l'analisi

Studiare i “non utenti” di internet per aiutarli: un problema culturale

Quali politiche per incentivare l’adozione di una connessione ad Internet da parte delle famiglie? Sussidi economici? Non basterebbero da soli, perché la questione è culturale. E allora, si parte dalla scuola, dai luoghi di lavoro e dai centri per l’impiego. Me non bisogna dimenticare gli anziani

Pubblicato il 19 Set 2017

Cosimo Dolente

Fondazione Ugo Bordoni

Claudio Leporelli

prof. ordinario, Dip. di Ingegneria informatica, automatica e gestionale Antonio Ruberti, "Sapienza" Univ. di Roma

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In questo intervento completiamo la sintetica descrizione delle analisi da noi effettuate sui microdati dell’indagine ISTAT “Aspetti della Vita Quotidiana” (edizione 2014).

Abbiamo in primo luogo esteso l’esercizio di classificazione degli utenti di Internet, descritto nel precedente intervento, anche alla popolazione non utente compresa tra 15 e 74 anni.

Questo esercizio conduce a risultati in parte diversi, anche se non contrastanti, rispetto all’analisi delle motivazioni del non uso, basate direttamente sulle risposte ai questionari. La classificazione prende in esame non solo le motivazioni del non uso, ma anche, come per gli utenti, i consumi culturali, l’utilizzo di servizi finanziari e la soddisfazione per la propria situazione economica. Questo ci permette di affiancare alle motivazioni del mancato utilizzo una caratterizzazione socio-economica degli individui.

Ne risultano 3 classi di non utenti della Rete (classi 7, 8 e 9 della classificazione complessiva degli individui), le cui caratteristiche possono essere così sintetizzate.

La prima (circa il 18% del totale dei non utenti considerati) è composta da individui di età media elevata (56 anni) e in maggioranza inattivi: solo il 37% è occupato o studente. Tuttavia, tra coloro che hanno lavorato o lavorano ancora, circa la metà è white collar, e il 52% possiede almeno un diploma di scuola superiore. In questa classe, il livello di soddisfazione per la propria situazione economica è più elevato rispetto alle altre classi di non utenti, i consumi culturali sono più alti e l’utilizzo di carta di credito è maggiore. Nonostante questa collocazione sociale favorevole, il 60% circa di questi soggetti si dichiara non interessata all’uso di Internet, e il 29% dichiara di non saperlo usare. È significativo notare che in questa classe il 48% degli individui vive in una famiglia che dispone di un accesso ad Internet a larga banda fissa.

La seconda classe, la più numerosa (circa il 63% del totale dei non utenti considerati), comprende soggetti anch’essi caratterizzati da età elevata (età media 58 anni), ma anche da significativa marginalità sociale: solo il 23% degli individui è occupato o studente, mentre il 63% è ritirato dal lavoro o casalinga; l’82% di coloro che hanno lavorato è o è stato blue collar; infine, solo il 17% degli individui della classe possiede almeno un diploma di scuola superiore. In questo caso, la quota di individui che vive in famiglie con connessione ad Internet a larga banda fissa scende al 32% circa.

Infine, la terza classe (circa il 19% dei non utenti considerati) si differenza dalle due precedenti per l’età media inferiore (41 anni, un valore inferiore a quello di tutta la popolazione italiana tra 15 e 74 anni) e per aver dichiarato nel 60% dei casi di non usare Internet per motivi legati al costo della connessione o degli strumenti necessari. Cresce la quota di occupati e studenti (50% circa della classe), mentre la quota di blue collar tra coloro che hanno lavorato è la più elevata, 86%. Il livello di istruzione è intermedio rispetto alle due classi precedenti, con il 31% circa di diplomati o laureati. In linea con le motivazioni espresse per il mancato uso, il livello di soddisfazione per la propria situazione economica è il più basso tra le tre classi di non utenti. Anche i consumi culturali ne risentono.

