relazioni e digitale

Quando finisce un amore: ghosting, orbiting e la fragilità delle relazioni ai tempi del digitale

Qualunque sia il modo o lo strumento attraverso la quale è nata, ogni storia si merita una fine dignitosa e condivisa, una sepoltura dolorosa ma rappresentata. I fenomeni del ghosting e dell’orbiting negano questa possibilità. Ecco con quali ripercussioni

Pubblicato il 08 Set 2021

Alessia Furno

Psicologa psicoterapeuta alderiana

ghosting

Simona e Luca hanno entrambi 20 anni e vivono in due città, a centinaia di chilometri di distanza. Si sono conosciuti tramite Instagram durante la pandemia; all’inizio la loro conoscenza si basava prevalentemente su messaggi e chiamate poi, con la fine delle restrizioni, si sono finalmente riusciti a conoscere e hanno iniziato una relazione. La loro storia è durata diversi mesi caratterizzati da tanti messaggi e alcuni incontri. Dopo circa 6 mesi di frequentazione, hanno iniziato ad esserci alcune tensioni dovute per lo più alla gelosia e alla difficoltà di sostenere la distanza. Una sera, Simona e Luca discutono telefonicamente a causa di un’uscita di Luca, omessa alla fidanzata. La telefonata è molto concitata e si conclude senza una reale riappacificazione. La mattina seguente, Simona, calmatasi, cerca di contattare il fidanzato per pacificarsi con lui ma non riceve risposta, prova a scrivergli su Whatsapp ma scopre di essere stata bloccata e la stessa cosa vale per i social. Simona è assolutamente smarrita. Che fine ha fatto Luca? E’ ancora il suo fidanzato? Si sono o non si sono lasciati? L’unica risposta possibile è che Luca è diventato un fantasma”.

Questo breve racconto (inventato) è la sintesi di innumerevoli storie che hanno in comune la modalità con cui queste relazioni sentimentali si concludono: il ghosting. Con questo termine, nato sui media e su internet, ci si riferisce ad un fenomeno per il quale una persona, che decide, unilateralmente, di terminare una relazione (sentimentale o amicale), interrompe totalmente e in modo improvviso le comunicazioni con il partner attraverso tutti i canali, sparendo, letteralmente, dalla circolazione e diventando un fantasma.

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Ghosting: caratteristiche e tipologie

La caratteristica centrale di questo fenomeno è proprio la decisione di interrompere la storia senza l’esplicitazione vis a vis del fatto che la persona abbia la volontà di terminarla e, soprattutto, dei motivi che sottostanno a questa decisione.

Le Febvre e colleghi (2019) hanno approfondito il fenomeno del ghosting e ne hanno individuato quattro tipologie. Esse variano in base alla durata temporale del ghosting e alla modalità con cui il ghosting è messo in atto. Sono categorie che tengono, però, solo in considerazione la pianificazione e la decisione del ghost e non gli aspetti emotivi di colui/ei che subisce il fenomeno.

Le quattro tipologie sono le seguenti:

  1. Improvviso/a breve termine: caratterizzato da una scomparsa improvvisa senza comunicazione ma con possibilità che la relazione riprenda (ad esempio, interrompo le comunicazioni e ti blocco sui social per un paio di settimane poi, improvvisamente, riattivo tutte le comunicazioni per riprendere la relazione).
  2. Improvviso/a lungo termine: caratterizzato da una scomparsa improvvisa senza comunicazione e dalla mancanza di volontà di riprendere la relazione (il vero e proprio ghosting).
  3. Graduale/a breve termine: caratterizzato da una scomparsa graduale nel tempo con possibilità che la relazione riprenda (le comunicazioni nella coppia iniziano, unilateralmente, a calare ma senza una reale interruzione mantenendo una condizione che dia la possibilità di riattivare i rapporti).
  4. Graduale/a lungo termine: Scomparsa graduale nel tempo e senza la volontà di riprendere la relazione (il disingaggio).

