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Il cellulare è il nuovo motorino: ecco come negoziare le regole per un uso consapevole

Per le nuove generazioni il cellulare non è solo uno strumento, ma un senso e un significato. Ha la stessa valenza che aveva per noi il motorino: rappresenta l’entrata a pieno titolo nella società. Ecco come un stipulare un “contratto educativo” per responsabilizzare nostro figlio di fronte a questo significato

Pubblicato il 08 Lug 2020

Ivan Ferrero

Psicologo delle nuove tecnologie

privacy minori

Prima o poi arriva il tanto temuto giorno: quello in cui si regala il primo cellulare al proprio figlio.
E mentre il pargolo salta di gioia, il genitore già sta prevedendo scene apocalittiche di litigate, relazioni genitore-figlio rovinate, dipendenza dallo smartphone con inevitabili crolli del rendimento scolastico.
Sebbene molte di queste paure siano da ridimensionare, un dispositivo elettronico come un cellulare connesso ad Internet e lasciato in mano a un pre-adolescente può diventare una bomba a orologeria se non insegniamo al ragazzo a gestire la libertà di esplorazione e di movimento che ricaverà da questo regalo tanto atteso.

Fortunatamente ci vengono in aiuto degli accorgimenti che possono aiutare i nostri ragazzi, e uno di questi, probabilmente il primo e uno tra i fondamentali, è l’idea di un contratto.

Le finalità educative di un contratto

Per ogni mossa che facciamo con i nostri ragazzi in qualità di adulti, sia da genitori che da insegnanti o educatori, dobbiamo tenere sempre presente l’elemento principe: tutto deve avere una finalità educativa.
In questo ovviamente rientra anche l’idea del contratto.

Stiamo parlando però di una negoziazione: un contratto educativo non è un insieme di regole calate dall’alto, ma una sorta di vademecum, delle indicazioni negoziate insieme al nostro ragazzo.

Ciò che deve fare da sfondo costante è la costruzione di un senso: che senso e che significato avranno per nostro figlio il possedere un cellulare?
Per i nostri ragazzi un cellulare non è solamente uno strumento per messaggiare con gli amici e per ingannare il tempo tra una partita ai videogiochi e un messaggio ai suoi compagni.
Attraverso questo strumento i  ragazzi rimangono in contatto con le persone che conoscono, ne incontrano di nuove, si intrattengono, si informano, conoscono ed esplorano il mondo.

Lo smartphone quindi è un vero e proprio passaggio iniziatico che segna uno stacco tra l’età della totale dipendenza dai genitori (o chi si prende cura del bambino) e l’età della indipendenza.
Nel momento in cui un ragazzo entra in possesso di uno smartphone di sua proprietà e con una SIM sua, per cui non deve più dipendere dai cellulari dei genitori, viene sancito l’avvio di un percorso verso la sua totale autonomia, un po’ ciò che ai tempi nostri rappresentava il motorino oppure la patente.

Ecco perché più delle regole che verranno segnate è importante la fase della negoziazione, momento preziosissimo per responsabilizzare nostro figlio di fronte a questo significato.

Regole e responsabilità

Negoziare le regole insieme al ragazzo comporta anche che quest’ultimo si senta più responsabile delle conseguenze derivanti dalla loro non osservanza.
I ragazzi sono hacker per definizione.

È l’età in cui iniziano a osservare il mondo esterno senza i filtri imposti o proposti dagli adulti di riferimento, per cui è normale che tentino di forzare le regole della Società: è il loro modo per capire fin dove possono spingersi e cosa accade se si spingono troppo oltre.
Ma se queste regole sono state decise anche da nostro figlio allora il rapporto con esse cambia radicalmente, favorendo l’aderenza ai punti indicati nel contratto.

L’avere un elenco di norme porta anche ad un utilizzo meno compulsivo dello strumento digitale.

La negoziazione come modo per migliorare la relazione genitore-figlio

Una negoziazione ben condotta aiuta anche genitori e figli ad entrare maggiormente in contatto tra loro, favorendone la relazione.

