formazione digitale

Minori online, la formazione a un uso consapevole del digitale comincia a scuola

Ragazzi spesso troppo soli davanti ai dispositivi digitali non sempre hanno la giusta conoscenza delle dinamiche dei social e del mondo del gaming e si espongono così a pericoli di diversa natura. Occorre intervenire partendo da scuola e famiglia, educando anche genitori e docenti a un uso accorto degli strumenti digitali

Pubblicato il 25 Giu 2021

Mauro Ozenda

consulente informatico

proctoring - educazione civica digitale - Borsa di studio Inps

L’anno scolastico 2020-2021 è stato caratterizzato da un periodo di attività didattica svolta in presenza e buona parte svolto tramite la didattica a distanza. La buona notizia è che rispetto all’anno precedente la maggiore consapevolezza e preparazione da parte dei docenti ha consentito di gestire meglio l’attività formativa online.

Ciò nonostante, diversi sono stati i problemi emersi che evidenziano, in particolare, un utilizzo troppo superficiale e inconsapevole degli strumenti che il mondo digitale oggi ci mette a disposizione.

Formare al digitale nelle scuole: così ragazzi e insegnanti imparano insieme

In aumento i casi di cyberbullismo con episodi all’ordine del giorno legati a derisioni e prese in giro nei confronti di prof e compagni a partire dal gruppo della classe di WhatsApp. In tal senso fondamentale il controllo genitoriale (ricordiamo che fino a 14 anni la legge prevede, nel caso di reati commessi da parte dei figli, la culpa in vigilando e in educando).

In questo articolo vorrei allora provare a dare risposta a quelli che sono i principali quesiti che mi sono stati posti durante i miei incontri formativi da ragazzi, docenti e genitori con l’obiettivo di fornire un valido aiuto a ciascuno.

Minori online, genitori poco consapevoli

Se da un lato dobbiamo essere grati a Internet e tutto ciò che vi ruota attorno perché ha consentito ai nostri ragazzi (seppure in modalità online a distanza) di rimanere in contatto visivamente, dall’altro questo approccio, cui siamo stati tutti costretti più o meno tutti durante i mesi invernali, ha dilatato enormemente i tempi di utilizzo dello strumento digitale. Diventando una costante potrebbe, col tempo, portare a fenomeni di isolamento sociale e depressione con le conseguenze relative.

Grazie alla mia attività formativa sui temi dell’educazione alla cittadinanza digitale con una particolare attenzione alla prevenzione circa fenomeni di cyberbullismo, sexting e hate speech, che svolgo da circa 20 anni nelle scuole, ho avuto modo di confrontarmi durante quest’ultimo anno scolastico con migliaia di ragazzi e centinaia di docenti/genitori in particolare rivolgendomi alle classi quarta, quinta primaria, prima e seconda media. La fotografia che ne esce anche quest’anno è la mancanza da parte della gran parte dei genitori di consapevolezza circa il come i loro figli utilizzino lo strumento digitale a partire dalla scuola primaria.

Mediamente già a partire dalla quinta primaria un buon 80% di loro è dotato di smartphone e utilizza il computer dei genitori per gestire l’attività collegata alla didattica scolastica. Molti di questi, in particolare i maschi, hanno già dai primi anni della scuola primaria una console che utilizzano per videogiocare. Soprattutto nella scuola media, i ragazzi chattano con gamers sconosciuti nella vita reale fornendo a volte anche loro informazioni personali.

Social e gaming: lo scenario

Mi ha colpito il fatto che alcuni ragazzi si lamentano dei fratelli più piccoli o più grandi di loro che da quando giocano a Fortnite hanno smesso di considerarli e di giocare con loro.

Alcuni ragazzi evidenziano un maggiore nervosismo da parte dei loro fratelli che hanno incrementato l’utilizzo dei videogames soprattutto nel periodo in cui, non potendo uscire, i genitori andavano in deroga lasciando utilizzare oltremodo console, smartphone, smart-tv e computer.