Le ripercussioni del ghosting

Il fenomeno del ghosting è in costante crescita, negli ultimi anni, tra la popolazione giovanile ma non solo. In una ricerca, del 2014, condotta dal governo americano su una popolazione di mille persone, il 13% dei rispondenti aveva subito ghosting da un ex-partner, mentre l’11% aveva dichiarato di aver utilizzato questa strategia per interrompere una relazione (Moore, 2014).

Le ripercussioni maggiori di questo fenomeno sono per il partner che subisce il ghosting poiché l’assenza della conclusione della storia crea una condizione di irrealtà e non consapevolezza di ciò che è accaduto. Inoltre, rende la fine della relazione un “sospeso” in cui il partner si trova, da solo, a dover interpretare il significato della storia stessa e dell’assenza di una fine. Ecco che la persona si troverà, da sola, a riflettere su quanto accaduto e a interrogarsi su cosa accadrà, convivendo con costanti sentimenti di ansia e tristezza. Il motivo di questi stati emotivi è da rintracciare nella sensazione di spaesamento che l’essere umano percepisce quando sperimenta una condizione di incertezza, come quella del ghosting. Le persone utilizzano la comunicazione e il confronto come mezzo per acquisire informazioni sul mondo e sulle relazioni, al fine di ridurre, il più possibile, l’ambiguità. La persona che subisce il ghosting, invece, non ha informazioni per interpretare l’evento e spesso si assilla con domande su di sé, sulla relazione, sul partner e, in alcuni casi, sull’effettivo esame di realtà poiché, sopratutto se non si hanno più informazioni sul/la partner, si può arrivare a mettere in discussione, a posteriori, l’effettiva esistenza della storia.

La fine di una relazione è, da sempre, uno dei traumi con cui la maggior parte delle persone si trova a doversi confrontare nel corso della vita. Che la storia sia di lunga o di breve durata, la conclusione di essa è sempre attivatrice di forti reazioni emotive come tristezza, ansia e rabbia, anche nel caso in cui sia una fine inevitabile; tutto questo è legato alla “finzione” umana, per eccellenza: quella di progettare la vita. Il ghosting va completamente ad alterare il progetto di vita, creando incertezza e ambiguità non a causa della conclusione della storia ma poiché manca la possibilità di attribuire cause e motivazioni all’evento. Tutto ciò blocca il processo naturale di elaborazione della perdita. Questo fenomeno non caratterizza solo le relazioni sentimentali ma anche quelle amicali, suscitando gli stessi vissuti emotivi.

Le 7 modalità di chiusura di una relazione

“Giorgia e Michela sono due ragazze di 15 anni e frequentano la stessa Scuola pur provenendo da paesi diversi. Durante l’anno scolastico, costruiscono un bel rapporto di amicizia che si rafforza man mano. Con l’inizio delle vacanze estive, la comunicazione, svoltasi a voce fino alla settimana prima, si sposta sul cellulare. Dopo alcuni giorni dalla fine della scuola, Giorgia e Michela discutono a causa di un ragazzo e dopo essersi mandate centinaia di messaggi su Whatsapp e non essere arrivate ad una soluzione si bloccano vicendevolmente e interrompono le comunicazioni. Cosa sarà della loro amicizia”?

Essendo la conclusione di una storia un episodio così intenso, sono state studiate da Collins e Gillath (2012) le strategie che gli esseri umani possono utilizzare per interrompere una relazione. Questi autori hanno, quindi, definito 7 modalità di chiusura di una relazione, soffermandosi anche sulle ripercussioni emotive di ognuna di esse.