È il momento, il luogo, lo spazio emotivo e cognitivo in cui nostro figlio sperimenta che con noi si può anche parlare, e lo aiuta a comprendere che le regole trovate insieme non esistono per limitargli l’utilizzo dello strumento tanto atteso, ma anzi per aiutarlo ad utilizzarlo nel migliore dei modi per se stesso.

Un altro effetto collaterale è che ne gioverà anche la nostra figura di educatore: le fasce più giovani, soprattutto all’età delle scuole elementari e medie, fanno ancora fatica a separare il contenitore dal contenuto, soprattutto quando si parla di esseri umani e di relazione.
Ecco quindi che il valore e la bontà del contenuto viene pesantemente influenzato dalla percezione che il nostro ragazzino ha nei confronti del contenitore.
In poche parole: la valenza emotiva di un messaggio sarà fortemente condizionata da come il nostro ragazzo percepisce la persona che gli sta portando il messaggio.
E’ l’età in cui il ragazzo studia perché il professore “è bravo e se lo merita”, oppure inizia a prendere brutti voti perché “la prof è una str**za” (e di conseguenza spiega male…).
Sono gli anni in cui di fronte ad una proposta il ragazzo parte prevenuto prima ancora di avere ascoltato la proposta stessa, e forse solo perché la persona in questione gli sta antipatica.

In questo contesto ritagliarci dei momenti per la negoziazione aiuta alla percezione della nostra figura da parte del ragazzo, e ne gioverà l’intero rapporto futuro.

Come negoziare il contratto

Abbiamo parlato della negoziazione come di uno spazio emotivo e cognitivo, per cui non solo il contenuto (le regole) assume importanza, ma anche il contenitore (il contesto).
Essendo il momento della negoziazione prima di tutto uno spazio emotivo e cognitivo, è utile operare alcuni accorgimenti nella costruzione di quello che è un vero e proprio setting:

  • Ritagliamoci dei momenti ad hoc, in modo che il nostro ragazzo percepisca l’importanza della cosa: non sta semplicemente ricevendo un cellulare, ma sta ricevendo lo strumento che rappresenta per lui un salto evolutivo
  • Possibilmente facciamo in modo di avere uno spazio dedicato, e non lasciato al caso. Questo è molto importante soprattutto se prevediamo che la negoziazione sarà svolta su più momenti
  • Rendiamo questo spazio intimo, senza distrazioni esterne

Da quanto scritto sopra appare evidente una qualità fondamentale di tutto questo: all’interno di questo spazio non esiste il giusto e sbagliato, ma due (o più) persone che riflettono su quale sia il modo migliore per utilizzare lo smartphone.

Il clima deve essere accettante e non giudicante, anche se alla fine saremo noi a fare pendere l’ago della bilancia verso quelle regole che riteniamo più valide.

Quali regole?

Il contratto deve seguire lo sviluppo cognitivo del nostro ragazzo e in rapporto alla sua età.

Sopratutto in un’età pre-adolescenziale i nostri ragazzi faticano a seguire ragionamenti eccessivamente complessi e arzigogolati: il ragionamento complesso entrerà in scena più tardi. Non è un caso che la successiva adolescenza sarà l’età degli estremismi, che non sono solamente espressione della ribellione tipica di quegli anni.
Quindi le regole del contratto saranno poche ma essenziali, idealmente 4-5, ma sicuramente non più di 10.

Sempre su questa scia le regole saranno chiare e bastate su aspetti concreti: rifuggite il più possibile le regole che non indichino una chiara applicazione pratica.
E’ vero che i nostri figli dovranno pur fare pratica di un pensiero più complesso, ma non è questo il setting giusto.

Abbiamo anche già detto che questa età è quella dell’hacking del sistema e della società in cui si vive, per cui possiamo aspettarci che nostro figlio tenterà più volte di ribaltare le regole anche una volta stabilite, oppure di trovare quelli che io definisco interstizi, cavilli a cui appellarsi per fuggire dalla responsabilità delle regole, e spesso per mettere in difficoltà l’adulto.

Ecco perché dobbiamo preoccuparci di trovare delle regole che non abbiano zone d’ombre, o in cui queste zone sono comunque ridotte al minimo.