Di coloro che hanno smartphone il 100% ha WhatsApp ed è iscritto a più di 3 gruppi. La maggior parte di loro ha una foto profilo personale su WhatsApp. Circa WhatsApp un buon genitore ha il dovere di controllare i contenuti che vi passano e il modo per poterlo fare è attivare sul device del figlio la funzione “web.whatsapp.com”. Questo consentirebbe di evitare, ad esempio, la diffusione di stickers, montaggio video o immagini riprese in DAD e diffuse sul gruppo di classe di WhatsApp deridendo e denigrando compagni e insegnanti.

Mediamente oltre il 60% è su TikTok mentre un 10% su Instagram. Alcuni di loro hanno più di 500 follower molti dei quali non conosciuti nel mondo reale. Nessuno ha attivato il doppio fattore di autenticazione sul proprio account e utilizzano la medesima password per i vari servizi online attivati, facendo riferimento, nella creazione della stessa, a dati di natura personale. Sono consapevoli dell’età prevista per poter entrare sui social e dunque di aver mentito, ma visto che “lo fanno tutti” non si sono posti il problema. Pochissimi hanno un profilo pubblico (e questo è positivo) e coloro che lo hanno, confermano di non essere al corrente delle reali differenze con un “profilo privato”. Fra le piattaforme video praticamente tutti utilizzano Youtube e alcuni sono su Twitch.

Nota negativa il fatto che in molti casi i genitori non abbiano attivato sui dispositivi utilizzati dai figli il “Parental Control” con la possibilità di monitorare e controllare contenuti e tempi di utilizzo da parte dei figli (necessario sino a 13/14 anni massimo, non oltre). Alcuni di loro confermano di chattare con sconosciuti in particolare all’interno dei videogames utilizzati.

Fra i vari interventi da parte dei ragazzi l’aver compreso che occorre fare un passo indietro rispetto a un utilizzo esagerato degli attuali strumenti tecnologici e cominciare, pandemia permettendo, a respirare e divertirsi con i propri amici all’aria aperta cercando di giocare meno con i videogames.

Le domande che i ragazzi si pongono

  • Quali motivi spingono un hacker a rubarti i dati?

I motivi possono essere di varia natura. Il principale è quello del guadagno economico derivante dalla vendita dei tuoi dati personali a soggetti terzi i quali un domani potranno farne un utilizzo improprio rivendendoli ad aziende a scopi pubblicitari o malevoli, quali ad esempio il ricatto cercando di estorcere denaro minacciando di rendere pubblici alcuni dati personali sensibili “rubati” molto riservati.

  • Perché famosi hacker/ personaggi ambigui che hanno tanti follower non vengono segnalati e bloccati?

Il termine hacker viene spesso utilizzato dai media generalisti impropriamente. Vi sono hacker molto bravi (definiti Ethical Hacker o White Hat” che fanno il bene della Rete nell’interesse dei cittadini digitali che si muovono nel mondo del Web. Vi sono poi categorie di hacker che perseguono finalità totalmente diverse, per conto proprio o alle dipendenze di organizzazioni criminali. In questo ultimo caso il termine corretto è “Cracker” o “Black Hat”. Se rientrano in quest’ultimo caso difficilmente avranno un account attivo in un social. Nel caso in cui accadesse la segnalazione contemporanea degli utenti che hanno avuto problemi con questo account porterebbe lo stesso a essere bloccato/bannato dal social.

  • Come reagire ad attacchi di cyberbullismo?

La reazione a un attacco di cyberbullismo può essere diversa a seconda della gravità dello stesso. Il suggerimento è quello di agire sempre con tempestività e riferirsi all’adulto del quale ci si fida maggiormente, un genitore, un parente stretto, l’insegnante. Nel caso il fatto accada a scuola, non farsi prendere dal panico ma nel contempo, cercare l’aiuto dei propri compagni di classe rivolgendovi subito all’insegnante il quale interverrà secondo lo schema previsto dalla policy prevista per i casi di cyberbullismo scolastico. Suggerita l’installazione dell’APP YouPol che può risultate utile per fare intervenire le forze dell’ordine mediante l’inoltro di una foto o video che confermi l’accaduto.

