperienza scolastica, sono state esse stesse l’esperienza scolastica. Basta pensarci un attimo: l’ingresso a scuola annunciato dalla campanella si è trasformato nel suono di sistema del computer acceso e del click di accesso alla piattaforma di e-learning dedicata. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: la piaga del digital divide che ha mostrato un paese senza vere infrastrutture digitali moderne e con un forte problema di dotazione tecnologica senza dimenticare il rischio culturale e politico di consegnare l’istruzione scolastica e universitaria in mano a piattaforme private come Google e Microsoft.

Lo smart working

Altro esempio: il lavoro a distanza, dal telelavoro allo smart working. Il XX secolo – facendo propria la lezione del XIX secolo – ci aveva abituato alla separazione fra lo spazio di lavoro e lo spazio domestico, la pandemia del XXI secolo ci ha mostrato che non c’è più una reale distinzione fisica fra luogo di lavoro e luogo di vita domestica. Questo ultimo anno ci ha messo davanti ad una situazione professionale, prevalentemente nel settore dei servizi ma non solo, in cui le riunioni sono aumentate di numero ma diminuite nei tempi grazie/per colpa dello streaming video e in cui la condizione tipica del contesto di riunione è una persona con dietro una finestra o una libreria. Il senso di tutto ciò è che le tecnologie che consentono la collaborazione e il confronto con gli altri sono diventati i nostri luoghi di lavoro che aprono un vero e proprio spazio lavorativo all’interno dello spazio domestico, una specie di buco nero pubblico all’interno di uno spazio privato, riproducendo nella quotidianità quello che nei social ormai avviene da anni, ovvero la con-fusione pubblico/privato (boyd 2014).

L’impatto macrosociale

Macrosociale è l’orizzonte dell’impatto che riguarda le grandi istituzioni sociali (nel senso sociologico del termine) come il mercato, la politica, la cultura. In questo caso la pandemia ha reso le tecnologie digitali l’orizzonte sociale all’interno del quale muoversi (Marres 2017). Chiarisco meglio questo punto. Prendiamo il caso del mercato, inteso come l’istituzione sociale dedita alla distribuzione, acquisto e consumo di beni. Sicuramente questa forma istituzionale si fonda su un sistema che non richiede le tecnologie digitali di riferimento: la produzione è un problema di settore produttivo, la logistica è un problema di trasporto fisico, il consumo è un problema di distribuzione.

Ma l’accesso al mercato è una questione legata alle tecnologie digitali. Detto altrimenti: se non posso andare al supermercato o al negozio per acquistare beni di prima necessità o di consumo, ho bisogno di qualcuno che completi “l’ultimo miglio” ovvero lo spazio che dai punti della grande distribuzione arrivi fino a casa mia. In una situazione di spostamenti limitati, il consumo è garantito da una riorganizzazione di alcuni aspetti della logistica. Anche qui gli esempi abbondano: la crescita delle possibilità di acquisto rese possibile dai marketplace digitali (Amazon e Ebay ma non solo) e la nascita di una nuova categoria di distribuzione rappresentata dalle piattaforme di consegna a domicilio e dalle nuove infrastrutture rappresentate dai riders.

Prendiamo il mondo della cultura: cinema, teatri, editoria. Non essendo abituati a un ripensamento radicale della loro offerta, complice anche un sistema industriale ingessato, sono quelli che più hanno sofferto le chiusure dei vari DPCM senza essere in grado di offrire servizi alternativi o tentare di costruire un nuovo patto sociale tra servizio e pubblico. Quanti di questi operatori della distribuzione culturale hanno adottato soluzioni tecnologiche per venire incontro alla nascita di un nuovo utente, il consumatore culturale domestico? Alcune librerie, per esempio, si sono mosse per la consegna a domicilio, ma i numeri sono talmente piccoli da far pensare ad un esperimento di librai illuminati invece che un approccio di sistema. In questo caso è mancato l’orizzonte sociale che le tecnologie sarebbero state in grado di costruire.

Conclusioni

In sintesi, ormai si parla di una nuova normalità, intendendo in questo modo che la pandemia non è stata un caso isolato, ma una prova generale di una situazione generale dovuta allo sconvolgimento climatico. In questa normalità la tecnologia digitale è diventata protagonista perché ha reso possibile l’interazione sociale in assenza di presenza fisica. Ovviamente non è possibile una società senza socializzazione, uno spazio comunque senza coinvolgimento diretto, ma se guardiamo le cose in prospettiva, già la globalizzazione aveva mostrato che dalla società del qui ed ora si era passata ad una società delle reti, intese come network di distribuzione, di comunicazione, di collegamento.

La pandemia ha mostrato le opportunità del digitale, ora tocca a un sistema sociale consapevole fare in modo che il digitale non sia un aspetto circostanziale in attesa di un ritorno ad una – presunta – normalità ma un aspetto strutturale da integrare correttamente e in modo lungimirante con la vita contemporanea.

Bibliografia

Bennato, D. (2013), Istituzioni tecnologiche e partecipative. I social media come istituzioni sociali, in M. Cacioppo, S. Severino (a cura di), La prossimità a distanza. Contributi psicosociali per lo studio degli usi, abusi e dipendenze nel Web 2.0, Franco Angeli, Milano, pp. 70-86.

boyd, d. (2014), It’s complicated. La vita sociale degli adolescenti sul web, Castelvecchi, Roma, 2017.

du Gay, P., Hall, S., Janes, L., Madsen, A.K., Mackay, H., Negus, K. (Eds) (1997), Doing Cultural Studies: The Story of the Sony Walkman, Sage, Thousand Oaks.

Marres, N. (2017). Digital sociology: The reinvention of social research, Polity Press, Cambridge.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Social
Video
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati