digital detox

Silent reading party, ristoranti e locali senza cellulari: cosa c’è dietro il nuovo trend



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I Silent Reading Party e i ristoranti tech-free sono diventati dei trend globali che rispondono al desiderio di disconnessione dal mondo digitale. La diffusione di queste tendenze in Italia e nel mondo, ports a riflettere sul bisogno di trovare un bilanciamento tra digitale e offline

Pubblicato il 27 mag 2024

Carmelina Maurizio

Università degli Studi di Torino



silent reading party

In un’epoca in cui l’iperconnessione digitale regna sovrana, emerge un nuovo trend che celebra la riscoperta dell’intimità del silenzio e della lettura: i Silent Reading Party. Da New York all’Italia, questi eventi raccolgono appassionati di libri desiderosi di sfuggire per qualche ora all’incessante rumore del mondo tecnologico. Un fenomeno parallelo si manifesta nel settore della ristorazione con l’avvento dei ristoranti “tech-free”, luoghi in cui i clienti sono invitati a lasciare da parte smartphone e tablet per godersi appieno l’esperienza culinaria.

Da Nord a Sud, l’Italia sembra abbracciare questa tendenza alla disconnessione, estendendola anche ai bar e ad altri luoghi di ritrovo. Ma come si colloca il nostro Paese nel panorama internazionale? E quale bilanciamento si può trovare tra digitale e offline nel nostro quotidiano sempre più connesso?

Silent reading party: la moda di leggere in silenzio

Il nuovo trend di incontrarsi per mangiare o per festeggiare, rigorosamente senza dispositivi è sempre più diffuso. A lanciare la moda, a New York, Reading Rhythms, che si presenta come una serie di “feste della lettura”, in cui gli ospiti leggono in silenzio per un’ora e chiacchierano con estranei sui libri che hanno portato. A dicembre del 2023 al FourFiveSix, un club cool di Williamsburg, in una fredda sera di dicembre, c’era la fila per entrare, e dentro c’erano duecento persone sedute, sdraiate, accovacciate con un libro in mano. Tra luci soffuse, musica soft e candele accese, si sentiva solo il rumore delle pagine che venivano sfogliate. I newyorkesi lo chiamano “reading party” e sottolineano “non chiamatelo club del libro”.

Sembra che tutto sia cominciato per caso: circa un anno fa quattro ventenni, guardando la pila di libri ancora nuovi dimenticati tra gli scaffali di casa, hanno deciso di spegnere i telefoni. E aprire i volumi. “Sentivamo la necessità di ritrovare tempo per noi stessi”, dichiarano al New York Times, “mettere in pausa la frenesia di New York, condividere il piacere slow della lettura con i compagni più intimi”. Ben Bradbury e Tom Worcester, insieme a Charlotte Jackson e John Lifrieri sono i fondatori dell’evento. Quando hanno invitato una decina di amici per la prima serata di lettura sul tetto della loro casa, a Brooklyn, però, non avrebbero mai immaginato che quell’iniziativa sarebbe diventata, nel giro di qualche mese, un nuovo fenomeno. Erano iniziati i party letterari. Da dieci, in un attimo gli interessati sono diventati duecento e il party letterario si è espanso e trasformato in qualcosa di molto più grande, con liste d’attesa e tanti eventi in giro per la città.

Cosa sono i silent party

Silent reading party sono incontri in cui si legge, ma solo se si vuole farlo, dove c’è silenzio, e per questo si candidano a essere appuntamenti preziosi, per chi vuol conoscere altra gente – magari appassionata di libri – o semplicemente fuggire dalla routine o dagli impegni quotidiani, mettendo da parte il telefono e le notifiche almeno per un po’.

È stata definita una specie di festa al contrario, in cui non si balla e non si porta da bere, ma ci si presenta con un libro sottobraccio, scegliendo il titolo che si preferisce; una volta trovato un posto comodo dove sedersi, ognuno si mette a leggere per conto suo, in silenzio, per circa un’ora. Dopo si scambiano opinioni e consigli sui titoli con gli altri invitati, scoprendo autori che non si conoscevano. A New York è diventato un modo per fermarsi e dedicare del tempo a sé stessi; in genere vengono scelti i primi giorni della settimana, dal lunedì al mercoledì, per trovare un’atmosfera più meno frenetica. Ogni serata è diversa dalle altre e anche il luogo cambia sempre: basta seguire il sito web di Reading Rhythms o la pagina Instagram per tenersi aggiornati.

In Italia: silent reading party e ristoranti tech free

Il trend si sta estendendo anche in Italia. Sono infatti in crescita i luoghi dove si stanno aprendo le porte a coloro che per qualche ora, il tempo di una cena, lasciano all’entrata i loro dispositivi.

Tra letture, cene dove si parla anziché fotografare il cibo o fare dei selfie, in clima di digital detox, da molti invocato, vediamo cosa succede in Italia.