  1. Evitamento/Ritiro. È caratterizzato della tendenza ad aumentare la distanza relazionale, diminuendo i segnali di intimità ma senza una reale spiegazione del perché di tutto ciò.
  2. Manipolazione. Consiste nel facilitare la fine della relazione manipolando le persone che orbitano intorno alla relazione, al fine di costruire una conclusione inevitabile.
  3. Distanziamento/Mediazione delle comunicazioni. Questa modalità è sicuramente quella che viene più utilizzata dalla generazione dei nativi digitali e consiste nell’utilizzare mezzi tecnologici per comunicare la fine della relazione.
  4. Aumento dei costi. Anticipare la fine della relazione, rendendo sempre più difficile la vita di coppia e innescando numerosi conflitti.
  5. Disingaggio. E’ caratterizzato dalla scelta di non terminare la relazione in un determinato momento ma di allontanarsi gradualmente dal partner.
  6. Confronto aperto. Consiste nel comunicare in modo diretto e aperto la volontà di concludere la storia.
  7. Positività/auto-critica. Durante il confronto diretto, il partner che ha deciso di concludere la relazione si assume la responsabilità della cosa e, allo stesso tempo, dimostra vicinanza emotiva per il partner lasciato.

Tra le strategie elencate, quelle che hanno maggiori ripercussioni emotive negative sono quelle dove non vi è un’esplicitazione della volontà di concludere una relazione ma “solo” un improvviso cambio di rotta, non condiviso. Soprattutto rispetto all’evitamento e al ritiro, il partner lasciato viene messo di fronte, in modo improvviso e non manifesto, ad una decisione presa dall’altro partner, senza la possibilità di un confronto e di un saluto. Dal punto di vista della lettura emotiva, è un po’ come se un nostro caro fosse portato in Ospedale senza che noi ne fossimo a conoscenza, per poi essere avvisati della sua dipartita, dopo che questa è ormai avvenuta (anche se in questo caso manca la responsabilità del caro in questione). Tutto rimane un sospeso, le domande restano aperte e non trovano risposta e il partner che ha subito il ghosting vive la stessa condizione di smarrimento di una reale scomparsa.

Il ghosting, infatti, essendo una strategia estrema di evitamento, si configura come potenzialmente devastante per chi ne è oggetto poiché non vi è stata la possibilità di una reale e condivisa chiusura relazionale. La storia in questione rimane un cold case.

“Carla ha 25 anni. Sta con Giovanni da due anni. Il lockdown e l’impossibilità di vedersi creano all’interno del loro rapporto profonde incomprensioni che le telefonate e i messaggi aggressivi non fanno altro che peggiorare fintanto che, un giorno, dopo una discussione si scrivono un messaggio molto forte e si bloccano a vicenda. Tutto è finito…. Dopo sei mesi e la fine delle restrizioni, Carla prende realmente coscienza di quanto avvenuto e cerca un contatto con Giovanni che però è diventato un fantasma nelle reti sociali condivise. Per Carla inizia un difficile percorso di elaborazione di una fine sospesa”.

Perché oggi è più facile diventare un “fantasma”

Il ghosting è sicuramente una strategia di chiusura di una relazione messa in atto in modo definitivo ma non esplicito e che non tiene in considerazione i sentimenti dell’altra persona. L’impatto del ghosting può sicuramente cambiare da storia a storia e da persona a persona e Freedman e colleghi (2018) hanno rilevato che “l’impatto del ghosting sia minore qualora la relazione sia di brevissima durata (non più di due appuntamenti)”. In queste relazioni, probabilmente, la conoscenza non approfondita e il ridotto coinvolgimento relazionale giocano un ruolo importante nel determinare le conseguenze psicologiche del ghosting.

In realtà, il ghosting è un fenomeno sempre esistito. In passato, alcuni allontanamenti volontari erano una strategia di evitamento per distaccarsi da contesti di vita divenuti insopportabili, ma la numerosità era decisamente ridotta. La possibilità di interagire attraverso i social ha, da un parte, aumentato lo spettro relazionale ma dall’altra, ha portato ad un allentamento delle regole sociali che, in passato, limitavano e sanzionavano l’utilizzo di strategie di evitamento per interrompere le relazioni. Diventare un fantasma per un fidanzato/a con il/la quale cui si è giunti al capolinea o con un amico/a insopportabile è divenuto più facile dal punto di vista attuativo e meno impattante sul piano dell’immagine sociale e per il risvolto emotivo.