Ad esempio la regola “non si usa il cellulare la sera” presenta una zona d’ombra mastodontica, poiché potete aspettarvi lunghe a animate discussioni su cosa si intenda per “sera”.
In questo caso è più utile stabilire un orario preciso, che tenga conto di quando gli amici di nostro figlio sono più attivi online (per evitare di isolarlo), ma che offra anche un compromesso con la sua salute (vedi ad esempio il fenomeno del vamping, ossia l’abitudine a utilizzare il cellulare fino a notte inoltrata, con pesanti ripercussioni sulle attività svolte durante il giorno).

Per aiutarci in questo possiamo anche adottare delle ancore cognitive.
Ad esempio è molto utile individuare il “luogo dei cellulari”, ossia un punto della casa in cui verranno messi i cellulari quando non devono essere utilizzati.
Può anche essere un contenitore costruito insieme al nostro ragazzo, l’importante è che sia esclusivamente dedicato a questo scopo.
Un luogo di questo tipo offre anche l’opportunità di rendere le regole più chiare e nette: anziché indicare che “la sera si mette via il cellulare” indicate che “alle 22 i cellulari vengono messi nella scatola”.

Quando proporre il contratto

Il momento migliore per presentare a nostro figlio l’idea del contratto è prima di consegnargli il suo primo cellulare.
Questa è una fase molto importante perché genera un imprinting che fornirà la cornice di significato dei cellulari futuri.
E’ la prima impressione quella che conta, e che ci permette di fissare le regole, oltre che il senso.
Una volta che noi attribuiamo un senso ad una cosa, diventa molto faticoso, e quindi difficile, modificare questo senso, sopratutto quando tutto questo è molto carico a livello emotivo, e vi assicuro che il regalo del primo cellulare ha una valenza emotiva enorme.
Altro motivo è che, proprio per via di questa forte valenza emotiva, le regole rimangono fissate meglio e più facilmente.

In alternativa è possibile presentare l’idea del contratto anche quando cambiate cellulare a vostro figlio.
In questo caso il senso è la crescita, soprattutto se il nuovo cellulare è più potente e costoso del precedente.
Potete approfittarne per rimarcare che un cellulare più potente, e che quindi permette di fare cose più importanti, richiede una maggiore responsabilità.

Un altro momento buono è quando nella vita online di nostro figlio accade qualcosa di critico.
In questo caso il contratto non deve avere la valenza di una punizione o di una svalutazione delle capacità del nostro ragazzo, ma lo dobbiamo presentare come un modo per proteggerlo meglio e che gli permetterà di vivere la sua vita online in maggiore sicurezza.
Anche in questo caso vige la regola della negoziazione.

In generale dobbiamo evitare la trappola del regalo affidato e poi ripreso, perché così romperemmo il patto iniziale.
Nel momento in cui noi regaliamo a nostro un oggetto, questo si carica di significati che implicano un patto tra il genitore e il figlio: è come se voi gli consegnaste un oggetto fidandovi delle capacità d I vostro figlio.
Ritrattare questo patto potrebbe avere per lui il valore del tradimento, nonché della svalutazione della sua maturità.

Conclusioni

Per le nuove generazioni il cellulare non è solamente uno strumento, ma un senso e un significato.
Per i nostri figli ha la stessa valenza che aveva per noi il primo motorino oppure la patente: rappresenta l’entrata a pieno titolo nella Società.
Certo si potrebbe obiettare che ai nostri tempi il motorino arrivava dopo i 14 anni, e la patente non prima dei 18, mentre oramai un cellulare di proprietà viene dato ai ragazzi già all’età di 9-10, se non prima, e la soglia di accesso si abbassa ad ogni nuova generazione.
D’altra parte il digitale è il loro Futuro, tanto che tra gli esperti sta emergendo la consapevolezza di insegnarne il corretto utilizzo già in tenerissima età, ossia quando questi strumenti sono ancora gestiti e monitorati dai genitori, in modo che ragazzi arrivino già preparati e consapevoli all’età in cui ne possederanno uno.
E’ proprio per questo che dobbiamo prepararci e operare tutti gli accorgimenti necessari per accompagnare i nostri figli lungo questo loro Percorso di crescita.

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Bibliografia e sitografia

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