A Bari si è tenuto un Silent reading party a metà maggio in un luogo speciale, la terrazza di palazzo Verrone nella città vecchia. E l’entusiasmo c’è, dato che nel giro di quattro ore si è arrivati al sold out, con la registrazione di 50 persone. L’idea a Bari nasce da Collettivo Bandelle, che riunisce alcune ragazze appassionate di libri che fra una discussione e l’altra hanno deciso di mettersi insieme, per promuovere la lettura in modo assolutamente non convenzionale. A far decollare il progetto Ilenia Caito, che si occupa di promozione della lettura dal 2010, e che dopo aver vissuto a Milano ha preferito tornare a Bari, attualmente conduce otto gruppi fra Bari e la provincia.

Per il gruppo di partecipanti, un’intera ora smartphone-free per dedicarsi alla lettura nei colori del tramonto barese. Basta portare con sé il proprio libro preferito, una rivista, il romanzo che si sta leggendo, oppure, ancora, il titolo che proprio non si riesce ad affrontare in solitudine per mancanza di tempo e concentrazione. A conclusione della fase di lettura, un momento di dialogo e di ascolto: ogni partecipante può scegliere liberamente di raccontare le impressioni della propria lettura, leggere un passo importante che si ha voglia di condividere con gli altri oppure solo ascoltare.

Ristoranti tech-free: cenare senza distrazioni digitali

A Verona c’è il primo ristorante tech-free, che promette una bottiglia di vino gratis a chi rinuncia al cellulare. La proposta è stata per ora accolta solo da un terzo, per lo più millennial, mentre gli over 45, secondo i titolari del ristorante veronese sono stati restii. Abbiamo voluto creare unhuman centric restaurant, dicono i cofondatori del ristorante “Al Condominio”, per ritrovare la bellezza di una cena in compagnia, guardandosi negli occhi e chiacchierando. A volte si vedono a tavola coppie impegnate a fotografare e postare le portate o a rispondere a messaggi e vocali, ma non parlano più tra di loro. Noi proponiamo di riporre il telefono in una personale cassetta delle lettere e, in cambio, omaggiamo la coppia o il gruppo di commensali con una bottiglia di vino.

Un’oasi tech free, dove i menù sono cartacei, dove non c’è un Qr Code da inquadrare e le recensioni possono essere fatte solo con carta e penna, proprio come si faceva una volta.

La stessa cosa succede a Marina di Cecina, in provincia di Livorno, dove c’è un ristorante che propone: “Torniamo a parlare”, un’iniziativa per invitare a riscoprire il piacere della conversazione a tavola, libera da ogni distrazione digitale: è il Separè, fondato nel 1968, ristorante e enoteca gestito da Niccolò D’Andrea. Qui le coppie che scelgono di cenare dimenticandosi per qualche ora dei propri cellulari vengono ricompensate con un buono sconto, in un esperimento sociale che mira a promuovere una maggiore connessione umana.

All’ingresso i commensali sono invitati a depositare i loro telefoni in un cestino promettendo loro in cambio un voucher di 20 euro valido per la prossima cena. E se ci sono telefonate d’emergenza? Semplice, suggeriscono i gestori di Marina di Cecina, basta lasciare il numero del ristorante come contatto e godersi la cena immersiva.

A Trento, istituzioni e studenti hanno messo in piedi un progetto, nato nell’ambito del Safer Internet Month del 2021, ovvero creare un Mobile Phone Box, un contenitore in legno, dove riporre i cellulari dei genitori e dei figli.

Aperitivo smartphone free al bar-panetteria «PanXFocaccia» di Cuneo, che in cambio offre un punteggio doppio sulla card del cliente, che, dopo 10 drink, ne ottiene uno in omaggio. A Teramo c’è il bar ristorante Stonehenge, che offre sconti a chi non chatta mentre mangia e se a disconnettersi sono tutte le persone sedute allo stesso tavolo. A Roma, al ristorante Casa Coppelle, si consegna il proprio smartphone alla cassa e si riceve un volume di poesie per declamare versi anziché chattare.

Tech-free nel resto del mondo: esempi internazionali

Ad Halifax, in Canada, già nel 2017 un ristorante aveva attaccato un cartello all’entrata con scritto “Fate amicizia, parlate e non chattate” e aveva messo al bando cellulari, tablet e iPad compresi, all’ora dell’aperitivo.

Hearth è un ristorante nell’East Village a Manhattan, dove lo chef e proprietario ha chiesto ai clienti di spegnere il cellulare e riporlo in scatole chiuse che si trovano sul tavolo.

Ad Amsterdam, il Café Brecht ha ideato “The Offline Club un format itinerante che si svolge in alcuni dei caffè più accoglienti di Amsterdam e che invita i partecipanti a rinunciare volontariamente all’uso dei loro dispositivi digitali, per immergersi in un’atmosfera rilassata.

A Tokio c’è il Debu Chan, specializzato in Hakata ramen, dove il titolare ha scritto su Twitter che avrebbe vietato di mangiare ramen mentre si guardano video su YouTube, o si chatta, perché se non consumati caldi, i noodles del ramen si allungano e si deteriorano. Da qui l’introduzione del divieto: fotografare i piatti appena serviti resterà possibile, ma poi lo smartphone andrà messo da parte fino al termine del pasto.

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