Tra le motivazioni che sottostanno alla crescita esponenziale del ghosting vi è, infatti, la credenza tale per cui una relazione che è nata o si è sviluppata attraverso mezzi tecnologici non sia una “vera” relazione, come se l’aspetto social della relazione diventasse improvvisamente una componente che rende la relazione meno “importante” e “valevole”.

Un’altra giustificazione, soprattutto negli adolescenti, per l’utilizzo del ghosting è quella di utilizzare questa strategia per non ferire il partner, come avverrebbe con un’interruzione attraverso un confronto diretto. Il ghosting, giustificato come una strategia per evitare di far soffrire il partner diventa, in realtà, un strumento di sollievo per un fidanzato/a (o amico/a) incapace di tollerare un confronto emotivo maturo ed adulto. “Soprattutto nella delicata fase adolescenziale”, infatti, “il manifestare sentimenti negativi verso una persona può portare a provare forti stati di disagio e vergogna, mentre l’esternare sentimenti positivi può condurre a sperimentare la benevolenza e un gradevole stato di benessere”. (Lelli e Ioppolo, 2016). Spesso, evitare una chiusura via a vis diventa, quindi, per l’adolescente una strategia difensiva per scaricarsi del peso emotivo del confronto diretto e, soprattutto, della reazione dell’altro.

Il paradosso dell’orbiting

Ma non tutti gli ex spariscono, infatti, collegato al ghosting esiste il paradosso dell’orbiting.

“Lucia e Carlo si sono lasciati da sei mesi. La fine, avvenuta senza un reale confronto, ha comportato la chiusura di tutte le comunicazioni tra i due….eppure Lucia continua a seguire le storie di Carlo su Instagram, a mettere cuoricini sui social, a scrivere commenti distaccati ad ogni cosa che Carlo fa….”

I comportamenti di Lucia sono tipici di alcune persone definite “orbiter”.

Da una parte, quindi ci sono Lucia e Carlo, che si sono lasciati definitivamente e dall’altra parte c’è Lucia che, anche solo in modo parziale, interviene nella vita del suo ex fidanzato tramite like e commenti.

L’orbiting è un fenomeno per cui un ragazzo/a che ha concluso la relazione con un partner continua a seguire l’ex sui social, facendo sapere di esserci ancora, tramite commenti e like ma senza attuare mai chiamate o confronti diretti. Come per il ghosting, anche l’orbiting non vale solo per le relazioni sentimentali ma anche per quelle amicali.

Il termine è stato coniato dalla blogger Anna Iovine che, nel raccontare una sua esperienza personale, identificò questo comportamento, definendo l’orbiter come “quell’ex che ti tiene nella sua orbita: abbastanza vicino da vedersi, abbastanza lontano da non parlare mai”.

Una strategia psicologica

In realtà l’orbiting, oltre ad essere un fenomeno legato all’uso delle nuove tecnologie, è una vera e propria strategia psicologica che ha come fine il cercare d mantenere un contatto con l’altro, non troppo diretto da poter essere frainteso ma non troppo distante da trasformarsi in una reale sparizione.

Per questo l’orbiter attua specifici comportamenti, non sicuramente lasciati al caso: si fa sentire, si fa vedere e poi sparisce, ma non del tutto.

L’orbiter non è inquadrabile all’interno di un preciso profilo ma, all’interno di questo gruppo, si possono trovare una varierà eterogenea di persone: quelle che amano esercitare il loro controllo sugli altri, quelle che non sanno cosa vogliono da una relazione e preferiscono mettere in stand-by un/una partner in attesa di prendere la decisione ma, anche coloro che non hanno idea di cosa stiano facendo a livello relazionale e attribuiscono al partner infastidito dei vissuti paranoici.

“Marta e Simone sono stati insieme due anni, con un progetto di convivenza alle porte. Pochi mesi prima di concretizzare il tutto, Simone dice a Marta di essere confuso rispetto ai sentimenti che prova nei suoi confronti e chiude la relazione. Marta, triste e delusa, inizia il difficile percorso di accettazione della fine fintanto che Simone non inizia a seguire in modo compulsivo le storie che lei pubblica su Instagram, a mettere like a tutte le sue foto e a pubblicare post con precisi riferimenti alla loro relazione. La domanda di Marta è: perché è ancora nella mia vita se mi ha lasciato?”

