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Figli e social: se lo “sharenting” si ritorce contro i genitori

La vita di Leone Lucia, il figlio di Fedez e Chiara Ferragni è stata messa online fino quasi dal suo concepimento: è già una piccola star, un personaggio pubblico a tutti gli effetti. Ma se fosse nostro figlio? Ecco cosa dice la giurisprudenza e cosa accade in altri Paesi Ue

Pubblicato il 28 Giu 2019

Roberto Maraglino

Data Protection & Information Security Manager

Lo sharenting prolifica anche a scuola: cattiva abitudine che può penalizzare i nativi digitali

Cosa succede se un figlio, da grande, non gradisse le immagini che gli orgogliosi genitori hanno pubblicato sui social fin dalla sua primissima infanzia (fino magari alla problematica adolescenza)? Se queste fossero causa di imbarazzo o di bullismo?

Tutti i genitori, in quest’epoca di esibizionismo a tutti i costi, di diffusione online anche di aspetti estremamente privati e intimi della vita dei figli (gli anglosassoni hanno coniato il termine “sharenting” dalla contrazione tra sharing e parenting), dovrebbero cominciare a porsi queste domande, per prevenire problemi in futuro, quando i pargoli – ormai adulti – potrebbero adire alle vie legali contro quello che a tutti gli effetti si prefigura come un abuso.

Partiamo da un caso tra più emblematici di questa forma di social-ostentazione portata all’estremo: quello dei “ferragnez”.

Le gesta eroiche del piccolo Leone

Delle gesta di Leone Lucia, figlio di Chiara Ferragni, una delle fashion blogger più conosciute a livello mondiale, e del cantante Fedez (noti anche come i “ferragnez”) sappiamo ormai tutto. La sua vita, quasi sin dal concepimento ad oggi, è una storia raccontata nei dettagli sui social.

“E’ nato Leone, il figlio di Chiara Ferragni e Fedez”. “Ecco le prime tenerissime immagini”, “Nessun battesimo per Leone”, “Eccolo a casa mentre gioca”, “Leone operato per una piccola operazione ai timpani”.

La Ferragni su Instagram ha oltre 16,5 milioni di follower, gente che legge i suoi post e quelli del marito Fedez, che di seguaci su Instagram ne ha appena (!) 8 milioni. Entrambi raccontano la loro vita e quella del piccolo Leone postando foto e dettagli personali del piccolo.

La storia di Leone ci ricorda quella del film “The Truman Show dove un ignaro protagonista, senza aver prestato alcun consenso, era al centro, suo malgrado, di una storia seguitissima.

Leone è già un personaggio pubblico con tanto di profili social, originali o fake non importa! Si sprecano i post ed i profili sulla varie piattaforme social; solo su Instagram si contano oltre 53 profili intestati al piccolo Leone, con tanto di foto.

Che lo voglia o no, i genitori per lui hanno già deciso che sarà, anzi è, un personaggio pubblico la cui vita è alla mercé di tutti. Sul web sono riportate le informazioni relative al suo stato di salute: i genitori non si sono fatti scrupolo di diffondere i dettagli relativi al piccolo intervento cui è stato sottoposto il piccolo salvo poi dichiarare, dopo le critiche di Striscia la Notizia sul caso:

Questa situazione ci ha fatto capire che siamo figli di questa generazione e comunichiamo in un certo modo ma a volte è meglio tenersi le cose per sé quindi ovviamente è anche un po’ colpa nostra, ed è giusto ammetterlo”.

Oggi le notizie di Leone continuano a spopolare sui social.

Ma come la prenderà Leone quando crescerà?

Se si trattasse di nostro figlio

Supponiamo del resto che al posto di Leone ci sia nostro figlio che è tanto carino (tutto suo/a padre/madre). Di nostro figlio siamo orgogliosi di mostrare le foto su Facebook. Assodato che, indipendentemente dal profilo più o meno privato ed impostato secondo le regole e impostazioni di sicurezza e privacy consone, le informazioni caricate sul web sappiamo dove vengono inserite ma non sappiamo che fine faranno.

Qualche malintenzionato potrebbe utilizzarle per fini illeciti: pedo-pornografia per esempio o forse più semplicemente cyberbulismo dei suoi compagni di scuola. La foto caricate sul nostro profilo privato o pubblico seguiranno vie che oggi non conosciamo, magari copiate, divulgate, modificate e poi trasmesse su circuiti che ignoriamo; non necessariamente con finalità malevoli. Magari semplicemente archiviate su un device di uno dei nostri contatti o ancor più banalmente lasciate pubbliche sul nostro (o suo) profilo Instagram.

