l’analisi

Tutelare la creatività nell’era dell’IA generativa: come fare



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Le opportunità fornite dall’intelligenza artificiale generativa per il settore creativo sono significative ma allo stesso tempo sono necessari regole che fissino decisi paletti che consentano di coniugare l’innovazione con i diritti dei cittadini, dei consumatori e dei creativi

Pubblicato il 2 ott 2023

Enzo Mazza

CEO F.I.M.I. (Federazione industria musicale italiana)



Programma nazionale intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale generativa rimane al centro del dibattito mentre avanzano le proposte di regolazione europea e i tribunali iniziano a confrontarsi con le prime iniziative giudiziarie contro le piattaforme.

Il dibattito su IA generativa proprietà intellettuale e copyright

Del tema si è anche occupato l’evento organizzato a Roma dal Sottosegretario per i beni culturali con delega al diritto d’autore Lucia Borgonzoni ““Intelligenza Artificiale: creatività, etica, diritto e mercato” con il coinvolgimento di esperti nazionali ed internazionali.

“L’Italia” ha detto Borgonzoni, “saprà occupare una posizione centrale nella discussione attorno alle opportunità e alle sfide lanciate dall’uso dell’intelligenza artificiale generativa nel campo delle industrie creative, che si sta consumando a livello globale ai più alti tavoli istituzionali.”

Il nostro Paese, effettivamente, avrà la prossima presidenza del G7 dove, come si è visto con lo statement di Hiroshima, l’AI generativa e i riflessi sulla proprietà intellettuale e copyright saranno in agenda.

L’Artificial Intelligence Act

Il diritto d’autore compare anche nell’ambito dell’Artificial Intelligence Act in discussione al trilogo di Bruxelles dopo il voto al Parlamento EU sulla proposta di regolamentazione europea.

Come è noto, il testo del Parlamento EU è stato modificato includendo in particolare i foundation model, ovvero i modelli di base dell’intelligenza artificiale generativa la cui regolamentazione è prevista dall’art. 28 (b

La proposta di regolamento prevede (Articolo 28b, para. 4c, Allegato VIII, art. 60g) che, laddove i dati di formazione siano protetti da diritti d’autore di terzi, la piattaforma a dovrà fornire una sintesi pubblica di tali dati. Inoltre, sarà obbligatorio dovrà informare gli utenti che il contenuto generato è stato realizzato un sistema di IA e non da esseri umani.

L’obiettivo è quello di mitigare l’estrazione di dati (web scraping o harvesting) che contengono opere protette da diritti di proprietà intellettuale. Questo è da leggersi sicuramente in combinato disposto stabilito dalla Direttiva copyright in relazione al “text e data mining”, ovvero l’eccezione per l’estrazione di dati che è tuttavia limitata agli scopi di ricerca scientifica, mentre è notevolmente ristretta per gli scopi commerciali e con necessità di ottenere le opportune licenze.

Trasparenza e protezione dei diritti

Le previsioni relative alla trasparenza e protezione dei diritti sono fondamentali in particolare per il settore musicale che ha espresso la propria visione sull’andamento del trilogo EU in materia.

“L’obbligo di tenere registrazioni accurate dovrebbe consentire di risalire all’inizio dello sviluppo per fornire una catena di utilizzo completa. Inoltre, per evitare il “riciclaggio dell’intelligenza artificiale”, deve estendersi a tutti i sistemi resi disponibili nell’UE o che producono risultati utilizzati nell’UE, indipendentemente dalla giurisdizione in cui la formazione o i test potrebbero aver avuto luogo. La mancata tenuta di registrazioni dettagliate dovrebbe dar luogo a una presunzione di utilizzo dei dati in questione”, ha specificato una coalizione di titolari di diritti.

“La proposta del Parlamento Ue è un passo nella giusta direzione. Riteniamo che la proposta del Parlamento europeo di obbligare i fornitori di IA a registrare i dati utilizzati per addestrare l’IA, compreso il materiale protetto dalla legge sul diritto d’autore, e a renderli disponibili in modo sufficientemente dettagliato affinché i titolari dei diritti possano identificare e far valere i propri diritti, sia una prima passo nella giusta direzione. “ha concluso lo statement della coalizione che include le federazioni dell’industria musicale IFPI, degli editori librari FEP, delle società degli autori ed editori Gesac ecc.