  • Cosa si può fare una volta che ci accorgiamo del furto dei nostri dati o quando riescono a controllare il nostro smartphone?

Nel caso in cui venga a conoscenza che i miei dati siano stati rubati da un criminale informatico, ad esempio mediante l’utilizzo di un malware, un programma malevolo che è riuscito a installare sui nostri dispositivi, oppure mediante il furto delle credenziali di autenticazione (account e password) consentendo al criminale di accedere ai miei dati presenti sul mio dispositivo o in cloud (si pensi alla cronologia del proprio WhatsApp piuttosto che alle email presenti all’interno della mia casella di posta elettronica, piuttosto che a tutte le foto e video salvati in Google Foto o altro) sempre rapportarsi al servizio di Polizia Postale facendo denuncia (se minorenne la denuncia dovrà essere presentata da chi esercita la potestà genitoriale). Importante fornire in fase di denuncia tutte le informazioni necessarie per poter riuscire a risalire al colpevole del fatto.

  • I videogiochi si possono hackerare?

Nel mondo Android esistono alcune APP che consentono di hackerare i giochi presenti su questa piattaforma. “Hackerare i videogames” equivale a ottenere risultati che diversamente si potrebbero avere ad esempio solo con versioni a pagamento (Premium). Una volta hackerato il gioco è completamente accessibile all’utilizzatore (ad esempio puoi aumentare il numero di monete, il punteggio attuale e non hai l’importo da pagare per la versione premium). Risulta possibile modificare le variabili del gioco presenti nella memoria temporanea consentendo, ad esempio, di aggiungere numero di monete, munizioni o salute che si desidera.

Sconsigliato l’utilizzo di queste APP in quanto aumentano le vulnerabilità sul nostro dispositivo consentendo a un criminale informatico di accedere più agevolmente ai dati presenti sullo stesso.

  • Come rimuovere un virus dai dispositivi?

E’ buona norma avere sul proprio dispositivo sempre un antivirus installato (meglio se a pagamento con maggiori funzionalità attive) e costantemente aggiornato. Mediante l’antivirus è possibile mandare in “quarantena” gli eventuali virus presenti all’interno degli stessi.

  • Come facciamo a riconoscere un amico su un videogioco, se usa un nickname?

Per riconoscere un amico è sufficiente verificare insieme a lui il nickname utilizzato. Possiamo farlo chiedendolo di persona o telefonandogli direttamente prima di accettarli fra i contatti collegati a noi all’interno del videogioco che prevede l’utilizzo della chat.

  • Come fare a capire se sono stata hackerata?

Nelle impostazioni di sicurezza esiste un servizio denominato “Notifica degli Accessi” ormai attivo su quasi tutti i servizi online. Ogni volta che si accede con il tuo profilo da un nuovo dispositivo, la piattaforma sulla quale sei registrato, ti invia una notifica via e-mail o SMS, a seconda della tua impostazione, con alcuni dati come indirizzo IP, user agent, luogo dell’accesso e ora dell’accesso. Questo ti permette di verificare se altri soggetti hanno utilizzato il tuo account e dunque se sei stato hackerato. Così fosse devi procedere con la segnalazione da un lato alla piattaforma e dall’altro alle forze dell’ordine (servizio di polizia postale e delle comunicazioni della tua provincia).

Le domande dei docenti

  • Quanto è affidabile dare il proprio numero di telefono a Google per attivare la doppia sicurezza?

Indicare il proprio numero di cellulare sul proprio account Google è indispensabile ed è comunque il prerequisito per poter utilizzare il servizio 2FA (doppio fattore di autenticazione) mediante l’utilizzo dell’APP adibita allo scopo di generare un codice temporaneo. Detto questo fornire inserirlo nelle impostazioni del proprio profilo Google è la base per poter poi attivare quei servizi di accesso con autenticazione multi-fattoriale che ciascun cittadino digitale oggi dovrebbe attivare per evitare che venga perpetrato nei suoi confronti il furto d’identità.