Un passaggio chiave per stimare le prospettive di diffusione delle connessioni broadband è quello di passare dall’analisi degli individui a quella delle famiglie, ricorrendo alla classificazione di utenti e non utenti tra 15 e 74 anni, la cui descrizione è iniziata nell’intervento precedente, per quanto riguarda gli utenti, ed è stata qui sopra completata relativamente ai non utenti. Per completezza, considereremo i bambini tra 0 e 14 anni, non classificati per nostra scelta, e un piccolo numero di individui non classificati a causa di dati mancanti.

Proponiamo di classificare le famiglie in base alla presenza o meno di specifiche categorie di utenti e non utenti (tra 15 e 74 anni). Ognuna delle classi è costruita per differenza rispetto alla precedente. Ne deriva la seguente partizione delle famiglie italiane:

  • Famiglie con almeno un utente appartenente alle classi di utenti più evoluti, prevalentemente giovani, cioè la 1 e la 6;
  • Famiglie senza utenti delle classi 1 e 6, ma con utenti esperti, prevalentemente maturi, della classe 5;
  • Famiglie senza utenti delle classi di uso più completo (1, 5 e 6), ma di cui fanno parte utenti meno sofisticati (appartenenti alle classi 2, 3 e 4);
  • Famiglie senza utenti classificati, ma in cui sono presenti non utenti della classe 9, che segnalano spesso motivi economici per il non uso;
  • Famiglie non appartenenti alle classi precedenti, in cui sono presenti bambini (0-14 anni);
  • Famiglie in cui sono presenti non utenti delle classi 7 o 8, non appartenenti alle classi precedenti;
  • Famiglie composte esclusivamente da persone di 75 anni o più;
  • Famiglie esclusivamente composte da individui non classificati, cui non appartengano utenti, non utenti della classe 9 o bambini.

In questa sede, al fine di facilitare la lettura, le classi di famiglie proposte sono usualmente accorpate in 5 gruppi, a seconda che contengano:

  1. un qualche utente avanzato (classi 1,5 e 6),
  2. un qualche utente di altro tipo (classi 2,3 e 4),
  3. nessun utente ma almeno un non utente per motivi economici (classe 9),
  4. nessun utente o non utente di classe nove, ma almeno un bambino e
  5. solo altre classi di non utenti e/o persone di 75 anni o più.

Tale raggruppamento non è arbitrario, ma operato sulla base della permeabilità di queste tipologie di famiglie alla banda larga, come si evince anche dalla seguente tabella sulla connessione posseduta dalla famiglia.

Tipologia di connessione ad Internet della famigla
Banda larga fissaBanda larga mobileBanda stretta o nessuna
Classificazione FamigliaCon individui 1_5_675,4%21,2%3,4%
Con individui 2_3_452,7%34,3%13,0%
Con 9 e senza utenti10,4%5,5%84,1%
Senza utenti o classe 9, ma con bambini30,0%17,5%52,6%
Con solo non utenti delle classi 7 e 8 o anziani (75 o più)7,3%2,2%90,5%

Per la prima categoria, le famiglie che contengono utenti avanzati, la connessione a banda larga è quasi sempre presente a casa (97% circa dei casi).

Per il secondo gruppo di famiglie, la situazione è solo lievemente meno rosea, con l’87% delle famiglie che dispone già di una connessione a banda larga. Tuttavia, è sensibilmente più bassa, rispetto al gruppo precedente, la quota delle famiglie con connessione a larga banda fissa.

Il terzo gruppo di famiglie, possiede internet in una quota limitata dei casi, meno del 16% (una apparente incongruenza discussa con riferimento al quarto gruppo). Si tratta di nuclei che non hanno al loro interno utenti Internet tra 15 e 74 anni, ma che hanno almeno un membro che appartiene alla classe di coloro che dichiarano in gran parte di non utilizzare Internet a causa degli alti costi degli strumenti o del collegamento, può essere oggetto di specifici interventi di policy, che tramite incentivi economici possano spingere le famiglie a dotarsi di una connessione Internet.

