l'analisi

Twitter e il valore politico della spunta blu: perché Musk ora fa dietrofront su tutto

Musk ha rinviato l’avvio degli abbonamenti per avere la spunta blu. Pesano le elezioni mid-term americane. Una notizia che conferma il valore politico non solo di Twitter in generale ma anche di questa spunta blu, che ha molto a che fare con il sistema dell’informazione dove il ruolo di Twitter è notevole

Pubblicato il 08 Nov 2022

Massimo Borgobello

Avvocato a Udine, co-founder dello Studio Legale Associato BCBLaw, PHD e DPO Certificato 11697:2017

Alessandro Longo

Direttore agendadigitale.eu

musk twitter

Elon Musk ha posticipato il cambio di condizioni contrattuali sulle “spunte blu” del social: l’idea è attendere le elezioni di mid-term del giorno 8 novembre 2022 prima di mettere a pagamento questo bollino (secondo il New York Times). Sulle elezioni per altro è intervenuto, invitando a votare per il partito repubblicano.

Una notizia che chiarisce, laddove ce ne fosse bisogno, il valore politico non solo di Twitter in generale ma anche di questa famigerata spunta blu, che secondo il Times dovrebbe diventare a pagamento, almeno negli Usa, già il 9 novembre (ma certezze non ce ne sono).

https://www.agendadigitale.eu/sicurezza/privacy/twitter-se-musk-viola-i-diritti-umani-ci-riguarda-tutti-ecco-perche/

Il problema delle “spunte blu” a pagamento

Twitter è il social network più utilizzato dai politici e dai giornalisti come fonte di informazione e tribuna politica.

Le “spunte blu” su Twitter hanno un significato ben preciso: significa che l’account è verificato e che è utilizzato davvero da quel determinato soggetto – spesso una celebrità o un politico, appunto. L’idea di far pagare il servizio delle “spunte blu” serve, quindi, a monetizzare una “certificazione” necessaria per molti soggetti che utilizzano Twitter professionalmente.

Il problema dell’introduzione immediata di questo nuovo sistema, però, si è compreso solo verso il 6 novembre, pochi giorni prima delle elezioni di mid-term statunitensi.

Il timore, secondo il New York Times e vari esperti come anche molti investitori che ora fuggono, è che il social possa essere inondato da account a pagamento – e, come tali, “verificati” – non necessariamente appartenenti ai soggetti interessati.

In altri termini, c’era il forte sospetto che l’introduzione dell’account verificato a pagamento poco prima delle elezioni determinasse l’invasione di account fake regolarmente pagati.

Da qui l’esigenza di rinviare l’introduzione del nuovo metodo di verifica ad un momento successivo alle elezioni di mid-term.

Ma il problema resterà anche dopo. Che farà Musk, bloccherà la spunta blu a pagamento a ogni elezione?

Di fondo è un passaggio irreversibile, perché avviene tra due modelli incompatibili tra loro.

Con la spunta a pagamento si passa da un modello orientato alla ricerca di una corretta informazione (dove si dà la spunta solo a chi lo merita: il modello Jack Dorsey) a uno basato sulla monetizzazione. Ma non era lo stesso Musk a dire, prima dell’acquisizione, che non lo faceva per soldi?

Chiaro che Dorsey senta il tradimento del progetto originario e si senta in colpa.

Musk e Twitter: un binomio esplosivo

Elon Musk ha acquisito il social per una cifra elevatissima – i famosi 44 miliardi di dollari – e ora deve far rientrare l’investimento.

Dopo aver annunciato il licenziamento di massa di 3700 dipendenti, aver accusato il colpo per le disdette pubblicitarie di svariate multinazionali, aver dovuto mantenere comunque un livello di moderazione del social diverso da quello che voleva, ha dovuto anche rinviare la decisione di monetizzare la verifica degli account.

Vediamo la cronologia degli eventi.

L’acquisizione del 25 ottobre 2022 aveva messo parecchio scompiglio nel contesto politico statunitense ed internazionale, e questo la dice lunghissima sul peso che il social ha nel mondo.