  • Posso fidarmi di Google Authenticator anche se non ha 5 stelle di recensione ?

Google è fra le aziende al mondo che investe maggiormente in “cybersecurity” intesa come protezione dei server dove sono dislocati i dati personali e sensibili dei suoi utenti. I codici generati da Google Authenticator valgono esattamente per 60 secondi: trascorso questo periodo l’applicazione o il servizio al quale si sta accedendo non li accetteranno più e bisognerà inserire il nuovo codice prodotto dalla stessa app. La valutazione non raggiunge le 5 stelle a mio parere perché un pochino macchinoso il processo di configurazione iniziale. Basta comunque leggere bene le istruzioni all’uso e il problema è risolto. La cosa più importante per un APP di questo tipo è che dietro alla stessa ci sia un’alto livello di protezione intesa anche come verifica costante eventuali vulnerabilità con puntuale rilascio di patch di sicurezza.

  • Come cautelarmi per evitare di essere ripreso durante la DAD o in classe?

Da un punto di vista tecnologico è difficile impedirlo in quanto sappiamo bene che è sufficiente avere una videocamera attiva alle spalle dell’interlocutore per poter riprendere tutto ciò che viene fatto in DAD. Credo le soluzioni al riguardo siano due:

  • Una buona policy DAD/DDI che preveda un insieme di regole/norme di buon comportamento. Fra le principali indicazioni il divieto di riprese e pubblicazione/condivisione delle stesse. Queste andranno condivise con i genitori dei ragazzi in quanto, in particolare fino ai 14 anni, sono loro i diretti responsabili (culpa in vigilando). Fra le principali regole:
    • E’ vietato diffondere in rete o sui social le attività svolte sulla piattaforma anche in forma di foto o di riprese video o vocali;
    • E’ vietato diffondere eventuali informazioni riservate di cui lo studente viene a conoscenza durante le attività di didattica a distanza.
  • Sensibilizzare i ragazzi già da piccoli a rispettare i regolamenti scolastici in particolare le norme di buon comportamento online (Netiquette). Questo andrebbe fatto sui banchi di scuola o meno i primi due giorni di scuola di ogni anno scolastico per tutte le fasce di età.
  • La scuola deve fornirmi gli strumenti di protezione per i dispositivi che utilizzo anche se personali?

Le indicazioni del MIUR al momento non vanno in questa direzione, credo sia possibile farlo tramite il plafond messo a disposizione annualmente sulla Carta del docente. Comunque prevista la possibilità di acquisirli. Nello specifico indico quanto trovato sulla pagina delle FAQ messe a disposizione dal Ministero per fare a chiarezza sui principali quesiti riferiti all’utilizzo della Dad.

  • La scuola deve fornire dispositivi e connessioni a studenti e docenti impegnati nella DDI? (data di pubblicazione 20/11/2020)
    Ogni istituzione scolastica, dopo aver garantito agli studenti che ne abbiano fatto richiesta la strumentazione adeguata per fruire della DDI, deve agevolare lo svolgimento della attività didattiche a distanza da parte dei docenti che manifestino particolari e motivate necessità, in particolare ai docenti a tempo determinato che, come è noto, non fruiscono della Carta del docente. L’assegnazione di strumentazione della scuola a studenti e docenti può avvenire tramite concessione in comodato d’uso gratuito.
  • Se vengo a conoscenza indirettamente di episodi di cyberbullismo i danni di un mio alunno cosa devo fare ?