Al quarto gruppo appartengono le famiglie senza utenti né non utenti della classe 9, ma con bambini. Si noti la particolarità di questa categoria, in cui, pur non essendo presenti utenti tra 15 e 74 anni, un 47% delle famiglie possiede una connessione a banda larga, fissa o mobile, a casa. Tale apparente anomalia, molto più pronunciata rispetto a quella già segnalata per il terzo gruppo, può essere dovuta a due cause: in parte, i bambini tra 0 e 14 anni presenti in famiglia sono utenti della Rete, e hanno spinto la famiglia all’adozione; d’altro canto, poiché si tratta di un numero contenuto di osservazioni del campione, è possibile che esso presenti errori di risposta non sia comunque affidabile da un punto di vista statistico.

Infine, le restanti famiglie sono quelle in cui si riscontrano i tassi più bassi di adozione di una connessione a banda larga (inferiori al 10%). Al contempo, esse sono anche quelle a maggiore marginalità sociale, poiché composte in gran parte di individui anziani, che non sono “contagiabili” da utenti o giovani nello stesso nucleo. Pensare a politiche di incentivo per questo tipo di famiglie è quindi difficile, tenendo conto della loro marginalità sociale e del fatto che un semplice incentivo economico non dovrebbe essere in grado di far fronte alle problematiche di interesse e di alfabetizzazione digitale degli individui che ne fanno parte.

È possibile analizzare le caratteristiche delle famiglie nelle macro classi appena proposte incrociando l’appartenenza a queste classi con altre informazioni. Ad esempio, per quanto riguarda la ripartizione territoriale di appartenenza, si ottiene la seguente tabella.

Classificazione Famiglia
Con individui 1_5_6Con individui 2_3_4Con 9 e senza utentiSenza utenti o classe 9, ma con bambiniCon solo non utenti delle classi 7 e 8 o anziani (75 o più)
Ripartizione geografica di residenzaNord-Ovest43%22%3%1%29%
Nord-Est43%23%3%1%29%
Centro42%22%5%2%27%
Sud33%23%9%3%30%
Isole35%24%8%2%30%

Il Sud e le Isole appaiono le aree con la quota più alta di famiglie incentivabili all’adozione attraverso sussidi economici (terza colonna). In maniera speculare, le aree del Nord e del Centro sono quelle che presentano tassi più elevati (fino a 10 punti in più) di famiglie cui appartengono utenti avanzati. La variabilità nelle altre categorie è invece molto bassa. In particolare, la categoria delle famiglie più escluse da un punto di vista sociale, l’ultima, è presente su tutto il territorio nazionale con quote comprese tra il 27% e il 30% del totale anche nelle aree che presentano più alte quote di famiglie con utenti evoluti. Ciò è dovuto in primo luogo all’elevato tasso di vecchiaia anche di queste zone, come di tutto il Paese, che non può essere controbilanciato dalla maggiore dinamicità del loro tessuto produttivo, e dal reddito medio più elevato che al Sud.

Sulla base della classificazione appena esposta, si possono ipotizzare diverse politiche di incentivazione all’adozione di una connessione ad Internet da parte delle famiglie.

Come si diceva, l’incentivo economico può avere effetto su un segmento specifico di famiglie, quelle della quarta categoria, che sono limitate da problemi di natura economica nell’adozione della connessione. Si tratta di 1,3 milioni di famiglie, cui appartengono circa 3,5 milioni di persone. Qualora, attraverso un piano mirato, si riuscisse ad incentivare l’adozione da una larga parte di tali famiglie, si otterrebbe comunque un incremento significativo nella diffusione di Internet. Tuttavia, una gran parte dei non utenti e degli utenti “superficiali” non sarebbe incentivata, secondo le nostre proiezioni, da un tale tipo di intervento.