Uso di contenuti per l’addestramento dell’AI: il dibattito oltreoceano

La questione dell’utilizzo di contenuti per l’addestramento dell’AI è ovviamente di grande attenzione anche dall’altra parte dell’atlantico dove proprio di recente diversi autori famosi (tra cui John Grisham, Michael Chabon, George R.R. Martin e Jodi Picoult) si sono uniti alla Authors Guild in un’azione legale collettiva contro OpenAI poiché l’intelligenza artificiale generativa pone minacce sia finanziarie che esistenziali alla loro professione. La denuncia riguarda la violazione del diritto d’autore nell’utilizzo delle opere degli autori per “addestrare” ChatGPT e nell’output generato dalla piattaforma.

Secondo la denuncia i libri dei querelanti sono stati scaricati da repository di ebook pirata e poi copiati all’interno di GPT 3.5 e GPT 4 che alimenta ChatGPT e migliaia di applicazioni e usi aziendali, da cui OpenAI prevede di guadagnare molti miliardi. Questi “libri scritti, modificati e pubblicati professionalmente” sono “una fonte particolarmente importante di dati sulla “formazione” LLM”, come afferma la denuncia, perché consentono a GPT di fornire risultati migliori e più commerciali.

“GPT è già utilizzato per generare libri che imitano il lavoro di autori umani, come il recente tentativo di generare i volumi 6 e 7 della serie Il Trono di Spade del querelante George R.R. Martin, Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, così come i numerosi libri generati dall’intelligenza artificiale. Libri che sono stati peraltro pubblicati su Amazon e spacciati per generati dall’uomo cercando di trarre profitto dalla reputazione duramente guadagnata da un autore umano” affermano i querelanti.

Il dibattito in seno al Governo Usa

Intanto anche nelle sedi istituzionali USA l’AI generativa è oggetto di grande attenzione in vista di possibili iniziative legislative.

Mercoledì 13 settembre, il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer ha dato il via a una serie di forum sull’intelligenza artificiale del Congresso con un incontro a porte chiuse per i senatori con i più importanti AD tecnologici statunitensi, specialisti di intelligenza artificiale e leader della società civile. Almeno 60 senatori hanno partecipato all’incontro, dove tutti i partecipanti hanno concordato sul fatto che il governo ha un ruolo nella regolamentazione dell’IA. Si prevede che il prossimo forum sull’IA del Senato si concentrerà su “come il governo può incoraggiare l’innovazione per mitigare i rischi dell’IA e liberarne il potenziale”.

La sottocommissione giudiziaria del Senato per la privacy, la tecnologia e la legge ha tenuto un’audizione sul tema “Supervisione dell’intelligenza artificiale: legislazione sull’intelligenza artificiale”. I senatori hanno ascoltato un professore di diritto dell’Università di Boston, il capo scienziato di NVIDIA e il presidente di Microsoft sulle sfide e le opportunità presentate dall’intelligenza artificiale e sui modi in cui ritengono che la legislazione possa promuovere l’innovazione e affrontare i principali rischi. Gran parte dell’udienza si è concentrata sul quadro normativo recentemente pubblicato dal presidente, il senatore Richard Blumenthal (D-CT), e dal senatore Josh Hawley (R-MO), che include la concessione di licenze agli sviluppatori per determinati usi ad alto rischio, la creazione di un organismo di controllo indipendente e l’informativa sui contenuti generati dall’intelligenza artificiale.

Allo stesso tempo, la sottocommissione per il commercio del Senato per la tutela dei consumatori, la sicurezza dei prodotti e la protezione dei dati ha tenuto un’audizione sul tema “La necessità di trasparenza nell’intelligenza artificiale”. Tra i testimoni c’erano rappresentanti della BSA | Software Alliance, Carnegie Mellon University, Information Technology Industry Council (ITIIC) e WITNESS (un’organizzazione per i diritti umani). I partecipanti hanno discusso del bilanciamento tra le promesse dell’intelligenza artificiale e la necessità di salvaguardie e protezioni, incluso uno scambio tra il presidente Hickenlooper e il dottor Ramayya Krishnan della CMU che ha evidenziato la necessità di proteggere i creatori e l’uso delle loro opere.

Conclusioni

Per tornare all’evoluzione in Europa, è evidente che il tema centrale della tenuta dei registri di tutto ciò che è servito per addestrare i sistemi di AI va ben oltre la questione dei contenuti protetti da copyright ma riguarda tutto, compresi diritti della personalità, dell’immagine, della privacy.

Le opportunità fornite dall’intelligenza artificiale generativa per il settore musicale sono significative ma allo stesso tempo è necessario che la regolamentazione di discussione in Europa fissi dei decisi paletti che consentano di coniugare l’innovazione con i diritti dei cittadini, dei consumatori e dei creativi.

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