Sicuramente, l’orbiter cerca di mantenere un potere sull’altro o semplicemente un aggancio utilizzando una modalità “esserci/non esserci”. L’orbiter, infatti, difficilmente cercherà un contatto diretto con l’altra persona o accetterà un incontro con lui/lei poiché l’obiettivo non è smascherarsi ma rimanere, in modo ambivalente, nell’ombra nell’attesa spesso che possano esserci degli eventi che interrompano questo meccanismo (la conoscenza di una terza persona, l’inizio di una nuova relazione, etc.)

L’orbiter appare, quindi, come un soggetto che non ha sviluppato una chiara idea di se stesso e della propria vita e che utilizza questa modalità disconnessa e controllante per riconoscersi e farsi riconoscere.

Conclusioni

I due fenomeni sopra descritti rappresentano, molto bene, il lato fragile delle strutture relazionali che caratterizzano i nostri giorni: più aperte, senza limiti geografici, variegate ma, allo stesso tempo, prive di basi stabili e (troppo) facilmente intercambiabili. Il problema è che i vissuti emotivi legati alla fine non cambiano in base alla modalità con cui è stata costruita la storia, sia che il fidanzato/a in questione sia un vicino di casa oppure un ragazzo/a conosciuta su Tinder, quello che cambia è come viene gestita la fine, perché, qualunque sia il modo o lo strumento attraverso la quale è nata, ogni storia si merita una fine dignitosa e condivisa, una sepoltura dolorosa ma rappresentata perchè, solo passando attraverso questo processo, si può arrivare a capire che “Il mondo è rotondo e quel posto che può sembrare la fine può invece essere l’inizio.” (Baker Priest).

*Le storie raccontate in questo articolo sono la somma di tante storie sentite negli anni di lavoro clinico. I nomi dei personaggi sono frutto di fantasia.

Bibliografia e sitografia

  • Bauman Z (2008). Vita liquida. Bari. Economica Laterza.
  • Collins, T., & Gillath, O. (2012). Attachment, breakup strategies, and associated outcomes: The effects of security enhancement on the selection of breakup strategies. Journal Of Research In Personality, 46(2), 210-222. https://doi.org/10.1016/j.jrp.2012.01.008
  • Freedman, G., Powell, D., Le, B., & Williams, K. (2018). Ghosting and destiny: Implicit theories of relationships predict beliefs about ghosting. Journal Of Social And Personal Relationships, 36(3), 905-924. https://doi.org/10.1177/0265407517748791
  • Le Febvre, L., Allen, M., Rasner, R., Garstad, S., Wilms, A., & Parrish, C. (2019). Ghosting in Emerging Adults’ Romantic Relationships: The Digital Dissolution Disappearance Strategy. Imagination, Cognition And Personality,39(2), 125-150. https://doi.org/10.1177/0276236618820519.
  • Lelli G., Ioppolo F. (2016). L’empatia in adolescenza. Emozioni e relazioni sociali, 50-53. http://www.edu.lascuola.it
  • Maggiolini A., Pietropolli Charmet G. (2016). Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti, Milano, Franco Angeli.
  • Moore, P. (2014, October 28).Poll Results: Ghosting. Retrieved from https://today.yougov.com/topics/lifestyle/articles-reports/2014/10/28/poll-results-ghosting
  • Sprecher, S., Zimmerman, C., & Abrahams, E. (2010). Choosing Compassionate Strategies to End a Relationship. Social Psychology, 41(2), 66-75. https://doi.org/10.1027/1864-9335/a000010
  • Timmermans, E., Hermans, A., & Opree, S. (2020). Gone with the wind: Exploring mobile daters’ ghosting experiences. Journal Of Social And Personal Relationships, 026540752097028. https://doi.org/10.1177/0265407520970287
  • www.annaiovine.com

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