Valutare politiche adatte a superare i problemi relativi a disinteresse, mancanza di capacità e uso superficiale della Rete non è altrettanto agevole, rispetto alla messa a punto di interventi strettamente economici. Si tratta infatti, perlopiù, di una questione culturale. I diversi gruppi sociali agiscono infatti in contesti profondamente diversi. Come diffondere l’uso di Internet, e una cultura completa della Rete, in tali contesti?

Un primo segmento di individui della popolazione, che possono essere facilmente oggetto di interventi di formazione mirati, è rappresentato dagli studenti delle scuole. E in effetti vi sono diversi esempi, nel nostro paese, di iniziative di alfabetizzazione digitale in tali contesti. Particolarmente importante, per quanto riguarda i giovani studenti, non è tanto lo sviluppo di semplici competenze pratiche nell’uso della rete e dei relativi strumenti, quanto apprendere i limiti, i pericoli e le potenzialità del mondo digitale, formando meta-competenze per un uso consapevole di Internet.

Un altro contesto in cui è relativamente agevole attivare iniziative di formazione è rappresentato dai luoghi di lavoro. È possibile ipotizzare, infatti, politiche di incentivo alle imprese che prevedano corsi di formazione digitale per i propri dipendenti, sullo stile di quanto avviene ad esempio per quello che riguarda i corsi obbligatori sulla sicurezza aziendale.

Per i disoccupati, in cerca di prima o nuova occupazione, si potrebbe fare largo uso di sessioni sulla cultura digitale nei corsi professionalizzanti operati dai centri per l’impiego, con insegnamenti pratici misti a informazioni di carattere più generale sull’economia digitale e sulla possibilità di utilizzare le competenze digitali all’interno del moderno mercato del lavoro.

La formazione all’utilizzo degli strumenti informatici da parte della forza lavoro ha una valenza che supera quella dell’utilizzo di Internet e ha per il Paese una importanza maggiore di quella che le singole imprese percepiscono. È essenziale che l’offerta di questi corsi non replichi gli storici limiti e sprechi della formazione professionale in Italia.

Una grossa fetta dei non utenti è in condizioni di inattività: casalinghe e pensionati in primis. Si tratta dei quasi 11 milioni di membri delle 8 milioni di famiglie dell’ultimo gruppo. Raggiungere queste tipologie di persone, che non possono essere intercettate tipicamente in luoghi di aggregazione (se non in casi specifici, quali i centri anziani), rappresenta una sfida importante. Sicuramente, vale qui il paradigma per cui si impara con più volontà, e dunque più facilmente, ciò che si ritiene essere più utile. Non a caso, una buona porzione di non utenti giudica non interessante, o non utile la rete. Come accennato nel nostro precedente intervento, si potrebbe quindi tentare di rendere disponibili online in maniera semplificata alcuni servizi che le persone più anziane potrebbero ritenere utili. Dato il basso grado di competenze e di consapevolezza di questo tipo di utenti che si affaccerebbero per la prima volta al mondo Internet, sarebbe necessario anche un importante sforzo per la protezione dalle frodi e da altri attacchi malevoli in cui essi potrebbero incorrere. Inoltre, sarebbe opportuno sviluppare una rete di punti di aiuto ai cittadini più anziani o comunque poco esperti nell’uso della Rete. Un progetto interessante, in questo senso, è rappresentato dai Punti Roma Facile, lanciati dall’amministrazione capitolina presso 3 biblioteche comunali. In tali punti, 2 dei quali aperti a novembre, a cui si è aggiunto un terzo lo scorso mese, gli operatori e i volontari delle biblioteche, denominati “facilitatori digitali”, offrono supporto alla cittadinanza per l’autenticazione e l’uso dei servizi online del Comune, la richiesta di un’utenza SPID, e più in generale le nozioni utili su uso del computer e navigazione su Internet.

Resta da chiedersi se possiamo dare per scontato che i giovani risolveranno da soli i loro problemi di esclusione digitale. Una tabella che analizza l’appartenenza ai cinque raggruppamenti di famiglie di individui di diverse fasce di età non ci rassicura del tutto in proposito.