In Austria, figlia denuncia i genitori

Potrebbe capitare un giorno che il nostro piccolo, cresciuto, si candidi per un importante incarico politico. Come reagirebbe se improvvisamente qualcuno tirasse fuori dal cappello quelle foto che i suoi genitori decine di anni prima hanno diffuso sul web? Foto divulgate all’insaputa del piccolo che quindi si sentirebbe in diritto di denunciare i suoi genitori.

E’ già capitato a settembre 2016 in Austria. Una ragazza della Carinzia ha fatto causa ai suoi genitori che, senza alcun consenso, hanno pubblicato le sue foto su Facebook.

Ha dichiarato: «Non voglio che la mia infanzia sia pubblica, mi imbarazza»

I due genitori avrebbero pubblicato oltre 500 foto che ritraggono la figlia dal 2009 (quando la stessa aveva 11 anni) ed in diversi momenti della sua crescita. Foto condivise con oltre 700 amici.

Oggi è in auge il personal branding quale chiave di successo. Blogger e influencer ogni giorno investono tempo e denaro per creare un proprio brand di successo: un personal branding. Anche nelle ricerche di candidati la cosiddetta personal reputation diventa sempre di più fondamentale per giocarsi le proprie carte in modo vincente. Ma cosa succede se qualcuno ha già lavorato sulla nostra immagine, il nostro brand? Quanto il diritto all’oblio riuscirà a prevalere sull’inesorabile legge della libera divulgazione in rete.

In Francia multe fino a 45 mila euro

In Francia, la legge sulla privacy prevede una multa fino a 45 mila euro, oltre alla possibile reclusione ad un anno di carcere, per chi divulga immagini di una persona in luogo privato, senza autorizzazione.

Il giornale francese Le Figaro aveva anche curato un’inchiesta sul tema ipotizzando che la legge avrebbe consentito ai figli, una volta divenuti maggiorenni, di denunciare i propri genitori.

In Italia madre condannata a rimuovere foto dai social

Anche in Italia c’è stato un primo caso. Il Tribunale di Roma con una Ordinanza del 23 dicembre 2017 ha condannato una madre a rimuovere immediatamente le immagini e i contenuti, che riguardano il figlio sedicenne, da Facebook e da altri social pubblicati senza il consenso del ragazzo. Il giudice ha stabilito che il genitore deve provvedere alla cancellazione delle foto entro un termine perentorio, pena la condanna a 10.000 euro di sanzione.

La decisione del giudice ha trovato fondamento nell’art. 96 della Legge sul Diritto d’Autore che prevede che il ritratto di una persona non possa essere esposto senza il suo consenso, salvo alcune eccezioni. Oltre a ciò è stata rilevata la tutela rafforzata del minore in virtù dall’art. 16 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo del 1989.

In quest’ottica una sentenza del tribunale di Mantova (del 2017) ha stabilito che per la pubblicazione delle foto dei figli occorre necessariamente il consenso di entrambi i genitori. In assenza dell’accordo dei due genitori, la foto non è pubblicabile.

In virtù di ciò forse andrebbero contemperati due interessi contrapposti:

  • la creazione di un bacino di follower per il proprio figlio a scapito, o forse nell’interesse, di un soggetto privo di capacità di agire. Un potenziale investimento per un soggetto privo del sia pur minima capacità di esprimere un consenso privacy valido (capacità che il “nuovo” Codice Privacy ha aggiornato a 14 anni).
  • il diritto dell’individuo ad autodeterminarsi, a scegliere liberamente quale personal brand crearsi, ad autodeterminarsi a proprio gusto e piacimento quando ne avrà mezzi e capacità.

Maggiore è il numero di follower maggiore sarà il compenso che le società saranno disposte a pagare, ai fini marketing, perché maggiore è il bacino di destinatari dei messaggi.

Un singolo post di Chiara Ferragni su Instagram viene valutato intorno ai 10.000 dollari.

Il “caso” Achille Costacurta

Achille Costacurta, figlio di Martina Colombari e Billy Costacurta, ad appena 13 anni su Instagram ha già 39mila follower e indossa (o sponsorizza) su suoi post scarpe da ginnastica. E’ stato preso d’assalto sui social dopo che ha condiviso una storia in cui mostra al polso un Rolex da più di 7.000 euro. Per lui si sono aperte le porte per una rosea carriera di Influencer, una opportunità.

In teoria a 13 anni, per la legge italiana, dovrebbero essere i genitori a controllarne le iscrizioni e magari anche i post. Ai sensi dell’art Art. 2-quinquies del D.lgs 196/2003 solo “il minore che ha compiuto i quattordici anni può esprimere il consenso al trattamento dei propri dati personali in relazione all’offerta diretta di servizi della società dell’informazione”. Ma i genitori si sa, sono attenti agli “interessi” dei figli!

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