  • Musk ha affermato di voler riaprire il social a Donald Trump e di voler cambiare il sistema di moderazione, arrivando a consentire tutto ciò che è legale.
  • Su entrambi i fronti ha dovuto fare marcia indietro per il crollo del titolo in borsa e insomma per ora mantiene lo status quo, salvo l’annuncio di un consiglio indipendente (stile Meta) per la moderazione. Il ritorno di Trump sul social avrebbe avuto un impatto consistente sulle elezioni statunitensi, così come lo avrebbe avuto una moderazione dei contenuti più “blanda”.
  • A questo punto  Musk ha allora provato a lanciare le “spunte blu” a pagamento, per 8 dollari al mese.
  • È seguita, nella fase di incertezza, una cancellazione immediata di ordini pubblicitari da svariate multinazionali e una fuga di vari influencer e utenti, circa un milione secondo le prime fonti.
  • Musk ha anche annunciato il ridimensionamento del personale, con un maxi-licenziamento collettivo: è stato massacrato dalla stampa, mentre Meta, la società che fa capo a Mark Zuckerberg e che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, ha effettuato un annuncio simile senza entrare nel tritacarne mediatico.
  • Da ultimo, il richiamo dell’Onu a Twitter al rispetto dei diritti umani, cui questa volta Musk ha risposto invitando gli elettori a votare per i repubblicani.
  • Così, altri dietrofront. Sulla spunta blu. Poi su alcuni dei licenziamenti, che dice avvenuti per errore.

Peggiora la qualità dell’informazione su Twitter

Intanto, in un rapporto pubblicato lunedì, i ricercatori della Fletcher School della Tufts University hanno affermato che i primi segnali del Twitter di Musk “dimostrano che la piattaforma sta andando nella direzione sbagliata sotto la sua guida – in un momento particolarmente scomodo per la democrazia americana”.

I ricercatori hanno detto di aver monitorato le narrazioni su guerra civile, frodi elettorali, controllo del voto da parte dei cittadini e accuse di pedofilia e adescamento su Twitter da luglio a ottobre. “Dopo la presa di potere da parte di Musk, la qualità della conversazione è decaduta”, in quanto un numero maggiore di estremisti e di venditori di disinformazione ha messo alla prova i limiti della piattaforma, hanno scritto i ricercatori.

Musk e la politica, con Twitter al centro

Twitter è il campo di battaglia di uno scontro molto ampio, che vede numerosi players interessati a quello che avviene sul social, evidentemente molto importante per l’influenza che esercita sull’opinione pubblica statunitense.

  • Elon Musk è anche owner di SpaceX, a società che gestisce Starlink, ossia la rete i satelliti che genera la rete internet più potente al mondo. Nel mese di ottobre Musk ha avviato una querelle con il governo Usa per l’utilizzo di Starlink nella guerra in Ucraina: ha semplicemente affermato di non poter continuare a “regalare” la rete agli ucraini ed ha chiesto di essere pagato… dal Pentagono. Il Pentagono ha respinto la bolletta da mezzo miliardo di dollari e ora la rete, in Ucraina, funziona ad intermittenza, con conseguenti problematiche sul campo di battaglia.
  • La principale fonte di ricavi di Musk è Tesla e tra gli investitori che se ne vanno da Twitter ci sono aziende di automobili. Tutto da affrontare inoltre il rapporto con la Cina, che è fondamentale per Tesla sia come mercato, sia come luogo di produzione sia per la supply chain delle batterie elettriche. Twitter ora blocca i gruppi di propaganda pro-Cina, Musk continuerà a fare lo stesso rischiando i rapporti con il Governo di Pechino? 

In questo contesto Twitter è sia terreno di scontro che arma mediatica, luogo in cui le informazioni girano, ma vengono manipolate, così come spesso è manipolata la discussione che nasce da ogni singolo tweet. È quindi anche arma politica, per il valore che hanno le informazioni (inter)mediate da Twitter.

Per Musk sarà difficile gestire il tutto senza contraccolpi economici a 360 gradi.

In conclusione

Che le Nazioni unite intervengano “contro” un social network a pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo del Congresso USA farebbe quasi sorridere, se non fosse un evento storico a tutti gli effetti.

Musk quindi è entrato, a tutti gli effetti, nella stanza dei bottoni, e l’establishment democratico USA pare temerlo moltissimo.

Non resta che attendere l’esito delle elezioni americane e attendere per capire quando le “spunte blu” saranno a pagamento, per verificare, poi, se e distorsioni così temute si verificheranno davvero.

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