Fascia di etàCon individui 1_5_6Con individui 2_3_4Con 9 e senza utentiSenza utenti o classe 9, ma con bambiniCon solo non utenti delle classi 7 e 8 o anziani (75 o più)
0-1450,5%32,3%8,5%8,7%0,0%
15-1974,7%19,0%2,9%1,8%0,9%
20-2967,9%21,5%6,1%1,5%0,8%
30-3954,7%30,0%8,1%3,8%2,0%
40-4971,5%20,1%4,2%2,0%0,8%
50-6452,4%24,9%5,1%1,0%14,5%
65 e più15,9%14,5%2,8%0,5%64,2%

Il dato positivo che emerge da questa tabella è che una porzione consistente dei quattordicenni, quando, compiuti quindici anni, viene classificato, va ad incrementare la quota degli utenti tra 15 e 19 anni appartenenti alle famiglie con utenti forti (che arriva così al 74,7%), divenendo il primo utente forte della propria famiglia. In questa fascia di età resta però una quota del 19% di utenti superficiali (e che vivono in famiglie senza utenti forti) e un 5,6% di non utenti. In altri termini, il contesto familiare impedisce a circa un quarto dei nativi digitali tra 15 e 19 anni di diventare utenti Internet in modo ricco e sofisticato. Sarebbe doveroso che la scuola si assumesse questo compito.

Questa analisi è confermata dalle differenze tra famiglie con utenti forti e famiglie con utenti superficiali per quanto riguarda il tipo di connessione e gli strumenti utilizzati per connettersi. Abbiamo già visto che le famiglie con utenti superficiali (classi 2, 3 e 4) dispongono di connessione fissa nel 52,7% dei casi, contro il 75,4% delle famiglie con utenti forti. Ebbene, alla scelta del tipo di connessione, si accompagna una scelta dello strumento utilizzato che fa ritenere che la famiglia abbia talvolta scarsa dimestichezza con gli strumenti informatici. Ciò è rilevabile nelle due tabelle che seguono. In esse si propone separatamente, per le famiglie che hanno (anche) una connessione fissa, e per quelle che hanno solo una connessione mobile, una partizione in base alla tipologia del più sofisticato e flessibile strumento utilizzato per connettersi, partendo dal PC, passando per smartphone e tablet e arrivando a televisori connessi e console per giochi.

Per le famiglie che dispongono di connessione fissa è quasi sempre utilizzato il Personal Computer.

Invece, per le famiglie che si dotano soltanto di connessioni mobili, non è trascurabile la quota di famiglie che non utilizzano il PC.

Combinando le informazioni su connessione e strumento otteniamo che circa un quarto degli utenti superficiali non utilizza a casa un PC.

Per tutte le famiglie l’utilizzo di televisori connessi e console per giochi non svolge un ruolo incrementale rispetto a PC, smartphone e tablet.

Questi dati si prestano a valutazioni in chiaroscuro: è positivo che il PC non sia più un collo di bottiglia per l’accesso a Internet, ma sembra indubbio che chi ne evita l’uso sia destinato a rimanere vincolato ad una utilizzazione superficiale e a non maturare skill valorizzabili nel mondo del lavoro. Ciò è particolarmente grave per le fasce dei più giovani.

D’altra parte i dati segnalano una opportunità che non appare ancora sfruttata: il possibile aumento delle connessioni attraverso connected TV da parte di coloro che ancora oggi non usano Internet. Se questo non sarà possibile (ma perché non dovrebbe esserlo?) circa il 30% delle famiglie Italiane potrebbe restare senza connessione fino… alla loro naturale estinzione, rendendo problematico, ancora per molti anni, il raggiungimento degli obiettivi della Agenda Digitale Europea.