La figura del referente cyberbullismo presente in ogni scuola grazie alla Legge Cyberbullismo n. 71/2017 è attiva dall’anno scolastico 2017/2018. Personalmente non avrei obblighi dal punto di vista legale. Dal punto di vista morale lo farei presente al mio referente cyberbullismo il quale insieme alla Dirigenza potrà decidere il da farsi (ad esempio convocare i genitori della vittima per capire l’entità del problema e come possa essere affrontato/risolto in tempi rapidi). E’ possibile anche in forma anonima comunicare l’accaduto, allegando eventuali prove al riguardo (screenshot o altro) utilizzando l’app YouPol messa a disposizione dalla Polizia di Stato.

  • Se un mio alunno, minorenne, è sui social con profilo pubblico e posta foto /video inadeguati per la sua età per contenuti e messaggi sessuali ho l’obbligo di segnalarlo alla polizia postale?

Dipende dal contesto. Nel caso il fatto avvenga all’interno delle mura scolastiche deve sempre essere avvisata la Dirigente Scolastica, la quale deciderà sul da farsi in base a quanto prevede la policy scolastica. Moralmente, anche se il fatto accade fuori dalle mura scolastiche, importante e doveroso avvisare tempestivamente i genitori del ragazzo/a circa l’accaduto. L’alternativa nel caso non si risolva il problema, segnalare il fatto al Servizio di Polizia Postale locale mediante il sito commissariatodips.it/ o, tramite l’APP YouPol.

In che modo formare i cittadini digitali del futuro

Durante quest’ultimo anno ho raggiunto circa 3000 ragazzi, 1200 genitori e 600 docenti.

Laddove ho svolto la mia opera formativa, i risultati in termini di maggior consapevolezza raggiunta circa un corretto uso del mondo digitale, sono stati molto buoni. Credo sia fondamentale oggi più che mai, in ogni scuola italiana a partire dalla scuola primaria, prevedere un percorso formativo che consenta di acquisire quelle nozioni di base legate al mondo digitale per consentire di sfruttare al meglio e al massimo le enormi potenzialità che la Rete ci mette a disposizione. Le tematiche che dovrebbero essere affrontate sono quelle facenti parte del quadro di riferimento nazionale per le competenze digitali dei cittadini digicomp 2.1

Fondamentale la figura del docente/docenti chiamati a portare avanti questo tipo di attività che deve riguardare non solo docenti e ragazzi ma anche i genitori che devono poter educare e affiancare i figli digitali con la necessaria consapevolezza.

Suggerisco dunque a ciascun docente della primaria di iniziare un’attività costante di formazione sui ragazzi mediante l’utilizzo di schede didattiche per ciascuna delle tematiche affrontate. Partirei da subito parlando di Netiquette con una particolare attenzione alla privacy (diritto/dovere).

La parte più costruttiva e che tiene alto il livello di attenzione dei ragazzi deriva da una buona interazione. Fattore di basilare importanza l’interazione costante con i bambini/ragazzi che debbono diventare parte attiva.

Conclusioni

Un buon 90% delle informazioni trasmesse durante i miei incontri formativi erano alla maggior parte dei partecipanti sconosciute. I ragazzi hanno così compreso l’importanza di proteggere al massimo la loro immagine, la loro identità digitale sulla Rete.

Questo lo ritengo uno degli obiettivi primari perseguiti dalla formazione svolta. Emblematica l’affermazione di una ragazza della seconda media, al termine di uno degli incontri, la quale mi chiede: “Prof, devo eliminare tutti i follower non conosciuti personalmente e collegati a me su Tik Tok? Dopo averla sentita ho capito ciò che devo fare e lo metterò in pratica”.

Oppure dopo aver dato la parola a una bambina di quarta primaria con la manina alzata è stato bello sentire “Maestro ho capito che il videogioco PEGI 16 che sto usando non è adatto a me e oggi lo disinstallo”. Ecco questo credo sia il miglior risultato sia stato raggiunto in ogni singola classe che ho incontrato.

La percezione che ciascuno dei ragazzi incontrati abbia fatto proprio gran parte dei contenuti passati mettendo in pratica tutte quelle accortezze sia a livello di impostazioni sicurezza/privacy che di comportamenti maggiormente consapevoli, sicuri, legali e sani all’interno del mondo digitale.

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