Famiglie con connessioni fisseLa famiglia si connette tramite PCLa famiglia si connette tramite dispositivo mobile (ma non tramite PC)La famiglia si connette tramite TV o consolle (ma non tramite PC o disp.mobile)
ConteggioConteggioConteggio
Classe familiareCon 1 o 699,0%0,9%0,0%
Con 5 e no 1 o 698,6%1,4%0,0%
Con 2, 3 o 4 e non 1, 5 o 698,6%1,3%0,1%
Famiglie con solo connessioni mobiliLa famiglia si connette tramite PCLa famiglia si connette tramite dispositivo mobile (ma non tramite PC)La famiglia si connette tramite TV o consolle (ma non tramite PC o disp.mobile)
Classe familiareCon 1 o 678,0%21,2%0,0%
Con 5 e no 1 o 679,7%19,6%0,0%
Con 2, 3 o 4 e non 1, 5 o 666,5%30,1%0,1%

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Pnrr e digitale accoppiata vincente per il 70% delle pmi italiane
Missione salute
Fascicolo Sanitario Elettronico alla prova del PNRR: limiti, rischi e opportunità
Servizi pubblici
PNRR: come diventeranno i siti dei comuni italiani grazie alle nuove risorse
Skill gap
PNRR, la banda ultra larga crea 20.000 nuovi posti di lavoro
Il Piano
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUMPA2022
PNRR e trasformazione digitale: rivedi i Talk di FORUM PA 2022 in collaborazione con le aziende partner
I contratti
Avio, 340 milioni dal Pnrr per i nuovi propulsori a metano
Next Generation EU
PNRR, a che punto siamo e cosa possono aspettarsi le aziende private
Fondi
Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
Servizi comunali
Il PNRR occasione unica per i Comuni digitali: strumenti e risorse per enti e cittadini
Healthcare data platform
PNRR dalla teoria alla pratica: tecnologie e soluzioni per l’innovazione in Sanità
Skill
Competenze digitali, partono le Reti di facilitazione
Gli obiettivi
Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo
Sistema Paese
PNRR 2, è il turno della space economy
FORUM PA 2022
FORUM PA 2022: la maturità digitale dei comuni italiani rispetto al PNRR
Analisi
PNRR: dalla Ricerca all’impresa, una sfida da cogliere insieme
Innovazione
Pnrr, il Dipartimento per la Trasformazione digitale si riorganizza
FORUM PA 2022
PA verde e sostenibile: il ruolo di PNRR, PNIEC, energy management e green public procurement
Analisi
PNRR, Comuni e digitalizzazione: tutto su fondi e opportunità, in meno di 3 minuti. Guarda il video!
Rapporti
Competenze digitali e servizi automatizzati pilastri del piano Inps
Analisi
Attuazione del PNRR: il dialogo necessario tra istituzioni e società civile. Rivedi lo Scenario di FORUM PA 2022
Progetti
Pnrr, fondi per il Politecnico di Torino. Fra i progetti anche IS4Aerospace
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PNRR, Colao fa il punto sulla transizione digitale dell’Italia: «In linea con tutte le scadenze»
La Svolta
Ict, Istat “riclassifica” i professionisti. Via anche al catalogo dati sul Pnrr
Analisi
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FORUM PA 2022
Ecosistema territoriale sostenibile: l’Emilia Romagna tra FESR e PNRR
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Innovazione, il Mise “centra” gli obiettivi Pnrr: attivati 17,5 miliardi
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PNRR: raggiunti gli obiettivi per il primo semestre 2022. Il punto e qualche riflessione
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PNRR: dal dialogo tra PA e società civile passa il corretto monitoraggio dei risultati, tra collaborazione e identità dei luoghi
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Comuni e PNRR: un focus sui bandi attivi o in pubblicazione
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PA e sicurezza informatica: il ruolo dei territori di fronte alle sfide della digitalizzazione
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PNRR e servizi pubblici digitali: sfide e opportunità per Comuni e Città metropolitane
Water management
Water management in Italia: verso una transizione “smart” e “circular” 
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Turismo, cultura e digital: come spendere bene le risorse del PNRR
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Smart City: quale contributo alla transizione ecologica
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